tom87
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giovedì 14 marzo 2013
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il vero senso della partita
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Ispirato al libro “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” di Michael Lewis che tratta la vera storia di una squadra di baseball, gli Oakland Athletics, "L’arte di vincere" è uno dei migliori film d’argomento sportivo che riesce a coniugare una precisa ricostruzione storica con l’analisi di certe trame esistenziali. Concentrandosi sull’emblematica figura dell’ex giocatore e manager Billy Beane la pellicola riesce ad emozionare e far riflettere lo spettatore su come anticonformismo e genialità possano diventare degli antidoti nei periodi di crisi. Deciso a dirigere le sorti di una squadra poco finanziata, Billy intuisce che non servono singoli talenti strapagati, bensì una squadra motivata e ben amalgamata.
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Ispirato al libro “Moneyball: The Art of Winning an Unfair Game” di Michael Lewis che tratta la vera storia di una squadra di baseball, gli Oakland Athletics, "L’arte di vincere" è uno dei migliori film d’argomento sportivo che riesce a coniugare una precisa ricostruzione storica con l’analisi di certe trame esistenziali. Concentrandosi sull’emblematica figura dell’ex giocatore e manager Billy Beane la pellicola riesce ad emozionare e far riflettere lo spettatore su come anticonformismo e genialità possano diventare degli antidoti nei periodi di crisi. Deciso a dirigere le sorti di una squadra poco finanziata, Billy intuisce che non servono singoli talenti strapagati, bensì una squadra motivata e ben amalgamata. Così dando l’opportunità ad alcuni giocatori secondari di puntare sulle loro potenzialità, la fiducia ad un metodo rivoluzionario di calcoli e numeri ideato dal giovane collaboratore Brand e alle dimenticate teorie statistiche di Bill James, riuscirà a raggiungere l’obiettivo: gli Athletics infilano 20 vittorie consecutive (un record nella storia del baseball). Il film, candidato a 6 premi oscar, è molto riuscito. Il merito principale è di un cast di attori azzeccati ed efficaci; oltre che ben caratterizzati nei loro interessanti ritratti; ma poi anche di un plot curato, equilibrato e coinvolgente. Dal punto di vista formale è impreziosito, inoltre, da una fotografia dai colori spenti, in sintonia con lo stato d’animo del protagonista e col grigiore quotidiano e ordinario della provincia. Da un montaggio calibrato nel ritmo e nei toni; e da una musica di vibrante drammaturgia. La pellicola però va oltre il semplice film sullo sport. Nell’esaltazione dell’American Dream, si riflette piuttosto su passato e futuro, e sulla vita come attaccamento alle proprie radici, ma anche sfida verso il rinnovamento. Alla pari dell’incredibile vicenda di Beane che ha sfidato le tradizionali regole dello sport rivoluzionando il baseball, anche la regia di Bennett Miller (“Capote”; altro film su un personaggio eccezionale) rispetta la tradizione classica della messa in scena, ma ne oltrepassa i limiti con alcune distintive innovazioni: inquadrature lunghe e meditative, trovate ironiche nei raccordi, momenti senza sonoro, infusione di humour in alcune scene. Passato e futuro si ritrovano anche nel mix d’immagini sportive d’epoca con quelle di oggi. Il tocco della regia è ancora rinvenibile quando dà vita ad una serie di perdenti che malgrado tutto continuano ostinatamente a restare idealisti e ambiziosi. E’ nella cronica insoddisfazione di Billy che questo si esprime: egli pur desiderando un riscatto, sa che purtroppo la sconfitta è sempre dietro l’angolo. Malgrado il record di vittorie, gli Athletics, infatti, non riusciranno a vincere la stagione! Qui si svela però il senso più vero del film: Billy avrà sempre bisogno della sua condizione di perdente, perché egli non vive per il successo, ma per la lotta che conduce ad esso. L’unica arte di vincere è allora nel continuare orgogliosamente a non darsi per vinti, e ritrovare sempre il coraggio di osare, sfidare e sperimentare, per battere limiti e superare ostacoli. Il valore di quest’opera, dunque, è nell’invitare l’uomo non solo a ritrovare fiducia nelle sue potenzialità, ma soprattutto, a ricordarsi del vero senso della partita che si gioca dentro e fuori il campo di gioco: non è per la quantità di vittorie che si è vincenti!
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steelybread
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mercoledì 8 febbraio 2012
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l'arte di sognare
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A metà strada tra Soderbergh e Stone, il giovane Miller con questa pellicola, dopo lo splendido Truman Capote,si appresta a divenire il loro degno erede. Per far fronte all'impari lotta contro i grandi club, Billy Beane (Brad Pitt) manager degli Oakland Athletics, squadra di baseball dal budget molto limitato, decide di affidarsi ad un giovane e pingue statistico (Jonah Hill) seguace della bizzarra sabermetrica di Bill James. Osteggiati e derisi da stampa e tifosi, conosceranno la gloria fugace senza vincere nulla, ma dimostrando al mondo intero che con i giusti mezzi, anche se pochi, si possono ottenere grandi risultati. Una storia vera, dove il baseball viene usato come pretesto per denudare un sistema dove l'apparenza conta più della sostanza e i soldi più della passione.
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A metà strada tra Soderbergh e Stone, il giovane Miller con questa pellicola, dopo lo splendido Truman Capote,si appresta a divenire il loro degno erede. Per far fronte all'impari lotta contro i grandi club, Billy Beane (Brad Pitt) manager degli Oakland Athletics, squadra di baseball dal budget molto limitato, decide di affidarsi ad un giovane e pingue statistico (Jonah Hill) seguace della bizzarra sabermetrica di Bill James. Osteggiati e derisi da stampa e tifosi, conosceranno la gloria fugace senza vincere nulla, ma dimostrando al mondo intero che con i giusti mezzi, anche se pochi, si possono ottenere grandi risultati. Una storia vera, dove il baseball viene usato come pretesto per denudare un sistema dove l'apparenza conta più della sostanza e i soldi più della passione. Un film elegante e con i giusti toni, dialoghi raffinati e cadenza magistrale nonostante il paradigma dello script sia quello classico dei film d'oltreoceano. Per la bravura di Seymour Hoffman, anche se in un ruolo marginale, sono finite le parole. Sorprende Jonah Hill, il quale a sorpresa potrebbe trovare con questa interpretazione, una valida alternativa agli stupid-movie sin qui interpretati. Bravo Brad Pitt, come sempre, anche se è dal primo Ocean's che non smette di mangiare mentre recita . La sera degli oscar, quando vedrà Dujardin andare via con la statuetta, forse penserà che la mattina, prima di andare sul set, sarebbe meglio fare una colazione abbondante.
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(di hollyver07)
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riccardo t.
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martedì 21 febbraio 2012
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l'arte di vincere
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Come in The Social Network Aaron Sorkin usa un aspetto specifico per raccontare altro sulla società e sull’America.
Se nel film di Fincher, la metafora era l’incomunicabilità e l’influenza dei nuovi media attraverso Facebook, in Moneyball sono la seconda possibilità, il credere nel nuovo, il non arrendersi mai, a essere analizzati sotto la parola Baseball.
Nell’arte di vincere il Baseball diventa simbolo di riscatto, prima di un uomo che cerca rivalsa personale e privata e poi di un gruppo di uomini.
Quello che interessa lo sceneggiatore Sorkin, è appunto tale riflessione, il creare un gruppo, lo stare in gruppo vincere e perdere in gruppo, anche con difficoltà ma sempre al centro la collettività e mai l’individualità.
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Come in The Social Network Aaron Sorkin usa un aspetto specifico per raccontare altro sulla società e sull’America.
Se nel film di Fincher, la metafora era l’incomunicabilità e l’influenza dei nuovi media attraverso Facebook, in Moneyball sono la seconda possibilità, il credere nel nuovo, il non arrendersi mai, a essere analizzati sotto la parola Baseball.
Nell’arte di vincere il Baseball diventa simbolo di riscatto, prima di un uomo che cerca rivalsa personale e privata e poi di un gruppo di uomini.
Quello che interessa lo sceneggiatore Sorkin, è appunto tale riflessione, il creare un gruppo, lo stare in gruppo vincere e perdere in gruppo, anche con difficoltà ma sempre al centro la collettività e mai l’individualità.
Promotore di questo cambiamento, è Billy Beane interpretato da uno straordinario Brad Pitt, che cerca una nuova opportunità professionale che applica insieme al giovane Peter Brand di Jonah Hill, un nuovo metodo di approcciarsi al baseball, dove la parola chiave è squadra, e qui il film compie un attenta e sottile analisi alla situazione social economica americana, l’individuo, il migliore è importante. L’arte di vincere dimostra il contrario l’intelligenza applicata allo sport, la novità contro la tradizione.
Dal punto di vista tecnico il film vanta un ottima regia, da parte di Bennett Miller, che gira con classe aiutato sia da una buona fotografia che da un ottimo sonoro.
Ma oltre alla sceneggiatura, e il cast la parte fondamentale, soprattutto il duo protagonista, Jonah Hill, perfetto contro altare a Brad Pitt, che offre un interpretazione sentita,umana di un eterno perdente, che però ha raggiunto il suo personale riscatto.
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folsom
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mercoledì 15 agosto 2012
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è difficile non essere romantici col baseball
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Gli Oakland Athletic's squadra minore della Major League hanno appena perso le finali dell American League contro i New York Yankees.A fine stagione la squadra vende i suoi pezzi migliori a squadre con un budget di tre volte superiore.Questo fatto si ripete ciclicamente e spinge Billy Bean (Brad Pitt) eccentrico e stralunato Genaral Manager di Oakland a cercare nuove soluzioni per rendere la squadra vincente con i soldi di cui dispone.Fondamentale sarà l'incontro casuale a Cleeveland con Peter Brand,neo Laureato a Yale che aprirà gli occhi a Billy su una nuova concezzione del gioco attraverso un calcolo statistico.
Il film che inizialmente può risultare lento e poco vivace,diventa in realtà un crescendo di emozioni minuto dopo minuto.
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Gli Oakland Athletic's squadra minore della Major League hanno appena perso le finali dell American League contro i New York Yankees.A fine stagione la squadra vende i suoi pezzi migliori a squadre con un budget di tre volte superiore.Questo fatto si ripete ciclicamente e spinge Billy Bean (Brad Pitt) eccentrico e stralunato Genaral Manager di Oakland a cercare nuove soluzioni per rendere la squadra vincente con i soldi di cui dispone.Fondamentale sarà l'incontro casuale a Cleeveland con Peter Brand,neo Laureato a Yale che aprirà gli occhi a Billy su una nuova concezzione del gioco attraverso un calcolo statistico.
Il film che inizialmente può risultare lento e poco vivace,diventa in realtà un crescendo di emozioni minuto dopo minuto.Nel suo scorrere deciso e coraggioso il regista Bennet Miller da vita ad una storia realmente accaduta donandole quel tocco di romanticismo necessario per rendere il tutto un film di successo. Affronta le problematiche dello sport della vita,attraverso lo scontro tra ricchi e poveri evidenzia come con il coraggio e le idee si possa essere vincenti anche senza essere i migliori o i meglio retribuiti.
Stupenda la colonna sonora, in sostanza Money Ball è un classico esempio sulla forza della passione,un film che stupisce,colpisce,piace. Semplicemente quattro stelle.
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paolo bisi
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martedì 14 febbraio 2012
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un film maturo e riflessivo sul mondo sportivo
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Billy Beane è il general manager degli Oakland Athletics, una squadra di baseball non di prima fascia, che non può disporre di un badget milionario. A fine stagione, trovandosi nella situazione di dover sostituire un paio di giocatori di punta della squadra, assume il giovane Peter Brand, laureato in economia specializzato in analisi tecniche e statistiche. Con lui deciderà di mettere in piedi una nuova squadra, andando contro il volere di tutti, basandosi principalmente sui dati statistici dei giocatori. I risultati gli daranno ragione. Ispirato a una storia vera, questo film di Bennett Miller è una delle rare rappresentazioni sagge e veritiere del mondo sportivo americano, tema quanto mai difficile da trasporre sul grande schermo.
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Billy Beane è il general manager degli Oakland Athletics, una squadra di baseball non di prima fascia, che non può disporre di un badget milionario. A fine stagione, trovandosi nella situazione di dover sostituire un paio di giocatori di punta della squadra, assume il giovane Peter Brand, laureato in economia specializzato in analisi tecniche e statistiche. Con lui deciderà di mettere in piedi una nuova squadra, andando contro il volere di tutti, basandosi principalmente sui dati statistici dei giocatori. I risultati gli daranno ragione. Ispirato a una storia vera, questo film di Bennett Miller è una delle rare rappresentazioni sagge e veritiere del mondo sportivo americano, tema quanto mai difficile da trasporre sul grande schermo. La trama procede fluida senza particolari ostacoli, aiutata da prove superlative degli attori, in primis Brad Pitt, magistrale nel dare il volto a un personaggio caratterizzato, al contrario di molti altri dirigenti sportivi, da un grande cuore. Il 2011, impreziosito anche dall'ottima interpretazione in "The tree of life" di Terrence Malick, rappresenta probabilmente la svolta definita nella carriera dell'attore americano. Da ricordare anche un grandissimo Jonah Hill nella parte del giovane aiutante di Beane, e ancora una volta, manco a dirlo, Philip Seymour Hoffman, nel ruolo dell'allenatore. Oltre alla buona prova degli attori, da evidenziare la profondità dei temi di fondo, in apparenza nascosti dietro quello sportivo: la visione politica americana, e la visione sempre a stelle e strisce dello sport, spesso considerato come una vera professione, più importante e prestigiosa di qualsiasi altra.
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nfl 26
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mercoledì 25 gennaio 2012
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la chiave che cambiò,per sempre, lo sport!!!
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Il film inizia con una importante, ma scontata, partita: New York Yankees vs. Oakland Athletics. Ciò che fin da subito il film evidenzia non è tanto l'azione di gioco,il tifo, l'atmosfera che si respira prima e dopo il match, ma il grande divario che vi è tra il budget di una e dell'altra squadra. Un distacco di quasi 100 mln che, sul campo, non lascia speranza a squadre come gli Oakland Athletics. Come se ciò non bastasse la squadra di Oakland subisce la perdita dei suoi fuoriclasse, attirati da grandi contratti e potenti squadre! La svolta avviene quando il coach degli Oakland Athletics, Billy Beane incontra un matematico di Yale, Peter Brand il quale,tramite formule matematiche e statistiche dimostrerà, prima ad Oakland e successivamente a tutto il mondo, che non sempre il talento di un giocatore corrisponde al suo costo! Una nuova mentalità che sicuramente, all'inizio, non viene accolta a braccia aperte; essa però dimostrerà la sua forza e credibilità trasformando gli Oakland in una squadra in grado, con pochi soldi, di affrontare squadre a cinque stelle e raggiungere record invidiabili !!! Una grande storia americana che dimostra quanto questo popolo sia il più civilizzato, sicuramente, in ambito sportivo.
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Il film inizia con una importante, ma scontata, partita: New York Yankees vs. Oakland Athletics. Ciò che fin da subito il film evidenzia non è tanto l'azione di gioco,il tifo, l'atmosfera che si respira prima e dopo il match, ma il grande divario che vi è tra il budget di una e dell'altra squadra. Un distacco di quasi 100 mln che, sul campo, non lascia speranza a squadre come gli Oakland Athletics. Come se ciò non bastasse la squadra di Oakland subisce la perdita dei suoi fuoriclasse, attirati da grandi contratti e potenti squadre! La svolta avviene quando il coach degli Oakland Athletics, Billy Beane incontra un matematico di Yale, Peter Brand il quale,tramite formule matematiche e statistiche dimostrerà, prima ad Oakland e successivamente a tutto il mondo, che non sempre il talento di un giocatore corrisponde al suo costo! Una nuova mentalità che sicuramente, all'inizio, non viene accolta a braccia aperte; essa però dimostrerà la sua forza e credibilità trasformando gli Oakland in una squadra in grado, con pochi soldi, di affrontare squadre a cinque stelle e raggiungere record invidiabili !!! Una grande storia americana che dimostra quanto questo popolo sia il più civilizzato, sicuramente, in ambito sportivo. Nel film non verrà menzionato ma l'incontro tra il coach Beane e Brand segnerà la nascita del salary cap: tutte le squadre di tutte le leghe sportive americane avranno stesso budget. L'idea è che una grande squadra debba essere o divenire grande non grazie ai soldi ma grazie al talento,cuore e testa di tutti coloro che la compongono! Il film, della durata di circa poco più di due ore, scorre benissimo e trascina molto velocemente lo spettatore all'interno delle diverse situazioni. Brad Pitt nel ruolo del coach Billy Beane è sensazionale, ma esagerata la canditatura all'oscar per questo ruolo! Altra canditatura agli oscar( ma stavolta meritatissima) è diretta all'attore Jonah Hill, il quale ci regala la sua più grande e profonda interpretazione,fin ora, della sua carriera!!! Molto interessanti le musiche di Mychael Danna. Alla fine alla regia ritorna dopo la grande pellicola "Truman Capote - A Sangue Freddo", Bennett Miller, il quale non delude i propri fan e regala un'altra perla, un'altra iportante e profonda storia! Il film piacerà molto ma lo apprezzeranno fino in fondo,in particolare, coloro che sono più vicini alla cultura sportiva americana!!!
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kondor17
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giovedì 16 agosto 2012
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per addetti ai lavori
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Un Pitt in stato di grazia interpreta il ruolo di Billy Bean, general manager degli A's (Auckland Athletics), squadra di prima lega di baseball. E' la storia (vera) di Billy, ex grande promessa del baseball americano, che scelse di diventare professionista rinunciando all'università, coinvolge e affascina, commuove anche. E' uno spaccato dello sport nazionale americano, dove gli ingaggi rasentano la follia e dove le strategie commerciali dei procuratori la fanno da padrone. Costretto a rinunciare ai suoi pezzi migliori, Bill si trova costretto ad inventarsi qualcosa. Conosce a Philadelphia un ragazzo neo laureato in economia, col pallino della statistica e col suo aiuto costruisce una squadra con "ex perdenti", ripudiati per vari motivi e quindi a buon prezzo.
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Un Pitt in stato di grazia interpreta il ruolo di Billy Bean, general manager degli A's (Auckland Athletics), squadra di prima lega di baseball. E' la storia (vera) di Billy, ex grande promessa del baseball americano, che scelse di diventare professionista rinunciando all'università, coinvolge e affascina, commuove anche. E' uno spaccato dello sport nazionale americano, dove gli ingaggi rasentano la follia e dove le strategie commerciali dei procuratori la fanno da padrone. Costretto a rinunciare ai suoi pezzi migliori, Bill si trova costretto ad inventarsi qualcosa. Conosce a Philadelphia un ragazzo neo laureato in economia, col pallino della statistica e col suo aiuto costruisce una squadra con "ex perdenti", ripudiati per vari motivi e quindi a buon prezzo. Pur avendo tutti contro, stampa, scout, dirigenza interna, ma con la fiducia del capo, i due proseguono nella strada intrapresa e, dopo un inizio disastroso, inanellano la serie di vittorie più lunga nella storia del baseball (20), vicendo la west Division e qualificandosi per i play offs, dove però vengono subito eliminati, risvegliando la stampa ed i vari detrattori. Ma la sua battaglia, in fondo, l'ha vinta. E' riuscito, nonostante tutto e tutti e con un budget irrisorio, a fare quanto squadre ben più riiche e blasonate non erano mai riuscite a fare. Riceve così una proposta da favola dei Boston Red Sox, che gli offrono (nel 2004) un ingaggio di 12.500.000 USD annui, proposta che rifiuta, per attaccamento alla figlia ed alla squadra di casa. Billy Bean, classe 1962, è ancora GM degli A's.
Bel film. Per addetti ai lavori.
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kalamaius
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venerdì 1 giugno 2012
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obiettivamente un gran film
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Obiettivamente un gran film in tutti gli aspetti, regia e cast soprattutto. Soggettivamente ho visto il film con delle aspettative, che sono la rovina del cinema per chi va a vedere un film la prima volta. A parte tutto comunque il film è di qualità tralasciando alcuni elementi soggettivi che non mi hanno soddisfatto al 100%. Brad Pitt si dimostra un grande attore, uno dei pochi attori che andando avanti con l'età non perde il suo talento recitativo a discapito della bella vita. Forse avrei preferito qualche introspezione in più sui protagonisti principali, ma questa è una mia richiesta, il film al contrario non richiedeva alcun tipo di introspezione, le quali avrebbero forse trasformato il film nel solito film hollywoodiano da incasso.
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Obiettivamente un gran film in tutti gli aspetti, regia e cast soprattutto. Soggettivamente ho visto il film con delle aspettative, che sono la rovina del cinema per chi va a vedere un film la prima volta. A parte tutto comunque il film è di qualità tralasciando alcuni elementi soggettivi che non mi hanno soddisfatto al 100%. Brad Pitt si dimostra un grande attore, uno dei pochi attori che andando avanti con l'età non perde il suo talento recitativo a discapito della bella vita. Forse avrei preferito qualche introspezione in più sui protagonisti principali, ma questa è una mia richiesta, il film al contrario non richiedeva alcun tipo di introspezione, le quali avrebbero forse trasformato il film nel solito film hollywoodiano da incasso. Film sobrio, senza esagerazioni, senza eccessi, scelta sicuramente vincente per la qualità. Il baseball visto dalle statistiche, lontano dallo sport vissuto in modo emozionale, politico ed economico. Lontano dallo strapotere delle grandi squadre, ricche e viziate, una storia che tutti avrebbero voluto vedere con un finale diverso, con la vittoria degli Oakland Athletics, ma la storia non si può cambiare. Billy Beane, un esempio vivente che i soldi non sono tutto nello sport, lontano dal merceraniato globale che non smetterà mai fino a quando la stragrande maggioranza dei lavoratori del mondo dello sport capirà che che i soldi non creano i campioni e non creano il talento, ma creano solo delle società per azioni. Il film tratta di tutto questo, tratta di statistica nel mondo dello sport, statistica e sport, equazioni matematiche e lanci o battute, apparentemente distanti anni luce, ma forse non è così. Se la statistica serve a interrompere, anche se per mezza stagione, la rovina dello sport made in dollarandia, ben venga la statistica, ben venga un film che tratta di sport e non sport, di vivere lo sport e di calcolare lo sport. Molti pensano che lo sport non possa essere spiegato con un numero, io forse la penso così in parte, perchè onestamente noi italiani non riusciamo a non vivere lo sport, se non ci ubrichiamo di esso non siamo contenti. Però occorre qualcuno con lo sguardo scientifico, qualcuno come Peter Brand che con qualche statistica è riuscito a stravolgere la politica alla Zio Paperone degli Yankees. Questa non è una vera e propria critica al film, risulta più un introspezione nel mondo dello sport. Questa scelta è stata fatta perchè il mio sogno è vedere nella realtà quello che ho visto nel film, ma non come eccezione, ma come regola.
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puppodums
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domenica 20 maggio 2012
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un buon film di attori pieno di difetti
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Bella prova per gli attori, in un film sul baseball praticamente senza gioco. Peccato che il film sia pieno di difetti. In primo luogo è eccessivamente lento, con una prima parte troppo diluita e un cambiamento di *posizione* troppo repentino. In secondo luogo è troppo tecnico: è vero che di baseball ce n'è poco ma quello che c'è è quasi incomprensibile pur avendo una minima infarinatura dello sport. In terzo luogo alcuni personaggi sono mal sfruttati, vedi l'allenatore od orribilmente stereotipati, vedi la figlia del protagonista e il rapporto che ne consegue. Dopo un finale eccessivamente sfumato e blando rimane l'amaro in bocca di un film che non mantiene quel che promette, nonostante buone prove di attori.
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Bella prova per gli attori, in un film sul baseball praticamente senza gioco. Peccato che il film sia pieno di difetti. In primo luogo è eccessivamente lento, con una prima parte troppo diluita e un cambiamento di *posizione* troppo repentino. In secondo luogo è troppo tecnico: è vero che di baseball ce n'è poco ma quello che c'è è quasi incomprensibile pur avendo una minima infarinatura dello sport. In terzo luogo alcuni personaggi sono mal sfruttati, vedi l'allenatore od orribilmente stereotipati, vedi la figlia del protagonista e il rapporto che ne consegue. Dopo un finale eccessivamente sfumato e blando rimane l'amaro in bocca di un film che non mantiene quel che promette, nonostante buone prove di attori.
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gianleo67
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venerdì 25 maggio 2012
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l'arte di non perdere
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Stella mancata del baseball, come General Manager degli Oakland Athletics, riesce a sopperire alle carenze finanziarie della società ideando un sistema statistico-analitico per creare una squadra efficiente (idealmente la migliore) assemblando giocatori poco noti (poco costosi) ma massimamente funzionali. Dopo un iniziale empasse, la sua scelta si rivela vincente ancorchè rivoluzionaria. Esemplare e avvincente dramma di ambientazione sportiva basato su un fatto vero, con qualche venatura intimista e una ricercata brillantezza dei dialoghi, ma anche classico compendio su come il cinema americano (da sempre) reinterpreta i suoi miti e le sue leggende.
L'arte di vincere è in realtà la spietata e cinica declinazione del principio darwiniano secondo cui sopravvive solo chi sa adattarsi, modificando forme e comportamenti in funzione delle mutate condizioni ambientali.
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Stella mancata del baseball, come General Manager degli Oakland Athletics, riesce a sopperire alle carenze finanziarie della società ideando un sistema statistico-analitico per creare una squadra efficiente (idealmente la migliore) assemblando giocatori poco noti (poco costosi) ma massimamente funzionali. Dopo un iniziale empasse, la sua scelta si rivela vincente ancorchè rivoluzionaria. Esemplare e avvincente dramma di ambientazione sportiva basato su un fatto vero, con qualche venatura intimista e una ricercata brillantezza dei dialoghi, ma anche classico compendio su come il cinema americano (da sempre) reinterpreta i suoi miti e le sue leggende.
L'arte di vincere è in realtà la spietata e cinica declinazione del principio darwiniano secondo cui sopravvive solo chi sa adattarsi, modificando forme e comportamenti in funzione delle mutate condizioni ambientali.
Il paradigma evoluzionista è un efficace sottotesto (in realtà chiaramente esplicitato dallo script) attraverso cui sviluppare un tema classico (e apparentemente abusato dal cinema made in USA) quale quello dello spirito di rivalsa e del pragmatismo quali segni distintivi del carattere più autentico del popolo americano e della sua idea di successo. La storia sviluppa efficacemente questi temi attraverso una dosata gradazione nel progredire della vicenda e sottolineandone le fasi fondamentali: l'adesione ad un modello analitico-statistico innovativo nella composizione di una squadra e la trasmissione pragmatica di questa filosofia al collettivo che deve attuarla. Ottima la prova degli attori , soprattutto di un Pitt in grado di conferire spessore umano al suo personaggio (anche questo logoro) del 'falso perdente di successo' che riesce in modo egregio e sornione a calarsi nel ruolo di 'guru' della situazione , ma anche a mostrare gli aspetti più sottili di un tormento interiore. La regia è accorta e brillante , in grado di imprimere il giusto ritmo ad una vicenda su di un mondo (quello del baseball) codificato da un eccessivo tecnicismo e soprattutto capace di condire il tutto con la giusta dose di ironia e di sberleffo. Esilarante e velocissima la scena della 'contrattazione di mercato' al telefono in grado di sublimare parossisticamente le doti professionali del più brillante G.M. quale inesorabile battitore d'asta. Finale dal retrogusto di polemica anti-sistema. Hollywood ancora una volta ci insegna la difficile arte di non perdere soldi facendo un film. Esemplare.
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