Habemus Papam |
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Un film di Nanni Moretti.
Con Michel Piccoli, Jerzy Stuhr, Renato Scarpa, Franco Graziosi, Camillo Milli.
continua»
Commedia,
durata 104 min.
- Italia, Francia 2011.
- 01 Distribution
uscita venerdì 15 aprile 2011.
MYMONETRO
Habemus Papam
valutazione media:
3,73
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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speriamo non accada maidi Lisa CasottiFeedback: 1975 | altri commenti e recensioni di Lisa Casotti |
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martedì 19 febbraio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In genere i film di Moretti non mi divertono e ancor meno le sue battute, ma me li faccio andare giù, perché guai a dire che ti risulta antipatico e che ti ammorba il tono della sua voce sempre strascicata. Invece Habemus Papam ha un 1° tempo esilarante dove anche la presenza dell’ego-Nanni, che fa capolino tra le porpore, si armonizza al contesto senza cancellare, come succede di solito quando appare sullo schermo, tutto ciò che lo circonda. E dove la sua autoironia va giù bene - tipo un vinello bianco e fresco che accompagna un’orata alla griglia - e non ti si pianta nel gozzo come un boccone traverso. Ma nel 2° tempo, Moretti infila una sua tipica cazzata, o se preferite, citando Zappoli “una bellissima scena (che potremmo definire ‘morettiana doc’)”: il suo desiderio di onnipotenza e controllo si manifesta nella lunga sequenza della partita a pallavolo, che i critici sapranno e vorranno spiegare in mille modi (forse sta proprio lì la chiave di interpretazione del film, magari nel riferimento oltremodo banale alla teoria di Darwin in risposta al cardinale che afferma che nel disegno di Dio nulla è per caso), ma davanti alla quale viene da dire – per rifare il verso a Fantozzi che commenta La corazzata Potëmkin – “è una cagata pazzesca!”. E non da ultimo perché interrompe il ritmo del film. Ma perché, perché devi sempre calcare la mano? Guarda che sei il migliore lo stesso... Te lo dicono tutti. Sempre! È la tua condanna! L’idea del film, infatti, è a dir poco geniale. La crisi di un pontefice di fronte all’assunzione di responsabilità. Ma come gli sarà venuta? Stavolta la fonte d’ispirazione non può essere il nostro presidente del Consiglio, visto che il Cavaliere non ci pensa proprio a venire meno alle sue responsabilità. Più difficile invece è stabilire se l’intento sia di prendere per il naso la Chiesa, come potrebbero sostenere le menti più bigotte, o di riflettere sull’umanità che sta dietro gli uomini di Chiesa. Propendo per la seconda visione. Mi sembra che ci sia rispetto nel “deridere” i vizietti degli alti prelati e dell’entourage papale. E riconosco che, come motteggia il Clero e la fede, mette alla berlina se stesso e la Psicanalisi, con tanto di ultime tendenze sul “deficit di accudimento”! E non c’è mai – assolutamente mai – nemmeno da parte degli “ex-colleghi” che aspettano che il papa tenga, al cospetto della folla, il discorso di apertura del suo pontificato, biasimo nei confronti del pontefice e del suo “malessere” esistenziale. È commovente, inoltre, vedere il papa circolare tra la gente, e farsi piccolo in mezzo alla gente, umile (e soprattutto fragile) secondo il più grande insegnamento del Vangelo. Magistrale l’interpretazione di Michel Piccoli, ma ho molto amato anche il super favorito al soglio pontificio, cardinal Gregori (Renato Scarpa). Troppo al di sopra delle mie possibilità l’utilizzo di Cechov e i riferimenti al suo teatro. Davanti a certi sfoggi intellettuali è d’uopo chinare la testa. Un chiaro omaggio a Karol Wojtyła, il sogno del pontefice di fare l’attore. Però attenzione, perché qui potrebbe celarsi una trappola! È così insistito che vien da chiedersi se il Primo testimone di Dio sulla terra cerchi rifugio nella finzione (e qui si viaggia sul filo del vilipendio!). La fine lascia di ghiaccio e porta a dire “speriamo non accada mai”, perché si palesa come il mondo abbia bisogno – ora più che mai – di guide spirituali per quanto discutibili e controverse possano essere. (6 luglio 2011)
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