Habemus Papam

Sì, è sicuramente un giudizio. Forse sbrigativo nella forma, ma che non è, ti assicuro, dettato dalla voglia di demolire "il mito". Semplicemente dalla constatazione che Moretti - capita a tutti prima o poi - è da qualche tempo in crisi d'ispirazione. Il film, insisto, è esile e la sceneggiatura è piena di buchi. Che tu riempi con la tua interpretazione che si aggiunge alle mille altre lette in queste pagine. Ma, perdonami, non ti sembra eccessivo attribuire al personaggio della Buy una funzione di questo genere? Da quelle due scene? Dalle tre battute che Moretti le fa dire? A me non sembra, ma il cinema, come ogni altra forma d'arte, è bello proprio perché aperto alle interpretazioni di chi lo guarda. Se dovessi però rispondere alla tua domanda sulla reiterazione del cliché sul modo di operare della moglie, ti consiglierei di leggere l'ultimo libro di Francesco Piccolo, uno dei due sceneggiatori: vedresti che la reiterazione ossessiva, anche di concetti di una banalità disarmante, è la sua cifra stilistica. In aggiunta a un infantilismo gaudente che aggiunto a quello di Moretti (sicuramente più feroce e irrisolto) diventa, secondo me, ridondante e alla lunga insopportabile. E poi la noia è uno stato d'animo molto sottovalutato, che a volte si prova anche guardando dei capolavori. Ma non è questo il caso.