stefano bruzzone
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lunedì 24 marzo 2014
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bello ma non troppo a fuoco
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la coppia è formidabile e ben si destreggia tra una battuta geniale e qualche pausa noiosa, ma nel complesso è un filmetto leggero, lontano dalle belle commedie francesi degli ultimi tempi, lento e scarno di contenuti. ben lontano da altri films d'oltralpe sul genere.
Voto: 5
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theophilus
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sabato 2 novembre 2013
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MON PIRE CAUCHEMAR
Con Mon pire cauchemar siamo dinanzi all’ennesimo, maldestro tentativo di far quadrare il cerchio della crisi della famiglia occidentale. Lo schema è quello risaputo, a base di scambio di coppie compensatorio e consolatorio; di amore interclassista e intergenerazionale. D’intellettualismo spocchioso che si piega alle bordate di una ‘sana’ sensualità di presunta natura proletaria. Abbiamo, ancora, matrimoni combinati per evitare ai figli la mannaia di un’assistenza sociale che, dovendo fare i conti con leggi e regole, talora trova rimedi peggiori dei guai.
Isabelle Huppert, qui nel ruolo di Agate, un petulante frigidaire che dirige una galleria d’arte contemporanea, vive con l’editore François, André Dussollier, e il loro figlio.
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MON PIRE CAUCHEMAR
Con Mon pire cauchemar siamo dinanzi all’ennesimo, maldestro tentativo di far quadrare il cerchio della crisi della famiglia occidentale. Lo schema è quello risaputo, a base di scambio di coppie compensatorio e consolatorio; di amore interclassista e intergenerazionale. D’intellettualismo spocchioso che si piega alle bordate di una ‘sana’ sensualità di presunta natura proletaria. Abbiamo, ancora, matrimoni combinati per evitare ai figli la mannaia di un’assistenza sociale che, dovendo fare i conti con leggi e regole, talora trova rimedi peggiori dei guai.
Isabelle Huppert, qui nel ruolo di Agate, un petulante frigidaire che dirige una galleria d’arte contemporanea, vive con l’editore François, André Dussollier, e il loro figlio. In casa bazzica un altro ragazzo, inseparabile compagno di computer dell’altro. Il padre di quest’ultimo, Patrick, è, l’ormai immancabile guastatore e fustigatore di decadenti miti sociali che mette a soqquadro tutto. La ‘bestia’ riesce a far scendere dal pero la ‘bella’. Il vecchio editore ritrova una malsicura voglia di vivere in una giovane e prosperosa fan naturista. Dei due ragazzi non si riesce bene ad immaginare quale futuro potranno avere. Siamo, insomma, di fronte al trionfo della famiglia allargata, che peraltro riceve consensi e benedizioni politiche di vario genere.
Che altro dire? Della regista Anne Fontaine anni addietro avevamo visto Nathalie e forse l’avevamo dimenticato. Non tanto, però, da spingerci a vedere il successivo Coco avant Chanel. Come che sia, Il mio miglior incubo (sempre ottimisti noi italiani) ha provveduto rapidamente a farcelo tornare in mente.
La figura di Patrick è imparentabile con quella di Driss (coprotagonista di Intouchables). Ma gli esiti dei due film a noi sono apparsi piuttosto diversi. Non crediamo che dipenda solo dal lasciapassare che abbiamo concesso al film di Eric Toledano e Olivier Nakache per via della trasposizione dalla realtà di fatti e personaggi. Quanto Intouchables ci è apparso misurato, credibile ed efficace, tanto Mon pire cauchemar l’abbiamo trovato accomodante e falso.
Del film salviamo solo le prove attoriali della Huppert e di Benoït Poelvoorde, mentre poco significativa ci è apparsa quella di Dussollier.
Enzo Vignoli
3 aprile 2012.
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cenox
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sabato 10 novembre 2012
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lo scontro tra una snob e un buzzurro
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Due persone più diverse tra loro non ci potevano essere: una signora altamente snob, con una professione importante nell'allestire mostre di quadri e arte moderna, inflessibile e piuttosto seriosa, si scontra e si incontra con un uomo grezzo, maleducato, abbastanza fallito ma indubbiamente fuori dalle righe, i quali hanno in comune l'amicizia dei loro rispettivi figli. A loro volta essi sembrano essere lo specchio dell'altro ma al contrario: quasi un genio il figlio del buzzurro e un poco scapestrato e mal avvezzo allo studio il figlio della precisina. Gli scontri iniziali non precluderanno l'avvicendamento reciproco in questa commedia francese, che rispecchia il proverbio "gli opposti si attraggono".
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Due persone più diverse tra loro non ci potevano essere: una signora altamente snob, con una professione importante nell'allestire mostre di quadri e arte moderna, inflessibile e piuttosto seriosa, si scontra e si incontra con un uomo grezzo, maleducato, abbastanza fallito ma indubbiamente fuori dalle righe, i quali hanno in comune l'amicizia dei loro rispettivi figli. A loro volta essi sembrano essere lo specchio dell'altro ma al contrario: quasi un genio il figlio del buzzurro e un poco scapestrato e mal avvezzo allo studio il figlio della precisina. Gli scontri iniziali non precluderanno l'avvicendamento reciproco in questa commedia francese, che rispecchia il proverbio "gli opposti si attraggono".
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kyotrix
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domenica 30 settembre 2012
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molti sentimenti
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Devo ammettere che mi aspettavo un film diverso. Dai provini dal protagonista mi aspettavo una commedia divertente e spumeggiante, ma cosi' non e'. La prima parte e' un po' divertente e demenziale, ma quasi fastidiosa, poco attraente, ma e' solo l'inizio del vero film: una commedia sentimentale, simpatica, ricca di sentimenti e dal finale, perche' no, un po' commevente. Ennesima commedia francese valida.
Consigliato
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g_andrini
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sabato 29 settembre 2012
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buona commedia.
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Mi sono divertito, ho riso di gusto almeno un paio di volte. E' la storia della sessualità, con il finale che racchiude un po' tutto.
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alessanvan
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sabato 1 settembre 2012
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fillm simpatico ma non bello come "quasi amici"
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Come in "quasi amici" anche in "il mio migliore incubo" c'è l'incontro / scontro che poi sfocia in amicizia (e in questo caso anche nell'amore) tra due persone provenienti da ceti sociali molto diversi e una feroce critica nei confronti dell'arte contemporanea. Ma a differenza di "Quasi amici" il film della Fontaine si ferma alla superficie senza sviluppare i personaggi che restano abbastanza stereotipati, la maneger fredda ed acida, il buzzurro operaio volgare e alcolista etc. Il film quindi si regge soprattutto sulle battute comiche e la buona recitazione di tutti gli attori in particolare di Benoit Poelevord. Anche il finale appare abbastanza scontato. Un'occcasione mancata perché "Il mio migliore incubo" poteva diventare un film profondo ma allo stesso tempo divertente come "Quasi amic
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Come in "quasi amici" anche in "il mio migliore incubo" c'è l'incontro / scontro che poi sfocia in amicizia (e in questo caso anche nell'amore) tra due persone provenienti da ceti sociali molto diversi e una feroce critica nei confronti dell'arte contemporanea. Ma a differenza di "Quasi amici" il film della Fontaine si ferma alla superficie senza sviluppare i personaggi che restano abbastanza stereotipati, la maneger fredda ed acida, il buzzurro operaio volgare e alcolista etc. Il film quindi si regge soprattutto sulle battute comiche e la buona recitazione di tutti gli attori in particolare di Benoit Poelevord. Anche il finale appare abbastanza scontato. Un'occcasione mancata perché "Il mio migliore incubo" poteva diventare un film profondo ma allo stesso tempo divertente come "Quasi amici"
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francesca50
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domenica 6 maggio 2012
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commedia divertente! anche se non capolavoro
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Non sempre i film possono essere capolavori! Chi critica questo film è di bocca troppo difficile. Non è da disprezzare come qualcuno ha fatto.
La prima parte è più avvolgente, ma nel complesso anche la seconda regge e il lieto fine è preferibile ai drammi.
In fondo poi non è così assurdo; è possibile un coinvolgimento sentimentale con una persona non di cultura ma intelligente, dopo una vita passata con intellettuali. Non è cosa facile nè comune, ma non dimentichiamo che a unirli sono anche i figli e questo è un elemento importante, e poi c'è la bontà e una sensibilità sotto la scorza del coatto
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marcod71
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giovedì 3 maggio 2012
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adatto a bambini?
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mi piacciono molto i film francesi,spesso sono privi di parolacce e di volgarità,vorrei tanto che questo sito informasse se i film sono adatti a bambini oltre i 6 anni,per regolarmi meglio con i miei figli.
chi l'ha visto mi può consigliare?
grazie anticipate
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(di alessanvan)
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trippetta
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sabato 28 aprile 2012
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ha deluso le mie aspettative
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Ero pieno di aspettative per questo film, poichè mi sembrava una storia interessante, e in effetti lo è. Ma con l'evolversi della storia ho avuto l'impressione di una trama un pò esagerata. Credo inoltre che la sceneggiatura della "seconda" coppia, ovvero quella formata dai coprotagonisti sia un pò approssimativa; un uomo anziano lascia per primo la compagna, va a vivere con una giovane ambientalista che non ha la tv in casa per paura delle onde elettromagnetiche, ma nello stesso tempo ascolta musica con un impianto hi-fi. Sempre il nostro uomo anziano, più volte tenta di riavvicinarsi alla ex-compagna, con un malcelato ripensamento, stenta a sostenere i ritmi della ben più giovane compagna, ma ci fa un figlio.
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Ero pieno di aspettative per questo film, poichè mi sembrava una storia interessante, e in effetti lo è. Ma con l'evolversi della storia ho avuto l'impressione di una trama un pò esagerata. Credo inoltre che la sceneggiatura della "seconda" coppia, ovvero quella formata dai coprotagonisti sia un pò approssimativa; un uomo anziano lascia per primo la compagna, va a vivere con una giovane ambientalista che non ha la tv in casa per paura delle onde elettromagnetiche, ma nello stesso tempo ascolta musica con un impianto hi-fi. Sempre il nostro uomo anziano, più volte tenta di riavvicinarsi alla ex-compagna, con un malcelato ripensamento, stenta a sostenere i ritmi della ben più giovane compagna, ma ci fa un figlio.
Tuttavia la cosa in assoluto più difficile da credere è il finale: l'elezione ad artista del becero, alcolizzato, volgare, sempliciotto protagonista passa prima attraverso una installazione (donne nell'acquario) che sarebbe potuta essere curata di più dalla scenografia, e comunque di dubbio gusto, per poi giungere al quadro sfigurato dal protagonista in una notte brava con il simbolo fallico disegnato con il pennarello. Quadro peraltro proposto come opera in una mostra. Non ci si crede.
Il finale annulla ogni briciolo di poesia del film, ed è culmine di una irrealtà che penalizza la trama, di fondo interessante.
Una delusione.
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annu83
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giovedì 12 aprile 2012
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incubo da sogno
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Quando due culture di vita completamente diverse, anzi opposte, si scontrano... Comincia il divertimento.
Soprattutto se stiamo parlando di una cultura e una sub cultura.
Ma andiamo con calma: Adrian è un ragazzino scolasticamente svogliato e sicuramente non futuro premio Nobel. Tony è sveglio, cerebralmente attivo e un ottimo studente in grado di stupire i grandi usando termini come “arborescenza”. Agathe e François sono i ricchi genitori del primo. Patrick è un alcolizzato che vive alla giornata e combatte contro i servizi sociali che vorrebbero togliergli la custodia di Tony perché non è nemmeno in grado di offrirgli una dimora fissa.
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Quando due culture di vita completamente diverse, anzi opposte, si scontrano... Comincia il divertimento.
Soprattutto se stiamo parlando di una cultura e una sub cultura.
Ma andiamo con calma: Adrian è un ragazzino scolasticamente svogliato e sicuramente non futuro premio Nobel. Tony è sveglio, cerebralmente attivo e un ottimo studente in grado di stupire i grandi usando termini come “arborescenza”. Agathe e François sono i ricchi genitori del primo. Patrick è un alcolizzato che vive alla giornata e combatte contro i servizi sociali che vorrebbero togliergli la custodia di Tony perché non è nemmeno in grado di offrirgli una dimora fissa. Agathe è una donna in carriera che si occupa di arte, e il marito è un affermato editore. Patrick si arrangia con lavoretti di fortuna, intanto continua a bere e ad avere un debole per le grasse e le tettone. Agathe è elegante e si circonda di persone serie. Patrick indossa quasi sempre la stessa canotta, fuma a ripetizione e utilizza volgarità gratuite, gergo scurrile e metafore politicamente scorrette.
Un incubo, insomma.
Due ceti sociali così diversi da sembrare appartenenti a due diverse galassie, in pratica due rette parallele.
Eppure quando Patrick suona al campanello della ricca casa dei genitori di Adrian, per andare a “ritirare” Tony chenel frattempo è diventato il migliore amico di Adrian, questi ingredienti si mischiano, si amalgamano e creano qualcosa di mirabile. Le due rette si flettono, e cominciano ad avvicinarsi in maniera lenta ma inarrestabile, in una riproposizione della classica “teoria del piano inclinato”.
Con questa commedia il cinema d'oltralpe mette ufficialmente la freccia e supera il cinema nostrano, per lo meno per quanto riguarda la commedia brillante, genere fin troppo povero nel nostro Paese, in un cinema popolato dei soliti nomi.
Due grandi interpretazioni. Davvero notevole quella di Benoît Poelvoorde nei panni del genitore "di serie B" diviso a metà tra premurositá nei confronti del figlio, e disinteresse verso tutto ciò che non sia fumo, alcol, donne e soldi. Esilarante, e pirotecnico nelle sue freddure, credibile in ogni sua smorfia, cinico e sensato nei dialoghi.
Un po' più silenziosa ma bene interpretata la parte di Isabelle Huppert, trascinata da una sceneggiatura fatta di dialoghi affilati in grado di regalarle un perenne alone sarcastico nei confronti di qualcosa ritenuto inferiore a prescindere.
Un film divertente, fatto appositamente per far ridere, ma capace in alcuni punti di mettere un vestito più elegante e proporre spunti più seriosi.
Insomma, un ennesimo ottimo colpo del cinema francese, che in questo inizio 2012 sembra aver trovato nuovo vigore e nuova linfa, e promette di non fermarsi qua.
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