danilaroma
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sabato 31 marzo 2012
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il fascino palese della coattaggine.
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Diciamolo a volte i coatti sanno come divertirsi. E gli intellettuali (ricchi, di sinistra, snob) possono solo imparare...
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filippo catani
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lunedì 2 aprile 2012
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commedia sagace e divertente
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La vita di un'algida direttrice di una fondazione artistica viene sconvolta dall'arrivo del padre del nuovo amichetto del figlio. L'uomo non ha nè una fissa dimora nè un lavoro stabile e, per questo motivo, è tenuto sotto osservazione dai servizi sociali intenzionati a revocargli la custodia del bimbo. L'uomo inizierà allora dei lavori in casa della direttrice portando non poco scompiglio anche nella vita sentimentale.
Commedia decisamente ben riuscita che certifica il momento d'oro della cinematografia francese. Dopo il pluripremiato The Artist e i successi al botteghino di Quasi amici, questo film diverte lo spettatore in quanto si assiste alla collissione di due mondi apparentemente destinati a non incrociarsi mai (come del resto in Quasi amici).
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La vita di un'algida direttrice di una fondazione artistica viene sconvolta dall'arrivo del padre del nuovo amichetto del figlio. L'uomo non ha nè una fissa dimora nè un lavoro stabile e, per questo motivo, è tenuto sotto osservazione dai servizi sociali intenzionati a revocargli la custodia del bimbo. L'uomo inizierà allora dei lavori in casa della direttrice portando non poco scompiglio anche nella vita sentimentale.
Commedia decisamente ben riuscita che certifica il momento d'oro della cinematografia francese. Dopo il pluripremiato The Artist e i successi al botteghino di Quasi amici, questo film diverte lo spettatore in quanto si assiste alla collissione di due mondi apparentemente destinati a non incrociarsi mai (come del resto in Quasi amici). L'algida direttrice incapace di qualsiasi sentimento umano ormai rinchiusa nel suo guscio fatto di opere d'arte, maltrattamento dei suoi assistenti e vita coniugale ormai azzerata. Ed ecco arrivare un uomo che non sa nulla di arte, si arrabatta per vivere e gira con un furgone che pubblicizza un lavaggio auto sexy messo in piedi dal fratello in Belgio. Ovviamente la partenza non può che essere in salita e l'uomo inizialmente solidarizzerà con il compagno della signora. Poi i due orizzonti cominceranno ad avvicinarsi ma ovviamente non potranno mai collimare perfettamente ma quantomeno aprire spiragli di comprensione. Svolgimento e finale sono tuttt'altro che banali e ottima prova per la coppia protagonista Huppert (perfetta a calarsi nel ruolo) e Pooelvorde.
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melandri
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lunedì 2 aprile 2012
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snob and roll in salsa parigina
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Parigi,giorni nostri.La gallerista algida e radical chic Huppert (ex musa di Chabrol)e il muratore semialcolizzato con la fissa del sesso Poelvoorde(visto di recente in "Niente da dichiarare")sono i poli opposti che si incontrano(grazie all'amicizia dei rispettivi figli adolescenti)ed attraggono ,in questa commedia dai toni a volte dichiaratamente comici,in altri momenti più riflessivi.L'inzio è spiazzante,con la fisica comicità di Poelvvorde si ride di gusto in un contrasto di situazioni non certo originali (il ricco ed il povero,la cultura snob e l'arte di arraggiarsi)ma che grazie ad attori pienamente in parte e ad alcune battute riuscite e quasi mai volgari(un copione del genere in mano ai nostri Vanzina e Parenti che fine avrebbe fatto?!) ci rammenta per l'ennesima volta il gap esisente tra commedia francese e italiana.
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Parigi,giorni nostri.La gallerista algida e radical chic Huppert (ex musa di Chabrol)e il muratore semialcolizzato con la fissa del sesso Poelvoorde(visto di recente in "Niente da dichiarare")sono i poli opposti che si incontrano(grazie all'amicizia dei rispettivi figli adolescenti)ed attraggono ,in questa commedia dai toni a volte dichiaratamente comici,in altri momenti più riflessivi.L'inzio è spiazzante,con la fisica comicità di Poelvvorde si ride di gusto in un contrasto di situazioni non certo originali (il ricco ed il povero,la cultura snob e l'arte di arraggiarsi)ma che grazie ad attori pienamente in parte e ad alcune battute riuscite e quasi mai volgari(un copione del genere in mano ai nostri Vanzina e Parenti che fine avrebbe fatto?!) ci rammenta per l'ennesima volta il gap esisente tra commedia francese e italiana.Nella seconda parte del film si sente un pò di fiato corto e qualche titubanza della regista con l'evidente angoscia di portare a casa il miglior risultato senza rovinare l'idea iniziale.Alla fine missione quasi in toto riuscita.Si esce dalla sala con la consapevolezza di essersi divertiti ed aver comunque tratto alcuni spunti intelligenti e di riflessione da non dimenticarsi all'istante.
Nota di merito va al misurato Dussolier nella parte del compagno della Huppert che accetta e vive i rapidi cambiamenti della propria vita familiare con una nonchalance impagabile.
Curiosità: ma nella scena al ristorante come si materializzano i piatti sul tavolo un attimo prima non imbandito??
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annu83
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giovedì 12 aprile 2012
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incubo da sogno
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Quando due culture di vita completamente diverse, anzi opposte, si scontrano... Comincia il divertimento.
Soprattutto se stiamo parlando di una cultura e una sub cultura.
Ma andiamo con calma: Adrian è un ragazzino scolasticamente svogliato e sicuramente non futuro premio Nobel. Tony è sveglio, cerebralmente attivo e un ottimo studente in grado di stupire i grandi usando termini come “arborescenza”. Agathe e François sono i ricchi genitori del primo. Patrick è un alcolizzato che vive alla giornata e combatte contro i servizi sociali che vorrebbero togliergli la custodia di Tony perché non è nemmeno in grado di offrirgli una dimora fissa.
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Quando due culture di vita completamente diverse, anzi opposte, si scontrano... Comincia il divertimento.
Soprattutto se stiamo parlando di una cultura e una sub cultura.
Ma andiamo con calma: Adrian è un ragazzino scolasticamente svogliato e sicuramente non futuro premio Nobel. Tony è sveglio, cerebralmente attivo e un ottimo studente in grado di stupire i grandi usando termini come “arborescenza”. Agathe e François sono i ricchi genitori del primo. Patrick è un alcolizzato che vive alla giornata e combatte contro i servizi sociali che vorrebbero togliergli la custodia di Tony perché non è nemmeno in grado di offrirgli una dimora fissa. Agathe è una donna in carriera che si occupa di arte, e il marito è un affermato editore. Patrick si arrangia con lavoretti di fortuna, intanto continua a bere e ad avere un debole per le grasse e le tettone. Agathe è elegante e si circonda di persone serie. Patrick indossa quasi sempre la stessa canotta, fuma a ripetizione e utilizza volgarità gratuite, gergo scurrile e metafore politicamente scorrette.
Un incubo, insomma.
Due ceti sociali così diversi da sembrare appartenenti a due diverse galassie, in pratica due rette parallele.
Eppure quando Patrick suona al campanello della ricca casa dei genitori di Adrian, per andare a “ritirare” Tony chenel frattempo è diventato il migliore amico di Adrian, questi ingredienti si mischiano, si amalgamano e creano qualcosa di mirabile. Le due rette si flettono, e cominciano ad avvicinarsi in maniera lenta ma inarrestabile, in una riproposizione della classica “teoria del piano inclinato”.
Con questa commedia il cinema d'oltralpe mette ufficialmente la freccia e supera il cinema nostrano, per lo meno per quanto riguarda la commedia brillante, genere fin troppo povero nel nostro Paese, in un cinema popolato dei soliti nomi.
Due grandi interpretazioni. Davvero notevole quella di Benoît Poelvoorde nei panni del genitore "di serie B" diviso a metà tra premurositá nei confronti del figlio, e disinteresse verso tutto ciò che non sia fumo, alcol, donne e soldi. Esilarante, e pirotecnico nelle sue freddure, credibile in ogni sua smorfia, cinico e sensato nei dialoghi.
Un po' più silenziosa ma bene interpretata la parte di Isabelle Huppert, trascinata da una sceneggiatura fatta di dialoghi affilati in grado di regalarle un perenne alone sarcastico nei confronti di qualcosa ritenuto inferiore a prescindere.
Un film divertente, fatto appositamente per far ridere, ma capace in alcuni punti di mettere un vestito più elegante e proporre spunti più seriosi.
Insomma, un ennesimo ottimo colpo del cinema francese, che in questo inizio 2012 sembra aver trovato nuovo vigore e nuova linfa, e promette di non fermarsi qua.
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trippetta
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sabato 28 aprile 2012
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ha deluso le mie aspettative
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Ero pieno di aspettative per questo film, poichè mi sembrava una storia interessante, e in effetti lo è. Ma con l'evolversi della storia ho avuto l'impressione di una trama un pò esagerata. Credo inoltre che la sceneggiatura della "seconda" coppia, ovvero quella formata dai coprotagonisti sia un pò approssimativa; un uomo anziano lascia per primo la compagna, va a vivere con una giovane ambientalista che non ha la tv in casa per paura delle onde elettromagnetiche, ma nello stesso tempo ascolta musica con un impianto hi-fi. Sempre il nostro uomo anziano, più volte tenta di riavvicinarsi alla ex-compagna, con un malcelato ripensamento, stenta a sostenere i ritmi della ben più giovane compagna, ma ci fa un figlio.
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Ero pieno di aspettative per questo film, poichè mi sembrava una storia interessante, e in effetti lo è. Ma con l'evolversi della storia ho avuto l'impressione di una trama un pò esagerata. Credo inoltre che la sceneggiatura della "seconda" coppia, ovvero quella formata dai coprotagonisti sia un pò approssimativa; un uomo anziano lascia per primo la compagna, va a vivere con una giovane ambientalista che non ha la tv in casa per paura delle onde elettromagnetiche, ma nello stesso tempo ascolta musica con un impianto hi-fi. Sempre il nostro uomo anziano, più volte tenta di riavvicinarsi alla ex-compagna, con un malcelato ripensamento, stenta a sostenere i ritmi della ben più giovane compagna, ma ci fa un figlio.
Tuttavia la cosa in assoluto più difficile da credere è il finale: l'elezione ad artista del becero, alcolizzato, volgare, sempliciotto protagonista passa prima attraverso una installazione (donne nell'acquario) che sarebbe potuta essere curata di più dalla scenografia, e comunque di dubbio gusto, per poi giungere al quadro sfigurato dal protagonista in una notte brava con il simbolo fallico disegnato con il pennarello. Quadro peraltro proposto come opera in una mostra. Non ci si crede.
Il finale annulla ogni briciolo di poesia del film, ed è culmine di una irrealtà che penalizza la trama, di fondo interessante.
Una delusione.
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cenox
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sabato 10 novembre 2012
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lo scontro tra una snob e un buzzurro
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Due persone più diverse tra loro non ci potevano essere: una signora altamente snob, con una professione importante nell'allestire mostre di quadri e arte moderna, inflessibile e piuttosto seriosa, si scontra e si incontra con un uomo grezzo, maleducato, abbastanza fallito ma indubbiamente fuori dalle righe, i quali hanno in comune l'amicizia dei loro rispettivi figli. A loro volta essi sembrano essere lo specchio dell'altro ma al contrario: quasi un genio il figlio del buzzurro e un poco scapestrato e mal avvezzo allo studio il figlio della precisina. Gli scontri iniziali non precluderanno l'avvicendamento reciproco in questa commedia francese, che rispecchia il proverbio "gli opposti si attraggono".
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Due persone più diverse tra loro non ci potevano essere: una signora altamente snob, con una professione importante nell'allestire mostre di quadri e arte moderna, inflessibile e piuttosto seriosa, si scontra e si incontra con un uomo grezzo, maleducato, abbastanza fallito ma indubbiamente fuori dalle righe, i quali hanno in comune l'amicizia dei loro rispettivi figli. A loro volta essi sembrano essere lo specchio dell'altro ma al contrario: quasi un genio il figlio del buzzurro e un poco scapestrato e mal avvezzo allo studio il figlio della precisina. Gli scontri iniziali non precluderanno l'avvicendamento reciproco in questa commedia francese, che rispecchia il proverbio "gli opposti si attraggono".
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theophilus
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sabato 2 novembre 2013
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migliore o peggiore?
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MON PIRE CAUCHEMAR
Con Mon pire cauchemar siamo dinanzi all’ennesimo, maldestro tentativo di far quadrare il cerchio della crisi della famiglia occidentale. Lo schema è quello risaputo, a base di scambio di coppie compensatorio e consolatorio; di amore interclassista e intergenerazionale. D’intellettualismo spocchioso che si piega alle bordate di una ‘sana’ sensualità di presunta natura proletaria. Abbiamo, ancora, matrimoni combinati per evitare ai figli la mannaia di un’assistenza sociale che, dovendo fare i conti con leggi e regole, talora trova rimedi peggiori dei guai.
Isabelle Huppert, qui nel ruolo di Agate, un petulante frigidaire che dirige una galleria d’arte contemporanea, vive con l’editore François, André Dussollier, e il loro figlio.
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MON PIRE CAUCHEMAR
Con Mon pire cauchemar siamo dinanzi all’ennesimo, maldestro tentativo di far quadrare il cerchio della crisi della famiglia occidentale. Lo schema è quello risaputo, a base di scambio di coppie compensatorio e consolatorio; di amore interclassista e intergenerazionale. D’intellettualismo spocchioso che si piega alle bordate di una ‘sana’ sensualità di presunta natura proletaria. Abbiamo, ancora, matrimoni combinati per evitare ai figli la mannaia di un’assistenza sociale che, dovendo fare i conti con leggi e regole, talora trova rimedi peggiori dei guai.
Isabelle Huppert, qui nel ruolo di Agate, un petulante frigidaire che dirige una galleria d’arte contemporanea, vive con l’editore François, André Dussollier, e il loro figlio. In casa bazzica un altro ragazzo, inseparabile compagno di computer dell’altro. Il padre di quest’ultimo, Patrick, è, l’ormai immancabile guastatore e fustigatore di decadenti miti sociali che mette a soqquadro tutto. La ‘bestia’ riesce a far scendere dal pero la ‘bella’. Il vecchio editore ritrova una malsicura voglia di vivere in una giovane e prosperosa fan naturista. Dei due ragazzi non si riesce bene ad immaginare quale futuro potranno avere. Siamo, insomma, di fronte al trionfo della famiglia allargata, che peraltro riceve consensi e benedizioni politiche di vario genere.
Che altro dire? Della regista Anne Fontaine anni addietro avevamo visto Nathalie e forse l’avevamo dimenticato. Non tanto, però, da spingerci a vedere il successivo Coco avant Chanel. Come che sia, Il mio miglior incubo (sempre ottimisti noi italiani) ha provveduto rapidamente a farcelo tornare in mente.
La figura di Patrick è imparentabile con quella di Driss (coprotagonista di Intouchables). Ma gli esiti dei due film a noi sono apparsi piuttosto diversi. Non crediamo che dipenda solo dal lasciapassare che abbiamo concesso al film di Eric Toledano e Olivier Nakache per via della trasposizione dalla realtà di fatti e personaggi. Quanto Intouchables ci è apparso misurato, credibile ed efficace, tanto Mon pire cauchemar l’abbiamo trovato accomodante e falso.
Del film salviamo solo le prove attoriali della Huppert e di Benoït Poelvoorde, mentre poco significativa ci è apparsa quella di Dussollier.
Enzo Vignoli
3 aprile 2012.
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francesca meneghetti
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sabato 31 marzo 2012
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parigi val bene una messa?
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Parigi val ben Parigi val bene una messa. Se poi dire Parigi significa dire VI^ arrondissment e dintorni del Jardin de Luxembourg, l’ambientazione risulta fascinosa (tanto più che quest’ultimo non è solo un parco tirato con il righello, ma il contenitore di uno dei più bei siti urbani per leggere e meditare, all’ombra, presso la fontana di Maria de’ Medici,). Solo per questo viene voglia di andare al cinema. Se poi una parte dei protagonisti appartiene al mondo bobo (bourgeois-bohémien; in Italia diremmo radical chic), c’è anche la curiosità di entrare nelle loro belle case. Ma il film si rivela una delusione, anche per la location.
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Parigi val ben Parigi val bene una messa. Se poi dire Parigi significa dire VI^ arrondissment e dintorni del Jardin de Luxembourg, l’ambientazione risulta fascinosa (tanto più che quest’ultimo non è solo un parco tirato con il righello, ma il contenitore di uno dei più bei siti urbani per leggere e meditare, all’ombra, presso la fontana di Maria de’ Medici,). Solo per questo viene voglia di andare al cinema. Se poi una parte dei protagonisti appartiene al mondo bobo (bourgeois-bohémien; in Italia diremmo radical chic), c’è anche la curiosità di entrare nelle loro belle case. Ma il film si rivela una delusione, anche per la location. Ora, è pur vero che ridere assieme a tante altre persone che affollano un cinematografo fa bene alla salute, ma talvolta qui si ride scioccamente (tolte alcune belle battute), e la storia è banale: è la vicenda della donna algida e intelligente che ha bisogno di un uomo tutto testosterone per sciogliersi (come se non avesse naso e non avvertisse il composito bouquet che emana da un individuo che fuma e beve in continuazione e indossa la stessa canottiera scura per tutto il film: almeno fosse stata candida e sexy come quella di Marlon Brando in Fronte del porto!). A volte idee già sfruttate, quasi degli archetipi, possono tuttavia essere sviluppate in modo originale. Non è questo il caso: la vicenda è inverosimile e grottesca. Peccato per i protagonisti, la fascinosa Isabelle Huppert e Benoit Poelvoorde, sprecati in questo film, e peccato anche per la regista, Anne Fontaine, talentuosa per fama, ma è forte il dubbio che, dopo una settimana dalla visione, lo spettatore ricordi il titolo di questo film.
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(di trippetta)
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ster87
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sabato 31 marzo 2012
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ottimo l'inizio, poi si perde un pò
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Film divertente ed esil un pò di erante durante la prima metà: le risate sono garantite! Nella seconda metà del film la trama inciampa di volte. Nel complesso è un film carino, da 3 stelle. Da vedere tranquillamente a casa!
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