michi1959
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martedì 12 gennaio 2010
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vedibile
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Lento, ma ben recitato soprattutto da Rubini e da Scamarcio, non male anche il bambino Gabriele, bocciata la Golino.
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alespiri
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martedì 5 gennaio 2010
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rubini fa tornatore. un film ambizioso, ma...
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RECENSIONE RILETTA E RISCRITTA
Il film di Rubini, ambizioso nell’intento psicologico, indulge spesso su immagini oleografiche ed un po’ retoriche di un Italia che diventa lo stereotipo del sud di quegli anni. Le atmosfere sono chiaramente evocative di un taglio registico stile Tornatore e ricordano Baaria. La colonna sonora, a volte invadente, di Nicola Piovani (grande maestro, per carità!) ricorda troppo da vicino “la vita è bella”.
Il film non decolla e indugia compiaciuto di se stesso, perdendosi, a volte, nella ripetitività di alcune sequenze, come quella del treno a vapore.
Nel film corre un parallelismo tra padre e figlio e tra figlio e la figura dell’uomo nero.
La metafora nasce da un ritorno al passato del protagonista, in seguito alla morte del padre, proprio per rievocare la sofferenza e darle un giusto significato.
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RECENSIONE RILETTA E RISCRITTA
Il film di Rubini, ambizioso nell’intento psicologico, indulge spesso su immagini oleografiche ed un po’ retoriche di un Italia che diventa lo stereotipo del sud di quegli anni. Le atmosfere sono chiaramente evocative di un taglio registico stile Tornatore e ricordano Baaria. La colonna sonora, a volte invadente, di Nicola Piovani (grande maestro, per carità!) ricorda troppo da vicino “la vita è bella”.
Il film non decolla e indugia compiaciuto di se stesso, perdendosi, a volte, nella ripetitività di alcune sequenze, come quella del treno a vapore.
Nel film corre un parallelismo tra padre e figlio e tra figlio e la figura dell’uomo nero.
La metafora nasce da un ritorno al passato del protagonista, in seguito alla morte del padre, proprio per rievocare la sofferenza e darle un giusto significato. Il percorso a ritroso lo porterà ad “uccidere” la negatività della figura del padre, che, nella morte, si disvela nella sua vera essenza. Negatività che prende forma nella figura dell’”uomo nero”, appunto, da lui nell’infanzia molto temuta e che in realtà altro non era che un uomo buono.
Il film ci porta a considerare che nulla è come sembra e che a volte gli occhi di un bambino non possono capire la sofferenza dei grandi a meno che questi non abbiano la capacità di “essere in loro” conservando un nucleo di fanciullezza.
La distanza in cui ci pone il tempo a volte ci fa vedere le cose nella loro essenza.
La pellicola vorrebbe essere un’analisi di questo e di altro ma il finale, molto più spesso, non è così consolatorio come nel film. A volte certi traumi lasciano colpi assai più duri.
Rubini ha la mano del regista che sa trasmettere le emozioni ma ha il limite di volerle razionalmente analizzare. E, inoltre, denota una personalità registica non ancora ben definita.
Bellissima la fotografia, le scenografie, la sceneggiatura. Sorprendente il trucco.
Nell’ordinario la recitazione della Golino e di Scamarcio, molto meglio Rubini, ma un plauso particolare va ai bambini che, in questo film, superano tutti.
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fataignorante
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lunedì 4 gennaio 2010
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bravi
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ottimi interpreti. l'ironia dilaga leggera. commuove . bravi.
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ldmeinung
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lunedì 4 gennaio 2010
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non sempre la vita è bella!
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Il film è molto bello, espressivo ed emozionante per tantissimi aspetti. Magnifico il coup de foudre del quadro sostituito e significativo il segreto mantenuto per anni. Bravo Rubini!
Sinceramente mi sarei aspettato molto di più dal Maestro Piovani che non avrebbe dovuto rivisitare il tema di "La vita e bella". Ho sofferto nel constatare la parziale "copiatura". Poteva fare meglio e darci un nuovo esempio delle sue ottime capacità.
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everyone
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domenica 3 gennaio 2010
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coincidenza singolare
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Del film dò un giudizio medio non troppo convicente la recitazione di alcuni interpreti in primis la Golino con a seguito il buon Scamarcio che non ha davvero la stoffa per un essere un Giannini dei giorni nostri..La mia curiosità si incentra invece sul tema trattato dal film essendo identico nella sostanza ed anche in alcuni particolari ad un'opera letteraria uscita alcuni anni fa ovvero "Via Gemito"di cui è autore Domenico Starnone vincitore del premio Strega 2001.Il caso ha voluto che lo stessi leggendo mentre mi recavo a vedere il film e mi ha sorpreso vedere svilupparsi sulle pagine e sulla pellicola le stesse dinamiche che Rubini e Starnone siano fratelli??? Un'opera, il film ,garbata sul filo della memoria di un bambino diventato adulto di successo in quanto allontanatosi da un contesto già troppo saturo della ingombrante presenza di un padre artista frustrato e incompreso ma capace di giocare ai suoi tronfi detrattori una bella beffa post mortem.
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lurom
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domenica 3 gennaio 2010
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nulla di nuovo
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ricostruzioni perfette, trucco incredibile, bravi gli attori, bella fotografia, regia buona...ma dove va a finire questo film e quali rotelle ci mette in moto, nel nostro cervello, quali emozioni riesce a dare, non mentre lo vedi, ma dopo, quando esci dal cinema, quando sei in macchina e torni a casa, e il giorno dopo (non pensi già più). e vogliamo parlare della musica?...
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pipay
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sabato 2 gennaio 2010
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una frustrazione che genera ironia e sberleffo
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Il film fotografa magistralmente la realtà della vita di provincia, in particolare quella che si svolge in un paesino della Puglia, circa mezzo secolo fa. Un capostazione frustrato insegue velleità artistiche e tenta invano di farsi un nome come pittore. Si tratta di un personaggio tormentato, incompreso, insoddisfatto. Attorno a lui ruota un mondo, un microcosmo locale costituito di invidie, illazioni, ipocrisie, amicizie e inimicizie. E c'è la sua famiglia: una moglie fin troppo paziente, che fa continui sforzi e sacrifici per rimanergli accanto, e un figlio, un bambino che non è ovviamente in grado di comprendere le aspirazioni del padre e si sente più strumentalizzato che amato. Ma il capostazione-artista (e qui sta la genialità della storia) si rende artefice di una beffa, di uno sberleffo sorprendente e quasi inimmaginabile.
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Il film fotografa magistralmente la realtà della vita di provincia, in particolare quella che si svolge in un paesino della Puglia, circa mezzo secolo fa. Un capostazione frustrato insegue velleità artistiche e tenta invano di farsi un nome come pittore. Si tratta di un personaggio tormentato, incompreso, insoddisfatto. Attorno a lui ruota un mondo, un microcosmo locale costituito di invidie, illazioni, ipocrisie, amicizie e inimicizie. E c'è la sua famiglia: una moglie fin troppo paziente, che fa continui sforzi e sacrifici per rimanergli accanto, e un figlio, un bambino che non è ovviamente in grado di comprendere le aspirazioni del padre e si sente più strumentalizzato che amato. Ma il capostazione-artista (e qui sta la genialità della storia) si rende artefice di una beffa, di uno sberleffo sorprendente e quasi inimmaginabile. Grazie a questo "asso nella manica" lui potrebbe screditare qualche "saccente" e riacquistare un certo credito nell'ambito del paese. Ma preferisce, con grande ironia e dignità, portarsi fin nella tomba il suo segreto. Segreto che poi scoprirà il figlio, ormai adulto, molti anni dopo, rivalutando così totalmente la figura del padre. Aggiungo solo poche cose: ottima regia; ottima la cura dei particolari; eccezionale l'interpretazione di tutti gli attori (solo in qualche sequenza si rischia di sconfinare nella caricatura e nel bozzettismo). Un grande Rubini, dunque, al meglio delle sue qualità di regista e di attore.
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bigio
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martedì 29 dicembre 2009
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la terra di rubini
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Non è il migliore Rubini regista...come attore invece è ineccepibile e unico. Meglio La Terra - lo penalizza qualche retorica di troppo, si avvia verso il gradevole intrattenimento. "Amarcord" pugliese, troppe radici difficili da sradicare, soliti personaggi, manca sempre a Rubini quel ...pizzico in più. Comunque da vedere
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mariac
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lunedì 28 dicembre 2009
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retrospettiva
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Colorato, leggero, frizzante, con un amaro retrogusto, queste le qualità del nuovo film di Sergio Rubini che scruta ancora una volta, come per La Terra, alcuni aspetti dell'entroterra pugliese.
La retrospettiva della figura di un padre è il tema principale della pellicola a cui si accompagnano la chiusura, l'ipocrisia, l'accanimento raffigurato dai soliti personaggi di paese a cui nulla è dovuto ma a cui tanto è offerto in termini di rispetto e riconoscenza.
L'immagine di un padre assente, assorto in una ricerca artistica non facilmente compresa, egoista, concentrato su se stesso cambia nel viaggio a ritroso ripercorso da un figlio che ha fatto di tutto per non assomigliare a quell'idea di genitore che ha, secondo lui, reso potenzialmente infelice la sua infanzia.
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Colorato, leggero, frizzante, con un amaro retrogusto, queste le qualità del nuovo film di Sergio Rubini che scruta ancora una volta, come per La Terra, alcuni aspetti dell'entroterra pugliese.
La retrospettiva della figura di un padre è il tema principale della pellicola a cui si accompagnano la chiusura, l'ipocrisia, l'accanimento raffigurato dai soliti personaggi di paese a cui nulla è dovuto ma a cui tanto è offerto in termini di rispetto e riconoscenza.
L'immagine di un padre assente, assorto in una ricerca artistica non facilmente compresa, egoista, concentrato su se stesso cambia nel viaggio a ritroso ripercorso da un figlio che ha fatto di tutto per non assomigliare a quell'idea di genitore che ha, secondo lui, reso potenzialmente infelice la sua infanzia.
E' un commovente capolavoro capace di immortalare in una tenera storia la vita di chi, da giovane, ha imputato con vigorosa forza ai propri procreatori le sventure che gli sono capitate e poi quando gli stessi mutano il proprio viso, scoprendolo improvvisamente segnato dal tempo tutto varia.
Le disavventure, le sfortune, le notti più nere si trasformano in aneddoti divertenti da raccontare aventi l'abilità di convertire quei personaggi ostili in simpatiche macchiette a cui è impossibile non guardare con affetto.
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alespiri
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sabato 26 dicembre 2009
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rubini/tornatore per un film ambizioso, ma...
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Rubini strizza un occhio a Tornatore indulgendo una volta di troppo su retoriche oleografiche, la musica di Piovani ci riporta in atmosfere de "La vita è bella". Il film non decolla e indugia compiaciuto di se tesso su sequenze di treni a vapore sempre uguali e che non portano da nessuna parte. La metafora del ritorno del figlio (di Rubini padre) al passato per "uccidere il padre" dentro di sè, così come da bambino, il protagonista, SCOPRì LA VERA NATURA DELL'UOMO NERO DA LUI TANTO TEMUTO, CI PORTA A CONSIDERARE CHE NULLA è FORSE COME SEMBRA; LA DISTANZA IN CUI CI PONE IL TEMPO CI DISVELA IL VERO, CHE APPARE CONSOLATORIO COME nEL FILM, MA A VOLTE PUò DARE COLPI ASSAI PIù DURI.
Rubini ha la mano del regista che sa trasmettere emozioni, deve trovare però una sua personalità ben definita.
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Rubini strizza un occhio a Tornatore indulgendo una volta di troppo su retoriche oleografiche, la musica di Piovani ci riporta in atmosfere de "La vita è bella". Il film non decolla e indugia compiaciuto di se tesso su sequenze di treni a vapore sempre uguali e che non portano da nessuna parte. La metafora del ritorno del figlio (di Rubini padre) al passato per "uccidere il padre" dentro di sè, così come da bambino, il protagonista, SCOPRì LA VERA NATURA DELL'UOMO NERO DA LUI TANTO TEMUTO, CI PORTA A CONSIDERARE CHE NULLA è FORSE COME SEMBRA; LA DISTANZA IN CUI CI PONE IL TEMPO CI DISVELA IL VERO, CHE APPARE CONSOLATORIO COME nEL FILM, MA A VOLTE PUò DARE COLPI ASSAI PIù DURI.
Rubini ha la mano del regista che sa trasmettere emozioni, deve trovare però una sua personalità ben definita.
Bella la fotografia e la sceneggiatura. Sorprendente il trucco. Bravi gli attori, un plauso particolare ai bambini che, in questo film, superano tutti.
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[+] rileggiti e riscrivila.
(di marezia)
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