paolotor
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domenica 23 ottobre 2022
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l'uomo nero di rubini un capolavoro
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Rapporti tra padre e figlio, tra moglie e marito, tra vivi e defunti e lezioni di vita nel velo sottile che c'è tra l'essere adulto o bambino nella splendida cornice della Puglia e più in generale di un tempo passato ricco di usanze, tradizioni e costumi ormai sbiaditi con l'avvento della tecnologia. Un film ricco di spunti di riflessione...da vedere e rivedere... eccezionale.
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no_data
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martedì 7 ottobre 2014
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orribile
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film pessimo, nella storia, davvero banale, stupida, improbabile, scontata e mal costruita, nella regia che davvero lascia perplessi sulla parabola di Rubini, ormai solo capace di far il pugliese in qualsiasi ambito (ricordiamo il suo penoso interpretare il milanese in Cetto la qualunque!), e nelle interpretazioni, una su tutte quella di Scamarcio qui davvero inguardabile. Il film scende sempre piu' negli abissi delle brutture cinematografiche sino a doversi sforzare di non piangere o ridere per la farsa grottesca che corre sul video, pur non volendolo essere. Il finale poi e' davvero da latte alle ginocchia, compresa la recitazione di Scamarcio che tocca qui il punto piu' bassi in questofilm e nella sua carriera.
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film pessimo, nella storia, davvero banale, stupida, improbabile, scontata e mal costruita, nella regia che davvero lascia perplessi sulla parabola di Rubini, ormai solo capace di far il pugliese in qualsiasi ambito (ricordiamo il suo penoso interpretare il milanese in Cetto la qualunque!), e nelle interpretazioni, una su tutte quella di Scamarcio qui davvero inguardabile. Il film scende sempre piu' negli abissi delle brutture cinematografiche sino a doversi sforzare di non piangere o ridere per la farsa grottesca che corre sul video, pur non volendolo essere. Il finale poi e' davvero da latte alle ginocchia, compresa la recitazione di Scamarcio che tocca qui il punto piu' bassi in questofilm e nella sua carriera.
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horatiulus
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mercoledì 30 gennaio 2013
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coltiva il tuo giardino
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Mi è piaciuto. Il regista, con i suoi vezzi e le sue costruzioni di buon artigianato, ha ritratto con simpatia e buone emozioni persone e luoghi dei quali è parte. Interpretazioni attorali efficai.
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allamo
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mercoledì 23 gennaio 2013
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film bellissimo
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solo un'opinione
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giovedì 13 settembre 2012
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particolare...
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Film molto particolare...
e di conseguenza anche la recensione sarà particolare, diversa dal solito, questa volta non saranno sensazioni e pensieri scaturiti dal film ma diretti al film e ai loro protagonisti.
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Film molto particolare...
e di conseguenza anche la recensione sarà particolare, diversa dal solito, questa volta non saranno sensazioni e pensieri scaturiti dal film ma diretti al film e ai loro protagonisti.
Solitamente dopo la visione di un film ho dei sentimenti discretamente convergenti verso la storia che ho visto o i personaggi che l'hanno composta, questa volta insolitamente, ripeto, i sentimenti sono davvero molto contrastanti.
Quelli di padre sono scocciati, arrabbiati e cattiveriosamente ostili verso la figura del protagonista, un padre anch'esso che per la sua passione dimentica moglie e figlio, trascurandoli in tutto e per tutto inseguendo questo istinto potente che lo associa ad una specifica forma d'arte.
Quelli di essere umano che non si fa tanto intenerire dal caso umano di quest'uomo che si posiziona a metà tra il genio compreso e il perfetto sfigato ma quanto profondamente ammirato e catturato dal genio di una persona che mantiene segreta la sua astuzia a tutti, anche a se stesso e che per una volta non scende a patti con il diavolo pur di guadagnare il furor di popolo, di quello stesso popolo che probabilmente egli stesso reputa ingorante e superficiale, per di più altrettanto probabilmente, a ragione.
La sua più grande vittoria, la sua manifesta superiorità intellettuale la manifesta di nascosto, in silenzio proprio come spesso fanno le persone che sentono di aver capito qualcosa di se stessi o degli altri e che non hanno il bisogno di far sapere agli altri ciò che hanno compreso soltanto per il gusto di darsi un tono o per togliere quel tono al loro prossimo.
Ecco quindi che mi ritrovo combattuto tra condanna e assoluzione verso quest'uomo che probabilmente ha compiuto, sempre secondo il mio modo di vedere la vita, una scelta di troppo;
condannarlo come pessimo padre e marito e disprezzarne l'esistenza per i danni che ha pur forse involontariamente fatto nella vita delle due persone che si sono trovate per scelta o meno a stargli accanto oppure elevarlo ad una di quelle vite dal valore superiore, che passano in silenzio nel mondo del business che sono uno di quei esempi che vale sempre la pena di raccontare per dire che la vita può esser geniale e stimolante se si sceglie di viverla alla ricerca di qualcosa di diverso dal giudizio sempre ignorante e accondiscendente della massa.
Anche la figura della moglie mi affligge un pò, moglie che affoga la sua frustrazione tra una sigaretta e l'altra e tra degli spiccioli pensieri di tradimento e puro, femminile, confronto estetico.
Poi ci sono le figure secondarie come il critico d'arte e il suo avvocato o l'avvenente ricca signora che fa del fascino la sua cultura e che, come quasi tutti i semplici osservatori, può giudicare o per puro senso estetico oppure per propagazione del giudizio più numeroso. Qui è dipinta in modo cattivo ma reale la profonda ignoranza e superficialità dell'essere umano in società che non vuole sforzarsi ne di pensare ne di capire ma che vive appoggiandosi al pensiero e ai comportamenti dei suoi simili;
Mediocrità che diventa una scelta di vita ma che per certo non condanna a morte prematura.
E poi ci sono i luoghi, l'atmosfera e il profumo di un tempo, di un italia che non c'è più oppure che non c'è mai stata, almeno per quel che riguarda la mia vita di quell'italia che forse era meno ricca ma più solida, era meno importante ma con molta più personalità, di quell'italia dove c'era ancora il senso della condivisione e del riuscire a stare bene assieme e dove non era così forte la competizione ad ogni costo e dove si lavorava per costruire e non per sopravvivere.
E' bello poter guardare certe scene e sentire il profumo delle persone.
Molto interessante in fine è la questione del figlio che sembra assistere alla morte del padre come un semplice osservatore esterno, come un figlio di carta, di regolamento, di documento che non porta dentro di se molti ricordi del padre che non è certamente cresciuto riconoscendo le scelte dello stesso ma che ciò nonostante sembra esser sopravvissuto ugualmente in maniera dignitosa, quasi a far sembrare la figura paterna non così determinante
ma che sembra poi ribaltare completamente il giudizio complessivo sulla figura paterna nel momento in cui si trova difronte all'atto di pura e limpida genialità del padre, come se quella scoperta ridasse valore ad una vita che forse fino a quel momento era meglio accantonare perchè figlia di vergogna e fallimento; come se quella stessa vita ora fosse figlia di astuzia e pura genialità.
Ma si può cambiare opinione in maniera così radicale in così pochi istanti e per un così piccolo gesto?
Onestamente in questo caso, io, non so rispondere..
Ed è proprio in questo contrasto che mi perdo, che non riesco ad esprimere un giudizio che mi possa sembrare equilibrato, non riesco a pesare sulla bilancia pregi e difetti, cose giuste ed errori, gesta e frasi ed è così che questo film mi lascia, con un enorme punto di domanda sulla testa ma con un sacco di dubbi da risollevare su alcune delle mie, fino a quel punto, certezze...
ed è anche così che voglio sentirmi dopo aver visto un film, con un sacco di spunti per pensare e perchè no, a volte anche in difficoltà a capire da che parte guardarli...
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paperino
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venerdì 30 settembre 2011
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ottima prova di rubini e del film italiano
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Attore estremamente espressivo e capace di trasformazioni fisiche incredibili ( penso al personaggio "cattivo" de " La terra" ) riesce sempre a riconsegnerci paplpabile l'atmosfera della sua terra, della vita di paese di un tempo con le sue ipocrisie e meschinità. Facile è l'accostamento a Tornatore che però si cimenta con film di più ampio respiro ( come la contestata " Baaria") la cui complessità e lunghezza possono finire coll'inficiare il risultato.
I film di Rubini sono più circostritti e incisivi, arrivano diritti al punto riuscendo però a delineare i caratteri dei personaggi. Anche l'indulgere a volte in stereotipi ( il bambino ciccione e mangione, Anna falchi vamp di provincia ) possono essere perdonati dal geniale ricorso alle " visioni" del piccolo protagonista che arricchiscono con un tocco di fantasia surreale l'andamento del film .
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Attore estremamente espressivo e capace di trasformazioni fisiche incredibili ( penso al personaggio "cattivo" de " La terra" ) riesce sempre a riconsegnerci paplpabile l'atmosfera della sua terra, della vita di paese di un tempo con le sue ipocrisie e meschinità. Facile è l'accostamento a Tornatore che però si cimenta con film di più ampio respiro ( come la contestata " Baaria") la cui complessità e lunghezza possono finire coll'inficiare il risultato.
I film di Rubini sono più circostritti e incisivi, arrivano diritti al punto riuscendo però a delineare i caratteri dei personaggi. Anche l'indulgere a volte in stereotipi ( il bambino ciccione e mangione, Anna falchi vamp di provincia ) possono essere perdonati dal geniale ricorso alle " visioni" del piccolo protagonista che arricchiscono con un tocco di fantasia surreale l'andamento del film .Forse l'unico appunto può essere mosso alla scena iniziale che dà inizio al flashback con il protagonista ormai cresciuto ed estraneo alla vita di paese ( molto " Nuovo cinema paradiso" ) riscattato però dal ripresentarsi della materializzazione di un desiderio di incontro col padre giovane per una riconciliazione attesa da troppo tempo. Proseguendo lungo la strada scelta dal padre il segreto sul vero Cézanne rimarrà tale per sempre, come la beffa ( De filippo ?....)
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dandy
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mercoledì 6 luglio 2011
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l'uomo nero non fa sempre del male.....
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Ambientato negli anni sessanta con un incipit e un finale ai giorni nostri,il film di Rubini mostra fin da subito ascendenze autobiografiche(i quadri che si vedono sono del padre dell'attore/regista,capostazione con la vocazione della pittura),mescolando riflessioni sulle aspirazioni frustrate e la piccolezza degli invidiosi.Sempre in bilico tra la commedia di costume(a tratti piuttosto divertente)e la descrizione della vita provinciale e soffocante.Con qualche caduta nel bozzetto(il ritratto dei due insopportabili critici,e della "musa ispiratrice")e virate nel fantastico non disprezzabili(il colloquio finale tra Gabriele e il padre "fantasma").Garbato,a tratti delicato.
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Ambientato negli anni sessanta con un incipit e un finale ai giorni nostri,il film di Rubini mostra fin da subito ascendenze autobiografiche(i quadri che si vedono sono del padre dell'attore/regista,capostazione con la vocazione della pittura),mescolando riflessioni sulle aspirazioni frustrate e la piccolezza degli invidiosi.Sempre in bilico tra la commedia di costume(a tratti piuttosto divertente)e la descrizione della vita provinciale e soffocante.Con qualche caduta nel bozzetto(il ritratto dei due insopportabili critici,e della "musa ispiratrice")e virate nel fantastico non disprezzabili(il colloquio finale tra Gabriele e il padre "fantasma").Garbato,a tratti delicato.Non perfetto ma volenteroso,piacevole e abbastanza scorrevole nel mostrare una storia risaputa come quella di formazione e crescita.Buono il colpo di scena.Simpatico il piccolo protagonista.Scamarcio,rivela qualche piccola capacità di istrionismo(una volta tanto non è sempre imbronciato).La Falchi è quasi simpatica a tratti.Margherita Buy è la donna a cui Gabriele,quando era bambina,aveva dato il primo bacio.
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marezia
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lunedì 13 dicembre 2010
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pcologo,
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se Lei non capisce è un prblema SUO. La Gandolfi è stata CHIARISSIMA. Che cos'è che non ha capito? La parte della frase relativa a "Colpo d'occhio" ne descrive la sostanza (e la definizione di art thriller è PERFETTA), la seconda pure ("Terra" è il titolo di un suo film) anche se in questo io non ho ravvisato nemmeno l'ombra di retorica. Insomma, INTERVENTO INUTILE.
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pcologo
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lunedì 29 novembre 2010
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archiviato l'art thriller ?
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Per favore Marzia Gandolfi sii meno criptica: Cosa vuol dire? Archiviato l'art thriller sui mercanti del bello e la corruttibilità dell'anima umana (Colpo d'occhio), il cinema di Rubini ritrova la vocazione antropologica e il cuore della Terra, replicando una volta di troppo la retorica delle radici e il ritorno al privato ????
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francesco2
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venerdì 19 novembre 2010
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nuova pittura paradiso
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Un altro ritorno, dopo quello di Almodovar in "Volver": Rubini torna al suo Sud in tutti i sensi, perché senza esprimersi in termini ghezziani la cosa ha una valenza geografica, artistica(E' un altro sguardo sul Sud dopo quello della bruttina "Terra", che guardacaso era proprio un film "di sguardi"), e personale ( Suo padre era un capostazione, come il protagonista del film, e proprio "La stazione" si chiamava il primo film di Rubini)).
E' facile, magari sin troppo, valutare "L'uomo nero" del titolo come specchio dei tormenti preadolescenziali, come dimostra chiaramente- anche troppo- la scena in cui il ragazzino viene avvicinato da una mistriosa ombra che si rivela poi quantomai innocua.
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Un altro ritorno, dopo quello di Almodovar in "Volver": Rubini torna al suo Sud in tutti i sensi, perché senza esprimersi in termini ghezziani la cosa ha una valenza geografica, artistica(E' un altro sguardo sul Sud dopo quello della bruttina "Terra", che guardacaso era proprio un film "di sguardi"), e personale ( Suo padre era un capostazione, come il protagonista del film, e proprio "La stazione" si chiamava il primo film di Rubini)).
E' facile, magari sin troppo, valutare "L'uomo nero" del titolo come specchio dei tormenti preadolescenziali, come dimostra chiaramente- anche troppo- la scena in cui il ragazzino viene avvicinato da una mistriosa ombra che si rivela poi quantomai innocua. Del resto la dimensione del piccolo protagonista, preceduta da una scena discutibile del padre morente che diceva: "Erano tutti stronzi", è già d isuo paradosale: se non solo il padre ARTISTA affronta la dimensione provinciale del paese (Madre ed al contempo figlia dei critici tromboni), ma , sia detto senza offesa, è il padre stesso un paradosso, non necessaraiamente per colpa sua in quanto al contempo artista (Incompreso?) ed uomo dedito ad una professione umile.
Se però è in parte sbagliato l'accostamento tra questo affresco del Sud e quello di Tornatore, o forse no, è perché Rubini mette in evidenza quello stesso a ore per il cinema che (contrad) distingueva Peppuccio: con qualche variante interessante, però. Mentre lì c'era una ripartizione schematica dei ruoli (Noiret mostrava a Totò Cascio la magia del cinema), qui è proprio Gabriele che sembra usare la fantasia magari più costruttivamente del padre, quando immaginando ciò che sente dai genitori elabora già una trasfigurazione della realtà del tutto personale, che lo aiuta a capire meglio l'Arte, o forse la vita. Eppure, quanto e più la piccola protagonista di "Somewhere", non risulta antipatico proprio perché tutt'altro che perfettino: è colpa sua, infatti, se ad u certo punto cala il buio proprio mentre il padre sta esponendo. Rischia quindi, in complicità con un amichetto, di gettare BUIO ove la carriera dell'uomoa vrebbe potuto avvolgersi di LUCE, anche se è lecito supporre che, considerati i personaggi dei due critici, probabilmente le cose sarebbero andate allo stesso modo.
La magia, un pò come per "Alice" di Woody Allen, che la definiva l'unica chiave per sfuggire alla tristezza del mondo, è dunque qualcosa che intimorisce ed allo stesso tempo alletta Gabriele, quasi come presentisse che ha che ahe fare con un padre i cui meriti verranno capiti troppo tardi. Poi, è troppo facile (Anche qui) leggere una parabola della vita di Rubini, sia che si parli del figlio (La magia come chiave per uscire dal provincialismo e dalla noia), che dl padre (Gli artisti incompresi dai tromboni che dovrebbero stimolare il pubblico a capirne di più). Certo, valutando la sceneggiatura (Tanto per cambiare) bozzettistica e varie (e) semplificazioni, parzialmente anche nel rapporto tra padre e figlio, è facile capire le perplessità di Davide Turrini quando parla di cinema "Vurria ma non posso". Ma nel panorama asfittico del cinema di casa nostra, è comunque un film da non dimenticare, più della strombazzata Sicilia di "Baaria".
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