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germi86
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mercoledì 30 giugno 2010
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il quadro,cezanne,e la critica
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Gabriele torna al sud,in puglia,nella sua città di origine a causa della malattia del padre,e rivive la sua infanzia con i genitori e il caro zio pinuccio(Scamarcio).Questo film è un semplice racconto di vita,la storia di una famiglia,di un'infanzia e di un padre appassionato(poi ossessionato)di pittura..
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eli.f.b.
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domenica 11 aprile 2010
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ma che tornatore..
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Intenso. Non è la prima volta che vedo rappresentato in un film, un appassionato di pittura, che finisce con l'essere travolto dalla sua stessa passione, quasi a farne un'ossessione-penso al vecchio di "Amelie" e la ragazza col bicchiere di Renoir- ma qui, non rimane travolto tanto dalla pittura quanto dalla ribellione verso l'ipocrisia e lo snobbismo con il quale, proposta la sua arte, si deve confrontare,ma non si può confrontare perchè non c'è confronto,quando si è i soli a comunicare,quando non si trova nessuno con cui comunicare. Questa sensibilità è trasmessa al figlio, che gioca con le sue stesse immaginazioni e suggestioni, nelle quali si rifugia per fuggire all'impulsività del padre il quale nella sua lucida follia, potrà riottenere la stima del figlio solo il giorno del suo funerale.
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Intenso. Non è la prima volta che vedo rappresentato in un film, un appassionato di pittura, che finisce con l'essere travolto dalla sua stessa passione, quasi a farne un'ossessione-penso al vecchio di "Amelie" e la ragazza col bicchiere di Renoir- ma qui, non rimane travolto tanto dalla pittura quanto dalla ribellione verso l'ipocrisia e lo snobbismo con il quale, proposta la sua arte, si deve confrontare,ma non si può confrontare perchè non c'è confronto,quando si è i soli a comunicare,quando non si trova nessuno con cui comunicare. Questa sensibilità è trasmessa al figlio, che gioca con le sue stesse immaginazioni e suggestioni, nelle quali si rifugia per fuggire all'impulsività del padre il quale nella sua lucida follia, potrà riottenere la stima del figlio solo il giorno del suo funerale. Non dico nè come nè perchè,guardatelo;
e per piacere non paragonatelo a "Baaria" di Tornatore, film in cui la bellezza oggettiva di paesaggi e personaggi,lascia spazio al Nulla. Gusto Berlusconiano del resto.
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paride86
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domenica 14 marzo 2010
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già visto
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Un uomo torna nel paese natale a causa della malattia del padre e rivive alcuni momenti significativi della propria infanzia e della vita del genitore.
Da "Nuovo Cinema Paradiso" in poi, il tema del ritorno alle origini è stra-usato nel cinema italiano, e "L'Uomo Nero" ammicca più di una volta ai modi e ai soggetti del cinema di Tornatore, pur senza averne l'intensità. Rubini, inoltre, inserisce molti cenni visionari che, però, ricordano parecchio quelli di "Fanny & Alexander" di I. Bergman.
Non si tratta di un brutto film, e tra l'altro è recitato molto bene; il problema è che tutto quanto è piuttosto prevedibile e sa di già visto.
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Un uomo torna nel paese natale a causa della malattia del padre e rivive alcuni momenti significativi della propria infanzia e della vita del genitore.
Da "Nuovo Cinema Paradiso" in poi, il tema del ritorno alle origini è stra-usato nel cinema italiano, e "L'Uomo Nero" ammicca più di una volta ai modi e ai soggetti del cinema di Tornatore, pur senza averne l'intensità. Rubini, inoltre, inserisce molti cenni visionari che, però, ricordano parecchio quelli di "Fanny & Alexander" di I. Bergman.
Non si tratta di un brutto film, e tra l'altro è recitato molto bene; il problema è che tutto quanto è piuttosto prevedibile e sa di già visto.
Il cinema italiano deve cominciare a battere altre strade.
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stevesteve
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giovedì 11 marzo 2010
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tra nuovo cinema paradiso e come due coccodrilli..
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... ma senza la profondità del primo nè l'originalità del secondo. Autocitazioni ("La stazione": bell'esordio di regia), autocompiacimento. Dopo l'ottimo "La terra", un film birignao, con il ragazzino identico a quello di Tornatore, Rubini attore sempre bravo, sì, ma farci "vedere" la sostituzione del quadro quando ce lo ha telefonato da dieci minuti, io spettatore mi sento preso per cretino. L'uomo nero, poi, è solo un'occasione per qualche felliniata e qualche pezzo di bravura di regia, ma solo appiccicato al contesto narrativo. Più che deludente. Aspetto il prossimo comunque speranza, perchè di Rubini apprezzo le doti sia di attore che di regista: sarà il caso che si trovi uno sceneggiatore più fresco di se stesso?
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vittorio
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martedì 9 marzo 2010
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bella sorpresa!!
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Film ben fatto, con uno strepitoso Rubini, una bella storia che si mescola tra favola e realtà, immaginazione e provincialismo, con una bella fotografia e un bel finale!!
Il cinema italiano è in netta ripresa...e questo film lo dimostra in pieno!!
Non adatto per chi ama i vari film di Vanzina....
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robert1948
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lunedì 8 febbraio 2010
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il provincialismo
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E' un film bellissimo e non comprendo chi lo ha giudicato lento e noioso . Rubini ci spiega che cosa è il "provincialismo" . Io che vivo al Sud quando mi capita di osservare un giovane di talento lo spingo sempre ad andarsene parafrasando il famoso "fujitevenne" di Eduardo .Ed ai giovani dico di non ascoltare i vecchi tromboni che cercano di dissuaderli a restare perchè devono comprendere che vogliono soltanto continuare a fregarli . Io abito a Napoli dove regna il peggio del peggio della classe dirigente .
Roberto
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jayan
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mercoledì 3 febbraio 2010
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intenso: il mondo dei bambini e degli adulti
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Un bellissimo film sul mondo dei bambini e degli adulti che ricordano il loro passato. Un film intenso, che racconta la gente di un paese della Puglia, e lo fa con forza, passione e poesia. C'è anche una critica ai cosiddetti critici che si vantano di sapere, ma che non sanno distinguere un Cezanne originale da una copia. Il dramma di chi vorrebbe emergere come pittore, e ne ha le qualità, ma non riesce a causa di pregiudizi e incapacità degli altri. Il bambino che riesce a vedere oltre il mondo dei terreni, fino a coloro che sono scomparsi, che sono morti. Stupendo il finale. Straordinaria l'interpretazione del bambino Gabriele Rossetti.
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ultimoboyscout
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martedì 19 gennaio 2010
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si salva giusto il bambino.
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Lento e noiosissimo film senza colpi di scena ne emozioni particolari. L'unico coup de theatre lo regala Rubini, rubando un quadro da una mostra. Per il resto recitazioni improbabili (Scamarcio è un maestro nel non recitare) in cui solo il piccolo Guido sembra il veterano del film nonostante sia la sua prima apparizione cinematografica. Rubini ci aveva decisamente abituato meglio. Peccato perchè a ben vedere non era studiata male la storia.
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lunetta
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martedì 19 gennaio 2010
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rubini pittore
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Ho visto il film quasi 2 settimane fa, ma non ho scritto recensioni perchè bloccata dalla presunzione, dalla supponenza e dalla estrema ignoranza del personaggio che è il "critico" d'arte del film: non volevo assomigliare a lui! Così mi sono presa del tempo, e oggi posso dire che, davvero ricorda un pò Tornatore, con il suo Baaria, film bello, ma statico, estremamente statico, mentre questo film, che comunque è fedele allo stile di sempre di Rubini, è guizzante, riserva delle sorprese inprovvise e ben congegnate, che pongono il film al dì sopra della media del momento. Bravissimo anche come attore Rubini; perfetti scamarcio e la golino, ed anche il corteo di attori secondari.
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Ho visto il film quasi 2 settimane fa, ma non ho scritto recensioni perchè bloccata dalla presunzione, dalla supponenza e dalla estrema ignoranza del personaggio che è il "critico" d'arte del film: non volevo assomigliare a lui! Così mi sono presa del tempo, e oggi posso dire che, davvero ricorda un pò Tornatore, con il suo Baaria, film bello, ma statico, estremamente statico, mentre questo film, che comunque è fedele allo stile di sempre di Rubini, è guizzante, riserva delle sorprese inprovvise e ben congegnate, che pongono il film al dì sopra della media del momento. Bravissimo anche come attore Rubini; perfetti scamarcio e la golino, ed anche il corteo di attori secondari. Tutto il finale è intenso e commovente.
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cantastorie
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venerdì 15 gennaio 2010
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la gioconda di pascoli
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Avrei voluto votarlo con due stelle e mezzo, ma ho deciso di abbondare. Un altro film nostalgico sulla scena italiana: Rubini riesplora il suo passato ed il rapporto con il padre. Nella Puglia anni '60, Giovanni (adorabile Guido Giaquinto) assiste alla frustrazione artistica del padre trasognato, con quella capacità tutta infantile di sviare la propria attenzione dalla turbolenza dei familiari concentrandosi su visioni di morti (non c'è nulla di lugubre: il ragazzino immagina di volta in volta i nonni ancora giovani, Cézanne e uno dei suoi arlecchini). Prevedibile l'ignoranza dei critici di provincia e intuibile il "colpo di scena". Niente di particolare, un film piacevole ma non eccezionale.
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Avrei voluto votarlo con due stelle e mezzo, ma ho deciso di abbondare. Un altro film nostalgico sulla scena italiana: Rubini riesplora il suo passato ed il rapporto con il padre. Nella Puglia anni '60, Giovanni (adorabile Guido Giaquinto) assiste alla frustrazione artistica del padre trasognato, con quella capacità tutta infantile di sviare la propria attenzione dalla turbolenza dei familiari concentrandosi su visioni di morti (non c'è nulla di lugubre: il ragazzino immagina di volta in volta i nonni ancora giovani, Cézanne e uno dei suoi arlecchini). Prevedibile l'ignoranza dei critici di provincia e intuibile il "colpo di scena". Niente di particolare, un film piacevole ma non eccezionale. Con la soddisfazione della rivincita dell' "uomo medio" che troppo spesso abbiamo visto spezzarsi sulle pellicole, ritratto non granché allegro di un'Italia che forse non c'è più. Rubini se la cava egregiamente sia dietro la cinepresa che davanti ad essa; intensa la Golino; sufficiente Scamarcio. E l'uomo nero non è solo una figura negativa.
Graziosa fotografia, testi non particolarmente brillanti. Un film di nostalgia, decisamente. Ma sto ancora cercando un messaggio che non sia l'autoreferenzialità.
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