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Il riccio: l’eleganza degli invisibili

Il libro della Barbery, la sorpresa editoriale del 2006 e un caso letterario in Francia.
di Marzia Gandolfi

Dietro la porta

giovedì 3 dicembre 2009 - Incontri

Dietro la porta
Diventa un film il caso letterario del 2007 che vanta centinaia di migliaia di copie vendute e perde “l’eleganza” nel titolo. Il riccio di Mona Achache, regista debuttante e francese, sfida l’immaginario dei lettori incarnando sullo schermo i personaggi letterari e amati di Muriel Barbery. Josiane Balasko, attrice, regista, sceneggiatrice e produttrice, interpreta con grande sensibilità la portinaia scontrosa di rue de Grenelle, che dietro la porta pratica l’isolamento e lettura. Coltissima concierge, appassionata degli amanti di Tolstoj e delle sorelle (Munekata) di Ozu, Renée ha cinquantaquattro anni, un gatto e un segreto doloroso mai rivelato. L’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese dal cuore nobile, e la disarmante intelligenza di Paloma, figlia dodicenne di genitori ottusi, eluderanno le spine e riveleranno “l’eleganza del riccio”. A Roma per presentare il loro film, regista e attrice ci raccontano come si adatta un romanzo di successo, “sopravvivendo” alle aspettative dei lettori.

Corrispondenze
Josiane Balasko: quando lessi la sceneggiatura e accettai di interpretare la ruvida portinaia di un elegante palazzo parigino non conoscevo il romanzo di Muriel Barbery, ne sapevo che avesse avuto un tale successo. Riparai molto presto a quella lacuna leggendo “L’eleganza del riccio” e traendo aiuto e spunti dal testo letterario. La lettura del libro mi ha permesso di mettere meglio a fuoco i personaggi, di capirne i dettagli e le ragioni dei loro comportamenti. Mi sono ovviamente innamorata subito di questa donna e del suo doppio volto. Renée è circondata da un fitto mistero ed è molto attenta a nascondere la sua vera natura e il suo grande interesse per la cultura. Da un lato ha questo aspetto duro, quasi scorbutico, dall’altro è estremamente colta e sofisticata. Credo che la mia passione per Renée nasca dalla prossimità caratteriale, nella vita in fondo sono un po’ come lei, la gente non sa chi io sia perché preferisco nascondermi dietro l’immagine di una donna diversa da quella che sono.

Bambini
Josiane Balasko: suppongo che non sia semplice lavorare coi bambini ma nel mio caso è stata un’esperienza davvero interessante. Come la piccola protagonista del film, Garance ha dimostrato enorme capacità di concentrazione e anche se all’inizio delle riprese avvertivo il suo disagio, dopo il primo ciak tutto si è risolto e abbiamo lavorato in armonia. Si aggiunga poi che Garance, nonostante la sua giovane età, è già un’ottima attrice. Un esempio? Lei detesta la cioccolata fondente ma nel film è stata costretta a mangiarla e lo ha fatto in maniera credibile, come se davvero le piacesse. Questa ragazzina è magnifica e dotata di una grande interiorità.

Adattamenti
Mona Achache: comprai i diritti del libro molto tempo prima che avesse il successo che ha avuto. Prima di imbattermi ne “L’eleganza del riccio” stavo lavorando a un altro adattamento ma per quanto insistessi il film non veniva fuori, così per distrarmi mi recai alla FNAC dove mi misi a leggere le quarte di copertine alla ricerca di una storia speciale da raccontare. In questo modo mi imbattei nel libro della Barbery e decisi di farne una trasposizione cinematografica. Al momento di scrivere la sceneggiatura però il romanzo aveva già raccolto il favore di centinaia di migliaia di lettori, fu per questa ragione che mi chiusi nel mio studio e cercai di non farmi influenzare dai commenti esterni. Quello che volevo, lavorando a questo adattamento, era tentare di salvare l’impressione e lo spirito che colsi dopo la lettura. Questo non vuol dire che non abbia in ogni momento cercato di restare fedele al testo di partenza. Ho incontrato una sola volta Muriel Barbery, il giorno in cui lei sottoscrisse l’accordo, da allora non l’ho mai più vista e so che adesso vive in Giappone. La sua idea, riguardo questa produzione, è quella che libro e film restano cose diverse e separate e che in nessun modo si sarebbe interessata al secondo.

Variazioni
Mona Achache: il romanzo della Barbery è naturalmente molto discorsivo dunque era necessario trovare un modo efficace di tradurre in immagini le sue parole. Nel libro la piccola Paloma redige molto seriamente e poeticamente un diario, volevo perciò che il suo doppio cinematografico, altrettanto sensatamente, usasse la videocamera regalatale dal padre. La videocamera in mano a Paloma mi serviva per esprimere lo stesso concetto del libro. Volevo che usasse una macchina da presa vecchio stile, quella col mirino classico che ti costringe a fissare un punto preciso e non inquadrare a caso e a distanza, come una videocamera munita di zoom. In questo modo avrei reso visibile l’immaginario di una bambina intelligente ed estremamente dotata.

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