"La vita dell'uomo genera pene, come le scintille volano in alto". Così si lamenta Giobbe, l'uomo retto che fu posto alla prova per saggiarne la fede.
E di Giobbe il protagonista pare avere la pazienza. Subisce i colpi dell'avversa fortuna senza maledire il nome del signore e cercando anzi il messaggio che Egli gli manda. Come il rabbino del prologo, pugnalato in cambio della sua Mitzvah (buona azione), non si adira, ma si allontana mesto senza maledire e senza vendicarsi.
Tuttavia questo personaggio causa malessere.
Al protagonista manca, del personaggio biblico, la fede consapevole che lo fa forte e che permetterebbe un canale di simpatia tra lui e lo spettatore. Più mite che paziente, e più imbelle che mite, il nostro subisce senza capire e la sua fondamentale inconsapevolezza trasforma in uno sprovveduto quello che altrimenti potrebbe essere un santo. In questi termini, il film dei Coen appare o malriuscito o empio.
D'altra parte, alla allibita dabbenaggine del protagonista fa da contorno una vera corte dei miracoli di personaggi non tanto cattivi quanto egoisti, assenti e incuranti, ciascuno chiuso nel suo mondo personale e incapace di carità e di ascolto.
In questo contesto privo di redenzione la sola virtù possibile sembrerebbe la pazienza (ed è nota l'importanza della pazienza nella cultura ebraica europea); ma sfortunatamente il protagonista non ha il livello di maturità necessario per elaborare la realtà e non può che perdersi (e lo spettatore con lui) in un deserto etico.
Tuttavia, nel suo ambiguo nichilismo, il film è fondamentalmente falso. Il livello di inerzia del protagonista non è credibile; i personaggi laterali sono esasperati nella loro caratterizzazione, fino a livelli non più accettabili; le vicende narrate più che surreali, sono inverosimili. E alla fine la mancanza del transfert tra spettatore e personaggio porta al sostanziale distacco dalla narazione, e al rifiuto che ne discende.
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anna ferrari
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giovedì 17 dicembre 2009
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denuncia
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Proprio perchè incredibile, io ho percepito questo film come un film di denuncia: nasciamo e moriamo da soli, in mezzo conosciamo qualcun'altrooo!!!!
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anna ferrari
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venerdì 18 dicembre 2009
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ovvero...
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penso che la caratterizzazione/maschera esasperata di tutti i personaggi sia un modo per smascherare "difetti" sepolti sotto il velo dell'assuefazione. Non credo che quei "difetti" che descrivi, ("più mite che paziente, più imbelle che mite, cattivi quanto egoisti, assenti e incuranti, ciascuno chiuso nel suo mondo personale e incapace di carità e di ascolto), non possano appartenere anche allo spettatore del nostro tempo.
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anna ferrari
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venerdì 18 dicembre 2009
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...
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"non tanto cattivi quanto egoisti"
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eta beta
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lunedì 21 dicembre 2009
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per anna
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Sì la denuncia, si il personaggio come maschera, e quindi sì alla esasperazione dei difetti per creare un emblema (si pensi a Alex di Arancia Meccanica...). Ma il troppo stroppia anche nel cinema, e l'eccesso impedisce la sospensione dell'incredulità, alla fine neutralizzando anche il messaggio stesso che ci si proponeva. D'altra parte, insisto nel dire che il film è sostanzialmente sbilanciato. Si compiace del suo messaggio negativo, ma trascura la dignità di cui l'uomo è capace anche sotto i colpi e fondamentalmente ne nega l'intelligenza e in ultima analisi anche l'umanità.Come dire; è vero che si nasce soli e che soli si muore; ma nell'intertempo può anche capitare di ridere con un amico, o anche da soli, o di guardare il cielo, e di chiedersi a che valgono tante facelle.
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Sì la denuncia, si il personaggio come maschera, e quindi sì alla esasperazione dei difetti per creare un emblema (si pensi a Alex di Arancia Meccanica...). Ma il troppo stroppia anche nel cinema, e l'eccesso impedisce la sospensione dell'incredulità, alla fine neutralizzando anche il messaggio stesso che ci si proponeva. D'altra parte, insisto nel dire che il film è sostanzialmente sbilanciato. Si compiace del suo messaggio negativo, ma trascura la dignità di cui l'uomo è capace anche sotto i colpi e fondamentalmente ne nega l'intelligenza e in ultima analisi anche l'umanità.Come dire; è vero che si nasce soli e che soli si muore; ma nell'intertempo può anche capitare di ridere con un amico, o anche da soli, o di guardare il cielo, e di chiedersi a che valgono tante facelle... Suggerire come fondamentale realtà l'assenza di dignità, di profondità e di risorse dell'uomo (di ogni uomo) è fondamentalmente falso, troppo facile, e a ben vedere anche pericolosamente deresponsabilizzante.
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anna ferrari
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lunedì 21 dicembre 2009
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per l'uomo del 2000 : )
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se leggi gli altri commenti che ho fatto qua e là vedrai che sono d’accordo con il tuo assunto di base... Mi sto sbattendo infatti, a mio modo, per non far passare così facilmente il messaggio della rassegnazione, chiamala sconfitta davanti al caso o mistero che sia. Io credo appunto che non era quello l'intento dei registi, ma spesso a quanto pare, l'effetto si. L’ironia, il paradosso, il sostenere l’ambivalenza, non servono solo a creare un distacco dalla vita ma anche a parteciparvi, a contribuire con passione e a rinnovarla. Altrimenti non facciamo altro che subire il mistero come se fosse un dogma, invece che accoglierlo con la responsabilità e libertà che ci è possibile.
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se leggi gli altri commenti che ho fatto qua e là vedrai che sono d’accordo con il tuo assunto di base... Mi sto sbattendo infatti, a mio modo, per non far passare così facilmente il messaggio della rassegnazione, chiamala sconfitta davanti al caso o mistero che sia. Io credo appunto che non era quello l'intento dei registi, ma spesso a quanto pare, l'effetto si. L’ironia, il paradosso, il sostenere l’ambivalenza, non servono solo a creare un distacco dalla vita ma anche a parteciparvi, a contribuire con passione e a rinnovarla. Altrimenti non facciamo altro che subire il mistero come se fosse un dogma, invece che accoglierlo con la responsabilità e libertà che ci è possibile. Il film secondo me non voleva essere rassicurante, presentandoci un caso di equilibrio o un modello, ma suscitare una crisi, un giudizio dal quale far emergere un rinnovamento.
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anna ferrari
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lunedì 21 dicembre 2009
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p.s.
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lascerei comunque perdere termini come "fondamentale", in un senso o in un'altro. non si sa come inizia e non si sa come finisce. cosa c'è di più umano? ti pare?
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