houssy
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mercoledì 13 maggio 2009
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star system: leggero con brio
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Sarà che adoro Simon Pegg dai tempi di Shawn of the dead, sarà che idolatro Jeff Bridges dal momento che incrocia il suo sguardo in Starman, sarà che i rimandi ad altri film non si contano, ma devo dire che Star System (orrendo titolo italiano del ben più azzeccato How to lose friends and alienate peolple) conquista dalla prima all'ultima sequenza. La storia del giovane reporter inglese che vola a New York per lavorare ad una blasonata rivista, portando lo scompiglio nel mondo dello show business, cattura le pupille e non le molla più. Se da un lato il repertorio di situazioni catastrofiche è piuttosto prevedibile, dall'altro alcuni dialoghi sono strepitosi (il miglior film del mondo? Con Air.
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Sarà che adoro Simon Pegg dai tempi di Shawn of the dead, sarà che idolatro Jeff Bridges dal momento che incrocia il suo sguardo in Starman, sarà che i rimandi ad altri film non si contano, ma devo dire che Star System (orrendo titolo italiano del ben più azzeccato How to lose friends and alienate peolple) conquista dalla prima all'ultima sequenza. La storia del giovane reporter inglese che vola a New York per lavorare ad una blasonata rivista, portando lo scompiglio nel mondo dello show business, cattura le pupille e non le molla più. Se da un lato il repertorio di situazioni catastrofiche è piuttosto prevedibile, dall'altro alcuni dialoghi sono strepitosi (il miglior film del mondo? Con Air...), se la storia d'amore messa in scena nel film è telefonatissima, il garbo con cui sboccia e cresce, ammalia, così come ammaliano ancora le note de La dolce vita scritte da Nino Rota. Di certo non sarà il miglior film dell'anno, ma nemmeno il peggiore o il più volgare, in definitiva la pellicola interpretata dal bravo Simon Pegg è un sassolino gettato educatamente nel placido stagno del buon gusto. Su tutto poi, resta nella mente la sequenza in cui i due protagonisti ballano al ritmo della musica di Nino Rota, una sequenza dal gusto classico, d'altri tempi, da commedia sofisticata anni 60/70. Un momento che vale mille parole.
LA SCENA CHE VALE IL FILM
Quella appena citata e il finale...la dolce vita.
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ciccio capozzi
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giovedì 14 maggio 2009
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tra tanta banalità, ecco il mito....
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“STAR SYSTEM-SE NON CI SEI NON ESISTI” di ROBERT B. WEIDE; USA-UK, 09. Il giovane aspirante critico cinematografico inglese di rottura, è chiamato a New York dal più potente editore di riviste di comunicazione glamour. Dovrà lottare per adattarsi e non farsi fagocitare. Ispirato alle autobiografie di Toby Young, giornalista e critico, ha trovato nella messa in film il giusto equilibrio tra la satira e l’osservazione dall’interno di un ambiente così complicato come quello che ruota attorno al cinema. Il luccichio del sistema è per lo più fasullo, perché opera di PR professionisti, e di produttori che programmano gli investimenti su personaggi di totale soave nullità, come il leggiadro corpo parlante della bellissima Megan Fox : ma la fanno diventare mito.
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“STAR SYSTEM-SE NON CI SEI NON ESISTI” di ROBERT B. WEIDE; USA-UK, 09. Il giovane aspirante critico cinematografico inglese di rottura, è chiamato a New York dal più potente editore di riviste di comunicazione glamour. Dovrà lottare per adattarsi e non farsi fagocitare. Ispirato alle autobiografie di Toby Young, giornalista e critico, ha trovato nella messa in film il giusto equilibrio tra la satira e l’osservazione dall’interno di un ambiente così complicato come quello che ruota attorno al cinema. Il luccichio del sistema è per lo più fasullo, perché opera di PR professionisti, e di produttori che programmano gli investimenti su personaggi di totale soave nullità, come il leggiadro corpo parlante della bellissima Megan Fox : ma la fanno diventare mito. Su questa intelligente e non moralistica dialettica è costruito il film. Che risulta perfino realistico: anche più di “Il Diavolo veste Prada”, cui si ricollega in qualche modo. Come nella vicenda esemplare dell’ex capo del protagonista, che, caduto in basso dalla piramide, diventa un banale corrispondente, come tanti altri. L’attore Danny Huston ne dà una caratterizzazione perfetta. L’aspetto collettivo è ritratto con sicurezza; come anche la donchisciottesca, talvolta presuntuosa intellettualità del protagonista: a volte è esilarante come il Peter Seller della serie Clouseau
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sw3ntrax
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venerdì 15 maggio 2009
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una commedia con un pizzico di romanticismo...
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Aspettavo impaziente questo film per poter rivedere Megan Fox, una donna bellissima ma da valutare ancora come attrice. Il film si pone sotto una luce demenziale ma non lo è; gli attori sono eccellenti, seguono il proprio personaggio molto bene. A me ha divertito molto, in particolar modo il protagonista che si propone in una parte comica-irriverente interessante, con sparate alla homer simpson, cioè senza peli sulla bocca.
In definitiva un film per potersi divertire in compagnia, forse non adattissimo ai minorenni (e mi riferisco principalmente ma non solo alla scena del trans). Io, poi, da fan sfegatato di Kirsten Dunst mi sono divertito nel vedere l'attrice prendere in giro il protagonista ma poi col tempo innamorandosene perdutamente.
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cerry85
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mercoledì 6 maggio 2009
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simpatico!
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Ieri sera ho potuto vederlo in anteprima gratuita e mi ha fatto passare una bella serata! Se avessi dovuto pagare il biglietto intero forse non sarei andato a vederlo al cinema, perchè secondo me non è il genere che merita di essere visto al cinema, però è una buona commedia, a metà tra il comico e il romantico. Soprattutto comico, però, con l'irriverente humor del protagonista inglese che mi ha divertito davvero tanto. Ottima la battuta rivolta a Megan Fox che si è bagnata tutto il vestito: <>! La recitazione è molto buona, in particolare Jeff Bridges, pur avendo una piccola parte, ha interpretato alla grande il direttore della rivista Sharp in cui viene assunto il protagonista.
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Ieri sera ho potuto vederlo in anteprima gratuita e mi ha fatto passare una bella serata! Se avessi dovuto pagare il biglietto intero forse non sarei andato a vederlo al cinema, perchè secondo me non è il genere che merita di essere visto al cinema, però è una buona commedia, a metà tra il comico e il romantico. Soprattutto comico, però, con l'irriverente humor del protagonista inglese che mi ha divertito davvero tanto. Ottima la battuta rivolta a Megan Fox che si è bagnata tutto il vestito: <>! La recitazione è molto buona, in particolare Jeff Bridges, pur avendo una piccola parte, ha interpretato alla grande il direttore della rivista Sharp in cui viene assunto il protagonista. Molto bella la colonna sonora. Da segnalare un omaggio a "La dolce vita" di Fellini. In complesso è un buon film, voto: 7,5.
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go with the flow
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lunedì 18 maggio 2009
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la realtà non è quello che vedi
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Star System, che preferisco continuare a chiamare con il suo titolo originale, ovvero "How to lose friend & Alienate People" è una commedia che fa sorridere e spesso ridere. Il suo protagonista è spesso grottesco e fuori luogo e i suoi modi di fare danno il via a gag davvero molto divertenti.
Ma Star System è anche qualcosa di più. E' un'opera che andrebbe letta su più livelli. Sydney Young trasferitosi a New York, dall'Inghilterra, per collaborare con una delle più autorevoli riviste cinematografiche americane, rappresenta l'ingenuità di chi crede che l'informazione dovrebbe essere fatta di verità oggettive e non assecondando interessi economici e giochi di potere. Sydney è un personaggio naif che, scontrandosi con l'assurdità di un modo di fare informazione corrotto, risulta a sua volta assurdo.
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Star System, che preferisco continuare a chiamare con il suo titolo originale, ovvero "How to lose friend & Alienate People" è una commedia che fa sorridere e spesso ridere. Il suo protagonista è spesso grottesco e fuori luogo e i suoi modi di fare danno il via a gag davvero molto divertenti.
Ma Star System è anche qualcosa di più. E' un'opera che andrebbe letta su più livelli. Sydney Young trasferitosi a New York, dall'Inghilterra, per collaborare con una delle più autorevoli riviste cinematografiche americane, rappresenta l'ingenuità di chi crede che l'informazione dovrebbe essere fatta di verità oggettive e non assecondando interessi economici e giochi di potere. Sydney è un personaggio naif che, scontrandosi con l'assurdità di un modo di fare informazione corrotto, risulta a sua volta assurdo. Nel suo bizzarro modo di negare la volontà di essere pedina dell'eterna partita a scacchi fra editoria e uffici stampa, Sydney si ritrova, comunque, a dover riconoscere la supremazia di un mondo che vuole che la realtà sia quella vista dalla parte del più forte, ignorando e oscurando tutto ciò che non ha la forza sufficiente per essere davvero reale.
Azzeccati i riferimenti a "La Dolce Vita" e non solo per sensuali bagni in piscina che rimandano alla celebre scena della Ekberg nella Fonatna di Trevi, ma anche, e soprattutto, per quella sensazione, che già era stata di Mastroiani, di eterna instabilità e indecisione nello scegliere fra un mondo artefatto e ricco di falso successo e la semplicità di una realtà a volte noiosa, ma pur sempre genuina.
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j.j.winston
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venerdì 1 gennaio 2010
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allegra commedia di humor inglese
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Sydney Young (Simon Pegg) è un giornalista inglese di una rivista londinese indipendente nota per lo stuzzicare le celebrità e chi appartiene al mondo dello Star System. Ma proprio in qst mondo, il nostro divertente protagonista cerkerà in ttt i modi di infiltrarsi per sentirsi semplicemente al livello delle star hollywoodiane; compito difficile e ke spesso non lo fa rimediare a brutte figure proprio sotto gli occhi delle celebrità. L'occasione di entrare in quel mondo arriva comunque grazie all'offerta di un famoso editore di una stampa gossip di New York molto influente ed importante. Sidney accetta senza pensarci due volte ed arrivato nella Grande Mela inizia a conoscere da vicino l'ambiente delle stelle e di chi le circonda.
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Sydney Young (Simon Pegg) è un giornalista inglese di una rivista londinese indipendente nota per lo stuzzicare le celebrità e chi appartiene al mondo dello Star System. Ma proprio in qst mondo, il nostro divertente protagonista cerkerà in ttt i modi di infiltrarsi per sentirsi semplicemente al livello delle star hollywoodiane; compito difficile e ke spesso non lo fa rimediare a brutte figure proprio sotto gli occhi delle celebrità. L'occasione di entrare in quel mondo arriva comunque grazie all'offerta di un famoso editore di una stampa gossip di New York molto influente ed importante. Sidney accetta senza pensarci due volte ed arrivato nella Grande Mela inizia a conoscere da vicino l'ambiente delle stelle e di chi le circonda. Però per il suo humor tipicamente inglese, per il suo comportamento tra lo spassoso e il ridicolo e per lo stesso fatto ke sia inglese nn riesce a legare né con i suoi colleghi né con le stesse stelle ke lo tratteranno inizialmente come il "pagliaccio" della situazione; solo con una giovane collega, Allison, riesce ad entrare in confidenza. Qui inizia il cammino di Sydney Young per arrivare alla tanto voluta settima stanza, quella ke ti porta all'altezza delle stelle e a loro stretto contatto. In qst percorso Sydney capirà qnt le persone debbano essere valutate ed apprezzate per quello ke sn dentro e nn fuori, ciò significa ke essere una stella nn significa essere perfetti, ma si potrebbero avere difetti ke invece persone comuni nn hanno (in qst caso Megan Fox interpreta la stella nascente e in ascesa e Kirsten Dunst la classica e buona ragazza della porta accanto, disponibile e cara). Passando a valutare il film si può dedurre ke il tutto è fatto in modo ottimamente spassoso da rendere allegro ttt il tempo della visione, e solo alcune scene appaiono spesso troppo banali. Gli attori principali sono in perfetta sintonia con il loro personaggio, Simon Pegg si immedesima molto bn in un tipo simpatico ke avvolte sa un po' del mister Bean per i disastri ke fa, e Kirsten Dunst si dimostra cm un'attrice anke piacevole e divertente ma ke merita cmq altri scenari + seri per il suo talento. Come valutazione finale concludo ribadendo ke sia una commedia molto divertente e ke riesce a scaturire risate dallo spettatore senza difficoltà, ma ke infondo possiede quello ke ttt le commedia dovrebbero avere: un senso e un insignamento ke viene trasmesso ironicamente. Voto 6,5/10
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kondor17
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venerdì 21 settembre 2012
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meno stupida di quanto sembra
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Aspra critica dello star system americano, raccontato con humuor dissacrante tipicamente inglese.
Simon Pegg conferma quanto di buono c'è in lui, interpretando il ruolo di un giornalista brit di tabloid ammazza-star, che, vuoi per gioco, vuoi per sfida, viene poi assunto da Jeff Bridges, direttore di una rivistona pro-star-system di New York, dopo che lo stesso Simon Pegg lo aveva sbattuto in copertina con le chiappe all'aria. Arrivato con buoni propositi devastanti, mangiando sandwich a tutto spago e vestendosi come un contadino tirolese che va ad una festa hawayana, si scontra ben presto con il perbenismo ed il formalismo della grande mela, dove, se non hai questo e quello, se non ti comporti così o cosà, non sei proprio nessuno.
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Aspra critica dello star system americano, raccontato con humuor dissacrante tipicamente inglese.
Simon Pegg conferma quanto di buono c'è in lui, interpretando il ruolo di un giornalista brit di tabloid ammazza-star, che, vuoi per gioco, vuoi per sfida, viene poi assunto da Jeff Bridges, direttore di una rivistona pro-star-system di New York, dopo che lo stesso Simon Pegg lo aveva sbattuto in copertina con le chiappe all'aria. Arrivato con buoni propositi devastanti, mangiando sandwich a tutto spago e vestendosi come un contadino tirolese che va ad una festa hawayana, si scontra ben presto con il perbenismo ed il formalismo della grande mela, dove, se non hai questo e quello, se non ti comporti così o cosà, non sei proprio nessuno.
Preso dalla depressione e dall'imbarazzo, bacchettato più volte dal capo e ridicolizzato dai colleghi, combina un pasticcio dietro l'altro, cacciandosi in situazioni a dir poco imbarazzanti. Per fortuna Kirsten Dust gli lancia il salvagente e lo prende in simpatia. Fatto sta che pian piano si riguadagna la fiducia dei colleghi e dell'ambiente e, spinto da una voglia pazza di portarsi a letto Megan Fox (pazza, per modo di dire ... mamma mia ma quanto è bella!), si adegua al ruolo di faccendiere della penna, accontentando il giornale, le star ed i loro procuratori (Gillian Anderson). Alla scena del cane ho pianto (dal ridere).
Non è un capolavoro, ma mi sono divertito e, a differenza di qualche altro lettore, me lo rivedrei anche.
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ultimoboyscout
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lunedì 16 maggio 2011
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perchè da noi ha fatto flop?
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Commedia arguta tipicamente inglese, dal grande cast in cui spicca un esilarante Simon Pegg, attore che si sta facendo largo a suon di prestazioni convincenti, che anche stavolta azzecca la parte risultando perfetto nel ruolo del perdente ma simpatico che combina sistematicamente danni. E' un atto di critica irriverente ed implacabile verso il mondo falso e patinato della vita mondana, in questo caso losangelina: e il regista, con sagacia e simpatia, si serve del protagonista cucendogli addosso la parte di un giornalista casinista poco avvezzo a quel genere di situazioni, ma amante delle stesse, che sapirà ben presto la vacuità di quel mondo. A tratti demenziali, a tratti farsesco, riesce ad essere molto profondo nei momenti di introspezione che spingeranno il protagonista a sbirciare dentro di se.
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Commedia arguta tipicamente inglese, dal grande cast in cui spicca un esilarante Simon Pegg, attore che si sta facendo largo a suon di prestazioni convincenti, che anche stavolta azzecca la parte risultando perfetto nel ruolo del perdente ma simpatico che combina sistematicamente danni. E' un atto di critica irriverente ed implacabile verso il mondo falso e patinato della vita mondana, in questo caso losangelina: e il regista, con sagacia e simpatia, si serve del protagonista cucendogli addosso la parte di un giornalista casinista poco avvezzo a quel genere di situazioni, ma amante delle stesse, che sapirà ben presto la vacuità di quel mondo. A tratti demenziali, a tratti farsesco, riesce ad essere molto profondo nei momenti di introspezione che spingeranno il protagonista a sbirciare dentro di se. Non mi spiego chi, tra Inglesi e Americani faccia la figuraccia stavolta. E' comunque brillante e spiritosissimo e non si capisce come in Italia sia passato inosservato visto che noi amiamo film del genere.
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andy2704
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giovedì 21 maggio 2009
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risparmiare 110 minuti, scoprite come!
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Un film autoreferenziale può essere interessante? A quanto pare, la risposta è un secco ed alquanto brutale no. Un Simon Pegg che continua a non convincere nel ruolo di simpatico ometto. Le battute sono decisamente stantie e rimasticate , balletti osceni, che dovrebbero strappare qualche risata, lasciano il tempo che trovano, la sceneggiature piatta. Partecipano alla "tragedia" in termini cinematografici, una inconsapevole Kirsten Dunst, bella e forse brava, forse dato il fatto che non ha l'occasione di dimostrarlo, chiudono il grottesco quadro un trans-gender dai facili costumi ed un direttore, che avrebbe il ruolo della Streep nel Diavolo veste Prada, ma che non riesce a comunicare niente, neanche un pò di timore reverenziale nel protagonista.
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Un film autoreferenziale può essere interessante? A quanto pare, la risposta è un secco ed alquanto brutale no. Un Simon Pegg che continua a non convincere nel ruolo di simpatico ometto. Le battute sono decisamente stantie e rimasticate , balletti osceni, che dovrebbero strappare qualche risata, lasciano il tempo che trovano, la sceneggiature piatta. Partecipano alla "tragedia" in termini cinematografici, una inconsapevole Kirsten Dunst, bella e forse brava, forse dato il fatto che non ha l'occasione di dimostrarlo, chiudono il grottesco quadro un trans-gender dai facili costumi ed un direttore, che avrebbe il ruolo della Streep nel Diavolo veste Prada, ma che non riesce a comunicare niente, neanche un pò di timore reverenziale nel protagonista.
Apprezzabile è il misero e ripetitivo tentativo di citare la Dolce vita.Misero perchè non ne svela niente, ripetitivo perchè ossessivamente presente.
Beh, potevo impiegare meglio il mio tempo.
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