L’impressione sul film,dopo più di due ore,è che di una buona mezz’ora avremmo fatto volentieri a meno.Okuribito ha un grande difetto,non conosce la misura,e non si tratta solo di durata.E’ la misura che fa dire il necessario sfrondando il superfluo,rapisce lo spettatore con alchimìe sottilissime che non sentano la necessità di esibire simbolismi e squadernare con didascalica diligenza repertori di compiaciuta elegiaca intensità.
Eppure Takita è pronipotino di Kurosawa,Mizoguchi,Ozu,qualcosa dovrebbe aver imparato!
Dunque Daigo,violoncellista non talentuoso e senza orchestra,sciolta per mancanza di finanziamenti, trova un lavoro che altro non è se non quello di becchino.
Se fosse in occidente nessuno ci farebbe caso, un lavoro non qualsiasi (ma in tempi di disoccupazione imperante questo e altro!), in Giappone la cosa ha ben diverso senso, il rituale funebre, il legame con i morti, il tessere intorno a loro una specie di seconda vita con la cerimonia del “nokanshi” è parte integrante e forte di quella cultura (ricordiamo la bellissima sequenza di Vivere di Kurosawa).
La salma va curata,vestita,truccata come fosse ancora viva,l'ultimo ricordo per i vivi,prima della partenza,dev’essere legato ad un’immagine che esorcizzi l’orrore della morte e della decomposizione.
Daigo però ha equivocato l’annuncio sul giornale,Departures, e crede cerchino una guida di viaggio.
Di viaggio infatti si tratta, ma l’ultimo.
Costretto dalla necessità,fa buon viso alle difficoltà iniziali causate da rigetto incontrollabile,sopravvive ad un inizio di emarginazione sociale incomprensibile dove il culto dei morti è così sacro (pare che emani cattivo odore sull’autobus,la brava famigliola di conoscenti lo guarda schifato),la mogliettina sempre sorridente questa volta si arrabbia e se ne va (ma tornerà, è incinta!),insomma, per ritrovare un po’ di forza non gli resta che aggrapparsi al fidato violoncello e suonarlo sul greto del fiume pieno di sassi (i sassi sono un simbolo fondamentale in questo film, fino all’ultimo fotogramma e in varia misura).
Alla fine di questa penosa fase di apprendistato,merito della calma e saggia iniziazione del maestro Sasaki,il giovane capirà il vero senso della vita e della morte,accetterà il nuovo lavoro di cui condividerà pietas e profonda nobiltà e l’ultimo cadavere che comporrà sarà quello del padre,rivisto (si fa per dire) dopo trent’anni da quando aveva mollato moglie e figlio per un’altra donna (ma,particolare agghiacciante,da testimonianze raccolte sembra che invece non ci ci sia mai stata nessuna donna,che cioè l’uomo vivesse da solo in un capanno di pescatori,ma sul perchè di questa scelta estrema il regista ci lascia volentieri all’oscuro).E allora,concludiamo, non si può negare al plot una sua originalità e alla fase di partenza della storia una gradevolezza che viene da una piacevole mistura di umorismo e malinconia.
Certi primi piani del viso di Daigo, i suoi continui spiazzamenti rispetto agli eventi, la ricostruzione del rito del “nokanshi” con la varia tipologia parentale che segue le operazioni sono buoni crediti per un film che,purtroppo,si perde lungo la strada,quando al regista sfugge di mano la misura,e allora vira al mélo,al sentimentale,all’esibito,affastella una quantità di elementi irrisolti,esaspera nella ripetitività quello che bastava dire una volta,costringe lo spettatore non facile alla lacrimuccia ad agitarsi sulla poltrona in attesa della fine.
Una buona occasione sprecata, non c’è che dire.
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laulilla
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venerdì 19 marzo 2010
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pienamente d'accordo
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Dopo aver visto il film con l'anteprima di ieri sera, non posso che esprimere il mio totale consenso alla tua recensione: hai detto tutto e non resta che plaudire alle tue osservazioni. Ciao
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(di paola di giuseppe)
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thinredline
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venerdì 9 aprile 2010
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recensione
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Svelare trama e finale non ha senso per il lettore... Domanda: che cos'è e a cosa serve una recensione?
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catinka
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mercoledì 14 aprile 2010
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bellissima analisi
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Anche io sono pienamente d'accordo con te! Peccato per le sbrodolate, poteva essere un capolavoro.
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anna.cordioli
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lunedì 28 giugno 2010
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Con tutto il rispetto... ma chi sei tu per permetterti di dire che un film è troppo lungo???Ma dove sono finite le buone vecchie recensioni che ponevano anzitutto alla base il rispetto per l'opera altrui?!Non si è mai sentito nessuno mettersi davanti ad un quadro di matisse e dire: - mmmm, avrei usato il rosso invece del blu! -
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pomata77
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venerdì 16 luglio 2010
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disaccordo totale
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E' una descrizione alquanto limitante di un film per il quale io non riesco a trovare aggettivi qualificativi adeguati. L'anima del film, profonda, forte, mai banale pur nella sua semplicità, non viene minimamente vista e percepita e la recensione, se così la vogliamo chiamare, è per due terzi dedita esclusivamente a raccontare la trama del film e pertanto, questa si, troppo lunga.
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riccon
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mercoledì 27 luglio 2011
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ma lei ha mai visto film giapponesi?
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Non so quali film giapponesi lei abbia mai visto...se studiasse meglio la cultura dei nipponici forse riuscirebbe a dare giudizi più ponderati. E poi dire che questo regista sia nipotino dei grandi registi giapponesi è scontato..tutti i giovani registi del sol levante sono loro nipotini visto che, in particolare prima di Akira Kurosawa, il cinema giapponese era praticamente sconosciuto.Non si capisce dove siano, secondo Lei, gli elementi irrisolti. La ripetività e l'esibito, poi, sono tipici della cultura e dell'espressività giapponese...questo regista ha diretto un film GIAPPONESE, da non giudicare con il metro occidentale.Per capire il popolo nipponico bisogna star loro a contatto per anni e alcune volte non è neanche sufficiente.
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Non so quali film giapponesi lei abbia mai visto...se studiasse meglio la cultura dei nipponici forse riuscirebbe a dare giudizi più ponderati. E poi dire che questo regista sia nipotino dei grandi registi giapponesi è scontato..tutti i giovani registi del sol levante sono loro nipotini visto che, in particolare prima di Akira Kurosawa, il cinema giapponese era praticamente sconosciuto.Non si capisce dove siano, secondo Lei, gli elementi irrisolti. La ripetività e l'esibito, poi, sono tipici della cultura e dell'espressività giapponese...questo regista ha diretto un film GIAPPONESE, da non giudicare con il metro occidentale.Per capire il popolo nipponico bisogna star loro a contatto per anni e alcune volte non è neanche sufficiente. Lei è forse una di quei critici che definisce i film di Nanni Moretti dei capolavori?Il fatto è che noi occidentali abbiamo perso il senso delle cose veramente importanti della nostra vita e quando vediamo un film come questo diciamo che è troppo sentimentale..dove tutto è troppo esibito.. che è ripetitivo...che induce alla lacrimuccia.Faccia il favore.....recensisca solo film occidentali...sarà meglio per Lei e per tutti noi!
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danipre
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sabato 24 marzo 2012
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sonno e logorrea
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Le consiglio di mangiare cibi poco pesanti a pranzo, in modo da evitare il sonno postprandiale. Solo così si spiegherebbe l'appisolamento, non certo con la qualità del film che ha visto (o visto in parte, dal momento che ci dormiva sopra...).Peraltro le recensioni tipo "bello ma dura troppo", così come quelle del tipo "non granché ma con una bellissima fotografia (o regia, sceneggiatura, recitazione, a scelta) e via banalità dicendo, qualificano da sole la pochezza del recensore. Paradossale poi che per accusare il film di prolissità sia necessario scriverci sopra un fiume di parole...Credo non sia obbligatorio esprimere pareri su qualcosa, se non si ha nulla di significativo da dire. Per mancata conoscenza e, come credo in questo caso, per oggettivi limiti personali.
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Le consiglio di mangiare cibi poco pesanti a pranzo, in modo da evitare il sonno postprandiale. Solo così si spiegherebbe l'appisolamento, non certo con la qualità del film che ha visto (o visto in parte, dal momento che ci dormiva sopra...).Peraltro le recensioni tipo "bello ma dura troppo", così come quelle del tipo "non granché ma con una bellissima fotografia (o regia, sceneggiatura, recitazione, a scelta) e via banalità dicendo, qualificano da sole la pochezza del recensore. Paradossale poi che per accusare il film di prolissità sia necessario scriverci sopra un fiume di parole...Credo non sia obbligatorio esprimere pareri su qualcosa, se non si ha nulla di significativo da dire. Per mancata conoscenza e, come credo in questo caso, per oggettivi limiti personali. L'unica vera occasione sprecata in questo caso è quella del suo silenzio.
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gioia mancuso
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martedì 3 giugno 2014
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a differenza della tua recensione...
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...lunga e sussiegosa il mio commento sarà abbastanza breve: ma che film hai visto? Mi spiace ma non hai capito nulla.E soprattutto mostra rispetto per gli altri spettatori, evitando di rivelare il finale di un film.Grazie.G.
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pepito sbazzeguti
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giovedì 17 luglio 2014
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film sonnolento?
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Premetto che fino a ieri nutrivo un certo pregiudizio verso i film giapponesi e orientali in genere, soprattutto per la loro lentezza, la scarsa espressività degli attori (tranne ovviamente alcune, rare eccezioni)l'eccessiva logorrea, o gli eccessivi silenzi. Ma vedendo il film mi sono dovuto ricredere. Un film denso di poesia, a dispetto di quello che potrebbe sembrare ad un prima vista superficiale il tema, equilibrato nel dipanarsi della storia. Il mélo, come lo chiami tu con una buona dose di sarcasmo, inteso come sentimentalismo da film di buoni sentimenti, non c'è, i sentimenti vengono espressi con dignità ed equilibrio. L'espressività dei tre interpreti principali è sorprendente, in particolare Masahiro Motoki sottolinea con garbo e intensità ogni situazione emotiva.
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Premetto che fino a ieri nutrivo un certo pregiudizio verso i film giapponesi e orientali in genere, soprattutto per la loro lentezza, la scarsa espressività degli attori (tranne ovviamente alcune, rare eccezioni)l'eccessiva logorrea, o gli eccessivi silenzi. Ma vedendo il film mi sono dovuto ricredere. Un film denso di poesia, a dispetto di quello che potrebbe sembrare ad un prima vista superficiale il tema, equilibrato nel dipanarsi della storia. Il mélo, come lo chiami tu con una buona dose di sarcasmo, inteso come sentimentalismo da film di buoni sentimenti, non c'è, i sentimenti vengono espressi con dignità ed equilibrio. L'espressività dei tre interpreti principali è sorprendente, in particolare Masahiro Motoki sottolinea con garbo e intensità ogni situazione emotiva. Non capisco infine come possa sembrare interminabile un film che scorre lieve come il torrente inquadrato nel film.
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al_so
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martedì 15 dicembre 2015
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meglio che si dedichi ai blockbuster hollywoodiani
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Ma lei i maestri Kurosawa, Ozu e Mizoguchi li cita a ragion veduta o ha cercato "registi giapponesi" su Google e ha fatto copia e incolla? A parte il fatto che questi sono registi insuperabili e non penso fosse intenzione di Takita quella di imitarli, ma lei ha visto Viaggio a Tokyo o I racconti della luna palida d'agosto? Non mi sembra siano la definizione di film movimentati eppure penso nessuno oserebbe mai definirli delle lagne. I film di Kitano (Hanabi, Sonatine, ecc.) non mi sembra siano degli action movie per definizione eppure non mi pare siano stati premiati/presentati a Cannes e a Venezia a caso.Forse farebbe meglio a guardare qualche commedia con Cameron Diaz o qualche sparatutto con Bruce Willis cosi di certo la noia non la assalirá
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