Titolo originale Curse of the Golden Flower / Man cheng jin dai huang jin jia.
Drammatico,
durata 111 min.
- Cina, Cina 2006.
uscita venerdì 25maggio 2007.
MYMONETROLa città proibita
valutazione media:
3,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
"CUrse of the Golden Flower"(Zhang Yimou, anche cosceneggiatore, 2006)riprende una stoia di quello che per gli Occidentali è "Media Aetas", "Medioevo"(definizione umanistica, poi omologata nei secoli), che in Oriente e in particolare in quello straordinario subcontinente che è "China"non ha invece nessun significato. Potere e corruzione(incesti, omicidi in famiglia, nella famiglia imperiale)da parte di un imperatore e dei suoi ninjas, che sono sostanzialmente"sgherri al suo servizio"(ma anche questo è una definizione occidentale, di stampo democratico-.liberale, che non va bene né per il tempo né per la mentalità cinese).
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"CUrse of the Golden Flower"(Zhang Yimou, anche cosceneggiatore, 2006)riprende una stoia di quello che per gli Occidentali è "Media Aetas", "Medioevo"(definizione umanistica, poi omologata nei secoli), che in Oriente e in particolare in quello straordinario subcontinente che è "China"non ha invece nessun significato. Potere e corruzione(incesti, omicidi in famiglia, nella famiglia imperiale)da parte di un imperatore e dei suoi ninjas, che sono sostanzialmente"sgherri al suo servizio"(ma anche questo è una definizione occidentale, di stampo democratico-.liberale, che non va bene né per il tempo né per la mentalità cinese). IL tutto narrato con lo stile inimitabile, "lussurioso"o meglio lussoreggiante, "barocco"(ma anche qui è definizione occidentale, di origine portoghese, tra l'altro, dunque dlel'estremo Occidente)che si serve di straordinarie scenografie, che rimandano alle "incredibili"(ma per noi OccidentalI)architetture interne e architetture nel senso pieno del palazzo imperiale, con fortissimi contrasti Luce-Oscurità, gradazioni di luce diverse, contrasti forti naturalmente, dove ogni personaggio ha dietro di sé ma anche su di sé abiti e colori che lo caratterizzano, in un gioco assolutamente"unico"di contrasti(appunto)di dialettiche interne che rimandano ad altro. Credo non serva affatto discettare su eventuali errori storici e di ambientazione che Zhang Yimou abbia commesso(o magari anche"voluto commettere")dato che ci troviamo in un campo minato, per chi non è culturalmente affine(neppure affine, in realtà, bisognerebbe essere"uguali"ossia partecipare in pieno della e alla cultura cinese), mentre servità piuttosto mettere gli"occhiali"che ci fornisce l'antropologia culturale e la relativizzazione storica degli eventi. Un film, comunque, che è testimonianza storica, al di là di evneutali"piccoli errori".... El Gato
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“La città proibita” ha un effetto visivo abbagliante, pieno di colori vivacissimi e dorati, masse umane immense che si muovono simultaneamente, con precisione chirurgica e scenografie di rara bellezza; il fascino grandioso della dinastia Tang è portato allo schermo in una cornice splendida che ci delizia gli occhi.
Il wuxiplan, genere che ricorda il nostro “Cappa e Spada”, raggiunge il suo apice di eccesso e tecnica con questo film, nel quale viene riflessa un'interessante storia di complotti e ribellioni della famiglia Tang, ambientato in un favoloso X secolo, con personaggi totalmente al di fuori di una qualsiasi concezione moderna, ma che rimangono pur sempre affascinanti e curiosi.
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“La città proibita” ha un effetto visivo abbagliante, pieno di colori vivacissimi e dorati, masse umane immense che si muovono simultaneamente, con precisione chirurgica e scenografie di rara bellezza; il fascino grandioso della dinastia Tang è portato allo schermo in una cornice splendida che ci delizia gli occhi.
Il wuxiplan, genere che ricorda il nostro “Cappa e Spada”, raggiunge il suo apice di eccesso e tecnica con questo film, nel quale viene riflessa un'interessante storia di complotti e ribellioni della famiglia Tang, ambientato in un favoloso X secolo, con personaggi totalmente al di fuori di una qualsiasi concezione moderna, ma che rimangono pur sempre affascinanti e curiosi.
Immancabili scene acrobatiche di arti marziali e scene con sangue che scorre a fiumi, ma la validità del film si compiace un po' troppo di questa meraviglia visiva, facendo perdere un po' il filo della storia, che ha un inizio un po' troppo lento, come se volesse farci godere gli occhi e basta, nella prima ora di film.
Comunque, gli ultimi quaranta minuti di film sono valgono l'attesa, sfociando in un trionfo di colpi di scena e di violenti combattimenti da farti roteare gli occhi.
Le prove attoriali sono un po' troppo fredde, anche se riprendono fedelmente la staticità degli uomini di quell'epoca: uomini decisamente attaccati alla tradizione e all'onore, che seguono gli ordini meglio di qualsiasi automa.
“La città proibita” attrae ma non conquista pienamente, segno del fatto che la bellezza se non accompagnata da altri elementi utili di un film (storia, recitazione, originalità) è eccesso è basta.
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Talmente drammatico da rasentare l'ilarità. Almeno la mia. Una trama degna di "Beautiful"
Spettacolare!!! Questo si. E' davvero uno spettacolo per gli occhi grazie a tutte le sontuosità, i colori....
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Costruita a partire dal 1406, la Città Proibita è stata per cinque secoli la reggia degli imperatori cinesi, da Yong Le, della dinastia Ming, fino a PuYi, l'ultimo imperatore, deposto nel 1911 a seguito di una rivolta popolare.
Complesso architettonico grandioso, la Città Proibita è una città nella città, con i suoi 720.000 mq di superficie ed un numero straordinario di stanze, corridoi, cortili, al cui interno, l'Imperatore-Dio viveva protetto da alte mura color rosso sangue, circondato da opere d'arte, marmi, stucchi, statue bronzee da favola, che riflettevano il potere assoluto e il ruolo cosmico del "figlio del cielo".
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Costruita a partire dal 1406, la Città Proibita è stata per cinque secoli la reggia degli imperatori cinesi, da Yong Le, della dinastia Ming, fino a PuYi, l'ultimo imperatore, deposto nel 1911 a seguito di una rivolta popolare.
Complesso architettonico grandioso, la Città Proibita è una città nella città, con i suoi 720.000 mq di superficie ed un numero straordinario di stanze, corridoi, cortili, al cui interno, l'Imperatore-Dio viveva protetto da alte mura color rosso sangue, circondato da opere d'arte, marmi, stucchi, statue bronzee da favola, che riflettevano il potere assoluto e il ruolo cosmico del "figlio del cielo".
E' in questo complesso di opulenza e segreti che Zangh Yimou ambienta il suo ultimo film, che conclude idealmente la trilogia d'amore e avventura iniziata nel 2003 con "Hero" e proseguita l'anno successivo con "La foresta dei pugnali volanti", e che esplicita inconfutabilmente la nostalgia del regista per una Cina dal passato millenario, nobilitato da una civiltà raffinatissima e crudele che la rivoluzione maoista, prima, e l'economia pseudo-capitalista, poi, hanno distrutto e cancellato.
Basato su un'opera teatrale dello Shakespeare d'oriente, Cao Yu, e ambientato nella Cina medioevale del X secolo, durante il tardo dominio della dinastia Tang, il film narra la storia crudele e torbida di un dramma (o faida) celato dietro una facciata di perbenismo opulento e sfarzoso, che dilania la decadente famiglia dell'Imperatore.
Tutto ha inizio la vigilia delle festività del "Chong Yang" (la festa dei crisantemi, comunemente chiamati in Cina "fiori dorati"), indette per celebrare con onore il ritorno dai campi di battaglia del Principe Jai, il figlio prediletto dell'imperatore.
L'atmosfera a corte è greve e pesante, i rapporti tra l'Imperatore e la sua sposa sono tesi e rancorosi. Il sovrano ha scoperto la relazione sentimentale clandestina che da anni intercorre tra l'Imperatrice ed il figliastro, principe Wang, figlio di primo letto dell'Imperatore stesso (che, a sua volta, ha un amore segreto con la figlia del medico imperiale) e, approfittando della malattia della donna, sta tentando di farla impazzire facendole bere, progressivamente, un veleno fatale. Ma anche l'Imperatrice sta tramando oscure macchinazioni contro l'Imperatore, organizzando, con l'aiuto dell'amante, un colpo di stato per sbarazzarsi dell'odiato marito.
Tra i due coniugi, a far da collaboratore e spia, c'è l'ambigua figura di Jiang, il medico imperiale.
La resa dei conti avviene la notte che precede i festeggiamenti, quando un esercito ribelle viola la città proibita, verso la battaglia finale, summa ideologica di vuxia e di ombre cinesi, orda monocromatica che avanza e calpesta brutalmente la distesa di crisantemi gialli che orna il cortile, e che inesorabilmente si macchia di rosso sangue.
La schiacciante superiorità militare dell'Imperatore, che ha facile gioco dei ribelli, sembra ricordarci che il potere, più che sulla ragione, si regge sulla forza ma anche sul tradimento e le passioni, sull'ambizione e la crudeltà. [-]
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il film è un racconto mitologico. la trama è molto semplice, con tanto di non-lieto fine, come ogni racconto mitologico che si rispetti; le descrizioni delle azioni sono arricchite e ridondanti come quelle di un'iliade o un'odissea orientale, fatte di sequenze di immagini invece che di parole.
il fulcro della trama è una guerra, prima sottile e covata segretamente, e poi sviluppata tramite le armi; una guerra che nasce nel cuore della famiglia imperiale, in cui invidia e malfidenza la fanno da padroni e il vuoto di affetti è totale; l'unico rapporto d'amore familiare è quello tra Jay e la madre.
al di là dell'estetismo maniacale, delle cascate d'oro, dei ninja volanti e degli epocali combattimenti finali, in realtà, si avverte la mancanza di un senso compiuto del film, qualcosa che resti allo spettatore una volta passato il senso di fascino e di spettacolarità.
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il film è un racconto mitologico. la trama è molto semplice, con tanto di non-lieto fine, come ogni racconto mitologico che si rispetti; le descrizioni delle azioni sono arricchite e ridondanti come quelle di un'iliade o un'odissea orientale, fatte di sequenze di immagini invece che di parole.
il fulcro della trama è una guerra, prima sottile e covata segretamente, e poi sviluppata tramite le armi; una guerra che nasce nel cuore della famiglia imperiale, in cui invidia e malfidenza la fanno da padroni e il vuoto di affetti è totale; l'unico rapporto d'amore familiare è quello tra Jay e la madre.
al di là dell'estetismo maniacale, delle cascate d'oro, dei ninja volanti e degli epocali combattimenti finali, in realtà, si avverte la mancanza di un senso compiuto del film, qualcosa che resti allo spettatore una volta passato il senso di fascino e di spettacolarità. qui l'estetica sembra fine a sé stessa, e non al sottolineare gli aspetti emotivi dei personaggi.
uno dei motivi principali per vedere il film è comunque l'interpretazione di Gong Li, imper-attrice strepitosa, e particolarmente in forma.
menzione d'onore ai traduttori che hanno inventato il titolo per la fedeltà: da "la maledizione del fiore d'oro" a "la città proibita". solito interrogativo: cosa sniffano, prima di scegliere il titolo italiano? [-]
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La storia fa fatica a dipanarsi, è confusa e monotona. Mancano idee. Visivamente, però, è un signor film e la regia, nonostante le difficoltà per la pochezza della vicenda, è davvero notevole. Interpretazione solenne, ma statica e troppo ricercata. Il melodramma domina tutto quanto, si riscatta quando entrano in gioco l'azione e le scene di massa (raramente tanto efficaci). Finale da tragedia annunciata. Poca sostanza, in definitiva, ma tanto spettacolo, tanta estetica.
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sono rimasta incantata dalla prima all'ultima scena. bellissimi i personaggi, le scene, i colori, le atmosfere, le ambientazioni, gli assalti dei ninja, bellissimo tutto, penso di nrivederlo.... magari prossimamemte in tempi abbastanza ravvicinati... complimenti a tutti, regista, scenografi, costumisti, truccatori, attori eccetera...
[+] lascia un commento a marine »[ - ] lascia un commento a marine »
Come disse il grande Paolo Villaggio, nel ruolo del grande Fantozzi, a proposito della Corazzata Potemkin di Eisenstein, questo film E` UNA CAGATA PAZZESCA!
Certo, dal punto di vista visuale/effetti speciali/scenografia, e` sontuoso; ma questa e` roba che costa poco nell'epoca digitale.
E` la storia che e` deprimente, ripugnante, e a dir poco improbabile. Quello che maggiormente mi turba e` che 'sta roba evidentemente e` fatta per soddifare e solleticare i gusti e le aspettative di 1.2 miliardi di cinesi, un popolo che pertanto dunque deve essere ancora fermamente radicato nel medioevo (o nell'antichita`, o forse nella preistoria - Lunga Vita all'Imperatore). E dire che il regista e` di Hong Kong, citta` che si presume proiettata al futuro.
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Dramma ottimo nalla messa in scena, però le sequenze dei combattimenti sono quasi nulle quindi il paragone coi precedenti film del regista HERO e LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI è del tutto inopportuno così come risulta fuorivante collocarlo nel genere wuxia. Gli attori sono tutti bravissimi, Chow Yun-Fat e Gong Li in particolare e le atmosfere ben create, mentre la narrazione risulta un po' troppo lente e con qualche imprecisione. L' elemento veramente eccezionale è l' estetismo della pellicola che rende ogni singolo fotogramma un vero capolavoro visivo. Già in HERO, il regista aveva dimostrato una forte attenzione per i colori e le scenografie, attenazione che qui viene ancor più marcata mostrando una regia veramente da lode.
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Dramma ottimo nalla messa in scena, però le sequenze dei combattimenti sono quasi nulle quindi il paragone coi precedenti film del regista HERO e LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI è del tutto inopportuno così come risulta fuorivante collocarlo nel genere wuxia. Gli attori sono tutti bravissimi, Chow Yun-Fat e Gong Li in particolare e le atmosfere ben create, mentre la narrazione risulta un po' troppo lente e con qualche imprecisione. L' elemento veramente eccezionale è l' estetismo della pellicola che rende ogni singolo fotogramma un vero capolavoro visivo. Già in HERO, il regista aveva dimostrato una forte attenzione per i colori e le scenografie, attenazione che qui viene ancor più marcata mostrando una regia veramente da lode. Le luci, i ricami degli abiti, le decorazioni sulle mura del palazzo , il campo fiorito attraggono in modo incisivo lo spettatore esprimendo un' idea di grande suggestione e poesia come raramente accade anche nelle produzioni "serie" orientali sempre attente a questo aspetto. Ben rappresentata pure la battaglia finale, sempre con questo particolare estetismo che rende poetiche anche le scene di violenza. Insomma le scenografie e la fotografia sono così ben fatte da valere da sole la visone, certo poteva starci un po' di azione in più.
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