enrike b
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martedì 26 gennaio 2016
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la vendetta è un piatto che va servito freddo?!
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Un film che in partenza promette molto bene: un serial killer che non si fa prendere, qualche scena d'azione e l'investigatore suo antagonista resta sfregiato in volto per il resto della vita. Passano gli anni, il seliar killer è scomparso e l'investigatore annega le sue notti nell'alcol nel ricordo di quello che poteva essere. Il giorno in cui gli omicidi passano in prescrizione e il presunto killer non può più penalmente essere perseguitato, eccolo che si propone come star mediatica: si autoaccusa, scrive un libro che vende milioni di copie, conquista le fan del paese e si dice pentito di ciò che ha fatto. Partecipa a dibattiti televisivi, a confronti con l'ispettore ecc.
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Un film che in partenza promette molto bene: un serial killer che non si fa prendere, qualche scena d'azione e l'investigatore suo antagonista resta sfregiato in volto per il resto della vita. Passano gli anni, il seliar killer è scomparso e l'investigatore annega le sue notti nell'alcol nel ricordo di quello che poteva essere. Il giorno in cui gli omicidi passano in prescrizione e il presunto killer non può più penalmente essere perseguitato, eccolo che si propone come star mediatica: si autoaccusa, scrive un libro che vende milioni di copie, conquista le fan del paese e si dice pentito di ciò che ha fatto. Partecipa a dibattiti televisivi, a confronti con l'ispettore ecc. Questo accade nella prima mezz'ora, senz'altro un notevole inizio piuttosto brillante, anche sulla denuncia dei media che speculano spesso sul dolore. Gli effetti speciali sono buoni e la regia e gli attori fanno i loro compiti molto bene. Il film sfocia in un sentimentalismo tipico asiatico, un pò mieloso, nella seconda parte e perde un po' di tono. Comunque per gli appassionati del cinema asiatico, questo thriller è sicuramente un buon boccone da non farsi scappare. Una nota: complimenti al doppiatore italiano del killer, fa la differenza nella caratterizzazione del personaggio.
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dario
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venerdì 1 gennaio 2016
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magro
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Il solito Resnais che dai tocchi lievi (effimeri) pretende chissà quali risultati. La partenza è sbagliata perchè presuppone una grande saggezza da parte di un guru autoeletto, così nulla viene approfondito: solo citazioni a caso, con tanto birignao sino all'insopportabilità. Attori confusi.
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theophilus
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sabato 28 dicembre 2013
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lieve come la neve
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COEURS
Leit-motif di Cuori, l’ultimo film di Alain Resnais, è la presenza impalpabile della neve.
La neve appare come una visione onirica, offusca lievemente le cose, smorza i rumori, provoca una leggera malinconia. Quando nevica fa freddo, ma non gela. I protagonisti della storia sono proprio così. Vivono una vita distaccata, priva di slanci ed emozioni, sembrano in attesa di eventi che stiano covando dentro di loro senza averne sentore. I loro desideri si perdono fra quei minuti coriandoli bianchi e silenziosi, i sogni svaporano a contatto con la terra, come la neve che, aerea, non attecchisce. Impreparati alla vita e non baciati da un destino favorevole, non appena una scintilla sembra poter scaldare i loro cuori, quegli uomini e quelle donne ricadono in una sommessa abulia, sono rispediti indietro, all’interno di una sorta di limbo in cui l’immaturità adolescenziale si mescola con pudore alle sottili disillusioni della vita.
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COEURS
Leit-motif di Cuori, l’ultimo film di Alain Resnais, è la presenza impalpabile della neve.
La neve appare come una visione onirica, offusca lievemente le cose, smorza i rumori, provoca una leggera malinconia. Quando nevica fa freddo, ma non gela. I protagonisti della storia sono proprio così. Vivono una vita distaccata, priva di slanci ed emozioni, sembrano in attesa di eventi che stiano covando dentro di loro senza averne sentore. I loro desideri si perdono fra quei minuti coriandoli bianchi e silenziosi, i sogni svaporano a contatto con la terra, come la neve che, aerea, non attecchisce. Impreparati alla vita e non baciati da un destino favorevole, non appena una scintilla sembra poter scaldare i loro cuori, quegli uomini e quelle donne ricadono in una sommessa abulia, sono rispediti indietro, all’interno di una sorta di limbo in cui l’immaturità adolescenziale si mescola con pudore alle sottili disillusioni della vita.
Alain Resnais ricama in modo raffinato e discreto attorno a quel mondo e ai suoi piccoli personaggi, che non vivono di luce propria ma lo assecondano docili, non essendo altro che sue dirette emanazioni.
L’intreccio è fondato su lievi malintesi che danno vita ad altrettanto minute aspettative, destinate a mutarsi subito in disillusioni di uguale portata. Un mondo riservato, fatto di eroi invisibili che non vengono a capo di nulla, travet della speranza quotidiana che si sopisce sul far del giorno.
Questi cuori parlano forse di tratti comuni ad un’umanità che, attaccata da un mondo caotico fatto di rumori ottusi e insensata rapidità, si ripiega su se stessa a rimpiangere ciò che, non avendo mai avuto, non potrà comunque mai più ottenere.
Non v’è ombra, però, di analisi sociale nel tessuto narrativo del film. Quella di Resnais è poesia, in punta di piedi, fiabesca, delicata quasi al limite della fragilità. Thierry, agente immobiliare impersonato da André Dussollier, si adopra a soddisfare le esigenze di clienti che, in realtà, non sanno neppure quello che stanno cercando e perché. Appartiene ad un altro tempo, sembra quasi uscire dal mondo grafico dei personaggi di Peynet. La sua Valentina, però, non la raggiungerà mai. Charlotte (Sabine Azéma), collega d’ufficio, si libra, infatti, in un’ambiguità che non viene svelata ed è destinata a rimanere un punto interrogativo senza risposta, come accade spesso nella vita. Lo stesso capita agli altri protagonisti di Coeurs, le cui esistenze s’intrecciano per brevi attimi sufficienti ad increspare uno sfondo immobile, ma solo per creare equivoci, suscitare fuochi fatui.
Tutti gli attori concorrono in maniera molto efficace a rendere questo elegiaco specchio esistenziale. Da Isabelle Carré che è Gaelle, sorella di Thierry, a Laura Morante e Lambert Wilson, Nicole e Dan, coppia in crisi alla ricerca di un appartamento. Da Pierre Arditi, Lionel, barman in un locale dai colori freddi e spenti che potrebbe richiamare le atmosfere livide di Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Kubrick, a Claude Rich, padre petulante di Lionel, di cui ascoltiamo nel film solo le sgradevoli invettive, senza mai vederlo.
Enzo Vignoli,
1 febbraio 2007.
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melies
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venerdì 4 marzo 2011
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un premio alla longevità
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Il regista francese Alain Resnais è riuscito a conquistare, alla veneranda età di ottantaquattro anni, il Leone d’argento alla Mostra di Venezia 2006 per il film “Cuori”. Proprio a Venezia aveva ricevuto nel 1961 il Leone d’oro per “L’anno scorso a Marienbad” e nel 1995 il Leone d’oro alla carriera.
Basandosi su un testo scritto dal commediografo inglese Alan Ayckbourn, Alain Resnais ha trasposto la piéce in territorio francese e ha confezionato un’opera cinematografica raffinata.
Il plot propone sei personaggi contemporanei osservati nella loro dimensione privata e pubblica, durante tre giorni e tre notti a Parigi, incessantemente ricoperta dalla neve. Essi sono Nicole (Laura Morante) e Dan (Lambert Wilson) una coppia di conviventi sull’orlo di una crisi sentimentale, impegnati a risolverla cercando un appartamento più grande; Thierry (André Dussolier) agente immobiliare, coabitante insieme alla sorella Gaelle, una giovane donna alla ricerca dell’amore, dello stesso appartamento; Lionel (Pierre Arditi) barman nel locale di cui Dan è un assiduo cliente, e figlio premuroso di un padre malato e allettato, facilmente irritabile (Claude Rich); Charlotte (Sabine Azema) collega di lavoro di Thierry e badante di sera dell’anziano malato, di cui non si vede mai il volto, ma di cui si ode solo la voce irata che lancia pesanti offese all’indirizzo della donna.
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Il regista francese Alain Resnais è riuscito a conquistare, alla veneranda età di ottantaquattro anni, il Leone d’argento alla Mostra di Venezia 2006 per il film “Cuori”. Proprio a Venezia aveva ricevuto nel 1961 il Leone d’oro per “L’anno scorso a Marienbad” e nel 1995 il Leone d’oro alla carriera.
Basandosi su un testo scritto dal commediografo inglese Alan Ayckbourn, Alain Resnais ha trasposto la piéce in territorio francese e ha confezionato un’opera cinematografica raffinata.
Il plot propone sei personaggi contemporanei osservati nella loro dimensione privata e pubblica, durante tre giorni e tre notti a Parigi, incessantemente ricoperta dalla neve. Essi sono Nicole (Laura Morante) e Dan (Lambert Wilson) una coppia di conviventi sull’orlo di una crisi sentimentale, impegnati a risolverla cercando un appartamento più grande; Thierry (André Dussolier) agente immobiliare, coabitante insieme alla sorella Gaelle, una giovane donna alla ricerca dell’amore, dello stesso appartamento; Lionel (Pierre Arditi) barman nel locale di cui Dan è un assiduo cliente, e figlio premuroso di un padre malato e allettato, facilmente irritabile (Claude Rich); Charlotte (Sabine Azema) collega di lavoro di Thierry e badante di sera dell’anziano malato, di cui non si vede mai il volto, ma di cui si ode solo la voce irata che lancia pesanti offese all’indirizzo della donna.
Solo alcuni di questi personaggi si incrociano nel corso del film, ma sono tutti indissolubilmente legati tra loro, perché sono tutti impegnati a combattere la solitudine, ritenuta dal regista, non un male odierno, ma una condizione perenne dell’uomo che tenta di fronteggiarla come può, al fianco dei suoi simili, condividendo spazi e consuetudini, a volte anche ricorrendo alla memoria del passato, aggrappandosi ai ricordi, se li ritiene migliori della contemporaneità che sta vivendo.
Ricco di dialoghi, a tratti superflui, il film è stato girato tutto in interni, che si succedono l’uno dopo l’altro e diventano il piccolo palcoscenico su cui ogni personaggio recita la propria quotidianità indefinita e ambigua, sempre all’affannosa ricerca di uno stato di benessere.
Si vedono scorrere, pertanto, tante piccole scene, girate con piani-sequenza, legate tra loro da dissolvenze a tendina, a cui fa da sfondo la neve che cade senza sosta su Parigi.
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giorgio
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giovedì 12 novembre 2009
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molto bello..
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Io non ho visto molti film di questo regista, forse è il secondo, ma a me è piaciuto molto. Quando poi leggo che il regista ha 84 anni, sono sbalordito. Un film apparentemente semplice . Ma nella sua semplicità dice moltissimo...mostra la solitudine con dolcezza ... Grande.
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paride86
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venerdì 27 marzo 2009
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niente di che
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"Cuori" narra di un fiabesco - sia nelle storie che nella forma - intreccio di vicende amorose. I personaggi sono piuttosto particolari e per tutto il film regna un'atmosfera (inspiegabilmente) natalizia. Si tratta di un film che non lascia nulla di risolto o di definitivo: più che una riflessione sull'amore sembra un giro a vuoto formalmente edulcorato.
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nigel mansell
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venerdì 7 dicembre 2007
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su tutto la neve
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Su tutto la neve, come la nebbia che vede l'indiano di "Qualcuno volò sul nido del cuculo". Su tutto la neve che copre e compatta le solitudini dei protagonisti. Molto brave e belle le protagoniste femminili, la Morante però ha un pò stufato nella solita parte della nevrotica: va bene abbiamo capito è brava a farlo, ora accetti qualche altro ruolo. Secondo me grave pecca del film, è troppo lungo perciò diventa noioso, bastavano 80 minuti. Mi ripeto, gran bella trovata quella della neve.
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mara
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mercoledì 5 dicembre 2007
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dolce e dura tristezza
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mi ha molto colpito, ha dato nome alla mia tristezza e/o male di vivere i miei rapporti sentimentali, molto duro ma ha "centrato", credo che nonostante la tristezza di "specchiarmi" lo rivedrò.
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michel
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venerdì 9 novembre 2007
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cuori in inverno
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Parigi racchiusa in una candida coltre di neve, un morbido mantello ovattato che pare proteggerti, ma se lo tocchi ti gela. La gente sta chiusa in casa o al lavoro, e siccome siamo nella Francia ricca e produttiva, gli ambienti sono belli e accoglienti, eppure a guardare bene chi ci vive non è felice. L’occhio di Resnais si è fatto triste e ironico ma anche tenero, mentre il suo stile è ormai tanto sottile da apparire semplice. Con commozione, divertimento e un filo tenue di speranza, seguiamo i suoi personaggi malati d’amore e di solitudine. Li vediamo cercarsi, trovarsi a volte, più spesso perdersi nel grande intreccio della vita.
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jessi
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venerdì 17 agosto 2007
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la sfera con la neve
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I personaggi vivono come se fossero dentro una palla con la neve sintetica, in un clima ovattato e lento rispetto alla velocità dei loro sentimenti e pensieri.
Esternamente appaiono all'occhio distratto immobili come i personaggi dei quadri, delle foto e della tv che riempiono le loro calde case, da cui escono di rado (non ci sono scene girate all'esterno pur trattandosi della bellissima Parigi) ma tutto il mondo lo si vede dall'interno di una finestra, appunto il vetro spesso ma non troppo di una palla di vetro.
In realtà il vero inferno è quello che non si vede, un fuoco che brucia dentro e che anzichè bruciarli porta loro a sperare, a vivere e a cercare sempre.
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