alessandro fiorencis
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martedì 27 dicembre 2005
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riflessione
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Non male questa riproposizione della storia di King Kong, per molti aspetti migliore di quello del '76. Non ho avuto il piacere di vedere l'originale del '33, ma sono sicuro che Peter Jackson, da nostalgico perfezionista qual è (racconta di aver deciso di dedicarsi alla regia dopo avervi assistito) si è messo d'impegno per ricrearne fedelmente ambientazioni, costumi, eccetera. Abbiamo così una perfetta immagine dell'america anni 30, o meglio una perfetta immagine di come NOI ci immaginiamo l'america dell'epoca. Sorvolando su questi dettagli, il film si dimostra scorrevole, anche se appesantito dalle troppe e troppo minuziose scene di azione (dinosauri, insettoni, dinosauri contro kong, pipistrelloni contro kong), nelle quali si sente la forte presenza della mano di Giocattolaio Jackson.
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Non male questa riproposizione della storia di King Kong, per molti aspetti migliore di quello del '76. Non ho avuto il piacere di vedere l'originale del '33, ma sono sicuro che Peter Jackson, da nostalgico perfezionista qual è (racconta di aver deciso di dedicarsi alla regia dopo avervi assistito) si è messo d'impegno per ricrearne fedelmente ambientazioni, costumi, eccetera. Abbiamo così una perfetta immagine dell'america anni 30, o meglio una perfetta immagine di come NOI ci immaginiamo l'america dell'epoca. Sorvolando su questi dettagli, il film si dimostra scorrevole, anche se appesantito dalle troppe e troppo minuziose scene di azione (dinosauri, insettoni, dinosauri contro kong, pipistrelloni contro kong), nelle quali si sente la forte presenza della mano di Giocattolaio Jackson. Fortunatamente la sceneggiatura è stata firmata da altre due penne, e questo ha permesso di alzare il profilo della pellicola, che sarebbe altrimenti stata catalogata nel filone dei cine-popcorn, nel quale sono iscritti i tre capitoli del signore degli anelli. Spiace dirlo, ma il troppo osannato regista conferisce poca personalità alle sue opere, a partire da Sospesi nel tempo (che però contava Zemeckis alla produzione). Interessante la personalità conferita a kong, essenzialmente essere non raziocinante(si notino i frequenti scoppi d'ira, la ruvidità nel giocare, la forte possessività e gelosia); altra bella trovata(perlomeno originale), è la sensazione che lascia il finale: sembra che la donna preferisca la compagnia dello scimmione a quella dell'insipido scrittore. Sarà stato voluto da Jackson? Kong sembra essere tutto per lui, grande potente impavido puro qual è.
C'è da chiedersi di quale caratura saranno le successive opere del neozelandese, quando non potrà più dedicarsi a ricostruire perfette ma fredde trasposizioni degli amori della sua infanzia perduta.
Riuscirà a trasmettere emozioni più sincere, a staccarsi dall'universo del fantastico? O continuerà a fare film per sè(e per il pubblico), in cui tutto dev'essere fedelmente ricopiato, con l'aggiunta di scene d'azione?
(Perdonatemi, parlo da cultore di film evitati o bistrattati dal grande pubblico, in realtà sono rimasto positivamente stupito da questo king kong. Ero andato al cinema con l'intenzione di passar 3 ore spensierate, ho visto qualcosa che andava al di là delle mie aspettative e mi sono sentito in dovere di criticarlo)
Fin troppo pulita e impeccabile la fotografia, molto espressiva Naomi Watts
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lady libro
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lunedì 27 dicembre 2010
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e' bellissimo...
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Semplicemente un vero e proprio capolavoro. Peter Jackson ha fatto centro ancora una volta, senza deludere nessuno.
Ha diretto un film in cui si può trovare di tutto: avventura, azione, humor, amore, sentimenti, mistero... E' proprio questa "minestra" che rende il film bellissimo.
Naomi Watts è semplicemente perfetta nel ruolo di Ann Darrow (a differenza di Fay Wray e Jessica Lange, infatti, lei si dimostra molto più "innamorata" e consapevole di quella creatura che combatte e muore per lei), Jack Black si dimostra bravissimo anche in un film complesso come questo e, ovviamente, non ci priva della sua fantastica comicità. Anche Adrien Brody risulta convincente e molto romantico, coraggioso e intrepido.
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Semplicemente un vero e proprio capolavoro. Peter Jackson ha fatto centro ancora una volta, senza deludere nessuno.
Ha diretto un film in cui si può trovare di tutto: avventura, azione, humor, amore, sentimenti, mistero... E' proprio questa "minestra" che rende il film bellissimo.
Naomi Watts è semplicemente perfetta nel ruolo di Ann Darrow (a differenza di Fay Wray e Jessica Lange, infatti, lei si dimostra molto più "innamorata" e consapevole di quella creatura che combatte e muore per lei), Jack Black si dimostra bravissimo anche in un film complesso come questo e, ovviamente, non ci priva della sua fantastica comicità. Anche Adrien Brody risulta convincente e molto romantico, coraggioso e intrepido.
Sono tre ore di film incantevoli, che non ti fanno staccare gli occhi dallo schermo, nonostante la presenza di alcune scene superflue (l'inseguimento dei dinosauri e gli insetti giganti nel crepaccio).
Assolutamente indimenticabili le scene fra Ann e Kong: quando lui la rapisce, la salva e la protegge dai tre dinosauri, quando guardano il tramonto dall' Isola del Teschio, Kong che cerca la sua amata per la città, Ann che si rifiuta di partecipare allo spettacolo ma, soprattutto, la scena cult in cui Kong porta Ann sull'Empire State Building e lotta contro gli aeroplani per la propria sopravvivenza (e per quella della donna che ama).
Un film commovente che difficilmente lascia il cuore di chi lo ha apprezzato.
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piero favento
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venerdì 29 novembre 2013
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king kong ritorna in grande stile!
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Il regista Carl Denam (Jack Black) ha in mente una spedizione su un'isola dimenticata dal tempo, dove vorrà fare il film che lo porterà al successo. Una volta arrivati lì degli indigeni rapiscono la bella attrice Ann Darrow (Naomi Watts) per offrirla in sacrificio al possente Kong, un gorilla gigantesco, che però si innamorerà della bella Ann e tenterà di salvarla dai vari pericoli dell'isola. Alla fine lo scimmione verrà catturato e portato a New York dove per lui inizierà la sfida finale per la sopravvivenza.
Sono sempre stato un grande fan di King Kong e rivederlo sul grande schermo con effetti speciali fantastici, una regia impeccabile e tanta azione e sentimento mi viene quasi da piangere! Il film è bellissimo, un tributo al film precedente del 1933, diretto dal bravissimo Peter Jackson, già regista della trilogia del "Signore degli Anelli", che ci porta su un'Isola del Teschio davvero insidiosa, piena di dinosauri, insetti giganti e indigeni assetati di sangue.
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Il regista Carl Denam (Jack Black) ha in mente una spedizione su un'isola dimenticata dal tempo, dove vorrà fare il film che lo porterà al successo. Una volta arrivati lì degli indigeni rapiscono la bella attrice Ann Darrow (Naomi Watts) per offrirla in sacrificio al possente Kong, un gorilla gigantesco, che però si innamorerà della bella Ann e tenterà di salvarla dai vari pericoli dell'isola. Alla fine lo scimmione verrà catturato e portato a New York dove per lui inizierà la sfida finale per la sopravvivenza.
Sono sempre stato un grande fan di King Kong e rivederlo sul grande schermo con effetti speciali fantastici, una regia impeccabile e tanta azione e sentimento mi viene quasi da piangere! Il film è bellissimo, un tributo al film precedente del 1933, diretto dal bravissimo Peter Jackson, già regista della trilogia del "Signore degli Anelli", che ci porta su un'Isola del Teschio davvero insidiosa, piena di dinosauri, insetti giganti e indigeni assetati di sangue. Dunque ancora una volta Jackson partorisce un capolavoro del cinema, consigliao veramente a tutti!
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jacopo b98
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domenica 15 dicembre 2013
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un peter jackson in stato di grazia!
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Nel 1933 Ann Darrow (Watts), attricetta di teatro disoccupata, parte con la troupe del regista Carl Denham (Black, straordinario e perfetto per la parte) per girare un documentario sull’Isola del Teschio, dove l’uomo non ha mai messo piede. Ma sull’isola Ann verrà catturata dallo scimmione, alto otto metri, Kong, che si innamora di lei e la difende dalle varie creature preistoriche che popolano l’isola. L’animale verrà catturato dalla troupe e portato a New York come un’attrazione da zoo. Scapperà e si rifugerà sull’Empire State Building, dove verrà abbattuto dagli aerei. Memorabile remake del capolavoro del 1933, dove, a differenza di quello del ’76 di Guillermin, Jackson, lanciatissimo dal successo de Il Signore degli Anelli, mette molto di suo, talvolta con successo, talvolta esagerando un po’.
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Nel 1933 Ann Darrow (Watts), attricetta di teatro disoccupata, parte con la troupe del regista Carl Denham (Black, straordinario e perfetto per la parte) per girare un documentario sull’Isola del Teschio, dove l’uomo non ha mai messo piede. Ma sull’isola Ann verrà catturata dallo scimmione, alto otto metri, Kong, che si innamora di lei e la difende dalle varie creature preistoriche che popolano l’isola. L’animale verrà catturato dalla troupe e portato a New York come un’attrazione da zoo. Scapperà e si rifugerà sull’Empire State Building, dove verrà abbattuto dagli aerei. Memorabile remake del capolavoro del 1933, dove, a differenza di quello del ’76 di Guillermin, Jackson, lanciatissimo dal successo de Il Signore degli Anelli, mette molto di suo, talvolta con successo, talvolta esagerando un po’. Nel complesso è un film straordinario sin dall’inizio, in una New York in piena Grande Depressione ricostruita alla perfezione, con vere auto d’epoca. Nella seconda parte Jackson prende in prestito elementi da film horror (vedi gli indigeni) e dà prova di tutta la sua eccezionale bravura nel dare spettacolo: memorabili alcune scene come l’inseguimento dei dinosauri “collolungo”, la lotta con i tirannosauri e la sequenza del combattimento contro gli insetti giganti, anche se, bisogna dirlo, di dinosauri ce ne sono un po’ troppi. A tutto questo si contrappongono le scene più riflessive della storia d’amore con Kong (“interpretato” in motion-capture da un gigioneggiante [e sempre strepitoso] Andy Serkis, il Gollum de Il Signore degli Anelli, che interpreta anche il cuoco Lumpy), bella e romantica. Infine nella terza parte inizia la tragedia: Kong in catene viene portato a New York, ma Denham non ricorda le parole del marinaio di cui aveva raccontato Lumpy: “Una creatura, né bestia né uomo”, Kong non è un semplice animale, ma è un innamorato in cerca della sua bella, che è colei che l’ha ucciso: “Non sono stati gli aerei: è la bella che ha ucciso la bestia” dice Carl nell’ultima scena. Emozionante dall’inizio alla fine, ricco di citazioni colte, da Cuore di tenebra allo stesso film del ’33: all’inizio, quando Carl e il suo assistente ragionano su chi possa interpretare il personaggio femminile, il regista propone Fay Wray, interprete di Ann nel film originale, e per tutta risposta il segretario risponde che sta girando un film con la RKO e con un regista di nome Cooper, proprio uno dei due autori di King Kong: il film che la Wray sta girando è dunque proprio King Kong. Costato duecentosette milioni di dollari, uno dei più alti budget di sempre, li ha ampiamente recuperati incassandone oltre cinquecento. Tre Oscar: effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. Musica di James Newton Howard, che all’ultimo momento ha rimpiazzato l’originale compositore, Howard Shore, perché avrebbe composto una partitura troppo intellettuale.
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fivedownyouforthetrouthboe
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lunedì 3 agosto 2020
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kong l''animale quasi intelligente.
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Dopo anni di fantasie e film sul grande
mostro king kong, una nuova epopea sembra rilanciare
lo storico primate, quella degli effetti speciali, che in
tale perdiodo sembrano rendere possibile mettere in circolo
delle finte creature senza che la gente
se ne renda conto. Togliendo quella soddisfazione che
aspettava da anni al pubblico cinefilo, il tutto sembra ben condito da
quella storia mantenente i canoni di clichè, cioè la bella ragazza,
poi che recluta lo scimmione per trovare scampo e, non essere
divorata da quel dinosauro, delle foreste, s'assiste così alla
scuola delle tecniche preistoriche e brutali e del survivol
preistoric liftining, nonchè il leggendario
arrampicamento del bestione, e questo grande grattacielo, per
potersi mostrare alla bella mentre fa il suo consueto
rituale di comunicazione.
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Dopo anni di fantasie e film sul grande
mostro king kong, una nuova epopea sembra rilanciare
lo storico primate, quella degli effetti speciali, che in
tale perdiodo sembrano rendere possibile mettere in circolo
delle finte creature senza che la gente
se ne renda conto. Togliendo quella soddisfazione che
aspettava da anni al pubblico cinefilo, il tutto sembra ben condito da
quella storia mantenente i canoni di clichè, cioè la bella ragazza,
poi che recluta lo scimmione per trovare scampo e, non essere
divorata da quel dinosauro, delle foreste, s'assiste così alla
scuola delle tecniche preistoriche e brutali e del survivol
preistoric liftining, nonchè il leggendario
arrampicamento del bestione, e questo grande grattacielo, per
potersi mostrare alla bella mentre fa il suo consueto
rituale di comunicazione... battersi i pugni in modo incrdibile per
quell'animale selvatico che è; nessuno lo comprende
tranne la bella e gli aerei dell'aviazione civile a
scapito della sua grande storia sentimentale,
e così il gorilla sembra nudo e la bella nulla di più di un
moscerino sventolato nelle sue mani, con un pò d'astuzia king
kong, invece dell'arrampicamento avrebbe dovuto cercare in qualche
modo di socializzare con l'essere umano per costruire
qualcosa di realmente utile al bisogno generale
e condivisibile, ma forse sarebbe stato chiedere troppo alle abilità
della bestia che snaturalizzata da quegli eventi non offre
nulla se non quel percorso che lo ha portato a essere
lo zimbello degli aerei dell'aviazione civile, bella storia altresì
per diverse componentistiche e film di notevole spettacolo.
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samanta
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martedì 20 luglio 2021
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king nel jurassik park
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Il film uscito nel 2005 è il 3° film che ha per protagonista lo scimmione gigantesco Kong , scoperto in un'isola misteriosa avvolta nella nebbia.
Il soggetto è tratto da un racconto di Marion C. Cooper (regista del film originale del 1932) e di Edgard Wallace (famoso giallista), ha tra gli sceneggiatori Peter Jakson che è anche il regista, la novità del nuovo remake che si rifà ad un ambientazione primi anni '30 in un'America ancora con il proibizionismo e non nell'epoca moderna del remake del 1976, in cui la scena finale era ambientata nelle Torri Gemelle mentre in questo si svolge come il primo film nell'Empire State Building.
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Il film uscito nel 2005 è il 3° film che ha per protagonista lo scimmione gigantesco Kong , scoperto in un'isola misteriosa avvolta nella nebbia.
Il soggetto è tratto da un racconto di Marion C. Cooper (regista del film originale del 1932) e di Edgard Wallace (famoso giallista), ha tra gli sceneggiatori Peter Jakson che è anche il regista, la novità del nuovo remake che si rifà ad un ambientazione primi anni '30 in un'America ancora con il proibizionismo e non nell'epoca moderna del remake del 1976, in cui la scena finale era ambientata nelle Torri Gemelle mentre in questo si svolge come il primo film nell'Empire State Building.
Il regista reduce (meglio trionfo) della trilogia ricavata (discretamente) dal Signore degli Anelli, l'immortale romanzo di Tolkien, ha non solo messo in mostra la sua notevole capacità di realizzazione degli effetti speciali, ma anche si è avvalso dell'esperienza di Jurassik Park e dei tre film della saga usciti prima di questo. In particolare vengono in mente la carica dei giganteschi brontosauri in fuga inseguiti dai piccoli e feroci velociraptor, insomma ha ricreato un'isola simile a quella popolata dai rettili di Jurassic Park, con in più fantasiosi insetti enormi e animali mostruosamente ibridi. Anche accattivante (anche se un pò vistosa) la ricostruzione della New York del 1932 descritta nella desolazione dovuta alla depressione economica con un grande divario tra ricchi e poveri. Riconosciute l'abilità tecnica e la capacità fantastica del regista non possono non essere sottaciute alcune criticità.
Innanzitutto il prologo fino all'arrivo nell'isola sperduta è assai lungo, quasi un film dentro il film che anche a sua volta risulta molto lungo (3 ore), 20-30 minuti in meno avrebbero fatto bene alla pellicola che indugia in troppe scene. Inoltre ci sono alcune incogruenze nella sceneggiatura e nelle riprese, ad esempio: quando Ann (Naomi Watts) è catturata da King Kong viene sballottata in modo incredibile da infarto o da colpo aplopettico, ma quando è posata a terra appare senza un graffio ovvero nella lotta tra 3 T.REX e King Kong Ann fugge nella palude, si trascina a carponi nel fango e dentro tronchi vuoti, ma poi uccisi dallo scimmione i T.REX si presenta senza ammaccature e con la pelle del viso e delle gambe senza un graffio. Altra incongruenza quando il regista e produttore Carl (Jack Black) presenta al pubblico americano King Kong affermando che per catturarlo sono morte 17 persone, in realtà dale scene appare almeno un numero doppio di morti, così gli indigeni selvaggi nel finale sull'isola spariscono misteriosamente. Invece una scena piacevole è quella fantastica a New York con Ann e King Kong ballano e scivolano su un lago ghiacciato.
Protagonista in assoluto è la brava Naomi Watts che riesce a dare credibilità in un paesaggio difficile: l'attricetta rimasta senza lavoro e assunta come interprete dal perfido regista Carl che s'innamora con innocenza di Kong, certamente un Ann meno sensuale di Jessica Lange nel remake del 1976. Bravo è Adrien Brody nella parte dello sceneggiatore che s'innamora di Ann e la consola dopo la morte di King Kong. Non mi ha molto convinto invece Jack Black mi pare che emerga troppo la sua vena comica.
Un film buono ma che in conlusione vede il trionfo degli effetti speciali su una storia molto esile (ma è vero cinema ?).
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kalamaius
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giovedì 22 marzo 2012
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buon film sì, capolavoro no
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Il film tutto sommato è da considerarsi un discreto film, ma con tante cose da rivedere. Prima cosa trovo eccessiva la durata, tre ore e venti riempite con troppi americanismi che si potevano evitare. Per americanismi mi riferisco alle troppe banali scene all'interno dell'isola, alcuni inseguimenti anomali che fanno perdere di credibilità il film. La prima parte del film è molto buona, con una sorta di richiamo agli anni d'oro del cinema. Proseguendo il film si allontana da questo amarcord perdendo di qualità, lasciandosi trasportare da troppi effetti speciali che oscurano la trama. Anche la parte finale alla fine dei conti è buona, è la parte centrale che manca di trama, di interesse e di originalità.
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Il film tutto sommato è da considerarsi un discreto film, ma con tante cose da rivedere. Prima cosa trovo eccessiva la durata, tre ore e venti riempite con troppi americanismi che si potevano evitare. Per americanismi mi riferisco alle troppe banali scene all'interno dell'isola, alcuni inseguimenti anomali che fanno perdere di credibilità il film. La prima parte del film è molto buona, con una sorta di richiamo agli anni d'oro del cinema. Proseguendo il film si allontana da questo amarcord perdendo di qualità, lasciandosi trasportare da troppi effetti speciali che oscurano la trama. Anche la parte finale alla fine dei conti è buona, è la parte centrale che manca di trama, di interesse e di originalità. E' facile stupire con gli effetti speciali ma è decisamente più complicato ma di gran lungo appagante cercare almeno di evitare che la trama affoghi in questi effetti che puntano troppo a conquistare le masse ma si dimenticano di chi è affamato di film di un certo livello. Non voglio certo dire che gli effetti speciali vadano aboliti, ma l'importante è che non siano l'unico motivo che spinga il pubblico a guardare un film. Il cast è buono, è presente un attore di gran qualità come Adrien Brody, ma sono poche le scene nell'intero film che gli possano consentire di dimostrare il suo intero valore. Buona prova anche per Naomi Watts, la quale, a differenza di Adrien Brody, ha avuto più occasioni perlomeno di recitare, e lo ha fatto bene. Questo resta comunque un remake ben fatto, ma per me è un remake troppo tecnologico, l'assenza quasi totale di vere parti recitative non credo sia un motivo per lodare il film. Non credo sia da considerare innovativo un remake del genere, oggettivamente forse è un remake nuovo, diverso dal solito remake, ma soggettivamente non lo trovo molto innovativo, sarebbe forse innovativo di questi tempi guardare e cercare di sponsorizzare l'originale film, di questi tempi dove si pensa che la tecnologia possa sostituire la psicologia umana. La tecnologia va amata e adoperata, ma insieme alle caratteristiche dell'uomo, altrimenti la sola tecnologia di per sè rimane qualcosa di distaccato. Tirando le conclusioni, film accettabile e discreto, ma l'assenza totale di emozioni pesa come un macigno, ovviamente secondo il mio gusto personale.
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renato c.
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venerdì 14 giugno 2013
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bel film, ma troppe bestiacce!
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Peter Jackson ha fatto un bel lavoro, che è un remake del classico del 1933, ma, secondo me, il migliore rimane quello del 1976 diretto da John Guillermin! Ottima la fotografia, ed ottima le interpretazioni di Naomi Watts, Jack Black e Adrien Brody ma preferivo la teoria dei due films precedenti in cui l'unica creatura anomala era il grosso scimmione (in senso benevolo ed affettuoso!) King Kong, il quale era considerato una divinità, a cui offrire sacrifici, dagli abitanti dell' isola! Quell'isola rimasuglio di animali preistorici si rifà invece a tanti altri films d'avventure usciti nelle varie epoche, e certi animali preistorici, specialmente gli insetti giganti li trovo da voltastomaco! Trovo inoltre un po' fuori posto che la spaventatissima Ann Darrow si metta a fare le danze del suo r
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Peter Jackson ha fatto un bel lavoro, che è un remake del classico del 1933, ma, secondo me, il migliore rimane quello del 1976 diretto da John Guillermin! Ottima la fotografia, ed ottima le interpretazioni di Naomi Watts, Jack Black e Adrien Brody ma preferivo la teoria dei due films precedenti in cui l'unica creatura anomala era il grosso scimmione (in senso benevolo ed affettuoso!) King Kong, il quale era considerato una divinità, a cui offrire sacrifici, dagli abitanti dell' isola! Quell'isola rimasuglio di animali preistorici si rifà invece a tanti altri films d'avventure usciti nelle varie epoche, e certi animali preistorici, specialmente gli insetti giganti li trovo da voltastomaco! Trovo inoltre un po' fuori posto che la spaventatissima Ann Darrow si metta a fare le danze del suo repertorio teatrale davanti a King Kong per tenerlo buono! Ciò che invece mi è sembrata fatta molto bene è l'esperessione di Kong che è tipica da animale innamorato! Contempla silenzioso (senza gli sguardi guduriosi dello scimmione di Carlo Rambaldi quando spoglia Jessica Lange!), come fanno in genere gli animali! Ed è bello il ritrovo di ambienti simili quando fanno vedere il tramonto sull'isola con la protagonista che si addormenta in una zampa della scimmia gigante, ed il tramonto visto dall'Empire State Building di New York! La trama, ricalca comunque i precedenti: l'uomo che di fronte al "dio denaro" non fa nessuna piega davanti ad una meraviglia della natura se non usarla per lauti guadagni! Salvo poi farla abbattere quando diventa pericolosa; e Kong che si lascia cadere dal grattacielo per non fare colpire dagli aerei l'amata ragazza! E' la storia della "Bella e la Bestia" che si ripete, purtroppo senza lieto fine!
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a.l.
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martedì 3 gennaio 2006
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il canto del cigno
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In “King Kong” Jackson facendo rivivere sugli schermi il classico omonimo del 1933 di Cooper e Schaelsack rielabora in chiave postmoderna il mito dell’incontro fra la creatura angelica e il bestione selvaggio. Il confronto è forse deludente per lo spettatore, ma solo se prende troppo alla lettera il riferimento al romanzo di Conrad “Cuore di tenebra” e cerca il mistero nella metaforica giungla di un impenetrabile continente umano: ovvio non trovarlo nell’esuberanza spettacolare della parte isolana o nel patetismo esibito di quella newyorkese e restarne delusi. Il film ha però un’anima, per altro neanche troppo nascosta, ed è la nostalgia per un universo immaginario perduto e il rimpianto per un mondo fantastico ancora vergine e schietto, dove la capacità di suggestione, il titanismo dei sentimenti, il gusto per la bellezza non sono atrofizzati dalle sofisticherie della civiltà normalizzatrice: “King Kong” è precipitato giù dall’Empire State Building quasi cento anni fa, e la sua mesta resurrezione si risolve, consapevolmente, in una ricostruzione filologica ineccepibile ma anacronistica e artificiosa, realizzabile solo grazie alle meraviglie della tecnologia.
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In “King Kong” Jackson facendo rivivere sugli schermi il classico omonimo del 1933 di Cooper e Schaelsack rielabora in chiave postmoderna il mito dell’incontro fra la creatura angelica e il bestione selvaggio. Il confronto è forse deludente per lo spettatore, ma solo se prende troppo alla lettera il riferimento al romanzo di Conrad “Cuore di tenebra” e cerca il mistero nella metaforica giungla di un impenetrabile continente umano: ovvio non trovarlo nell’esuberanza spettacolare della parte isolana o nel patetismo esibito di quella newyorkese e restarne delusi. Il film ha però un’anima, per altro neanche troppo nascosta, ed è la nostalgia per un universo immaginario perduto e il rimpianto per un mondo fantastico ancora vergine e schietto, dove la capacità di suggestione, il titanismo dei sentimenti, il gusto per la bellezza non sono atrofizzati dalle sofisticherie della civiltà normalizzatrice: “King Kong” è precipitato giù dall’Empire State Building quasi cento anni fa, e la sua mesta resurrezione si risolve, consapevolmente, in una ricostruzione filologica ineccepibile ma anacronistica e artificiosa, realizzabile solo grazie alle meraviglie della tecnologia. La coscienza dell’irrecuperabile lambisce ogni sequenza di un ‘opera ipertrofica e monumentale per compensazione e lirica nel tono e nei presupposti: la nostalgia di un’età dell’oro mitica, in cui mostri terrificanti ed eroi generosi popolavano idilliache vallate, il rifiuto di un presente prosastico, un racconto epico, magniloquente e rudimentale nell’ostentare ideali e valori, recalcitrante alla stringatezza contemporanea, accomunano “King Kong” alla trilogia de “Il signore degli anelli”. Solo chi ha conservato in sé cuore di fanciullo è in grado di compiere il viaggio di ritorno verso l’innocente splendore delle ere preistoriche, salire sulla cima della montagna o della metropoli, e ammirare l’orizzonte puro. Il piccolo Hobbit, Frodo, salvava dal male l’umanità dei tempi remoti, lo scimmione, “ottava meraviglia del mondo” e la giovane artista vivono un’epoca in cui demoni e maghi sono sepolti da secoli, ma danzano insieme sul laghetto ghiacciato del Central Park, illuminati dalla luna, contemplano dall’alto il crepuscolo, esclamano “bellissimo”, definendo la loro prodigiosa metamorfosi da creature terrestri a esseri celestiali, dotati di ali con cui scalare i grattacieli per vedere dall’alto. Ed è il privilegio di un’anima “sublime” a unirli in una passione ideale più totalizzante della convenzionale attrazione amorosa, relegata significativamente ai margini della vicenda nella love story fra la fanciulla e il drammaturgo. E non c’è spazio umano adatto a contenere la loro natura poetica: essi sopravvivranno nel ricordo di un cinema utopico, che va a cercarsi protagonisti e set in un’isola posta al di fuori delle rotte, sommersa dalla nebbie, raggiungibile solo per disperazione e per caso e mai più ritrovabile. “King Kong” finisce così con l’essere una solenne sconfessione della Settima arte nel rapporto speculare fra gli occhi espressivi del gorilla e quelli da satiro del suo carceriere, il regista Carl Denham. L’ossessione per il cinema, incarnatosi in uno dei sui numi tutelari Orson Welles, miete vittime, crea feticci illusori, costruisce per loro gabbie luccicante, ammirabili pagando il biglietto d’ingresso, e li distrugge. “E’ la bella che uccide la bestia” dice Carl alla fine, commemorando cosi il suo stesso canto del cigno.
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[+] opinioni,nn poesie...
(di darth arf)
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[+] sulla recensione di a.l.
(di paolo ciarpaglini)
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jacopo b98
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mercoledì 1 maggio 2013
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king kong di peter jackson - da non perdere
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Nel 1933 Ann Darrow (Watts), attricetta di teatro disoccupata, parte con la troupe del regista Carl Denham (Black, straordinario e perfetto per la parte) per girare un documentario sull’Isola del Teschio, dove l’uomo non ha mai messo piede. Ma sull’isola Ann verrà catturata dallo scimmione, alto otto metri, Kong, che si innamora di lei e la difende dalle varie creature preistoriche che popolano l’isola. L’animale verrà catturato dalla troupe e portato a New York come un’attrazione da zoo. Scapperà e si rifugerà sull’Empire State Building, dove verrà abbattuto dagli aerei. Memorabile remake del capolavoro del 1933, dove, a differenza di quello del ’76 di Guillermin, Jackson, lanciatissimo dal successo de Il Signore degli Anelli, mette molto di suo, talvolta con successo, talvolta esagerando un po’.
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Nel 1933 Ann Darrow (Watts), attricetta di teatro disoccupata, parte con la troupe del regista Carl Denham (Black, straordinario e perfetto per la parte) per girare un documentario sull’Isola del Teschio, dove l’uomo non ha mai messo piede. Ma sull’isola Ann verrà catturata dallo scimmione, alto otto metri, Kong, che si innamora di lei e la difende dalle varie creature preistoriche che popolano l’isola. L’animale verrà catturato dalla troupe e portato a New York come un’attrazione da zoo. Scapperà e si rifugerà sull’Empire State Building, dove verrà abbattuto dagli aerei. Memorabile remake del capolavoro del 1933, dove, a differenza di quello del ’76 di Guillermin, Jackson, lanciatissimo dal successo de Il Signore degli Anelli, mette molto di suo, talvolta con successo, talvolta esagerando un po’. Nel complesso è un film straordinario sin dall’inizio, in una New York in piena Grande Depressione ricostruita alla perfezione, con vere auto d’epoca. Nella seconda parte Jackson prende in prestito elementi da film horror (vedi gli indigeni) e dà prova di tutta la sua eccezionale bravura nel dare spettacolo: memorabili alcune scene come l’inseguimento dei dinosauri “collolungo”, la lotta con i tirannosauri e la sequenza del combattimento contro gli insetti giganti, anche se, bisogna dirlo, di dinosauri ce ne sono un po’ troppi. A tutto questo si contrappongono le scene più riflessive della storia d’amore con Kong (“interpretato” in motion-capture da un gigioneggiante [e sempre strepitoso] Andy Serkis, il Gollum de Il Signore degli Anelli, che interpreta anche il cuoco Lumpy), bella e romantica. Infine nella terza parte inizia la tragedia: Kong in catene viene portato a New York, ma Denham non ricorda le parole del marinaio di cui aveva raccontato Lumpy: “Una creatura, né bestia né uomo”, Kong non è un semplice animale, ma è un innamorato in cerca della sua bella, che è colei che l’ha ucciso: “Non sono stati gli aerei: è la bella che ha ucciso la bestia” dice Carl nell’ultima scena. Emozionante dall’inizio alla fine, ricco di citazioni colte, da Cuore di tenebra allo stesso film del ’33: all’inizio, quando Carl e il suo assistente ragionano su chi possa interpretare il personaggio femminile, il regista propone Fay Wray, interprete di Ann nel film originale, e per tutta risposta il segretario risponde che sta girando un film con la RKO e con un regista di nome Cooper, proprio uno dei due autori di King Kong: il film che la Wray sta girando è dunque proprio King Kong. Costato duecentosette milioni di dollari, uno dei più alti budget di sempre, li ha ampiamente recuperati incassandone oltre cinquecento. Tre Oscar: effetti speciali, sonoro e montaggio sonoro. Musica di James Newton Howard, che all’ultimo momento ha rimpiazzato l’originale compositore, Howard Shore, perché avrebbe composto una partitura troppo intellettuale.
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