King Kong

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Un film di Peter Jackson. Con Naomi Watts, Jack Black, Adrien Brody, Andy Serkis, Jamie Bell.
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Azione, Ratings: Kids+13, durata 187 min. - Nuova Zelanda, USA, Germania 2005. uscita venerdì 16 dicembre 2005. MYMONETRO King Kong * * * 1/2 - valutazione media: 3,90 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Claudia Morgoglione

La Repubblica

Primo: lasciate perdere "Il signore degli anelli". Secondo: dimenticate la brevità della pellicola originale, quella degli anni Trenta. Terzo: tenete bene a mente, invece, la lezione del catastrofismo preistorico già esplorato da Steven Spielberg. Perché il super-remake King Kong - ovvero il kolossal più atteso della stagione, presentato ieri sera in anteprima alla stampa italiana - mescola insieme una buona dose di ironia, una spruzzata di horror, e soprattutto tanto, tanto Jurassic Park.
Un cocktail che spiazza, almeno in parte, la platea, anche quella degli addetti ai lavori. Che alla fine regala all'opera di Peter Jackson - già pluripremiato autore della trilogia ispirata a Tolkien - un applauso non proprio ecumenico, anzi leggermente sottotono. Ma adesso la vera prova è quella del botteghino. E non solo in casa nostra: il film esce infatti venerdì in contemporanea mondiale, puntando ai succosi incassi natalizi dell'intero Pianeta.
Nell'attesa, spieghiamo un po' meglio di cosa si tratta. Cominciando col sottolineare la durata: 3 ore e 7 minuti, per una storia che ricalca quella già nota dei primi due King Kong (l'originale del 1933, e il remake degli anni Settanta con Jessica Lange protagonista), non sono proprio pochine. Certo, Jackson ci ha già abituati ai tempi lunghi, con la trilogia Il signore degli anelli; ma lì la non brevità era giustificata dalla complessità della monumentale opera tolkeniana.
In questo caso, invece, l'autore neozelandese dilata soprattutto la seconda delle tre parti in cui è divisa la storia. Rispettandone, invece, l'ambientazione nella New York post-Depressione. Nel primo segmento della pellicola, facciamo la conoscenza dei protagonisti. A partire dal regista interpretato da Jack Black, che pur di realizzare un film indimenticabile non esita a organizzare un'improbabile spedizione via mare in un'isola ancora non scoperta. Coinvolgendo nell'operazione un'attrice di vaudeuville raccattata letteralmente per strada (Naomi Watts), il commediografo autore della sceneggiatura (Adrien Brody) e l'intero equipaggio della nave.
Eccoci dunque arrivati alla seconda parte, il vero cuore dell'opera di Jackson. Quella in cui i nostri eroi incappano nell'isola maledetta. Habitat sia del supergorilla di otto metri che dà il titolo alla pellicola, sia di un ampio campionario di mostri. Dinosauri, soprattutto: sullo schermo ne vediamo tanti, di ogni tipo e dimensione (nell'originale apparivano giusto in un paio di sequenze). Tanto che in certi momenti lo spettatore ha quasi l'impressione di aver sbagliato luogo, e di trovarsi per magia in Jurassic Park.
Insieme agli animaloni preistorici, ci sono altre presenze inquietanti assenti nel film del 1933, alcune delle quali appaiono in sequenze con spruzzi d'horror: ad esempio, alcuni vermoni che si aprono e che ricordano un po' i mitici Alien; ragni enormi; pipistrelloni giganti; scorpioni cattivissimi. Per non parlare di una tribù di esseri umani primitivi, pronti a compiere sacrifici umani pur di soddisfare re Kong.
Ed è contro questa vasta gamma di specie che l'equipaggio e i passeggeri della nave devono combattere, pur di liberare Naomi Watts dalle grinfie del gorilla. In una serie infinita di battaglie, spettacolarità, inseguimenti e sfoggio di effetti speciali. Solo che nel frattempo lei ha scoperto che lo scimmione non è affatto cattivo, e che anzi si comporta con tenerezza. Perché, come tutti noi spettatori sappiamo, è innamorato. E proprio in molte delle sequenze tra l'attrice e il mostro, oltre che in alcune scene di combattimenti, il film prende toni da commedia. Un modo di alleggerire e di non prendersi molto sul serio; sicuramente lontano dalla tensione epica dei tre Signore degli anelli.
Diversa invece - struggente, romantica, triste - la terza parte, quella nella sostanza più fedele all'originale. King Kong, fatto prigioniero, viene portato a New York, nel tentativo di utilizzarlo come redditizio fenomeno da baraccone. Lui però si ribella e ritrova l'amata Naomi Watts. In un finale ovviamente amaro: tranne che in casa Disney, è difficile che la Bella e la Bestia possano vivere felici e contenti.
Perfino in un film costato la bellezza di 207 milioni di dollari, sesto in assoluto per onerosità nella storia del cinema. Il record, in questo campo, continua ad appartenere alla Cleopatra con Liz Taylor e Richard Burton: col valore del dollaro aggiornato a oggi, ha fatto spendere ai produttori oltre 286 milioni di dollari. In confronto, la faraonicità di Jackson è quasi roba da dilettanti.
Da Repubblica.it, 13 dicembre 2005


di Claudia Morgoglione, 13 dicembre 2005

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