leo 1993
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giovedì 7 febbraio 2013
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forza della natura e sacralità della vita
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L'azione si svolge in un Giappone in età medievale (le armi da fuoco sono una novità recente) quando ancora il capitalismo era solo nella sua fase embrionale.
Nonostante il grande divario temporale tra i giorni nostri e l'epoca in cui è ambientato il film, questo anime, diretto dalla grande mente nipponica di Miyazaki, manda messaggi chiari alla società e ai cittadini odierni.
Il regista nipponico infatti insiste su alcuni valori oggi più che mai trascurati come il valore del rispetto e della sacrilità di ogni vità: il principe Ashitaka infatti, giovane e puro d'animo, cerca di non uccidere tentando di placare la furia del demone con le parole rischiando anche la sua stessa vita, quando però il mostro si dirige impetuoso verso il suo villaggio si vede costretto ad abbatterlo.
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L'azione si svolge in un Giappone in età medievale (le armi da fuoco sono una novità recente) quando ancora il capitalismo era solo nella sua fase embrionale.
Nonostante il grande divario temporale tra i giorni nostri e l'epoca in cui è ambientato il film, questo anime, diretto dalla grande mente nipponica di Miyazaki, manda messaggi chiari alla società e ai cittadini odierni.
Il regista nipponico infatti insiste su alcuni valori oggi più che mai trascurati come il valore del rispetto e della sacrilità di ogni vità: il principe Ashitaka infatti, giovane e puro d'animo, cerca di non uccidere tentando di placare la furia del demone con le parole rischiando anche la sua stessa vita, quando però il mostro si dirige impetuoso verso il suo villaggio si vede costretto ad abbatterlo. Dopo essere stato ucciso però si celebreranno riti funebri in suo onore per rispetto di una vita spezzata.
Durante il suo viaggio verso occidente il giovane principe aiuta e riconduce al loro villaggio alcuni uomini rimasti feriti durante un combattimento, al contrario di Eboshi, padrona della città del ferro, la quale non si cura né dei feriti né dei caduti.
Arrivato alla città del ferro Ashitaka si trova davanti ad un mondo nuovo, molto diverso dal suo, infatti egli nella sua terra natale viveva in simbiosi con la natura e gli animali, invece nella città del ferro gli animali da soma vengono sfruttati fino allo stremo, mentre gli animali della foresta vengono sterminati perché impediscono la deforestizzazione della montagna necessaria per gli affari.
Un'altra opposizione che emerge è quella che c'è tra animali e uomini, in particolare tra Mononoke (figlia adottiva di una lupa, che si batte insieme ai suoi compagni lupi per cacciare gli umani dalla foresta) e Eboshi, la spietata padrona della città del ferro, che vede in Mononoke una minaccia per i suoi affari: entrambe provano un grande odio reciproco, infatti, il giovane principe, fermando le due mentre combattono, afferma: " E' lo stesso terribile demone a guidare sia te che lei. Lo vedete? E' l'odio! L'odio che lo spirito cinghiale ha riversato in me! Mi consuma le carni e presto mi toglierà la vita. Non lasciate che l'odio condanni anche voi!" Quindi nonostante egli sia l'unico ad essere colpito dalla maledizione dell'odio, è l'unico che cerca di reprimerlo e di non manifestarlo brandendo delle armi e cercando vendetta.
La stessa Mononoke considera gli umani in generale, malvagi e spregevoli tanto che arriva quasi al punto di uccidere Ashitaka che era corso in suo aiuto, solo perché umano.
Il suo pregiudizio verso il giovane principe inizia a dissolversi mentre egli morente le dice che è bellissima, allora lei sobbalza e capisce che non tutti gli umani sono uguali...il principe è diverso, è speciale. Allora cerca di aiutarlo dandogli delle cortecce curative che però lui non riesce a masticare perché troppo debole: allora lei le mastica e direttamente dalla sua bocca le infila nella sua. Così piano piano i due scoprono i veri sentimenti che provano l'uno per l'altra. Però dopo che Ashitaka salva la vita ad Eboshi (dimostrando ancora una volta che il principe non porta odio e considera la vita una cosa sacra), Mononoke gli intima di andarsene, ma lui abbracciandola dolcemente le dice che non può stare lontano da lei.
Altro messaggio che emerge da questo film è evidentemente l'antimilitarismo: la causa della maledizione passata ad Ashitaka è l'arma da fuoco che ha colpito il cinghiale.
" Hai sottratto la foresta allo spirito cinghiale, poi lo hai reso un demone e costruisci altre armi? Quanto odio e distruzione hai intenzione di portare ancora" il principe ad Eboshi disposta ad uccidere ancora animali pur di procedere con l'estrazione del ferro dalla montagna. Molto significativa è la scena in cui il dio della foresta (a mezzo tra cervo e uomo: simbolo che una sintesi tra uomo e natura è possibile) fa crescere una pianta rigogliosa sul fucile che Eboshi gli sta puntando contro, comunque la spietata donna riesce a sparare e a decapitare il dio: la natura da sola non può sopperire alle atrocità e alla malvagità che l'uomo causa...ci vuole un impegno diretto dell'umanità. Il dio senza testa da sfogo alla sua furia e cercando la testa uccide tutto quello che tocca, anche la foresta stessa e gli uomini che lo ostacolano: se noi, come umanità, continuiamo ancora ad accanirci contro la natura (se spariamo al dio della foresta) finiremo per uccidere anche noi stessi: la natura è una dittatura e se non si rispetta lei può toglierci la vita.
Nel FINALE Ashitaka e Mononoke riescono a restituire la testa al dio: si placa la sua furia distruttrice e la foresta torna a crescere rigogliosa e i fiori germogliano sulle rovine della città del ferro.
Ashitaka:"Il dio della foresta non può morire San, egli è la vita stessa e tutto quello a cui abbiamo assistito dovrebbe servire ad aprirci gli occhi"
Eboshi capisce finalmente l'importanza della natura, e comprende che il coraggio dei due giovani protagonisti hanno salvato la sua vita e quella di molte altre persone. Così riesce ad "aprire gli occhi" come sperava Ashitaka, e promette che risorgerà una nuova città migliore della precedente.
Lo studio Ghibli ha fiducia e ha la speranza che un giorno anche noi e anche il più spietato capitalista arriverà a capire l'importanza della natura e che si possa arrivare a fondare una nuova società compatibile con essa.
Grande film! VOTO: 8+ (solo la città incantata e il castello di howl per me sono superiori)
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[+] la cupa lotta per l’agognata unione uomo-natura
(di antonio montefalcone)
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la druga
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mercoledì 21 settembre 2011
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miyazaki e la sua principessa
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Sarebbe limitativo definire "La principessa Mononoke" un semplice anime giapponese. Si tratta di uno dei lungometraggi meglio riusciti di Miyazaki. Il protagonista, il principe Ashitaka, sconfigge il dio-cinghiale che attacca il suo villaggio dopo essersi trasformato in demone a causa del suo odio verso gli umani e delle sofferenze causategli dal proiettile di un cannone che lo aveva colpito. Uccidendolo però il principe attira a sé la maledizione che inizia lentamente ad espandersi nel suo corpo. Si allontana così dal suo villaggio, nella speranza di comprendere l'origine della maledizione e di trovare un rimedio. Giunge alla "Città del ferro", luogo reso da "Lady Eboshi" una vera e propria fortezza, la cui principale attività è la produzione di ferro e armi (era stata proprio lei a sparare al dio-cinghiale).
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Sarebbe limitativo definire "La principessa Mononoke" un semplice anime giapponese. Si tratta di uno dei lungometraggi meglio riusciti di Miyazaki. Il protagonista, il principe Ashitaka, sconfigge il dio-cinghiale che attacca il suo villaggio dopo essersi trasformato in demone a causa del suo odio verso gli umani e delle sofferenze causategli dal proiettile di un cannone che lo aveva colpito. Uccidendolo però il principe attira a sé la maledizione che inizia lentamente ad espandersi nel suo corpo. Si allontana così dal suo villaggio, nella speranza di comprendere l'origine della maledizione e di trovare un rimedio. Giunge alla "Città del ferro", luogo reso da "Lady Eboshi" una vera e propria fortezza, la cui principale attività è la produzione di ferro e armi (era stata proprio lei a sparare al dio-cinghiale). Il principale scopo di Eboshi è quello di sfruttare le risorse della sacra foresta che circonda l'insediamento, sulla quale regna lo spirito protettore del dio-cervo. A difendere la foresta si schierano le tribù dei cinghiali, scimmie e lupi che la popolano, questi ultimi aiutati anche da San, la Principessa Mononoke, che è stata da loro allevata. Il principe si troverà in mezzo ad un terribile scontro tra gli umani e il popolo della foresta, uno scontro senza riserve, che rivela la volontà del regista di affrontare un tema così fondamentale e primitivo direi come quello del conflitto dell'uomo con la natura.
Ancora una volta Miyazaki fa scuola e ci regala un film ricco di spunti, contenuti e tavole straordinarie, con un tratto ormai inconfondibile che contraddistingue i suoi lavori.
Dal film emerge un messaggio di condanna verso l'insensata avidità umana e la brama di conquista cieca ed efferata, capace di calpestare i più alti dei valori. Mononoke, ovvero "la principessa degli spiriti vendicativi", anche lei, dopo Nausicaa (mi riferisco al film "Nausicaa della valle del vento"), incarna l'eroina coraggiosa e indomabile che a tutti i costi cercherà di salvare la sua foresta, perché è la natura da cui tutti dipendiamo e a cui dobbiamo profondo rispetto.
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laurence316
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martedì 27 maggio 2014
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principessa mononoke
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Etichettare i film di Miyazaki come semplici anime, non è solo limitativo, è un insulto: si tratta di uno dei più grandi registi dell'animazione mondiale, che qui realizza uno dei suoi migliori film, secondo solo a La città incantata. Adrenalico, dinamico e avvincente, rappresenta forse la più alta vetta per l'animazione giapponese, con un film di avventure, influenzato dallo shintoismo, tanto presente nelle opere del Maestro. E' una favola ecologista, grandiosa e magnifica che consacra definitivamente Miyazaki non solo come maestro dell'animazione, ma come uno dei più grandi registi della storia del cinema. E' educativo, senza cadere nel didascalico, provoca emozioni forti e non lascia certo indifferente lo spettatore.
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Etichettare i film di Miyazaki come semplici anime, non è solo limitativo, è un insulto: si tratta di uno dei più grandi registi dell'animazione mondiale, che qui realizza uno dei suoi migliori film, secondo solo a La città incantata. Adrenalico, dinamico e avvincente, rappresenta forse la più alta vetta per l'animazione giapponese, con un film di avventure, influenzato dallo shintoismo, tanto presente nelle opere del Maestro. E' una favola ecologista, grandiosa e magnifica che consacra definitivamente Miyazaki non solo come maestro dell'animazione, ma come uno dei più grandi registi della storia del cinema. E' educativo, senza cadere nel didascalico, provoca emozioni forti e non lascia certo indifferente lo spettatore. E' un capolavoro, non c'è altra definizione più corretta per definirlo, un capolavoro per grafica, solo lievemente mescolata con quella al computer, per gli sfondi, per la dettagliatezza degli stessi personaggi, per la grandiosità e l'impatto visivo di alcune scene, e per una narrazione fuori dal comune, potente, e lontana anni luce da quella megalomane e maniaca tipicamente hollywoodiana. Porta alla luce temi importanti (inquinamento, lotta fra uomo e natura (in cui, solitamente, il primo viene sconfitto e la seconda devastata), avidità...) non rinunciando allo spettacolo, creando sequenze spettacolari che non hanno nulla da spartire con la computer-graphic. Da vedere assolutamente, possibilmente al cinema dove l'esperienza è ancora più completa e avvolgente. Cosa che si è potuta fare grazie alla Lucky Red che finalmente, dall'8 al 15 maggio, ha fatto uscire nei cinema questo grandissimo film, con un nuovo doppiaggio, soppiantando definitivamente quello orribile dell'edizione per home-video degli anni '90. Così ho finalmente potuto (e spero che come me anche altre centinaia di persone) rivederlo anche al cinema (dove sono stato piacevolmente stupito dal vedere la sala quasi piena, anche di bambini e ragazzi), dopo le numerosissime visioni in DVD, che già mi avevano impressionato per la qualità grafica. Un altro colpo vincente, Miyazaki.
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g. romagna
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venerdì 2 aprile 2010
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princess mononoke
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Un dio cinghiale, tramutatosi in demone per colpa di un dolore inflittogli dagli umani, sta attaccando il villaggio del giovane guerriero Ashitaka. Egli riesce ad ucciderlo, ma viene colpito da una maledizione che lo destina a morte certa, a meno che non riuscirà a risalire alla causa che ha mutato il cinghiale in demone. Ashitaka si mette in cammino e, durante il suo viaggio, conosce Eboshi, padrona di un villaggio in cui tutti e tutte lavorano per lei nella costruzione di armi da fuoco con cui ella vuole liberarsi, per fare spazio alle miniere di ferro, delle creature della selva e della principessa Mononoke, ragazza cresciuta dagli animali e che vive ora con loro.
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Un dio cinghiale, tramutatosi in demone per colpa di un dolore inflittogli dagli umani, sta attaccando il villaggio del giovane guerriero Ashitaka. Egli riesce ad ucciderlo, ma viene colpito da una maledizione che lo destina a morte certa, a meno che non riuscirà a risalire alla causa che ha mutato il cinghiale in demone. Ashitaka si mette in cammino e, durante il suo viaggio, conosce Eboshi, padrona di un villaggio in cui tutti e tutte lavorano per lei nella costruzione di armi da fuoco con cui ella vuole liberarsi, per fare spazio alle miniere di ferro, delle creature della selva e della principessa Mononoke, ragazza cresciuta dagli animali e che vive ora con loro. E' stata Eboshi a ferire il dio cinghiale, ed ella stessa ha persino ricevuto ordine, dall'imperatore, di tagliare la testa del Dio della Foresta per mettere fuori gioco le sue creature. Le due parti in causa si preparano all'ultimo e devastante scontro. Ashitaka conosce anche Mononoke, e riesce a vincerne la ritrosia verso gli esseri umani, o perlomeno verso di lui. Nel mentre Eboshi deve anche guardarsi dagli attacchi al suo villaggio da parte di un'altra comunità d'uomini. Ashitaka cerca diplomaticamente di dissuadere uomini ed animali dalla battaglia finale, ma invano... Il film, atroce spirale d'odio, è pervaso da una coltre inestricabile di pessimismo e violenza come mai alcun altro lavoro miyazakiano. Persino gli dèi sono vincibili, sia dalla violenza dell’uomo che dall’odio di cui divengono prede. I temi ambientalisti tanto cari al regista sono qui interamente presenti e trovano, nella figura di Ashitaka, un possibile anello di congiunzione tra il rispetto della natura e dell'uomo che alle legittime tensioni verso il progresso tecnologico sostituisce la volontà di distruggere ogni ostacolo che si frappone sulla sua via. Ashitaka cerca di mediare, di consigliare, di lenire le contrapposizioni in nome di una coesistenza pacifica, ma il suo ruolo è quantomai difficile e porta la sua posizione ad essere compresa, purtroppo per le parti in causa, solo a posteriori. La realizzazione grafica, accuratissima, si accompagna ad una vicenda di grande respiro, e rende la pellicola uno dei lavori più degni di nota del maestro nipponico. Grande successo di pubblico in Giappone e più che buono negli Stati Uniti.
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jixeurij
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domenica 11 maggio 2014
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la straziante storia della ragazza lupo
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Ho appena rivisto al cinema quello che a mio avviso è il capolavoro di Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke, e sono uscito dalla sala con una sensazione di tristezza. Una tristezza dovuta dal fatto che avrei voluto che la storia continuasse, un sentimento che solo il vero cinema d'autore è capace di dare.
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Ho appena rivisto al cinema quello che a mio avviso è il capolavoro di Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke, e sono uscito dalla sala con una sensazione di tristezza. Una tristezza dovuta dal fatto che avrei voluto che la storia continuasse, un sentimento che solo il vero cinema d'autore è capace di dare.
Ebbene, è da questo presupposto che vorrei cominciare l'analisi di questa pellicola dolce e fredda come una lama.
Il cinema di Hayao Miyazaki è generalmente fruibile a qualsiasi tipo di spettatore, indipendentemente dall'età, che però può darsi non capisca il significato del film, nonostante sia abbagliato dalla messinscena.
Questo dualismo ha sempre permesso al regista di aver successo in qualunque platea, dal cinefilo accanito al giovane novizio, nonostante molti non riescano a comprenderne a pieno le tematiche.
Tuttavia è a mio parere impossibile non notare la marcata impronta politica di questa pellicola.
Rappresentando un mondo sull'orlo della catastrofe, Miyazaki mostra da un lato il mondo animale, che agendo con istinto e con saggezza cerca di salvare i suoi boschi e il suo habitat, dall'altro gli uomini che, in un incosciente atto di autolesionismo, si distaccano completamente dalla loro natura dimenticandosi della loro provenienza, in uno sporco atto auto celebrativo a divinità.
È interessante come tuttavia gli umani vengano descritti, non come peccatori, ma come meschini, non rendendosi conto delle loro azioni. Non sono negativi, anzi: hanno spesso pietà l'un l'altro, ma non degli altri esseri viventi. Sono accecati dal materialismo e dalla vanità e per mostrare questo aspetto umano vengono usati i classici eroi senza macchia e senza paura, tipici delle epopee classiche e che danno un forte spessore alla vicenda oltre che ad un forte realismo. I fatti narrati in Principessa Mononoke sono reali e veritieri, validi oggi come quindici anni fa, una critica alla natura umana di cui tutti dovrebbero capacitarsi e comprendere, mettendosi una mano sulla coscienza: come la continua civilizzazione porti alla distruzione. Essa deve essere regolamentata, controllata e in pace con la natura.
Dal lato tecnico, la realizzazione è ineccepibile, assolutamente perfetta e ricca di dialoghi poetici e tipici di quell'imprecisata epoca parabola di oggi giorno. Commovente è la combinazione della potente colonna sonora e dei silenzi, in un connubio straziante e poetico, che fa dell'immenso impatto visivo sullo spettatore un metodo per aprirgli il cuore e la mente, facendolo riflettere e confrontare con se stesso: Miyazaki è riuscito nell'impossibile, dando un immenso contributo alla storia del cinema e cambiando la visione su tematiche delicate come queste a molte persone, tra cui il sottoscritto, a cui non resta che sperare che la storia dell'umanità si concluda come quella del film.
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eries
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venerdì 9 maggio 2014
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pazzesco, sempre meglio
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Sono veramente contenta di aver potuto vedere questo capolavoro al Cinema, sono soddisfatta del nuovo doppiaggio, dei nuovi dialoghi, che danno una impronta più credibile al film, soprattutto nel finale.
Miyazaki è sempre una garanzia e questo è sempre stato uno dei miei film preferiti.
E' stato fatto un lavoro ottimale per riportare in vita un film datato e che ai tempi è stato molto "semplificato", forse per far accorrere i bambini al cinema, ecco NON è un film per bambini
che si aspettano di vedere qualche cosa stile Disney o Pixar...è un film con tematiche importanti, trattate in modo profondo e a volte in modo crudo.
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Sono veramente contenta di aver potuto vedere questo capolavoro al Cinema, sono soddisfatta del nuovo doppiaggio, dei nuovi dialoghi, che danno una impronta più credibile al film, soprattutto nel finale.
Miyazaki è sempre una garanzia e questo è sempre stato uno dei miei film preferiti.
E' stato fatto un lavoro ottimale per riportare in vita un film datato e che ai tempi è stato molto "semplificato", forse per far accorrere i bambini al cinema, ecco NON è un film per bambini
che si aspettano di vedere qualche cosa stile Disney o Pixar...è un film con tematiche importanti, trattate in modo profondo e a volte in modo crudo.
In sintesi, grazie alla L.red che ci regala queste perle inestimabili e ci consente di poterne godere a pieno sul grande schermo, con un doppiaggio superbo e con dialoghi ricercarti.
Ho adorato la prima edizione del film, amo questa seconda, non vedo l'ora di vedere Kiki a Giugno
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jixeurij
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domenica 11 maggio 2014
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u
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Ho appena rivisto al cinema quello che a mio avviso è il capolavoro di Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke, e sono uscito dalla sala con una sensazione di tristezza. Una tristezza dovuta dal fatto che avrei voluto che la storia continuasse, un sentimento che solo il vero cinema d'autore è capace di dare.
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Ho appena rivisto al cinema quello che a mio avviso è il capolavoro di Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke, e sono uscito dalla sala con una sensazione di tristezza. Una tristezza dovuta dal fatto che avrei voluto che la storia continuasse, un sentimento che solo il vero cinema d'autore è capace di dare.
Ebbene, è da questo presupposto che vorrei cominciare l'analisi di questa pellicola dolce e fredda come una lama.
Il protagonista è Ashitaka, un giovane guerriero colpito da una maledizione mentre proteggeva il suo villaggio, e deciso ad andare incontro al suo destino lottando fino alla fine e trovando ciò che assilla la natura intorno a lui. Nella sua ricerca, incontra Mononoke, la misteriosa quanto bellissima ragazza lupo...
Il cinema di Hayao Miyazaki è generalmente fruibile a qualsiasi tipo di spettatore, indipendentemente dall'età, che però può darsi non capisca il significato del film, nonostante sia abbagliato dalla messinscena.
Questo dualismo ha sempre permesso al regista di aver successo in qualunque platea, dal cinefilo accanito al giovane novizio, nonostante molti non riescano a comprenderne a pieno le tematiche.
Tuttavia è a mio parere impossibile non notare la marcata impronta politica di questa pellicola; ancora più evidente di quella in La Città Incantata, che si avvaleva di acute metafore e simboli.
Rappresentando un mondo sull'orlo della catastrofe, Miyazaki mostra da un lato il mondo animale, che agendo con istinto e con saggezza cerca di salvare i suoi boschi e il suo habitat, dall'altro gli uomini che, in un incosciente atto di autolesionismo, si distaccano completamente dalla loro natura dimenticandosi della loro provenienza, in uno sporco atto auto celebrativo a divinità.
È interessante come tuttavia gli umani vengano descritti, non come peccatori, ma come meschini, non rendendosi conto delle loro azioni. Non sono negativi, anzi: hanno spesso pietà l'un l'altro, ma non degli altri esseri viventi. Sono accecati dal materialismo e dalla vanità e per mostrare questo aspetto umano vengono usati i classici eroi senza macchia e senza paura, tipici delle epopee classiche e che danno un forte spessore alla vicenda oltre che ad un forte realismo. A proposito di quest'ultimo, esso è un componente fondamentale: i fatti narrati in Principessa Mononoke sono reali e veritieri, validi oggi come quindici anni fa, una critica alla natura umana di cui tutti dovrebbero capacitarsi e comprendere, mettendosi una mano sulla coscienza: come la continua civilizzazione porti alla distruzione. Essa deve essere regolamentata, controllata e in pace con la natura.
Dal lato tecnico, la realizzazione è ineccepibile, assolutamente perfetta e ricca di dialoghi poetici e tipici di quell'imprecisata epoca parabola di oggi giorno. Commovente è la combinazione della potente colonna sonora e dei silenzi, in un connubio straziante e poetico, che fa dell'immenso impatto visivo sullo spettatore un metodo per aprirgli il cuore e la mente, facendolo riflettere e confrontare con se stesso: Miyazaki è riuscito nell'impossibile, dando un immenso contributo alla storia del cinema e cambiando la visione su tematiche delicate come queste a molte persone, tra cui il sottoscritto, a cui non resta che sperare che la storia dell'umanità si concluda come quella del film.
Il miglior film di animazione della storia del cinema, capace di competere solo con il già precedentemente nominato La Città Incantata, sempre di Miyazaki, ma superandolo a livello di realizzazione.
Fate un favore alla vostra anima: guardatelo.
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jackiechan90
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sabato 20 febbraio 2016
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i 10 motivi per vedere la principessa mononoke
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I motivi per vedere "Principessa Mononoke" di Miyhazaki (o "La principessa spettro" come sarebbe più giusto chiamarla) sono tanti:
1) Per il manierismo con cui vengono rappresentate le ambientazioni e l'uso dei colori caldi;
2) Per l'estrema precisione nella riproduzione grafica (presa dalle stampe giapponesi) nella rappresentazione degli umani;
3) Per la fluidità dei personaggi e della nebbia (la più realistica mai rappresentata);
4) Per la colonna sonora di Joe Hisaishi;
5) Perché è condensata in esso tutta la poesia del Maestro dell'animazione giapponese (il film doveva essere, nelle sue intenzioni, la sua ultima pellicola, una delle tante);
6) Perché un'eroina come San non la troveremo mai in nessun altro film (d'animazione e non);
7) Perché non ci sono "buoni" o "cattivi" ma solo personaggi che agiscono seguendo una loro etica e un loro preciso fine, e ognuno ha la sua dignità;
8) Per il forte messaggio pacifista ed ecologista, oggi più che mai attuale;
9) Per i dialoghi, sempre profondi e mai banali;
10) Perché possano "germogliare di nuovo i fiori sulle vie della nostra città";
Per tutti questi motivi il film di Miyhazaki merita di essere visto e apprezzato, possibilmente in lingua originale evitando, in questo modo, che le parole siano travisate ma colte in tutta la loro essenza e profondità.
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I motivi per vedere "Principessa Mononoke" di Miyhazaki (o "La principessa spettro" come sarebbe più giusto chiamarla) sono tanti:
1) Per il manierismo con cui vengono rappresentate le ambientazioni e l'uso dei colori caldi;
2) Per l'estrema precisione nella riproduzione grafica (presa dalle stampe giapponesi) nella rappresentazione degli umani;
3) Per la fluidità dei personaggi e della nebbia (la più realistica mai rappresentata);
4) Per la colonna sonora di Joe Hisaishi;
5) Perché è condensata in esso tutta la poesia del Maestro dell'animazione giapponese (il film doveva essere, nelle sue intenzioni, la sua ultima pellicola, una delle tante);
6) Perché un'eroina come San non la troveremo mai in nessun altro film (d'animazione e non);
7) Perché non ci sono "buoni" o "cattivi" ma solo personaggi che agiscono seguendo una loro etica e un loro preciso fine, e ognuno ha la sua dignità;
8) Per il forte messaggio pacifista ed ecologista, oggi più che mai attuale;
9) Per i dialoghi, sempre profondi e mai banali;
10) Perché possano "germogliare di nuovo i fiori sulle vie della nostra città";
Per tutti questi motivi il film di Miyhazaki merita di essere visto e apprezzato, possibilmente in lingua originale evitando, in questo modo, che le parole siano travisate ma colte in tutta la loro essenza e profondità. Un film epocale che fece scuola anche per gli altri studi d'animazione e rimase a lungo il film più visto della storia del Giappone.
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