onufrio
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giovedì 26 marzo 2020
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eterno leone
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Nostalgico affresco di un'epoca storica ormai agli sgoccioli. Le polverose terre desolate vengono invase da diavoli fumanti su rotaia, che portano con sè progresso e tecnologia. In questo particolare periodo storico si concentrano le vicende dei personaggi, come sempre dal passato oscuro e misterioso che si cela soltanto dopo una lunga attesa. Leone si muove con maestosa lentezza nel suo decantato racconto fatto di pistoleri d'altri tempi e donne forti, un ricco cast nel quale risalta la brutalità di Henry Fonda, la forza di Claudia Cardinale ed il tenebroso Charles Bronson, il tutto accompagnato dalle musiche di Morricone che regalano a questa pellicola l'eternità.
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Nostalgico affresco di un'epoca storica ormai agli sgoccioli. Le polverose terre desolate vengono invase da diavoli fumanti su rotaia, che portano con sè progresso e tecnologia. In questo particolare periodo storico si concentrano le vicende dei personaggi, come sempre dal passato oscuro e misterioso che si cela soltanto dopo una lunga attesa. Leone si muove con maestosa lentezza nel suo decantato racconto fatto di pistoleri d'altri tempi e donne forti, un ricco cast nel quale risalta la brutalità di Henry Fonda, la forza di Claudia Cardinale ed il tenebroso Charles Bronson, il tutto accompagnato dalle musiche di Morricone che regalano a questa pellicola l'eternità.
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raffaele reppucci
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domenica 8 novembre 2020
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storia, favola, arte
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la storia: non c'era lo stato, c'erano i razziatori. per soldi, uccidevano. c'erano i bounty killers, gli "spazzini del west". per soldi, uccidevano chi uccideva. gli uni e gli altri rischiavano.
arrivarono gli affaristi. facevano rischiare gli altri, pagavano.
affaristi delle ferrovie, veicolo di altri affaristi.
la favola:
il cinico, i suoi uomini, incarnazione del male, impavidi e crudeli, sadici. attenzione: esistono anche oggi, molti non lo sanno, si chiamano sociopatici. non possiedono empatia e senso di colpa, a volte amano il rischio. possono affascinare. solo si muovono senza evocazioni artistiche, simboliche, né colonne sonore.
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la storia: non c'era lo stato, c'erano i razziatori. per soldi, uccidevano. c'erano i bounty killers, gli "spazzini del west". per soldi, uccidevano chi uccideva. gli uni e gli altri rischiavano.
arrivarono gli affaristi. facevano rischiare gli altri, pagavano.
affaristi delle ferrovie, veicolo di altri affaristi.
la favola:
il cinico, i suoi uomini, incarnazione del male, impavidi e crudeli, sadici. attenzione: esistono anche oggi, molti non lo sanno, si chiamano sociopatici. non possiedono empatia e senso di colpa, a volte amano il rischio. possono affascinare. solo si muovono senza evocazioni artistiche, simboliche, né colonne sonore.
il buono, uccide anche lui, ma solo i cattivi. Bronson (Eastwood).
anche lui impavido.
buono e cattivo sono fulminei, hanno l'intuito di una faina, e una mira da raggio laser. e qui se non ci fosse una scintilla d'arte, lo spettro d'un simbolo, sarebbe un contesto insulso. come ebbe a dire lo stesso Leone (o Peckinpah, o Tarantino, non ricordo) nelle realtà un tiratore scelto dovrebbe sparare 100 volte per mettere a segno certi colpi.
ma favola ed arte prendono il volo quando il tutto, vicenda, duello, fotografia, tensione, flashback, soffio di vento, colonna sonora, occhi, sudore, lasciano un segno che sa di simbolo, di assoluto, di vero sotto metafora, di fantastico fiammeggiante sul vero, di perduto. di mito. (mito è più semplice ma anche più banale).
se i colpi precisi e fulminei esplodessero in una scena troppo inverosimile sarebbero sciocchi: i pistoleri, per il fatto di essere sporchi e non rasati e pettinati come quelli di Ford, e per altre pennellate da artista, lasciano un segno che resta ed emoziona.
quel soffio di poesia e sangue che percorre i 6 film di Leone annulla certe contraddizioni che altrimenti sarebbero assurde: Frank uccide a freddo un bambino, manda 3 sicari ad uccidere Armonica appena sceso dal treno, si diverte ad impiccare un messicano sulle spalle del fratello adolescente, torturando il primo e il secondo, fredda qualche altro poveraccio disarmato, ma quando entra nel saloon per scendere a patti con Armonica, questi gli volta le spalle più d'una volta, calmo, filosofeggia, guarda fuori, e lui, Frank, non spara.
lo affronterà poco dopo, lealmente, consapevole di poter morire. tuttavia non mi dà fastidio.
le note di Morricone, come negli altri western, sono perfino leggermente inappropriate per quanto struggenti, belle, impetuose, romantiche. e questo probabilmente è un altro elemento di successo: sovrapposte ad una storia d'amore avrebbero lasciato un segno meno vivido.
chissà, forse Leone è stato anche fortunato, si è trovato fra le mani uno stile, e l'amicizia con un compositore, dei quali anche lui non immaginava gli esiti.
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cineofilo92
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giovedì 24 agosto 2006
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un nuovo sergio
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Un western lunghissimo, estremamente lento e dettagliato e complicato: questa potrebbe essere una breve descrizione di C'era una volta il west. Leone si lascia alle spalle la frenesia e lo spettacolo della trilogia del dollaro, e firma un film altamente espressivo, ovviamente con le splendide musiche di Morricone.La trama mira dritto al cinismo e al senso di potere dell'Americano, e per di più questo film non chiude il genere western, ma lo fa nascere. Leone, dopo aver chiuso con la trilogia del dollaro aveva il progetto di far nascere C'era una volta in america, ma dovette aspettare al 1984, perchè le varie case prodruttrici da lui chiedevano solo western. Evidentemente Leone le ha accontentate con successo.
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Un western lunghissimo, estremamente lento e dettagliato e complicato: questa potrebbe essere una breve descrizione di C'era una volta il west. Leone si lascia alle spalle la frenesia e lo spettacolo della trilogia del dollaro, e firma un film altamente espressivo, ovviamente con le splendide musiche di Morricone.La trama mira dritto al cinismo e al senso di potere dell'Americano, e per di più questo film non chiude il genere western, ma lo fa nascere. Leone, dopo aver chiuso con la trilogia del dollaro aveva il progetto di far nascere C'era una volta in america, ma dovette aspettare al 1984, perchè le varie case prodruttrici da lui chiedevano solo western. Evidentemente Leone le ha accontentate con successo. Bisogna ammettere che certe scene sono trascinate, di una lunghezza e una lentezza a volte stancanti, ma la qualità generale è alta. Come è giusto per ogni film di LEone, questo è da non mancare, ma perchè sia veramente bello abbiate la premura di guardarlo in modo attento e COMPRENSIVO.
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aristoteles
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venerdì 11 settembre 2015
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armonica
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Ottimo film e un ottimo Western.
Tutto è fatto molto bene,l'ambientazione è fantastica,la storia è intrigante e gli attori sono bravissimi,ci sono davvero poche pecche e se dovessi trovare qualcosa che non mi è piaciuto per niente,dovrei tacere.
Sicuramente,ripeto è tutto ben fatto,come la bellissima Cardinale,eppure non mi ha "conquistato" al cento per cento.
Forse non sono riuscito ad apprezzarne tutti i contenuti o forse l'eccessivo sentimentalismo,come letto dalla scheda,effettivamente ha tolto qualcosa alla pellicola.
A tratti ,sinceramente,mi ha "stancato" ,concedetemi il termine.
Preferisco rivedermi "Per un Pugno di Dollari" semplicemente perchè mi piace molto di più.
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Ottimo film e un ottimo Western.
Tutto è fatto molto bene,l'ambientazione è fantastica,la storia è intrigante e gli attori sono bravissimi,ci sono davvero poche pecche e se dovessi trovare qualcosa che non mi è piaciuto per niente,dovrei tacere.
Sicuramente,ripeto è tutto ben fatto,come la bellissima Cardinale,eppure non mi ha "conquistato" al cento per cento.
Forse non sono riuscito ad apprezzarne tutti i contenuti o forse l'eccessivo sentimentalismo,come letto dalla scheda,effettivamente ha tolto qualcosa alla pellicola.
A tratti ,sinceramente,mi ha "stancato" ,concedetemi il termine.
Preferisco rivedermi "Per un Pugno di Dollari" semplicemente perchè mi piace molto di più.
Ne consiglio la visione,comunque è indiscutibilmente un ottimo prodotto.
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nicoladrago
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lunedì 11 giugno 2012
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l'elefante e il topolino
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Strano a dirsi (per me) ma questa volta il Farinotti mi trova in buona parte d'accordo. Non son del tutto in sintonia con la negativa recensione del critico che recensì col massimo dei voti un film da lui scritto però che dire di questo similwestern di Leone? Da giovane adoravo questo così saturante regista e ancora oggi mi colpiscono certe sue forme di linguaggio, il modo di riprendere gli oggetti come se fossero lì davanti a noi, il legno, i rumori. Però se si cerca la "rilettura" del western in questo film allora siamo fuori strada. Gli archetipi ci sono ma son usati meglio in Cable Hogue di Peckinpah. Leone sfonda le porte delle sue inibizioni e forte di un budget onorevole si scatena a riprendere il cosiddetto "balletto di morte" (quante belle frasi ha usato Leone per definire i suoi film, anche se spesso erano più delle giustificazioni per un materiale zoppicante) con tutti i crismi e i cristi, con la giusta trovata di girarlo in buona parte nella Valle dei monumenti (ma sembra sempre Almeria però).
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Strano a dirsi (per me) ma questa volta il Farinotti mi trova in buona parte d'accordo. Non son del tutto in sintonia con la negativa recensione del critico che recensì col massimo dei voti un film da lui scritto però che dire di questo similwestern di Leone? Da giovane adoravo questo così saturante regista e ancora oggi mi colpiscono certe sue forme di linguaggio, il modo di riprendere gli oggetti come se fossero lì davanti a noi, il legno, i rumori. Però se si cerca la "rilettura" del western in questo film allora siamo fuori strada. Gli archetipi ci sono ma son usati meglio in Cable Hogue di Peckinpah. Leone sfonda le porte delle sue inibizioni e forte di un budget onorevole si scatena a riprendere il cosiddetto "balletto di morte" (quante belle frasi ha usato Leone per definire i suoi film, anche se spesso erano più delle giustificazioni per un materiale zoppicante) con tutti i crismi e i cristi, con la giusta trovata di girarlo in buona parte nella Valle dei monumenti (ma sembra sempre Almeria però). Non ho dubbi sul fatto che Mark Knopfler adori questo film, tanto da avergli dedicato un brano su Communiquè; lento e solenne, pieno di gravità e di "cose ultime" come la musica dei Dire Straits. Però appena incocci in una faccia "de roma" il palco di questo strabordante film casca. Non si poteva dire di no a generici e stunt visti mille volte in pellicole più risibili? Quando, durante l'asta per la fattoria dei Mac Bain i benemeriti scagnozzi di Frank si accendono il sigaro nella pipa del nonnetto o schiacciano il naso dell'altro che vuole rilanciare la misera puntata allora i "piani alti" crollano e si assiste alla messinscena di un gentleman che si è messo lo smoking ma con le scarpe da tennis. I divi, specie Fonda, sono "Leonizzati"; Frank sputa il tabacco, si gira di scatto, entra nei saloons o cammina per una città in costruzione ma già fantasma come un qualsiasi attore leoniano. Con Wallach era andata meglio. Cosa resta di questo film? Il treno, magnifico, immerso in una calura agostana molto efficace. La spropositata bellezza della Cardinale. La giacca di Bronson; il duello finale (ma quel flashback si risolve un po' ridicolmente). Bel senso dell'immagine ma quanto manierismo Leone...
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[+] facce "de roma"...
(di kronos)
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jacopo b98
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martedì 3 settembre 2013
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l'elegia definitiva del west e del western
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Jill (Cardinale), una ex prostituta, raggiunge il marito nella sua fattoria e trova tutta la famiglia sterminata dal bandito Frank (Fonda), per conto di un industriale ferroviario (Ferzetti) che ha interesse per le terre di famiglia. La donna verrà aiutata da due banditi, Armorica (Bronson) e Cheyenne (Robards) che lotteranno con lei contro l’assassino. Ma Armorica ha anche altri scopi, infatti via via viene fuori che il misterioso bandito musicista ha già avuto a che fare con Frank. Prodotto a costi vertiginosi da produzioni americane (Paramount) in associazione con alcune case italiane, è il capolavoro di Leone insieme (dopo) C’era una volta in America, nonché il primo capitolo della Trilogia del Tempo, continuata con Giù la testa e terminata con il capolavoro degli anni ’80.
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Jill (Cardinale), una ex prostituta, raggiunge il marito nella sua fattoria e trova tutta la famiglia sterminata dal bandito Frank (Fonda), per conto di un industriale ferroviario (Ferzetti) che ha interesse per le terre di famiglia. La donna verrà aiutata da due banditi, Armorica (Bronson) e Cheyenne (Robards) che lotteranno con lei contro l’assassino. Ma Armorica ha anche altri scopi, infatti via via viene fuori che il misterioso bandito musicista ha già avuto a che fare con Frank. Prodotto a costi vertiginosi da produzioni americane (Paramount) in associazione con alcune case italiane, è il capolavoro di Leone insieme (dopo) C’era una volta in America, nonché il primo capitolo della Trilogia del Tempo, continuata con Giù la testa e terminata con il capolavoro degli anni ’80. Se la Trilogia del Dollaro era un insieme di divertissment di un’artista ancora “fanciullo”, con C’era una volta il West comincia la maturità del maestro: questo è un western serio, anzi, un’elegia del West, degna di Peckinpah, un requiem per quel genere da lui tanto amato, è la distruzione di tutta la mitologia creata nei precedenti tre film, la caduta dei titani del West, dei pistoleri invincibili. Tant’è vero che alla fine a sopravvivere sono solo Armorica, che ritorna nel nulla da cui è venuto e Jill, l’unica donna, l’unica “normale”. Quest’opera è l’apocalisse del West: tutti coloro che non sono in grado di uniformarsi alla normalità umana muoiono e vengono uccisi da un epoca che ormai non possono più capire. Il treno che avanza nel deserto è la metafora dell’umanità che avanza verso la conquista dell’America, del West e verso l’abbattimento di tutti i suoi miti. Numerose le sequenze eccezionali, emozionanti e memorabili, montate benissimo, fotografate magistralmente (da Tonino delli Colli), musicate da Ennio Morricone e ambientate in scenografie ricostruite in modo impeccabile, Tutto è combinato bene allo scopo di impressionare e commuovere lo spettatore. Il personaggio più riuscito? Cheyenne, interpretato da un Robards eccellente che ci regala alcune sequenze (i dialoghi con Jill) davvero commoventi. Trionfo (tanto per cambiare) al botteghino.
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mencio
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lunedì 12 settembre 2016
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una fiaba un po' troppo lenta
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Mi sembra una critica troppo severa anche se concordo in gran parte. Non è però il sentimentalismo a darmi fastidio, nè la sua "romanità", ma appunto la "maniera", spinta fino alla leziosaggine. In particolare mi disturba l'estrema lentezza del film, intesa, a mio parere, a dare una falsa profondità alla pellicola, quasi intenda obbligare lo spettatore alla "meditazione". Va però considerato che i films di Leone sono, a mio parere, "pellicole di nostalgia", in cui il regista fa vivere una vicenda che non è contemporanea, nel senso che lo spettatore non è catapultato nel passato, non è indotto a identificarsi con il legionario romano o con lo sceriffo del west, dimenticando il suo presente, come fosse appunto un contemporaneo.
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Mi sembra una critica troppo severa anche se concordo in gran parte. Non è però il sentimentalismo a darmi fastidio, nè la sua "romanità", ma appunto la "maniera", spinta fino alla leziosaggine. In particolare mi disturba l'estrema lentezza del film, intesa, a mio parere, a dare una falsa profondità alla pellicola, quasi intenda obbligare lo spettatore alla "meditazione". Va però considerato che i films di Leone sono, a mio parere, "pellicole di nostalgia", in cui il regista fa vivere una vicenda che non è contemporanea, nel senso che lo spettatore non è catapultato nel passato, non è indotto a identificarsi con il legionario romano o con lo sceriffo del west, dimenticando il suo presente, come fosse appunto un contemporaneo. Lo spettatore dei films di Leone è sempre reso consapevole che il tempo della vicenda del film appartiene al passato e che gli giunge pieno di sentimenti e di ricordi. Di qui il titolo del film "C'era una volta..." e l'uso del commento musicale, che toglie ogni realismo alla storia. Leone è un cantore di miti: questo può far piacere o no, ma il nostro giudizio deve esser in qualche misura indipendente dal fatto che il film tocchi o meno le nostre segrete corde.
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dario
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giovedì 1 gennaio 2015
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ridondante
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La storia è fra le più banali e i personaggi sembrano mutuati dai fumetti. Sergio Leone aveva letto troppi Tex Willer e parecchi Capitan Mihi. Scene inutilmente lunghe, estenuanti, inutilmente magniloquenti. Morale imbarazzante, sciocca (i buoni di qua, i cattivi di là): un fumettone pieno zeppo di morti ammazzati, di esibizionismi assurdi, si sadismo da grandi magazzini. Notevole fotografia e buona interpretazione. Enormemente sopravvalutato, ma miracolosamente non noioso. Cosa abbia a che vedere Leone con i Ford e gli Hawks e i Zimmermann è un mistero. Molto infantilismo involontario da parte del Nostro e brutalità, per quanto di cartapesta, indigesta.
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(di filobus)
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il cinefilo
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sabato 10 luglio 2010
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il cinema western secondo sergio leone
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TRAMA:La storia è ambientata nel selvaggio West dove si intrecciano le vicende di un gruppo di personaggi:Cheyenne(Jason Robards),Armonica(Charles Bronson futuro interprete de IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE),Frank(Henry Fonda),Morton(Gabriele Ferzetti)e una donna chiamata Jill(Claudia Cardinale)e l'intera vicenda si muove intorno a una fattoria su cui Morton vorrebbe far passare una ferrovia...RECENSIONE:Il film in questione è la prima opera western del famosissimo regista italiano che,innanzitutto,si fa notare per l'assenza di Clint Eastwood(ben compensato da un cast particolarmente azzeccato)e che conferma l'importante merito giustamente attribuito a Sergio Leone che è quello di avere "resuscitato" un genere cinematografico che,con il passare degli anni,sembrava destinato all'oblio definitivo.
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TRAMA:La storia è ambientata nel selvaggio West dove si intrecciano le vicende di un gruppo di personaggi:Cheyenne(Jason Robards),Armonica(Charles Bronson futuro interprete de IL GIUSTIZIERE DELLA NOTTE),Frank(Henry Fonda),Morton(Gabriele Ferzetti)e una donna chiamata Jill(Claudia Cardinale)e l'intera vicenda si muove intorno a una fattoria su cui Morton vorrebbe far passare una ferrovia...RECENSIONE:Il film in questione è la prima opera western del famosissimo regista italiano che,innanzitutto,si fa notare per l'assenza di Clint Eastwood(ben compensato da un cast particolarmente azzeccato)e che conferma l'importante merito giustamente attribuito a Sergio Leone che è quello di avere "resuscitato" un genere cinematografico che,con il passare degli anni,sembrava destinato all'oblio definitivo.
Malgrado questo grande merito C'ERA UNA VOLTA IL WEST non regge nemmeno lontanamente il confronto qualitativo con alcune opere western dei bei tempi andati e i cui titoli sono ben noti ai più sfegatati cinefili.
Innanzitutto la storia soffre di una durata assolutamente eccessiva e straripa in varie sequenze di inutili e noiosi tempi morti(come la sequenza iniziale che vorrebbe vantare una tonalità epica che invece è praticamente inesistente).
Gli attori protagonisti(escluso lo straordinario Henry Fonda nei panni del bandito-sicario)tentano di offrire il meglio di se stessi ma corre il sospetto che ci si trovi di fronte più a dei "gigioneggiamenti" che a vere proprie prove di talento interpretativo,anche a causa dello "stile" di questo regista che tende(peraltro,a suo modo,in maniera intelligente)a condire la vicenda con un certo sottofondo umoristico che trova il suo"apice"nelle varie caratterizzazioni psicologiche dei personaggi(che,involontariamente o meno,fanno soltanto ridere se si esclude l'ottima Claudia Cardinale).
Charles Bronson,per quanto tenti di fornire al suo personaggio una statura"leggendaria"rimane lontano svariati anni luce da attori del calibro di John Wayne o Gary Cooper.
Il film possiede numerose sequenze riuscite(quella sul treno è strepitosa)e la colonna sonora di Ennio Morricone è perfettamente integrata e funzionale alla storia(anche se non è memorabile)ma nel suo complesso ogni paragone,anche lontano,con i capolavori di John Ford o di Howard Hawks non è praticamente concepibile anche se si tratta giustamente di un opera imperdibile per i veri fan di questo regista.
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(di mr.albi)
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carlo rosa - siena
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lunedì 9 gennaio 2006
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sì ai westwern, ma non a tutti.
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Condivido in pieno la recensione del Dr.Fari-
notti. Anche john Ford in qualche suo filmnon èstato John Ford e questo vale an-
che per il regista Sergio Leone. In questo
film c'è abbondanza di primi piani e diver-
se scene mi sono sembrate statiche o len-
te. A mio avviso un buontaglio di 20-30
minuti avrebbe giovato al film. Il colore,
poi, non mi sembra colore: troppo giallo
od ocra. Due stelle e mezzo le avrei prefe-
rite alle 2 stelle...ma non le ho trovate.
[+] lentezza è poesia
(di nathan)
[ - ] lentezza è poesia
[+] no
(di quentin)
[ - ] no
[+] colore giallo-ocra
(di zen)
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