laurence316
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venerdì 14 luglio 2017
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capolavoro intramontabile sulla fine di un'epoca
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Nonostante la grande epopea dell'Uomo Senza Nome sia terminata due anni prima con l'ultimo eccezionale passo della trilogia del dollaro, Il buono, il brutto, il cattivo, Leone non ha ancora detto la sua ultima parola su un genere, il western, che è riuscito brillantemente a reinventare e a staccare dai binari classici e ormai un pò scontati del western americano. E difatti la sua finale visione del genere, mai come prima stravolge tutti gli stilemi del western classico, con mai così prolungate dilatazioni dello spazio (a questo proposito, sbalorditiva per inventiva registica la lunga sequenza iniziale che coincide con i titoli di testa, dove Leone trova il modo di rendere sullo schermo senza parole la sensazione di attesa con pochi semplici gesti e con una certa, fastidiosissima mosca), radicali cambi di ritmo, perfetto sincronismo con la sempre splendida colonna sonora di Morricone, con primi e primissimi piani mai così spettacolari (fondamentale per il risultato anche il montaggio di Baragli).
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Nonostante la grande epopea dell'Uomo Senza Nome sia terminata due anni prima con l'ultimo eccezionale passo della trilogia del dollaro, Il buono, il brutto, il cattivo, Leone non ha ancora detto la sua ultima parola su un genere, il western, che è riuscito brillantemente a reinventare e a staccare dai binari classici e ormai un pò scontati del western americano. E difatti la sua finale visione del genere, mai come prima stravolge tutti gli stilemi del western classico, con mai così prolungate dilatazioni dello spazio (a questo proposito, sbalorditiva per inventiva registica la lunga sequenza iniziale che coincide con i titoli di testa, dove Leone trova il modo di rendere sullo schermo senza parole la sensazione di attesa con pochi semplici gesti e con una certa, fastidiosissima mosca), radicali cambi di ritmo, perfetto sincronismo con la sempre splendida colonna sonora di Morricone, con primi e primissimi piani mai così spettacolari (fondamentale per il risultato anche il montaggio di Baragli).
Girato per la prima volta nella Monument Valley di John Ford, C'era una volta il West è anche un film sorretto da eccellenti interpretazioni (in testa Henry Fonda, scelto contro la parte, nel ruolo dell'antagonista), ma soprattutto da una indimenticabile Claudia Cardinale nel ruolo di Jill McBain, uno fra i più vitali personaggi del cinema di Leone.
Capolavoro di genere, ispiratore di schiere di registi e anche di Sam Peckinpah, il film di Leone è uno sconfinato e malinconico affresco, un canto funebre per la morte del West e della sua epica. Uno dei vertici della cinematografia di Leone.
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gianni lucini
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martedì 13 settembre 2011
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il crepuscolo degli antieroi
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Quando sulla frontiera del western all’italiana cominciano ad arrivare gli uomini d’affari per gli antieroi è arrivato il tempo di cedere il posto. Prima del duello finale Frank guarda negli occhi Armonica e confessa di non essere capace di cambiare natura. È un momento in cui anche lui perfido, spietato e sanguinario assassino capisce che sta arrivando un’epoca nella quale per quelli come lui non ci sarà più posto. Gli affari saranno il motore che fa girare il nuovo mondo e a guidarli ci sarà una nuova razza di furfanti, non meno spietata ma profondamente diversa. Quando Armonica gli rinfaccia di non essere è riuscito a diventare un affarista come Morton, Frank risponde «Sono solo un uomo».
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Quando sulla frontiera del western all’italiana cominciano ad arrivare gli uomini d’affari per gli antieroi è arrivato il tempo di cedere il posto. Prima del duello finale Frank guarda negli occhi Armonica e confessa di non essere capace di cambiare natura. È un momento in cui anche lui perfido, spietato e sanguinario assassino capisce che sta arrivando un’epoca nella quale per quelli come lui non ci sarà più posto. Gli affari saranno il motore che fa girare il nuovo mondo e a guidarli ci sarà una nuova razza di furfanti, non meno spietata ma profondamente diversa. Quando Armonica gli rinfaccia di non essere è riuscito a diventare un affarista come Morton, Frank risponde «Sono solo un uomo». E quando il meticcio ribatte «Una razza vecchia. Verranno altri Morton e la faranno sparire» Frank sottolinea che «Il futuro non riguarda più noi due». Gli antieroi del western all’italiana sono figli del loro tempo e non possono resistere ai cambiamenti. Mentre l’arrivo della ferrovia cambia la natura del tempo, riduce gli spazi e uccide il West delle diligenze loro finiscono per restare prigionieri dei propri obiettivi personali. Armonica insegue un’antica vendetta e Frank un sogno di dominio destinato a non avere successo. Sono simili e interdipendenti. Lo stesso Leone racconta che dopo il duello e l’uccisione dell’avversario Armonica «… è un po’ come se morisse anche lui nel momento in cui perde l’oggetto della sua vendetta, l’unico scopo della sua vita». L’unico che annusare per tempo ciò che accade intorno a lui è Cheyenne. Capisce di far parte di una razza in via d’estinzione, sa che il West degli uomini solitari è arrivato al capolinea e che il simbolo della nuova epoca è Jill, una donna, anzi «una gran donna» come la definiscono sia lui che Armonica.
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paolo ciarpaglini
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giovedì 7 giugno 2007
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capolavoro assoluto.
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Ieri sera ho visto forse per la terza, forse quarta volta, questo capolavoro. E dire che fino a pochi anni fà, conoscevo 'solo'gli altri film di Leone, ad esclusione de: 'Il Colosso di Rodi'. (Che ancora non ho mai veduto). Non amo il genere western, devo essere sincero, o almeno non amo il west descritto dalle migliaia di pellicole americane. Quello più crudo, veritiero forse. La storia dei 'visi pallidi', che hanno sempre la meglio sui pellirossa. Se fate caso, in nessuno, dei quattro 'lavori' di Sergio, sul tema west, viene toccato l'argomento. E fà bene, poichè si tratta di un penoso, quanto pesante fardello, che abbiamo sulla coscienza. Egli, descrive quel mondo, quelle terre assolate, polverose, attraverso una violenza empia di eroi quasi da fumetti.
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Ieri sera ho visto forse per la terza, forse quarta volta, questo capolavoro. E dire che fino a pochi anni fà, conoscevo 'solo'gli altri film di Leone, ad esclusione de: 'Il Colosso di Rodi'. (Che ancora non ho mai veduto). Non amo il genere western, devo essere sincero, o almeno non amo il west descritto dalle migliaia di pellicole americane. Quello più crudo, veritiero forse. La storia dei 'visi pallidi', che hanno sempre la meglio sui pellirossa. Se fate caso, in nessuno, dei quattro 'lavori' di Sergio, sul tema west, viene toccato l'argomento. E fà bene, poichè si tratta di un penoso, quanto pesante fardello, che abbiamo sulla coscienza. Egli, descrive quel mondo, quelle terre assolate, polverose, attraverso una violenza empia di eroi quasi da fumetti. Giustizieri, ed impostori. Le scenografie, sono curate maniacalmente. Si fatica infatti, ad immaginare, che si tratti di un set. Il caldo soffocante, pare penetrare in casa propria, mentre lucido risplende il sudore, sullo stupendo corpo di Claudia Cardinale. I personaggi sono descritti minuziosamente, ognuno estremamente caratterizzato. E si tratta di giganti dello schermo, quali Henry Fonda, perfetto nel ruolo di Frank. Cheyenne, un amabile mascalzone. Ma debbo confessare, che il personaggio di 'Armonica' sfiora la mitologia. Charles Bronson, dietro splendidi occhi azzurri, ed una mascera che non tradisce nessuna smorfia, glaciale, eppur giusto. Spietato, eppur buono. Magnifico il finale, mentre, la sagoma sfuocata dell'uomo che perseguita i suoi anni, appare sempre meglio, più distinta, in un crescendo spasmodico di tensione. "Ma cosa stà facendo, là da solo?", chiede Claudia a Cheyenne. "Niente, stà intagliando un ramo.. ma ho l'impressione che quando avrà finito, accadrà qualcosa". I dialoghi sono perentori, musica. Neppure una sillaba in più di ciò che serve. Lea colona sonora, impareggiabile. "Ma perchè gli ha salvato la vita?", chiede la splendida 'bruna', a Cheyenne. "Non gli ha salvato la vita, non ha permesso che lo uccidessero..il chè è diverso..non credi?". Tutto è chiaro adesso. I due, che si avviano verso lo spiazzo.., Armonica sà che vincerà, nei suoi occhi non vi è dubbio. "Sono quì per te. Chì sei, cosa vuoi da me..?", gli chiede Frank. "Rischi, di non saperlo mai". I due sono di fronte, l'un l'altro, attimi che si dilatano, allungano, per la maestria registica. Uno sparo, secco. Giustizia è fatta, la vendetta compiuta. Cheyenne che si taglia mentre stà radendosi... impareggiabili attimi. Unqa mano sul fondoschiena della Cardinale: "Se fanno questo..fà finta di niente..". Cheyenne muore dietro la collina, mentre sullo sfondo giunge un nuovo carico di uomini, pronti a rimboccarsi le mani, per erigere il paese. "Sarà una bella città"..le parole di Cheyenne, stanno divenendo realtà. Magnifico, non esiste altro aggettivo.
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hubert b.
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lunedì 17 dicembre 2001
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grande leone
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Grande film, grandi attori, grande regista. Leone è stato un regista amato e apprezzato in tutto il mondo. In Francia , in particolare, viene considerato tuttora, insieme a Federico Fellini, il più grande regista europeo.
E' con vero dispiacere che si possano leggere ancora oggi recensioni di critici italiani che non riescono a comprendere il genio e l'arte di certi loro conterranei, dilettandosi a valutare in chiave denigratoria le preferenze artistiche di talune categorie professionali. Leone ha evidentemente dovuto subire l'ostracismo mentale di una certa intellighentia, la stessa che ( limitandoci a quest'ultimo secolo) non comprese artisti come Pirandello, Totò, Pasolini o Fellini, successivamente apprezzati oltr'Alpe e divenuti famosi in tutto il mondo.
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Grande film, grandi attori, grande regista. Leone è stato un regista amato e apprezzato in tutto il mondo. In Francia , in particolare, viene considerato tuttora, insieme a Federico Fellini, il più grande regista europeo.
E' con vero dispiacere che si possano leggere ancora oggi recensioni di critici italiani che non riescono a comprendere il genio e l'arte di certi loro conterranei, dilettandosi a valutare in chiave denigratoria le preferenze artistiche di talune categorie professionali. Leone ha evidentemente dovuto subire l'ostracismo mentale di una certa intellighentia, la stessa che ( limitandoci a quest'ultimo secolo) non comprese artisti come Pirandello, Totò, Pasolini o Fellini, successivamente apprezzati oltr'Alpe e divenuti famosi in tutto il mondo. Il destino dei Grandi.
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max
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sconcerto
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Rabbrividisco nel leggere una recensione così irrispettosa di un film talmente meraviglioso come "C'era
una volta il West".E la cosa che trovo più inspiegabile è come si possano scrivere frasi del tipo "un
cult movie per ragionieri in vena di poesia" (frase pesantissima) e dare al film comunque tre stellette.
Perchè chi ha firmato questa recensione non ha avuto il coraggio di metterne una sola? Perchè non si è
coerenti fino in fondo con le proprie (discutibili) convinzioni?
Io do tre stellette ad un film comunque ben realizzato anche se non un capolavoro, certo non ad un
pretenzioso "b-movie western" che è il film che sembra aver visto il sedicente critico. Lo stesso
critico che ha dato due stellette a "Taxi driver" e a "La Sottile Linea Rossa": pura FOLLIA!
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luciano
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sabato 20 dicembre 2003
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l'epica è finita
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Quello che può sembrare manierismo viziosismo si dilata qui a pura contemplazione. E' vero, questo ed altri film di Leone guardano indietro, non sono storie e film in senso proprio, piuttosto esperienze, balletti visivi, con il mito alle porte ma mondi alienati che ricompaiono, presupponendo la fine di ogni storia. L'epica non c'è e tutto si contiene fra il sogno museo e l'esperienza Lunapark. Un cinema modernissimo che largamente ha lasciato il segno su generazioni di cineasti e spettatori a venire.
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paolomiki
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martedì 3 agosto 2010
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senza dialoghi
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L'unico film dove i dialoghi sono appena accennati,e trionfa l'esagerazione dei colori dei primi piani della durata globale e della meticolosità nel ricercare l'originalità storica. Un racconto di come anche e soprattutto nel west tutte le bassezze umane venivano fuori quando si trattava di arricchire o di salvare la vita. Un racconto che parla della nascente strapotente America partendo da una ferrovia che passa da un villaggio che poi diventerà una grande città.Un racconto che poteva essere narrato come una favola senza dialoghi con una voce fuori campo,come nei documentari.Un racconto anzi una favola! La più bella favola western di sempre!
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stephen k.
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domenica 24 marzo 2013
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il miglior spaghetti western
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C'era una volta il west è senz'altro il miglior film di Sergio Leone. Il regista in questo film dilata di molto i tempi veloci del genere e utilizza molti stereotipi. Cambia lo scenario, passando dai deserti della Spagna a quelli dell'arizona e della monument valley. Viene girato un film in negativo, in cui prevale il male e l'attore più importante del set, peter fonda, viene scelto per la parte di un crudele sicario. La pellicola viene girata sulla base creata da Dario Argento e Bernardo Bertolucci assieme al regista Leone e su una sceneggiatura del regista e di sergio donati. Peter Fonda è eccellente come sempre e interpreta bene la sua parte la già famosa claudia cardinale e un emergente e non ancora molto famoso Charles Bronson.
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C'era una volta il west è senz'altro il miglior film di Sergio Leone. Il regista in questo film dilata di molto i tempi veloci del genere e utilizza molti stereotipi. Cambia lo scenario, passando dai deserti della Spagna a quelli dell'arizona e della monument valley. Viene girato un film in negativo, in cui prevale il male e l'attore più importante del set, peter fonda, viene scelto per la parte di un crudele sicario. La pellicola viene girata sulla base creata da Dario Argento e Bernardo Bertolucci assieme al regista Leone e su una sceneggiatura del regista e di sergio donati. Peter Fonda è eccellente come sempre e interpreta bene la sua parte la già famosa claudia cardinale e un emergente e non ancora molto famoso Charles Bronson. Ottime le inquadrature e la fotografia, epico il tema musicale di ennio morricone suonato con l'armonica da Charles Bronson. Film capolavoro, che si conferma come il miglior film di Sergio Leone dopo c'era una volta in america.
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simox
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giovedì 12 febbraio 2009
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wester crepuscolare
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Questo è sicuramente il miglior western della storia.
Attori grandiosi,inquadrature perfette,musiche di Ennio Morricone sublimi.
Grandissimo Charles Bronson nel ruolo del pistolero solitario,quasi ai livelli di Clint Estwood,bravissimo anche Henry Fonda nel ruolo del super cattivo ed eccezionali nei loro ruoli Claudia Cardinale,Jason Robards e tutti gli attori di contorno.
In poche parole il grande Sergio Leone dopo la trilogia del dollaro continua ad emozionare con i suoi western.
P.S.l'unica minima nota a sfavore che però non rovina assolutamente il film è la mancanza dell'azione serrata e delle belle sparatorie dei primi film,qui presenti in minor quantità.
In conclusione:Capolavoro,da vedere assolutamente.
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tony montana
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domenica 17 ottobre 2010
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l’addio al vecchio west nel capolavoro leoniano
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Ben diverso dalle ambientazioni e dalle atmosfere della “trilogia del dollaro”, C’era una volta il west è nato dalla volontà di Sergio Leone di dirigere C’era una volta in America: pur di ottenere i soldi necessari per realizzare quel progetto, Leone accettò la richiesta della United Artists di girare prima un altro western. Ed ecco allora una pellicola ambientata alla fine della conquista del lontano ovest statunitense (che, come recita il titolo, resta ormai un lontano ricordo), in cui si muovono però i classici personaggi del genere western. E questi stereotipi servono alla perfezione l’intento del regista: per raccontare la fine di un mito la cosa migliore da fare è utilizzare i caratteri che quel mito l’hanno costruito.
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Ben diverso dalle ambientazioni e dalle atmosfere della “trilogia del dollaro”, C’era una volta il west è nato dalla volontà di Sergio Leone di dirigere C’era una volta in America: pur di ottenere i soldi necessari per realizzare quel progetto, Leone accettò la richiesta della United Artists di girare prima un altro western. Ed ecco allora una pellicola ambientata alla fine della conquista del lontano ovest statunitense (che, come recita il titolo, resta ormai un lontano ricordo), in cui si muovono però i classici personaggi del genere western. E questi stereotipi servono alla perfezione l’intento del regista: per raccontare la fine di un mito la cosa migliore da fare è utilizzare i caratteri che quel mito l’hanno costruito. A dar volto ai caratteri, un cast di gran richiamo con un ottimo Charles Bronson-Armonica e una splendida Claudia Cardinale-Jill. Henry Fonda per la prima volta in carriera interpreta (benissimo) un ruolo negativo e il tutto è sottolineato dalla solita ottima colonna musicale di Ennio Morricone, che riesce a regalarci una musica più seria e a tratti inquietante di quella della trilogia del dollaro, che però riesce comunque a farci salire i brividi lungo la schiena. Una delle grandi innovazioni del film è rappresentata dal personaggio di Jill. Per una volta – forse per la prima volta – la donna del west non è solo la moglie di un pistolero, ma una donna con una personalità forte, che agisce per proprio conto e non si fa scrupolo pur di riuscire a cambiare vita (erainfatti una prostituta, prima di sposarsi). E se Armonica, Cheyenne e Frank sono simboli dell’America western che sta scomparendo, Jill è il simbolo di quell’America che sta nascendo, in cui è in realtà la donna ad essere il centro della comunità. E sembra che i personaggi lo sappiano, che conoscano già la loro storia futura e il cambiamento che sta avvenendo nella Storia. Cambiamento simboleggiato anche dalla costruzione della ferrovia, che unirà presto le due coste nordamericane. Ma C’era una volta il west non è un de produndis per l’epopea western, vuole piuttosto essere una fotografia che ne ritrae gli ultimi bagliori di grandezza. Peccato solo che Leone non abbia potuto realizzare la scena iniziale come avrebbe voluto: i tre killerdell’incipit avrebbero dovuto essere Clint Eastwood, Eli Wallach e Lee Van Cleef, ma mentre gli ultimi due erano disponibili, il primo disse che una star non poteva morire dopo dieci minuti e per questa risposta Leone disse che Eastwood, è un attore con due sole espressioni: quella con il cappello e quella senza. Primo episodio della cosiddetta trilogia del tempo, seguito da Giù la testa e da C’era una volta in America. Quentin Tarantino lo definì non ottimo manuale interattivo di regia. Capolavoro.
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