Titolo originale | Was Bleibt |
Anno | 2012 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Regia di | Hans-Christian Schmid |
Attori | Lars Eidinger, Corinna Harfouch, Sebastian Zimmler, Ernst Stötzner . |
MYmonetro | 2,75 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 24 marzo 2015
Il weekend del trentenne Markus dai genitori coincide con la decisione di sua madre di sospendere la cura per la sindrome bipolare e porta a galla tensioni e non detti.
CONSIGLIATO SÌ
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I figli di Gitte e Gunter Heidtmann sono Marko, un trentenne che vive a Berlino e ha pubblicato un romanzo, e Jakob, più giovane e problematico, che fa il dentista nell'ambulatorio che il padre ha finanziato per lui. Marko è in crisi con la compagna e decide di passare un weekend dai genitori, nella villa di campagna, in cerca di un po' di serenità e di svago per suo figlio Zowie, di cinque anni. Con loro ci sono anche Jakob e la fidanzata. Quando Gitte annuncia di aver smesso di prendere le pillole che curano la sua malattia nervosa, la tensione in famiglia sale. La presenza eccezionale di Marko e i segreti del fratello e del padre fanno il resto, trasformando il fine settimana in famiglia in un'imprevista resa dei conti.
Hans-Christian Schmid in Germania rappresenta ormai una garanzia, insieme con lo sceneggiatore Bernd Lange, suo partner qui per la terza volta consecutiva. Fortunatamente, questa fiducia non impedisce ai due di cambiare genere e tentare strade diverse. Con Was Bleibt siamo al capitolo dello psicodramma famigliare e il risultato è un lavoro ben girato ma molto poco originale.
Lo spunto è interessante. Partendo dalla constatazione che il weekend dai genitori è una prassi a cui la generazione dei trenta-quarantenni di oggi non sfugge più, il film vuole cogliere le contraddizioni di questa età, nella quale si è genitori a propria volta ma ancora inevitabilmente figli e la relazione con la madre e il padre della famiglia di origine è indecisa tra il rapporto paritario tra adulti e i rigurgiti di dipendenza, affettiva o economica o combinata. In un'epoca in cui spesso non c'è un modello parentale rigidamente conformista o anaffettivo contro cui lottare, non è affatto detto che trovare la propria strada, per i giovani, non sia meno complicato. Purtroppo, queste riflessioni nel film di Schmid trovano una forma di rappresentazione teatrale, costantemente uguale a se stessa.
Siamo sul terreno del melodramma sussurrato e mai gridato, al tempo in cui i segreti di famiglia non durano più di qualche ora, perché il dialogo è la prima regola, anche quando apre delle ferite. Il contesto è altoborghese ma senza esagerazioni: lo status socio-culturale elevato in questo caso è soprattutto responsabile della distanza che si è regolarmente imposta tra i due coniugi e offre agli attori l'occasione di un'interpretazione tesa, basata su una rabbia rigorosamente repressa e ambientata in un setting da rivista d'arredamento, dove i mobili rischiano di essere gli esseri umani e le donne in particolare.
Nemmeno l'uscita in esterni, nell'incontrollabile territorio del bosco (anticipato dalla maschera di tigre indossata in apertura dal piccolo Zowie), sposta il tono del film dal suo binario trattenuto e borghese. Tutto cambia per non cambiare.