Titolo originale | To Be or Not To Be |
Anno | 1942 |
Genere | Commedia, |
Produzione | USA |
Durata | 99 minuti |
Regia di | Ernst Lubitsch |
Attori | Robert Stack, Carole Lombard, Jack Benny, Felix Bressart, Henry Victor, Sig Ruman James Finlayson, Frank Reicher, Lionel Atwill. |
Uscita | giovedì 30 maggio 2013 |
Tag | Da vedere 1942 |
Distribuzione | Teodora Film |
MYmonetro | 4,37 su 11 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 14 giugno 2013
A Varsavia, pochi giorni prima dell'invasione nazista, un gruppo di attori sta provando una commedia. Scoppia la guerra e l'affiatato gruppo riesce a ... Il film ha ottenuto 1 candidatura a Premi Oscar, In Italia al Box Office Vogliamo vivere! ha incassato 471 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Joseph Tura e sua moglie Maria sono gli attori di punta di una compagnia teatrale polacca che vorrebbe allestire una satira antinazista ma viene bloccata prima dalla censura e poi dall'invasione e dall'occupazione della Polonia da parte di Hitler stesso. Il tenente Sobinski, spasimante di Maria, parte per arruolarsi nella resistenza ma torna rocambolescamente a Varsavia con la notizia che una pericolosa spia, di nome Siletsky, va fermata prima che sia troppo tardi. Saranno le doti attoriali di Maria e di Joseph a compiere l'impresa, in un trionfo di travestimenti e scambi di persona.
Il capolavoro di Ernst Lubitsch torna in sala, in edizione restaurata e rimasterizzata, a ricordarci cos'è un film perfetto, perché non c'è altra descrizione possibile. Girato tra il 6 novembre e il 23 dicembre del 1941, in piena tragedia nazista, come il contemporaneo "Il Grande Dittatore" di Chaplin, il film -accusato erroneamente di leggerezza- combatte la sua guerra con le armi della finzione e della comicità ma anche della più grande poesia tragica (il monologo di Shylok), rivelandosi, specie a posteriori, di una complessità sofisticata e sorprendente, che non va mai a discapito della suspence o della risata incontenibile. Quella di Lubitsch è una rappresentazione (cinematografica) della rappresentazione (l'apparato nazista) che in ultimo sogna il trionfo della grande illusione nella guerra contro la terribile realtà.
Il gioco di Lubitsch è sottile come quello interno al film e, proprio come nella finzione, è gioco solo fino ad un certo punto, poiché è di per sé intervento e invito all'intervento, considerato una questione vitale, come dimostra la sostituzione della pièce "Gestapo" con la domanda shakespeariana: "To be or not to be" . Domanda esistenziale, non solo calata nel momento storico in cui l'America si dibatte tra tendenze isolazionistiche e non (Pearl Harbour arriva nel bel mezzo del tournage) ma perfettamente aderente all'essenza dell'attore, incapace di non essere se stesso (ovvero di non recitare) tanto quanto di esserlo (chiamato com'è ad impersonare sempre qualcun altro).
Primo film della Lombard con Lubitsch, Vogliamo Vivere!, come recita malissimo il titolo italiano, è anche il film che la consegna alla leggenda, perché, com'è noto, l'attrice muore in un incidente aereo prima della fine delle riprese. Ma è l' "arte" della recitazione in sé, che il film omaggia e analizza, prendendola dapprima come oggetto di satira per poi, strada facendo, renderla drammaticamente portante e infine salvifica. Ed ecco allora che, per Lubitsch, l'arte è soprattutto due cose: misura e situazione. Joseph dovrà stare attento a non strafare, a non gigioneggiare, pena la fine della sua vita e della resistenza intera; e ci sarà solo e soltanto un'occasione giusta per Bronski, l'aspirante Shylok, nell'architettura della Storia e del film. Questione di perfezione, e di un regista che non si è mai accontentato di meno.
Una compagnia di attori teatrali polacchi, guidata dai divi Joseph Tura e dalla moglie Maria, è impegnata nelle prove per una commedia di satira su Hitler e i nazisti. Poco prima del debutto, però, la Polonia viene invasa dai tedeschi. Rimasti senza lavoro, i due coniugi attori si ritrovano a nascondere nella loro casa il tenente Sobinski, spasimante di Maria, che chiede il loro aiuto nella causa della resistenza al nazismo. Il talento dell'intera compagnia finisce così al servizio di un esilarante e rischioso complotto, fatto di travestimenti, gag e scambi di persona.
Si svolge a teatro, ma è cinema con la "C" maiuscola. Un cinema di quelli che racconta la grande Storia ed è rimasto impresso nella storia. È cinema profondamente americano, hollywoodiano in piena regola, ma è ambientato in Europa ed è diretto da un regista nato a Berlino da padre ebreo, approdato nella mecca della settima arte, all'epoca del suo massimo splendore, per indubbi meriti artistici. Il regista in questione è Ernst Lubitsch e il film è uno di quelli indimenticabili, tanto da essersi guadagnato, a oltre settant'anni dalla sua realizzazione, la produzione e distribuzione di un'edizione restaurata e rimasterizzata a cura di Teodora Film. Un'operazione di riscoperta piena di valore, perché un tale capolavoro merita la visibilità postuma che consenta ai più giovani di scoprire un modo di fare cinema che riesce - molto più di certi tentativi odierni - a coniugare magistralmente le finalità dell'intrattenimento con i mezzi artistici, che sono poi le due caratteristiche fondamentali del cinema, le ragioni della sua stessa nascita e sussistenza fino ai giorni nostri.
La lucida nitidezza del bianco e nero tipico del cinema Hollywoodiano classico rivive, così, su un grande schermo ormai abituato a effetti speciali, 3D e alta definizione. Vogliamo vivere! regge il confronto con gli standard odierni e ne esce vincitore, dimostrando che la fascinazione all'essenza del cinema non è fatta tanto di forma quanto di sostanza. E qui di sostanza ce n'è molta perché, pur trattandosi di una commedia, affronta una vicenda storica intrisa di tragicità: la resistenza al nazismo. Così come aveva fatto Charlie Chaplin due anni prima con Il grande dittatore, Lubitsch tesse una satira politica che serve la causa della democrazia, denunciando a gran voce l'ottusa insensatezza della dittatura hitleriana con le sole armi dello sberleffo, della leggerezza (caratteristica proverbiale del "Lubitsch touch") e della risata, suscitata spontaneamente dal vorticoso intreccio di equivoci e inganni tramati dall'irresistibile compagnia di attori polacchi che abbracciano la causa della resistenza. All'inizio lo fanno quasi inconsapevolmente, come in una prova di bravura e in uno di quei giochi di gigioneria a cui questi attori vanitosi ed egocentrici sono tanto avvezzi. Via via diventano dei piccoli eroi armati di coraggio, destrezza, capacità di improvvisazione, ironia e intelligenza, doti che i nazisti dimostrano di non avere.
E allora, se Quentin Tarantino diversi anni dopo, in Bastardi senza gloria, consumerà la sua vendetta contro il nazifascismo all'interno di un cinema, Lubitsch lo fa in un teatro, in un grande omaggio all'arte scenica e allo spirito shakespeariano, rievocato di continuo dai monologhi degli attori che citano Amleto e Shylok. In questo intreccio incessante tra realtà e finzione, i personaggi si esibiscono in sfacciati e temerari numeri di bravura, proprio come fanno gli attori del film, su cui svettano Jack Benny e soprattutto Carole Lombard, la regina della "screwball comedy", elegante, sofisticata, arguta e piena di humour nella sua ultima meravigliosa apparizione sul grande schermo. Un talento, quello del cast, asservito a un congegno narrativo perfetto e a un ritmo travolgente, in uno degli esempi più esilaranti e folgoranti dell'arte di un grande regista.
VOGLIAMO VIVERE! disponibile in DVD o BluRay |
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Nella Varsavia di uno dei periodi più tragici del XX secolo, la compagnia di Josef e Maria Tura recita una satira sul nazismo,ma è costretta a ripiegare sull’Amleto. Il banale, romantico,titolo italiano (Vogliamo Vivere) tradisce il significato del titolo originale(To be or not to be) del film che ha uno dei punti di forza nel monologo dell’Amleto.
A fronte di un film su cui in questo periodo molti hanno così seriosamente voluto vedere le origini del nazismo scrivendo fiumi d'inchiostro, mi piace parlare con molta semplicità di questa pellicola, in cui c'è realmente e beffardamente più nazismo di quanto non si immagini lontanamente... La differenza? Quanta vera genialità qui! Il nazismo descritto in queste immagini è reale fin dalla descrizione [...] Vai alla recensione »
Nel 1940, come è noto, Chaplin diede al mondo una lezione di cinema-commedia a sfondo politico-ideologico in cui, usando l’arma della satira, sbeffeggiò Hitler ed il suo regime, reinventando ed adeguando Charlot ma dotandolo della parola. L’eco e l’efficacia di questo film soave ma intriso di fervore libertario –l’iniziativa bellica nazista era agli inizi- [...] Vai alla recensione »
A più di settant’anni dalla prima uscita e dopo un accurato restauro, torna sugli schermi uno dei capolavori di Lubitsch con il sonoro originale e i sottotitoli (ho letto che il doppiaggio italiano risalente agli anni Quaranta non fosse all’altezza, ma ho visto la vecchia versione tanto di quel tempo fa che proprio non saprei dire).
Ernst Lubitsch confeziona,con questo film,una satira coraggiosa e particolarmente divertente sulla follia del nazismo la cui intelligenza risiede nella trovata di far emergere un audace inno alla libertà attraverso il mondo del teatro e dei suoi attori per smantellare,in maniera brillante,le falsità immorali della gerarchia hitleriana.
Nella Varsavia del 1939, la compagnia teatrale di Joseph e Maria Tura sta preparando uno spettacolo dal titolo "Gestapo", che verrà censurato con l'inizio della guerra e l'invasione della Polonia da parte della Germania di Hitler. Quando il giovane ufficiale Sobinski torna in patria dall'Inghilterra per smascherare il professor Silensky, finto partigiano ed in realtà [...] Vai alla recensione »
Questo film dovrebbe stare in un museo e avere libero accesso perché tutti dovrebbero vederlo , questo e' il cinema ,e come per il neorealismo dovrebbe essere inserito come insegnamento scolastico, chissà forse un domani..........
Dopo aver visto un filmaccio blockbuster spinto da curiosità (ahimè) sento sempre la necessità di vedere qualcosa di bello e di purificante. Questo per la sua ironia, per la sua trama, per il suo spirito e la sua semplicità fa bene come l'aspirina. 5 stelle sono ancora poche.
E’ un film che insieme al “Il grande dittatore” ha l’ardire di trattare il tema del nazismo con il tono della commedia, tono che qui piu’ che mai assume quella caratteristica, ormai divenuta proverbiale, che prende il nome di “tocco di Lubitsch”. E’ il primo regista europeo ad essere chiamato a Hollywood, nel 1923. Ed è grazie a questo trasferimento transoceanico che un europeo può permettersi il [...] Vai alla recensione »
Una commedia degli equivochi, quasi di stampo goldoniano, lo straordinario omaggio al cinema di Lubitsch. Il colore perfetto del cinema, il bianco e il nero, per il film perfetto, tematiche complesse ma grande eleganza stilistica in un gioco straordinario e magico di parodia della follia nazista. La finzione del cinema e della vita diventa, così, l’ingrediente giusto per raccontare con [...] Vai alla recensione »
Quanto mi piacerebbe vedere altri film come questo al cinema! Un equilibrio perfetto tra impegno e comicità con qualche aspetto di quotidianità comune. Quando ho visto che era di molti anni fa, in bianco e nero con sottotitoli e apprezzato dagli intenditori, ero molto dubbiosa... invece è un film che dovrebbero vedere tutti, non solo per approfondire il tema del nazismo ma anche per apprezzare un'arte [...] Vai alla recensione »
Commedia satirica, pungente sul Nazismo, uscita nel 1942, un periodo caldo. Lubitsch si supera grazie ad una sceneggiatura brillante e tagliente che mista la commedia alla drammaticità dell'epoca storica. Siamo a Varsavia, 1939, la Germania invade la Polonia; una compagnia teatrale, rimasta orfana del proprio lavoro, mette in scena un opera reale per salvare la propria nazione.
A più di 70 anni dalla sua realizzazione, Vogliamo Vivere rimane una commedia estremamente gradevole, divertente ed elegante. Ambientata in Polonia, nel momento dell’invasione da parte delle truppe di Hitler, è una potente critica al nazismo. Nella tragedia, affrontata con garbo e rispetto, si ride con gusto: viene spontaneo pensare al Grande Dittatore, anche se Lubitsch non [...] Vai alla recensione »
Che emozione, possiamo illuderci di vivere a Parigi, dove le riprese di film classici entrano regolarmente nella programmazione. Copie restaurate, in lingua originale con sottotitoli, da vedere in compagnia (uno degli effetti collaterali più fastidiosi, alla voce "cinema sullo schermo di casa", è che non si può più parlare di niente con nessuno: ognuno vede quel che preferisce, a meno di non organizzare [...] Vai alla recensione »
1939, Joseph Tura (Jack Benny) e la moglie Maria (Carole Lombard) guidano una compagnia teatrale polacca rimasta disoccupata a causa dell'invasione da parte della Germania di Hitler. Grazie al tenente Sobinski, impegnato nella Resistenza, i teatranti restano coinvolti in un incredibile complotto antinazista con travestimenti e scambi di persona. Restaurato e rimasterizzato di recente da Studio Canal, [...] Vai alla recensione »
Il titolo originale di questo bellissimo film diretto da Ernst Lubitsch è To Be or Not to Be, cioè Essere o non essere, che è l'inizio d'un discorso di Amleto nel terzo atto dell'opera di Shakespeare. In Italia era uscito col titolo Vogliamo vivere, ma oggi la casa di distribuzione Teodora l'ha presentato in edizione originale, restaurato, con sottotitoli in italiano.
Volete davvero divertirvi? Volete passare 99 minuti in assoluta allegria, senza tuttavia dimenticare mai, nemmeno per un minuto, i problemi della Storia? Insomma, "volete vivere" un'avventura fuori dal consueto? Se la risposta è sì, allora pre-ci-pi-ta -te-vi a vedere Tobe or not to be, il film in scintillante bianco e nero diretto da Ernst Lubitsch nel 1942, che ritorna in sala in questi giorni.
Succede anche questo. Che un film come «To Be or Not To Be» (1942) risulti pericoloso: non si finirebbe mai di parlarne e vedere in seguito altri film potrebbe procurare reazioni allergiche. Se mobilitare i cinéfili per l'epifania in sala della copia restaurata e in versione originale sottotitolata del penultimo film di Ernst Lubitsch è cosa buona e giusta, non è superfluo ricordare come il suo culto, [...] Vai alla recensione »