Vogliamo vivere!

E’ un film che insieme al “Il grande dittatore” ha l’ardire di trattare il tema del nazismo con il tono della commedia, tono che qui piu’ che mai assume quella caratteristica, ormai divenuta proverbiale, che prende il nome di “tocco di Lubitsch”. E’ il primo regista europeo ad essere chiamato a Hollywood, nel 1923. Ed è grazie a questo trasferimento transoceanico che un europeo può permettersi il lusso di mantenere uno sguardo lucido e ironico; cosa che in un’Europa avvilita e sopraffatta dal peso del totalitarismo sarebbe stato impossibile. A vederlo oggi il film appare sconvolgente (per il coraggio di mettere a nudo gli spettri tedeschi che fecero tremare il mondo), tanto piu’ deve esserlo stato allora. Lubitsch parte dal racconto di una compagnia teatrale che ha intenzione di mettere in scena uno spettacolo sul nazismo. Da qui tesse una trama così fitta di relazioni ed equivoci tra il mondo della finzione (il teatro) e la realtà politica, da non capire piu’ dove inizia l’una e finisce l’altra. E lo fa con il sarcasmo piu’ libero, infatti, nessuno si salva: non ci sono eroi che né carnefici, ma solo personaggi che sulla scena rivelano tutta la loro risibilità.