Io confesso

Film 1953 | Drammatico +16 95 min.

Titolo originaleI Confess
Anno1953
GenereDrammatico
ProduzioneUSA
Durata95 minuti
Regia diAlfred Hitchcock
AttoriAnne Baxter, Montgomery Clift, Karl Malden, Brian Aherne, Roger Dann, Dolly Haas Charles Andre, O.E. Hasse, Judson Pratt, Ovila Légaré, Gilles Pelletier.
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +16
MYmonetro 3,08 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Alfred Hitchcock. Un film con Anne Baxter, Montgomery Clift, Karl Malden, Brian Aherne, Roger Dann, Dolly Haas. Cast completo Titolo originale: I Confess. Genere Drammatico - USA, 1953, durata 95 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +16 - MYmonetro 3,08 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento giovedì 14 maggio 2009

Un sacerdote che ha preso i voti dopo una delusione d'amore viene accusato di assassinio. Egli conosce il colpevole che si è confessato subito dopo il...

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Consigliato sì!
3,08/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 3,17
CONSIGLIATO SÌ
Scheda Home
Critica
Premi
Cinema

Un sacerdote che ha preso i voti dopo una delusione d'amore viene accusato di assassinio. Egli conosce il colpevole che si è confessato subito dopo il delitto, ma naturalmente non può parlare. Al processo viene assolto per insufficienza di prove e rischia di essere linciato dalla folla; il vero assassino, temendo che la moglie, presa dal rimorso, dica la verità, la uccide e si scopre.

a cura della redazione
sabato 5 agosto 2006

Fu il drammaturgo Louis Verneuil a proporre quella pièce all'attenzione di Hitch, nella convinzione che il soggetto - incentrato sul dramma di un sacerdote che, per rispettare il segreto della confessione, tace l'identità di un omicida finendo lui stesso incriminato - avesse
le carte in regola per suscitare l'interesse del regista inglese. Verneuil non si sbagliava; Hitchcock comprò i diritti della commedia negli anni '40 ma cominciò a lavorarci sopra solo dopo L'altro uomo (1951). In quel periodo faceva fatica a trovare soggetti a lui congeniali, tant'è vero che - in attesa di trovare la giusta ispirazione -si concesse una sosta relativamente lunga (nel 1952 non uscì alcun film diretto da Hitch ed era la prima volta dall'inizio della sua carriera che il regista "mancava" un anno).
Nella prima sceneggiatura, elaborata insieme allo scrittore George Tabori, Hitchcock si attenne fedelmente al testo teatrale, in cui il sacerdote viene infine condannato; pare tuttavia che ai membri cattolici della commissione di censura l'idea di un prete in prigione, per quanto innocente, non andasse proprio giù. Hitch dovette richiamare Tabori a Hollywood per rivedere la sceneggiatura; lo scrittore, contrariato dal diktat, non si prestò al gioco e se ne tornò a New York. Hitchcock invece acconsentì a effettuare qualche cambiamento, probabilmente perché interessato a ottenere dalle autorità ecclesiastiche il permesso di effettuare alcune riprese su proprietà appartenenti alla Chiesa. Insieme a William Archibald stese un nuovo finale, in cui l'assassino si tradisce discolpando completamente il sacerdote.
Il film - intitolato Io confesso - fu girato in parte in Canada, a Québec, il luogo più vicino dove ambientare con una certa cura "filologica" quel dramma francese e cattolico. Hitch ebbe qualche problema con gli attori principali: Anne Baxter gli fu imposta dalla produzione, mentre Montgomery Clift, nevrotico e tormentato, non andò molto d'accordo col regista. Un punto fondamentale di attrito consisteva nella differente concezione che i due avevano del ruolo dell'attore: per Hitchcock questi doveva limitarsi a comportarsi come una docile marionetta nelle mani del regista; Clift invece, formatosi sul metodo di recitazione Stanislavskij (nell'elaborazione compiutane dall'Actors' Studio), intendeva partecipare personalmente alla definizione del personaggio da interpretare.
Io confesso non riscosse grande successo, anche se, esaminando i risultati del box office, non fu nemmeno un fallimento, come sembra invece dall'intervista di Hitch a Truffaut. Secondo Hitchcock il "peccato originale" del film consisteva nel basarsi sull'idea cattolica del segreto confessionale: la maggior parte dei non cattolici aveva difficoltà a considerarlo diversamente dal segreto a cui è tenuto l'avvocato o lo psichiatra, non più vincolante in caso di autodifesa. Forse l'insuccesso del film non dipese però tanto dall'argomento specificamente cattolico, quanto dal fatto che il film si discostava parecchio dalla formula del "thriller alla Hitchcock", così com'era intesa allora dalla maggior parte dei critici e degli spettatori.
".. penso che complessivamente il soggetto sia risultato piuttosto pesante. Il trattamento mancava di umorismo e di finezza", confida Hitchcock a Truffaut a proposito di Io confesso; e, dopo qualche altra osservazione, conclude lapidariamente: "Non bisognava girarlo". In effetti il film è caratterizzato da un'atmosfera severa, tesa; fin qui, nulla di male, se quest'aria solenne non tradisse un evidente impaccio, un voler dire senza poterlo fare, che è poi il dramma dello stesso protagonista, legato e impacciato anch'egli, perfino nei gesti e nelle espressioni del volto. ... Montgomery Clift è notevole", osserva Truffaut. "Ha veramente un solo atteggiamento e anche un solo sguardo dall'inizio alla fine del film: una dignità totale con una leggerissima sfumatura di stupore." E ancora: "Clift cammina durante tutto il film: è un movimento in avanti coerente con la forma del film; è bello perché concretizza l'idea della rettitudine". Ma il limite del personaggio di padre Logan risiede proprio in questa monoliticità e impenetrabilità, in questa rigidità anche fisica, vacillante solo nella sequenza in cui il sacerdote vaga angosciato per la città. Come se Hitch non avesse saputo o potuto od osato approfondire i sentimenti del sacerdote; sfugge così - come è stato osservato da alcuni critici - anche la dimensione "spirituale" del personaggio e il senso stesso della sua scelta di vita. La vocazione di Logan - nota Robert Wood - è un dato di fatto, non è indagata né motivata (sappiamo soltanto, è lo stesso Logan ad affermarlo, che non l'ha mai intesa come un ripiego) e ciò finisce per sottrarre spessore drammatico al personaggio e alla vicenda.
L'ambiguità e la drammaticità dell'Altro uomo - il film immediatamente precedente, con il quale Io confesso mostra più di un'analogia - sono qui assenti, nonostante, come nota Truffaut, ancora una volta Hitch giochi "sul tema del trasferimento del senso di colpa da un personaggio all'altro". Infatti dal momento in cui riceve la confessione di Keller, padre Logan "diventa lui stesso il colpevole e l'assassino lo capisce bene". Ma c'è di più: Logan stesso ha forse desiderato in cuor suo la scomparsa di Vilette - così come Guy Haines (nell'Altro uomo) quella della moglie - e può comunque aver accolto con sollievo la notizia della sua morte. Eppure - a parte le ipotesi dell'ispettore Larrue, che ovviamente estremizzano questa possibilità - nulla trapela di questa ambiguità nè dal personaggio di padre Logan né da altri elementi della messinscena. Così come solo accennata e fondamentalmente inspiegata è la storia d'amore con Ruth, ripercorsa del resto solo attraverso i ricordi di lei (strano quest'uso un po' insistito di flashback romantici e da cliché in un regista sobrio e rigoroso come Hitchcock: forse proprio perché legati al personaggio di Ruth, come ipotizza Wood?). Ann Baxter "troppo enfatica e poco erotica accentua la tonalità patetica ed elide quella inquietante dell'amore proibito", notano i critici Bruzzone e Caprara. Già, perché anche l'elemento dell"amore proibito" - troppo forte e provocatorio per passare attraverso le norme di una censura che non consentiva nemmeno che un prete, per quanto innocente, potesse finire in prigione - è come soffocato e compresso, pur facendo trasparire in filigrana la sua carica esplosiva. "Lei crede che la pesantezza di Io confesso sia legata alla mia educazione dai gesuiti?" chiede a un certo punto spontaneamente Hitchcock a Truffaut, formulando un'ipotesi che evidentemente riconosce aver fondamento in lui. Può darsi: a noi sembra comunque che Hitchcock, il lucido maestro del sospetto e dell'ambiguità, capace di insinuare l'ombra del dubbio persino nelle situazioni più banali e quotidiane, si sia fermato con riverente e antico timore di fronte al mistero (tale almeno pare nel film) del sacerdozio, che ha solo osato sfiorare dall'esterno.

Eppure, come c'è sempre da aspettarsi da Hitch, anche in Io confesso lì "dove la sceneggiatura fallisce il compito, l'abilità visionaria del regista inserisce guizzi di pura eleganza" (Bruzzone e Caprara). È il caso per esempio delle splendide inquadrature dal basso che, oltre a conferire "ai personaggi e alle scenografie la maestà di rigore" (Chabrol e Rohmer), offrono spesso immagini di cieli, anche notturni, compenetrati di luce, sui quali si stagliano - con forte valenza simbolica - le solenni moli delle chiese di Québec. Superba, come sempre, la fotografia in bianco e nero, supervisionata da Robert Burks.


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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
martedì 27 gennaio 2015
Renato C.

Quattro stelle per un film del grande "mago del brivido" in difesa dei preti cattolici! Da ragazzo avevo visto in televisione l'opera teatrale "Il cardinale",di cui ora non trovo traccia, ambientato nel tardo medio-evo. Un nobile aveva confessato al cardinale un omicidio di cui è stato invece accusato il nipote del cardinale su cui quindi pendeva la condanna a morte! Ma il protagonista non tradisce [...] Vai alla recensione »

giovedì 27 settembre 2012
celluloide

La coppia Mongomery Baxter alza il livello di attenzione dello spettatore, Manden come sempre bravo e incisivo rende perfettamente il ruolo di un lucido ispettore. Malgrado l'assassino sia mostrato dalle prime battute, l'atmosfera del giallo e' piu' alta del dramma, Hitchock non si smentisce anche in questo caso. Portata agli estremi massimi i risvolti dovuti al [...] Vai alla recensione »

martedì 10 aprile 2018
elgatoloco

"I Confess"(1953, redia di Httchock, dal dramma teatrale "Nos deux consciences"di Paul Anthelme, è puro dramma esistenziale dall'inizio alla fine: si inizia con le architetture particolari del Quebec(l'ambientazione è richiesta dal dramma in questione, ma anche dal fatto che il cattolicesimo in America del Nord, all'epoca, era radicato solo nel Quebec francese, [...] Vai alla recensione »

venerdì 29 gennaio 2010
germi86

Il maestro Alfred ci narra la storia di un prete alle prese con scomode verità..un omicidio,un passato tormentato e un amore ancora vivo.. ne uscirà a testa alta. Ottimo film di Hitchcock. Come al solito.

mercoledì 4 ottobre 2017
Francis Metal

Hitchcock non delude. All'inizio ti fa rimanere perplesso, perché ti viene subito rivelato l'assassino? Perché il colpo di scena non è quello, anzi ce ne saranno un po'. A differenza dei classici thriller/gialli la sorpresa è scoprire l'assassino, invece è tutto il contrario.. si rimane col fitato sospeso per capire come gli inquirenti arrivano a [...] Vai alla recensione »

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