| Titolo originale | Kota |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Germania, Grecia, Ungheria |
| Durata | 96 minuti |
| Regia di | György Pálfi |
| Attori | Yannis Kokiasmenos, Maria Diakopanayotou, Argyris Pantazaras, Machmout Bamerni Chronis Barbarian, Antonis Kafetzopoulos, Nikos Kattis, Antonis Tsiotsiopoulos. |
| MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 19 settembre 2025
Dal punto di vista di una gallina, il film segue la sua vita tra libertà, istinto materno, incontri con animali e uomini, rivelando violenza e ingiustizie del mondo.
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CONSIGLIATO N.D.
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Il film racconta la storia di una gallina, a partire dall’uovo che viene deposto. E adotta il punto di vista del volatile con un effetto spiazzante, inquietante e post-umano. Perché la gallina – che è ostinata, resiliente, determinata a crescere i propri cuccioli e a conservare la propria libertà – oltre ad altri animali (una volpe, un topo, un verme, un falco, un cane, dei dinosauri in un documentario televisivo), incrocia inevitabilmente anche gli uomini, la loro violenza, le loro tragedie e ingiustizie, grandi e piccole: a volte come ignara testimone, a volte come elemento involontariamente scatenante. La protagonista è interpretata da otto galline diverse, nessuna delle quali è stata maltrattata per le riprese del film.
Tutta colpa del maestro surrealista polacco Jerzy Skolimowski. Da quando, omaggiando il Bresson di Au hasard Balthazar (1966), spopola a Cannes nel 2022 con l'asino giramondo di Eo, tanti colleghi scelgono l'animale muto come star. Reduci dal cane ghostbuster di Good Boy in Alice nella città ecco in Concorso Progressive Cinema il suggestivo Hen dell'ungherese György Pálfi (bella la sua epopea familiare [...] Vai alla recensione »
È morto prima l'uomo o la gallina? Un pulcino nero, che però non è Calimero, se ne fugge da un allevamento e dal destino di pollo in batteria, e trova rifugio in un fatiscente ristorante greco, dove scopre il proprio sesso e quello con due aitanti galli, lotta per difendere le proprie uova fecondate ed è testimone, per rimanere in tema animale, dell'homo homini lupus.
Nel grottesco body-horror Taxidermia, che nel 2006 aveva lasciato il segno al Festival di Cannes in dove era stato presentato nella sezione Un certain regard, tra l'ossessione dei corpi "immagine" delle nevrosi di un soldato semplice, una gallina si muoveva come un'ombra in quella desolata fattoria dell'Ungheria in guerra. Quegli sguardi sporadici sul giovane Morosgovány - imprigionato nelle sue pulsioni [...] Vai alla recensione »