| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico, |
| Produzione | Italia |
| Durata | 80 minuti |
| Regia di | Alberto Palmiero |
| Attori | Alberto Palmiero, Francesco Di Grazia, Gaia Nugnes, Elena Fattore, Carlo Palmiero . |
| Distribuzione | Fandango |
| MYmonetro |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 ottobre 2025
Restare, ricominciare o trasformare questo frammento di vita in racconto.
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CONSIGLIATO SÌ
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Alberto Palmiero ha 27 anni, ha frequentato la scuola di regia e realizzato alcuni cortometraggi. Ora vorrebbe cimentarsi con il primo lungometraggio su un supplente di Fiumicino e partecipa a una sessione di pitch per autori under-30 al Venice Production Bridge della Mostra del cinema. Il produttore indipendente Gianluca Arcopinto lo avvicina e gli allunga il suo biglietto da visita, dichiarandosi interessato al suo progetto. Tornato a Roma, Alberto gli invia il soggetto ma non ottiene risposta, e dopo sette mesi di inutile attesa decide di tornare al suo paese in provincia di Caserta, abbandonando il sogno di fare il regista perché "non è cosa". I suoi genitori vogliono che si attivi per mettere a fuoco un progetto di vita, ma Alberto si accontenta di lavoretti occasionali in attesa di capire cosa vorrà fare del suo futuro. Di certo non vuole emigrare, al Nord o all'estero, come gran parte degli amici con cui è cresciuto, né partecipare a concorsi per raccomandati o prendere inutili lauree.
Tienimi presente è la fotografia della realtà per i moltissimi giovani che in Italia, e soprattutto in provincia e nel Sud, non hanno alcuna opportunità lavorativa e finiscono per sentirsi "stranieri ovunque": nel luogo in cui sono cresciuti, ma anche in quelli dove si sono dovuti trasferire nella speranza di un futuro professionale.
Il film, scritto, diretto e interpretato dallo stesso Alberto Palmiero, è una sorta di documentario della sua situazione personale, e sembra erede del primo Nanni Moretti, con una punta dell'ironia malinconia autobiografica alla Gianni Di Gregorio. La sua narrazione è costellata di messaggi "subliminali, come il cartello "credito a nessuno", la scritta "rialzati" o il titolo del convegno "Cinema oltre la buccia". "Siete il nostro futuro", gli dice una spettatrice dopo aver visto un suo corto, e le sue parole suonano come una crudele ironia. "E tu nella vita che stai facendo?" diventa per Alberto la domanda più temibile, perché non solo non ha una risposta, ma non ne ha nemmeno alla domanda più grande "Chi sei?", dato che non è riuscito a svolgere il mestiere che aveva scelto.
Vive nella sua casa d'infanzia, frequenta gli amici di sempre che sono più o meno tutti nella sua stessa situazione, e affronta la delusione palpabile dei suoi genitori. Per fortuna ci sono anche piccole gioie come l'incontro con Gaia, una sua precedente conoscenza, che da bambina si è trasformata in una giovane donna sorridente e portatrice di speranza. E Alberto dovrà arrivare a chiedersi non tanto cosa vuol fare da grande, ma che cosa lo fa sentire davvero vivo. Tienimi presente è un film nel film, nel senso che è il progetto che Palmiero voleva realizzare, e lui ce l'ha fatta, riuscendo anche a presentare il suo lungometraggio di esordio alla Festa del cinema di Roma. Gianluca Arcopinto l'ha prodotto davvero, e nel team di produzione c'è anche Elena Bellocchio che compare in una breve scena di inizio, in cui allontana Alberto dalla sala provini della serie Portobello (deduciamo il titolo della serie perché vediamo rapidamente Marco Bellocchio e Fabrizio Gifuni). Ma l'asso nella manica del neoregista è la tenerezza con cui racconta e interpreta la sua vicenda, purtroppo comune a tanti suoi coetanei: una tenerezza che squaglia perché la sappiamo vera, e socialmente ingiusta.
Alberto, giovane regista disilluso, è convinto che il cinema non abbia più nulla da offrirgli. Ma è proprio rinunciando al suo sogno che ne scopre il senso più profondo. Dopo anni vissuti a Roma nella speranza di fare un film - tra progetti incerti e produttori perennemente in fuga - Alberto, ormai vicino ai trent'anni, decide di fare marcia indietro e tornare nella sua città natale. La vita da aspirante artista si è rivelata più solitaria del previsto, e la provincia, con i suoi ritmi lenti e volti familiari, sembra offrirgli un rifugio inaspettato. Tra vecchi amici, nuove conoscenze e qualche momento di pace, Alberto ritrova una tranquillità che aveva perduto. Ma basta poco perché riaffiorino i dubbi, i desideri messi da parte e quella domanda che non smette mai di tormentarlo: cosa fare davvero della propria vita?
"Tu ci sguazzi nella malinconia" si sente dire Alberto dall'amico di ritorno dall'Australia, uno che si dichiara "più superficiale", a cui per tranquillizzarsi basta "vedere un film e fumarsi una canna". È un momento che inquadra benissimo - e dall'interno, senza le semplificazioni e i paternalismi degli osservatori più navigati - il sentimento collettivo di una generazione spaesata, schiacciata tra [...] Vai alla recensione »