Anno | 2025 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Italia |
Durata | 117 minuti |
Al cinema | 33 sale cinematografiche |
Regia di | Guido Chiesa |
Attori | Mili Avital, Ana Ularu, Ori Pfeffer, Alban Ukaj, Marc Rissmann Serhii Kysil, Anastasia Doaga, Elena Lander. |
Uscita | giovedì 29 maggio 2025 |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Fandango |
MYmonetro | 3,33 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 20 maggio 2025
Ritratto di una donna forte ed indipendente che nasconde un passato di sofferenza. Per amore di una donna è 19° in classifica al Box Office. martedì 3 giugno ha incassato € 1.404,00 e registrato 3.667 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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In ospedale, al capezzale di sua madre, l'americana Esther Horowitz riceve una lettera con una missione: rintracciare in Israele una donna vissuta negli anni Trenta in quelle terre. Tra una peripezia e l'altra, spinta dall'urgenza di scoprire la verità si farà aiutare dal professore Zayde e scoprirà la storia del contadino vedovo Moshe e della grintosa Yehudit, che coinvolse anche il romantico sognatore Yaakov e il pratico commerciante Globerman in una sorta di "tribù" di padri protettori per il figlio. In comune le due donne, di epoche diverse, hanno un destino, un cammino e una convinzione: l'amore è ciò che salva.
Una toccante storia di amore e riscoperta delle proprie radici con figure femminili finalmente centrali.
Tratto dal romanzo "The Loves Of Judith" di Meir Shalev, l'ambizioso Per amore di una donna di Guido Chiesa è un suggestivo intreccio di presente e passato attraverso la storia di due donne dal vissuto complesso. Esther è un'americana con un matrimonio fallito alle spalle, ora alle prese con il lutto di sua madre. È determinata a portare avanti un'indagine per tenere fede al patto di rintracciare una donna a Israele. Cioè Yehudit, indipendente, libera, carismatica, pronta a rimboccarsi le maniche per abbracciare, nella Palestina degli anni Trenta sotto dominio britannico, la "dura vita dei coloni" e sfidare le regole della società patriarcale e rurale del tempo per imporre le proprie.
Chiesa, che oltre alla regia firma anche la sceneggiatura dell'opera con Nicoletta Micheli, mette in atto un interessante gioco narrativo e visivo di alternanza di epoche, registri, stili, e lingue (inglese e ebraica) con uno sguardo più colorato, poetico e bucolico al passato.
I ruoli femminili risultano assolutamente centrali e di spessore, forti delle convincenti interpretazioni della memorabile Ana Ularu e di Mili Avital, ma convincono anche i personaggi maschili, specie il professore universitario malato Zayde interpretato da Ori Pfeffer. È a lui che Esther si rivolge, è con lui che inizia a schiudere il suo guscio di dolore ed è con lui che si confronta a più riprese, fino a legarsi in un rapporto di fiducia e confidenza reciproca in crescendo, parallelo allo sviluppo delle indagini sulle verità da scoprire.
Ma questo film non è un giallo, non è un thriller, non è un film storico, e non è solo un film che racconta l'esperienza degli ebrei che a inizio Novecento lasciarono l'Europa per sfuggire alle persecuzioni con il proposito di costruire una nuova società. È una storia sull'importanza delle proprie radici, sulla genitorialità intesa come altro dai meri legami di sangue, sul senso protettivo della co(i)mmunità e sulla forza delle donne e la loro determinazione ad andare avanti malgrado tutto.
L'indipendenza ostinata di Yehudit resta impressa, come la sua forza nel rivendicare la sua, e solo la sua, genitorialità sul figlio («Chi ti ha messo incinta?» «Io»), ma anche la determinazione e la cura di Esther nello scavare a fondo sul proprio passato, senza fermarsi di fronte alle violenze, né di fronte a segreti che possono far male. A stemperare il dramma del film ci pensa, su tutti, un italiano, Vincenzo Nemolato nei panni del napoletano antimussoliniano Salvatore, catturato a El Alamein, esperto di zabaione e stratagemmi sentimentali. I sentimenti e la loro imprevedibile potenza sono centrali nel film, dove alla durezza di Yehudit fa da contraltare la vulnerabilità degli uomini attorno a lei, chi ferito dalla vita, chi perdutamente innamorato.
Alla fine Per amore di una donna si rivela - come il titolo anticipa - una plurisfaccettata storia d'amore (a due binari, due epoche e più trascorsi emotivi), in cui l'altro è ancora di salvezza, empatia e supporto insostituibile, in una parola: casa. Con tutte le metafore politiche che questo implica in una terra come quella: «Torniamo a casa. Casa è [un posto] migliore».
Avvincente, emozionante, ricco di colpi di scena. Una storia d'amore sui generis contenuta in un giallo intrigante. Ricostruzione storica, aderenza a un romanzo e invenzioni argute della sceneggiatura creano una storia dinamica, misteriosa. Le due linee temporali si intrecciano per ricongiungersi alla fine in maniera inaspettata. Il ciclo inizia in un ospedale (occasione di morte) e finisce in un ospedale [...] Vai alla recensione »
Dal romanzo di Meir Shalev, che abbiano nel nostro cuore di lettori per "E' andata così". Racconta un aspirapolvere, mandato in un pacco regalo dai parenti che non hanno sentito il richiamo della Palestina - negli anni venti del Novecento, sotto il mandato britannico - e vivono in paesi più agevolati in materia di pulizie domestiche. Lo diceva anche la nonna di Amos Oz, emigrata dall'Europa orientale: [...] Vai alla recensione »
Appartengono ad altezze cronologiche diverse, ma le linee narrative finiranno per incrociarsi. Nel 1978, l'irrequieta Esther (americana di origine israeliana) assiste alla morte della madre; le viene poi consegnata una lettera di lei, in cui le si chiede di intraprendere in Israele la ricerca di notizie su una donna ebrea là vissuta tra gli anni Trenta e la fine della Seconda Guerra mondiale.
Negli anni '70, alla morte della madre, la quarantenne americana Esther riceve una lettera che la invita a trovare una donna vissuta negli anni '30 in Palestina - all'epoca sotto mandato britannico - che nasconde un segreto sulla sua vita. Alternando due epoche storiche in Per amore di una donna, miglior film italiano all'ultimo Bifest di Bari, Guido Chiesa mescola The Loves of Judith, il romanzo di [...] Vai alla recensione »
Il grande schermo, come la letteratura, ha sempre amato le epopee famigliari che travalicano i decenni. Il regista Guido Chiesa si rivolge quindi a un cinema classico con il suo Per amore di una donna. Racconta di una figlia, adulta, che deve confrontarsi con il lutto. Il suo nome è biblico: si chiama Esther e ormai abita lontano. Ha vissuto da ribelle, in controtendenza con le regole imposte dalla [...] Vai alla recensione »
Alla morte della madre adottiva a fine '70, l'americana Esther, cinquantenne indipendente e scontrosa, torna in Israele a cercare di risolvere un rebus parentale sepolto nell'infanzia, ai tempi delle tribù contadine nel mandato britannico. Dal romanzo di Meir Shalev, è un melò di famiglia, separazioni e paesaggi godibili, bilanciato da un avanti e indietro illuminante e coinvolgente nella storia del [...] Vai alla recensione »
All'origine di questo film c'è il romanzo omonimo di Meir Shalev (Sperling & Kupfer), scrittore israeliano scomparso un paio d'anni fa. Lì si racconta una storia ambientata negli anni '30, quando Israele non esisteva e la Palestina era sotto mandato britannico. Lì viveva Yeudith, una donna decisamente anticonformista, andata in sposa a Moshe, vedovo con due figli.
Per amore di una donna ci mostra l'altra faccia del regista Guido Chiesa, nato autore (Il caro Martello, 1992), in concorso due volte a Venezia (Il partigiano Johnny da Fenoglio, Lavorare con lentezza sulla Bologna del 1976) e documentarista indipendente (Materiali resistenti, Non mi basta mai). Da 10 anni è diventato regista commerciale mai superficiale con successi come Belli di papà (2015), Classe [...] Vai alla recensione »
Per amore di una donna è un titolo un po' vago ma è lo stesso - in Italia - del romanzo di Meir Shalev al quale si sono ispirati il regista Guido Chiesa e la sceneggiatrice Nicoletta Micheli. E c'è molto amore in un film - girato in inglese ed ebraico, con attori di varie nazionalità - che parla di Israele, della sua nascita e di ciò che è diventato, senza riferimenti diretti all'attualità.
Ormai da molti anni a questa parte il torinese Guido Chiesa è considerato e di fatto diventato un regista di commedia, tanto è vero che nella passata settimana di Pasqua è uscito l'ultimo suo lavoro intitolato 30 Notti con il mio Ex , una più che discreta hit di pubblico. Ma chi conosce la sua filmografia da più tempo, sa bene che è stato anche uno degli autori più interessanti ed engagé della generazione [...] Vai alla recensione »
Dagli Stati Uniti a Gerusalemme in un respiro, quella fetta di memoria che tiene insieme quarant'anni in una lettera e una fotografia, tagliuzzata e malconcia. Non sono altro che la chiamata a un viaggio, quello del nuovo film di Guido Chiesa Per amore di una donna: dramma di figli che fanno pace con la maternità, per troppo tempo idealistica quindi sconosciuta.
1978: a Esther, americana di origine israeliana ma che si sente estranea al paese dove è nata, la madre deceduta lascia una lettera con la richiesta di cercare una donna ebrea, Yehudit, vissuta negli anni 30 in Palestina. Con l'aiuto improvvisato di Zayde, un professore con tre padri (!), Esther scoprirà la vera storia della sua famiglia, e forse anche un pezzo di quella del suo paese d'origine.
Una donna, tre uomini, forse meglio, tre padri per un bambino? Sono le geometrie relazionali, necessariamente e virtuosamente variabili, di Per amore di una donna, il nuovo film di Guido Chiesa, già vincitore al Bif&st. Sullo schermo, un peana mai artato, mai scontato alle sorti magnifiche e progressive, anche laddove si vada a ritroso, della conoscenza, e nella forma più - letteralmente - familiare, [...] Vai alla recensione »
Ha un respiro europeo Per amore di una donna, l'ultimo film di Guido Chiesa. Il regista torinese (Il partigiano Johnny, Ti presento Sofia, Una notte da dottore...) traspone sullo schermo l'omonimo romanzo di Meir Shalev e lascia che la vicenda si dipani a partire dagli anni Settanta. Protagonista è Esther (Mili Avital), hostess americana quarantenne.