The Hateful Eight |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir.
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Titolo originale The Hateful Eight.
Western,
Ratings: Kids+16,
durata 167 min.
- USA 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 4 febbraio 2016.
MYMONETRO
The Hateful Eight
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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West al sangue
di Roberto Nepoti La Repubblica
All'inizio evoca Ombre rosse di John Ford, con i passeggeri di una diligenza che fanno sosta in una stazione di cambio. Però i viaggiatori sono assediati da una tempesta di neve che li costringe a restare nel rifugio per tutto il film. E qui The hateful eight comincia a innestare sul repertorio western il giallo alla Dieci piccoli indiani: dove i personaggi vengono eliminati uno a uno in un clima di sospetto reciproco. Gli "odiosi" (ma anche "pieni di odio") otto sono John "il Boia" Ruth, un cacciatore di taglie che porta a Red Rock l'assassina Daisy Domergue per farla impiccare, la donna, l'ex-colonnello dell'esercito unionista Marquis Warren, più il sedicente sceriffo di Red Rock; ai quali si aggiungono, dentro la stazione, un ambiguo tipo in bombetta, un cowboy silenzioso, un messicano e un vecchio ufficiale confederato. Qualcuno degli Otto bastardi non è chi dice di essere: ha inizio un gioco di imbrogli e tradimenti che ha per posta la pelle.
È curioso che il secondo western di Quentin dopo Django unchained sia un film a-porte-chiuse, concentrato prima all'interno di una diligenza poi tra quattro pareti come a teatro (dal teatro, del resto, mutua la suddivisione in atti). Non meno singolare, poi, che il regista lo abbia girato in un sontuoso Panavision 70mm, grande formato da tempo in disuso. Eppure non ha torto il direttore della fotografia (candidata all'Oscar) Robert Richardson quando spiega che l'inquadratura "larga" permette di mostrare tutte le pareti, dando un senso di claustrofobia. Si aggiunga che con quel tipo d'immagine lo spettatore sceglie su chi concentrare l'attenzione; e la regia può giocare maliziosamente sulla "messa a fuoco" decidendo cosa mostrarci e cosa no (vedi la scena dove una mano in primo piano versa caffè avvelenato).
Racconta un produttore americano che, a suo tempo, Tarantino si presentò da lui chiedendogli di produrre Pulp Fiction.
Quello rifiutò, ritenendolo troppo truculento, e allora il regista esclamò, stupito: «Ma Mike, si tratta di un film comico!». Chissà che cosa avrebbe pensato quel produttore di The hateful eight: film grondante emoglobina dove la violenza è filmata senza censure, nè giustificazioni che non siano la bastardaggine dei personaggi. Eppure Tarantino non aveva torto, perché la sua resta una violenza ludica, beffarda, che se la ride una volta di più della correttezza per offrirci un divertissement ribaldo e sontuoso. Sotto l'apparente cinismo (da quanto non sentivamo ripetere così spesso in un film la parola "negro"?), Tarantino ci interpella anche sul razzismo onnipresente nella storia americana, nonché sulla qualità "fantastica" dei miti cavallereschi del West. Vero è che (malgrado gli omaggi a Ford e Leone), il genere in cui il film s'inscrive non è poi tanto il western, quanto piuttosto il "genere Tarantino". Se non tutti lo ameranno, i fan non ne saranno delusi: la regia è fluida e sapiente; gli interpreti perfetti; la colonna sonora di Ennio Morricone (candidata all'Oscar), geniale.
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