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Morena Erna

Morena Erna (Ernestine Maria Fuchs). Data di nascita 24 aprile 1885 a Wörth (Germania) ed è morto il 20 luglio 1962 all'età di 77 anni a Monaco di Baviera (Germania).

Esangue, minuta, fisicamente non appariscente ma dotata di una nervosa emotività, Erna Morena è stata interprete di acuta sensibilità, di personalissimo stile, riuscendo ad ottenere il massimo degli effetti con il minimo dei mezzi esteriori, creando stati d'animo e provocando emozioni con un gesto o con un semplice sguardo. Venne utilizzata sovente come antagonista: la sua capigliatura e gli occhi nerissimi creavano un insolito contrasto con il volto bianchissimo e teso, facendone una figura misteriosa e ambigua. L'esordio era avvenuto agli inizi del secolo al Deutsches Theater di Berlino e la carriera dell'attrice si stava sviluppando sui maggiori palcoscenici tedeschi, quando Eugen Illes, che era il direttore artistico della LiterariaFilm, versione germanica della francese Pathé, le propose di fare del cinema. A partire dal 1913, sempre diretta da questo regista, Erna interpretò uno dopo l'altro una dozzina di pellicole, avendo spesso come partner Alexander von Antalffy, il quale, qualche anno dopo, passato dietro la macchina da presa, le farà interpretare al fianco di Emil Jannings la Lulu (1917) da Wedekind. Dello stesso 1917 è anche la prima versione di Tagebuch einer Verlorenen, regia di Richard Oswald, con Conrad Veidt e Werner Krauss, una vera e propria anticipazione di quanto, una dozzina di anni dopo, Pabst riprenderà per l'interpretazione di Louise Brooks.
Per tutto l'arco del muto, Morena sarà protagonista di quattro o cinque film ogni anno, diretta da Wiene, Murnau (Gang in die Nacht, 1918), Czerepy (Fridericus Rex, 1922), Steinhoff (Mutter und Kind, 1924), Froelich, Boese, May (Das indische Grabmal, 1921), Holger-Madsen, Fanek (Das Berg des Schicksal, 1924), Gaston Ravel, Pabst (Man spiel nicht mit der Liebe, 1926), in coppia con i più prestigiosi attori del momento.
Il sonoro non rallentò la sua attività, ma inesorabilmente la relegò piano piano a ruoli di composizione; il che non impedì che in film come Pygmalion (1935) o Fasching (1939) la malinconica grazia di Morena disegnasse figurine di contorno piene di finezza.
Il suo volto da tempo dimenticato è riapparso in alcuni film recentemente restaurati. Ne è valsa la pena: il fascino di Morena è risultato intatto.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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