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Maria Carmi

Maria Carmi (Norina Gilli) è un'attrice italiana, è nata il 3 marzo 1880 a Firenze (Italia) ed è morta il 7 agosto 1957 all'età di 77 anni a Myrtle Beach, California (USA).

La fiorentina Norina Gilli prese il nome d'arte di Maria Carmi quando, sposa del commediografo tedesco Karl Vollmöller, decise di diventare attrice e prese a frequentare la scuola di Max Reinhardt. E fu proprio Reinhardt ad offrirle un debutto d'eccezione in Das Mirakel (1911), una pantomima religiosa che ebbe la prima a Londra e l'anno dopo divenne anche un film. Sempre con Reinhardt, la Carmi apparve in Eine venetianische Nacht (1912), un film che venne considerato un «sapido impasto di burla e di sogno, di commedia dell'arte e di romanticismo nordico» (Francesco Savio).
Tornata in Italia, la Cines ne fece la protagonista di Retaggio d'odio (1914), audace tentativo di film psicologico, ispirato alla narrativa sull'argomento allora molto in voga. Dopo altri film tra cui La mia vita per la tua (1914) da un soggetto di Matilde Serao, l'attrice divise con Giovanni Grasso, Virginia Balistrieri e Dillo Lombardi il vedettario del mitico Sperduti nel buio di Nino Martoglio (1914), e fu poi accanto alla grande tragica Giacinta Mezzana in Teresa Raquin(1915).
Allo scoppio della guerra, la Carmi seguì il marito in Germania ove rimase fino al termine delle ostilità: nel cinema tedesco divenne popolarissima attraverso una ventina di film, il più interessante dei quali risulta essere una versione della ibseniana Hedda Gabler (1915), andato dolorosamente perduto come tutti gli altri, ad eccezione di uno, Rachende Liebe (1917), miracolosamente sbucato dagli archivi del Gosfilmofond moscovita e che ci fa capire perché in Germania venissero innalzati veri e propri peana sul gioco delle mani dell'attrice, mani lunghe, affusolate, mobilissime in perenne ricerca espressiva.
Atteggiamento altero, tratti signorili, una maschera severa ma dalle sfumature dolci, Maria Carmi è stata ideale interprete di mélo destinati al pubblico alto e medio-borghese, e ha continuato sullo schermo una tradizione di primadonna di tipo ottocentesco, alla quale si richiedevano insieme alle doti professionali un'avvenenza e un fascino di qualità essenzialmente amorosa.
Nel 1920 la Carmi torna in Italia, dove i suoi film tedeschi, dopo un'accurata degermanizzazione, vengono presentati come film italiani, per eludere il boicottaggio ancora in atto verso i prodotti dei paesi ex-nemici. Anche se vecchi di cinque o sei anni, hanno un esito discreto e pochi si accorgono dell'origine non nazionale delle pellicole. Critiche feroci e sonori dissensi incontra invece Forse che sì, forse che no (1922) dal romanzo di D'Annunzio, regia del francese Gaston Ravel.
Delusa e amareggiata, la Carmi chiude con il cinema e torna alle scene: al Teatro degli Indipendenti di Anton Giulio Bragaglia interpreta lavori di Pirandello, Marinetti e altri. Chiamata in America da Reinhardt per una ripresa del Mirakel, che poi non ebbe luogo, l'attrice sposa il georgiano Matchabelli e si stabilisce a New York, dove apre una scuola di recitazione che dirigerà per una quindicina d'anni; poi si dedicherà alle scienze esoteriche, affidandosi alla guida spirituale dell'indiano Meher Baba e pubblicando saggi e articoli sull'argomento.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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