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Carmen Boni

Carmen Boni (Carmela Bonicatti) è un'attrice italiana, è nata il 8 aprile 1901 a Roma (Italia) ed è morta il 19 novembre 1963 all'età di 62 anni a Parigi (Francia).

L'esordio avvenne a soli quindici anni in un film della Tespi, La scimitarra del Barbarossa (1919); la notò Diana Karenne, che la volle accanto a sé alla Nova-Film dove, come prima donna, l'attrice si alternava con Fernanda Negri Pouget. L'esile figurina di Carmen Boni, quasi un uccellino spaurito, ben si prestava ai ruoli di figlioletta ora dell'una, ora dell'altra delle due perentorie protagoniste. E, per qualche tempo, le parti affidatele furono invariabilmente quelle di fanciulla ingenua, figlia di madri stravaganti o immemori, in film che si chiamavano La provincialina, Bambola infranta, Pecorella smarrita. Qualche tempo dopo, l'attrice interpretò alcuni film sotto la direzione del commediografo Guglielmo Zorzi: sempre ruoli di figlia sfortunata, stavolta non di madri degeneri, ma di genitrici afflitte dalle più atroci disgrazie, alle quali prestava il suo volto dolente Maria Jacobini.
È solo nel 1926 che da questo minuscolo bozzolo spunta una crisalide e prende vita un'autentica Galatea. Pigmalione il regista Augusto Genina che diventerà per anni il suo compagno d'arte e di vita. Un film che la rivela è L'ultimo Lord, tratto da una commedia di Ugo Falena, dove la Boni, in un audace ruolo en travesti, mette in luce una insospettata e disinvolta spigliatezza. Dopo poco è, sempre diretta da Genina, nella terza versione di Addio giovinezza (1927), nella parte di Dorina, un ruolo che le si attaglia alla perfezione. I due film ottengono un vivo successo sia in Italia che in Germania: Arthur Ziehm, un produttore berlinese, invita Genina e la Boni a venirsene in Germania. E la coppia diventa immediatamente parte di quel set internazionale che è la Berlino cinematografica degli anni Venti. Tra il 1925 ed il 1930, Carmen gira una ventina di film tra Germania, Francia e Italia, dando vita ad un pruriginoso personaggio di «garçonne» che può validamente contrapporsi alle trionfanti omologhe d'oltreoceano, Colleen Moore, Sue Carol, Clara Bow. La Boni è una diva della seconda generazione e, come tale, ignora i lezi ed i contorsionismi delle consorelle degli anni Dieci. Con una recitazione fresca e sbarazzina, entra a pieno titolo tra le attrici europee di punta dell'epoca. Come del resto europei sono da considerare i film che continua a interpretare con Genina, vero e proprio regista cosmopolita.
Col suo mentore affronta con allegra baldanza la versione cinematografica di Scampolo (1928) e subito dopo è la deliziosa protagonista di uno dei più teneri film della fine del muto, Quartiere latino (1929) al fianco del bravo Ivan Petrovich. Tornata in Italia è interprete di un film di Aldo De Benedetti, La Grazia (1929), ricavato da una novella di Grazia Deledda, dove l'atmosfera sarda della vicenda (peraltro tutta girata in studio) appare di una castità ieratica. E la Boni, con indosso un abito sardo e con una recitazione tutta cadenzata al ritmo del film, solenne e quasi mistico, è quanto mai nella parte.
Persi sono tutti i film girati a Joinville e di poco spessore risultano quelli realizzati nel primo sonoro, quasi tutti inutili remakes di opere precedenti, come L'ultimo Lord rifatto in Francia (La Femme en homme, 1931) o scialbe versioni Italiane di film francesi, Non essere gelosa (1932) da Ne sois pas jalouse (1932) o Quella vecchia canaglia (1934) da Cette vieille canaille (1933). Separatasi da Genina in maniera dolorosa - tentò anche il suicidio - Carmen diradò del tutto la sua attività cinematografica, orientandosi verso nuove esperienze: una di queste fu il lancio in Francia delle marionette di Podrecca. Nel 1938 sposò l'attore francese Jean Rigaux e la si rivide in un film del 1948, D'Homme à homme, dedicato al fondatore della Croce Rossa. Il suo sorriso si spense a novembre del 1963 in una strada di Parigi, quando un'auto pirata la scaraventò per aria, mentre attraversava le strisce pedonali.

Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.

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Drammatico, (Italia - 1930), 92 min.
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