12 anni schiavo |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Chiwetel Ejiofor, Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Paul Dano, Paul Giamatti.
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Titolo originale 12 Years a Slave.
Biografico,
durata 134 min.
- USA 2013.
- Bim Distribuzione
uscita giovedì 20 febbraio 2014.
MYMONETRO
12 anni schiavo
valutazione media:
2,94
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nonostante i premi, McQueen non convince del tuttodi GiorpostFeedback: 16209 | altri commenti e recensioni di Giorpost |
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martedì 28 febbraio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Solomon Northup vive nello Stato di New York da uomo di colore libero, con famiglia a seguito, un lavoro nel campo artistico e una casa. Il guaio è che si trova nell'epoca sbagliata nella nazione sbagliata, ed ecco che in un rapido giro di boa viene catapultato nel profondo Sud schiavista: rapito, drogato e privato dei documenti da due mercenari, spacciatisi per (falsi) impresari, deve affrontare un viaggio di un mese a bordo di una slave-ship fino ad essere venduto ad un negriero della Louisiana. Siamo nel 1841 della Cotton Belt e della -vera- nascita del Blues, poco prima della Guerra Civile, poco prima di Lincoln. Quando il Cinema diventa denuncia, vuoi che si tratti di attualità, vuoi che si tratti di Storia, incontra giustamente favori e lodi, a maggior ragione quando vengono riproposti argomenti che rischiano di precipitare nell'oblio. L'America, si sa, non ha mai fatto fino in fondo i conti con un passato scottante e imbarazzante, fatto non solo di schiavismo di Stato, ma anche dello sterminio dei nativi, finendo (e siamo nel '900) all'atomica e alle guerre “lampo”. Un passato (allacciabile al presente) che deve essere raccontato, magari sfruttando l'avidità di qualche produttore arrivista di turno o semplicemente utilizzando l'abbrivio emotivo di registi dal forte stampo idealista.
12 Years a Slave (USA , UK, 2013), tratto dall'omonimo romanzo autobiografico, appartiene ad un filone riportato in voga negli anni duemiladieci, in piena epoca Obama e durante la crisi economica globale. Ma cosa spinge un artista ad intraprendere un percorso così arduo? Probabilmente la curiosità: per capire cosa stiamo attraversando oggi, occorre dare un'occhiata dalla finestra che si affaccia sul nostro passato, su cosa siamo o non siamo stati. Potrebbe sembrare dietrologia, ma rivangare gli orrori e le nefandezze storiche -per le quali tutti abbiamo una fetta di responsabilità morale-, è un efficace metodo per non ripeterli, ed altresì utile mezzo per apprezzare maggiormente il mondo in cui viviamo. Il Cinema è anche questo, è politica, società, economia e quando un regista, nella fattispecie il bravo McQueen (autore del bellissimo Shame) affronta un lavoro così audace, il plauso è d'obbligo. Nel complesso il film si lascia guardare per il peso della storia che racconta, che è un vero macigno di coscienza, ed anche per il coraggio, ma si perde negli eccessi di un autore che, forse, ha ceduto troppo al voyeurismo e all'autocompiacimento, tra nudi a ripetizione, cicatrici in evidenza e sequenze inutilmente prolungate. Non basta appigliarsi alla veridicità degli eventi narrati: si poteva (e i premi non fungano da parafulmine) fare molto, molto di più. Voto 7-
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