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Il nuovo film di Besson tenta di fare una riflessione attuale e al contempo proiettata verso le conquiste scientifiche di un futuro prossimo attraverso la questione più scottante del 21° secolo, le neuroscienze e le prospettive evolutive delle abilità cognitive dell'uomo. Il regista aggiunge il suo contributo al filone neuro-fantascientifico che negli anni 80' (Tron, Il Tagliaerbe) era sempre associato alla realtà virtuale e alle potenzialità di un uso combinato delle conoscenze derivanti dalla cibernetica e dalla nuova scienza informatica. Sono molte le opere di quel cinema a cui Besson più o meno espilicitamente si rifà ma stavolta il mondo virtuale non appare come una necessaria protesi per superare i limiti imposti dalla realtà, bensì direttamente come parte integrata di un essere umano che sembra concepito per evolvere meccanicamente, alla pari dei dispositivi elettronici che oggi si susseguono nella gara al perfezionamento tecnologico. A guardar bene si nota come il regista abbia attinto anche a generi ed autori diversi, i film di Aronofsky per la dimensione quasi metafisica iperrealistica, e i fumettoni Marvel per i connotati del protagonista che dal nulla si vede rapidamente trascendere la condizione umana. Con uno sguardo anche a quei film dove una sostanza speciale riesce sempre a schiudere potenzialità nascoste ea far varcare "le porte della percezione".
Oltre all'impatto visivo però, bisogna ammettere che proprio collocandosi al confine tra le basi più razionali del pensiero scientifco e quelle più sensazionali di una mitologia dell'avvenire, il film fallisce nel tentativo di trasmettere un qualsiasi significato superiore, dove la perfettibilità umana sembra essere legata meramente alla percentuale di attività neuronale. Se Classificato come film per adolescenti il prodotto è sufficiente, ma non abbastanza per il tema affrontato se si è già maggiorenni. E soprattutto il Besson di una volta appariva meno ingenuo, più concreto e attento alle verosimiglianze. Con molto meno del 10% del nostro cervello ci accorgiamo che a Morgan Freeman vengono fatte pronunciare affermazioni indegne di qualsiasi persona capace di riflettere un filo correttamente sul concetto di coscienza ed evoluzione dell'uomo. La fantascienza ha la sua forza quando stimola la scienza normale ad allargare la proria visione, ad avere un nuovo punto di vista, a sentire ciò che vive nell'invisibile. Questa forma "naiv" invece servirà al più a giustificarne le debolezze.
["Ci sono più cose in Cielo e in Terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia" W.Shakespeare]
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