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Il conclave si riunisce, ma il nuovo Papa, angosciato dal peso che dovrà sopportare, esita ed uno psicologo viene chiamato a risolvere il caso. E' chiara a tutti la bellezza e la profondità del ruolo di Michel Piccoli: l'immenso potere dato dal fatto di essere la guida spirituale, il riferimento di milioni di persone induce ad un atto di estrema umiltà, quello di dire "non posso essere io". Giocato su questo binario il film funziona, può trovare d'accordo atei, laici, credenti - ognuno interpreta a modo suo -, ricostruisce bene l'atmosfera (le domande stupide degli speaker, le testate dei giornali, Tg 3 linea notte con Mannoni!) ed è pervaso da una sottile dolcezza nonostante il dramma. Eppure non si capisce cosa centri Moretti. Perché Nanni Moretti è sicuramente arguto, intelligente (il film lo dimostra), ma anche un inguaribile narciso, che prende il cinema come una costante riflessione su se stesso, sul proprio punto di vista, senza mai prendersi la decenza di mascherarlo, di chiedersi se sia davvero così importante. Così se il Papa funziona non funziona il Moretti-psicologo. Cosa dovrebbe dirici il confronto fra i due? La risposta di Moretti è che comunque sono due proiezioni di se stesso. Grazie, ma in tutti i suoi film il Moretti attore non è altro che se stesso, quello non è uno psicologo, ma un'intrusione dell'icona Moretti nel copione che sta lì a giudicare (peraltro in maniera abbastanza divertente) e per accontentare i suoi fans. Meno male che ha deciso di non interpretare il Papa.
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