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Il grande Frank Capra dirige una delle sue classiche commedia con risvolti drammatici e sentimentali, questa volta ambientata nel mondo dell’ippica, scenario spesso utilizzato in ambito cinematografico.
La commedia è leggera, piacevole e ben costruita e vi si ritrovano gli elementi caratteristici della narrativa di Capra. Come al solito nelle pellicole del grande maestro, sono presenti anche elementi drammatici che ben si incastrano nella storia, arricchendola e rendendola attraente ed interessante per il pubblico.
Nell’opera si rinvengono anche taluni elementi coraggiosi per il tempo, come quello della fine del rapporto matrimoniale del protagonista, elemento inconsueto nella cinematografia americana di quegli anni, ed ancor più dei decenni immediatamente successivi, dove viceversa l’industria hollywoodiana starà molto attenta a preservare i valori della saldezza e stabilità della famiglia.
Tra le tematiche sviluppate troviamo quella della critica contro l’avidità e l’accumulo di denaro, tematica cara al grande autore americano.
Il ruolo del protagonista è affidato a Warner Baxter uno degli attori più quotati dell’epoca, che si trova perfettamente a suo agio nella parte dell’affascinante e maturo uomo di mondo, dall’animo ribelle, di cui si innamora la giovane cognata interpretata da una deliziosa Myrna Loy, più giovane di Baxter di ben 16 anni.
Il cast è completato da alcuni caratteristi, come il sempre simpatico Walter Connolly, Douglass Dumbrille e in una piccola parte Margaret Hamilton che diverrà famosa in seguito nel ruolo della Strega dell’Ovest ne “Il Mago di Oz” di Victor Fleming.
Nelle parti di alleggerimento comico si deve segnalare come deludente la performance di Raymond Walburn, chiamato a interpretare un personaggio con battute poco convincenti; molto meglio il suo compare, detto “Sorriso”. Si menziona infine in un piccolo ruolo la nota attrice comica Lucille Ball, che qu non aveva ancora raggiunto la notorietà.
Buona la sceneggiatura, semplice ma ben sviluppata.
Molto ben riuscite le riprese dell’avvincente corsa all’ippodromo, nel finale, sequenza in cui Capra mette in mostra abilità tecniche di primordine.
Benché ad un certo punto sembri che l’immancabile lieto fine non possa esserci, il grande regista di origini italiane anche stavolta non rinuncerà al suo marchio di fabbrica.
Come fece con “Angeli con la pistola” rifacimento di “Signora per un giorno”, nel 1950 Capra girerà un remake di questa pellicola col titolo “La gioia della vita”.
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