Melodramma sentimentale che è passato alla storia per essere stato il primo film sonoro interpretato dalla “Divina” Greta Garbo: l’evento fu accolto con grande entusiasmo e clamore, tanto che i giornali dell’epoca titolarono “Garbo talks” (“La Garbo parla").
La direzione della pellicola fu affidata all’ottimo Clarence Brown, regista di punta della Metro-Goldwyn-Mayer, la grande casa di produzione hollywoodiana che aveva sotto contratto la Garba. Brown che aveva già diretto la diva svedese in un film muto, la diresse successivamente svariate volte ancora (sette in tutto), divenendo il regista con cui la Garbo girò più pellicole (nello stesso anno di questo film i due artisti girarono insieme anche “Romanzo” e Brown ricevette per entrambe le direzioni la candidatura ai premi Oscar).
La regia di Brown è impeccabile ed esalta al meglio le prove degli attori.
Buonissima la sceneggiatura, tratta dall’omonima opera teatrale di Eugene O'Neill; i dialoghi sono molto ben scritti, con qualche passo particolarmente melodrammatico di ottimo effetto.
La storia alquanto semplice, ma interessante e piacevole, prevede quattro personaggi principali e pressoché nessun altro ruolo di rilievo, tanto che in scena si trovano quasi unicamente i quattro attori a cui sono assegnati tali ruoli.
Come detto la parte della protagonista è ricoperta da Greta Garbo, bravissima e bellissima come sempre. Il personaggio della Garbo viene introdotto specificando che è di origini svedese; variazione rispetto all’opera originaria di O'Neill, che chiaramente venne inserita per giustificare l’accento dell’attrice alla sua prima prova con il sonoro.
Ad interpretare il padre della protagonista venne chiamato George F. Marion, attore non rimasto particolarmente celebre, ma che aveva già ricoperto lo stesso ruolo nella prima trasposizione cinematografica dell’opera (un film muto del 1923).
Negli altri due ruoli più importanti troviamo invece altri due grandi nomi della cinematografia americana: Charles Bickford e Marie Dressler. Bickford, già maturo ma non vecchio e ancora molto aitante, riuscì a ottenere la sua definitiva affermazione proprio grazie a questo ruolo dell’amante della Garbo; la grande Marie Dressler, che era già pienamente affermata, si distingue invece nella prima parte della pellicola, dove ruba la scena a tutti con una performance riuscitissima di una vecchia peripatetica ubriacona, dal cuore d’oro.
L’opera riscosse un grosso successo, tanto che la MGM girò un’altra versione dello stesso film in lingua tedesca, cambiando regista e cast, con l’eccezione della sola Garbo che ovviamente venne confermata nella parte della protagonista.
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