Napoleon

   
   
   

Napoleone ridotto a villain da operetta Valutazione 1 stelle su cinque

di shagrath


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sabato 2 dicembre 2023

Hollywood ci ha abituato a kolossal dove la grande storia viene messa in secondo piano in favore di una narrazione avvincente e adatta alla mentalità di oggi. Così sono comparsi film mitici come Braveheart che di reale non hanno nulla, ma dove un carismatico William Wallace arringa le truppe (ed il pubblico) con memorabili discorsi sulla libertà e ideali rivoluzionari che nel 1300, ovviamente, non c’erano. Una mitologia fittizia, ma positiva e di grande ispirazione, come quella di innumerevoli altri kolossal tra cui il Gladiatore dello stesso Ridley Scott, regista che adesso ci propene questo Napoleon.

Ed incredibilmente, ritrovandosi tra le mani un personaggio che grande lo è stato davvero, Scott fa l’operazione inversa: lo fa diventare piccolo, un anti-eroe, creando una “brutta storia” di meschinità e miserie umane. E Scott fa tutto questo in malafede piegando la narrazione e le tecniche cinematografiche allo scopo: colori e filtri freddi, scenari desolati e squallidi, atmosfere deprimenti. Si enfatizzano discorsi vanagloriosi, mediocri, atteggiamenti grotteschi e adolescenziali. Una visione monodimensionale, banalizzante, denigratoria. Questo è il primo e più grave “orrore” che Scott compie, perché Ei fu ben altro non certo l’omuncolo che ci viene raffigurato.

Dov’è il Napoleone carismatico, dev’è l’uomo del popolo venuto dal niente che infiamma i cuori e la rivoluzione nel vecchio mondo. Dov’è il Napoleone riformatore, l’uomo contradditorio, il politico amato e odiato, lo statista che abbatte i privilegi millenari della nobiltà e reinventa l’Europa. E dov’è il genio strategico, il condottiero leggendario. Non si vedono. Quello che si vede è un tizio che si accoppia come un coniglio, che per qualche strano scherzo del destino si è ritrovato con il potere in mano, che provoca violenze, scontri e spargimenti di sangue più o meno a vanvera. In pratica lo stereotipo della propaganda anti-rivoluzionaria dei regimi assolutistici dell’epoca. Il modo in cui Scott mette in scena la battaglia di Austerlitz è prova lampante della malafede di cui parlo: la storiella dei soldati in fuga trucidati nelle acque ghiacciate fu una fake news inventata all’epoca, perfetta per dipingere un Napoleone sanguinario e spietato. Scott prende quindi una falsità storica accertata e non solo la propone nel film, ma la fa sembrare come l’intera battaglia di Austerlitz: un inutile massacro. Non contento sbatte a schermo il conto dei morti delle guerre napoleoniche (come se lui ne fosse l’unico responsabile, come se le avesse causate per suo capriccio). Insomma operazione di revisionismo storico balorda e voluta (l’impressione è che a Sir Ridley Scott, da bravo Sir inglese, gli bruci ancora oggi dopo due secoli. Perché oggi sappiamo che i rivoluzionari francesi, ivi compreso Napoleone tra mille contraddizioni, stavano dalla parte giusta della storia. Dopotutto oggi nel porto di New York c’è la statua della libertà, mica quella del duca di Wellington. Si tratta quindi di cancel culture? Ai posteri l’ardua sentenza).

Ne esce quindi un polpettone anti-napoleonico ed entriamo subito nel secondo “orrore” di Scott, ovvero la pessima scrittura. Nonostante 2 ore e 40 di film non si fornisce spessore ai molti personaggi che appaiono, non si riesce a seguire le semplici vicende storiche dato che almeno 2/3 della trama sono occupati dalla relazione tra Napoleone e Giuseppina, tra l’altro messa in scena con toni da soap opera se non da teendrama (una Giuseppina rappresentata come una vamp steampunk, un napoleone ridotto a goffo nerd che si fa stregare dalla sorpresina di lei sotto la gonna… oibò). Napoleone stesso agisce come un mollusco, schiavo del rapporto con Giuseppina (ci viene detto che abbandona il suo esercito in Egitto perché la gelosia lo tormenta… stesso motivo per cui fugge dell’Isola d’Elba… ma per carità). E così si perde per strada il filo logico degli eventi. La grande Storia, quella con la S maiuscola, viene inesorabilmente mutilata. Dov’è la campagna d’Italia che rese famoso Napoleone? Nel film non c’è, anzi peggio, c’è solo un accenno in cui Napoleone dice “ho già conquistato l’Italia che si è arresa senza combattere”. Ah sì? E’ andata così? E noi che credevamo che lo stereotipo degli italiani gente vile e arrendevole fosse ormai roba politicamente scorretta.

Si trascinano scene scollegate tra di loro, alternate a episodi, senza un filo che le unisce. Non si capisce nulla dell’ascesa al potere di Napoleone, che passa da essere un generale che spara su una folla rappresentata come un pacifico corteo sindacale (Oibò) a fare un colpo di stato con altri due consoli, poi la scena dopo è rimasto l’unico console, poi quella dopo è già imperatore (e perché, come ha fatto? Che è successo?). Poi è in guerra con lo zar di Russia in fuga dall’Austria, poi ci prende il caffè insieme, la scena dopo è di nuovo in guerra con la Russia e invade Mosca (che succede? Viene genericamente detto che l’Europa ha incaricato Napoleone di punire lo zar perché lo ha tradito… mamma mia). Nessun accenno geopolitico, alle coalizioni, nulla. La narrazione è resa ancora più confusa dal fatto che passano gli anni e i decenni, ma i personaggi non invecchiano (lo zar rimane uno sbarbato, napoleone era e rimane di mezza età, Giuseppina muore senza neppure una ruga… sono stati spesi milioni di dollari per gli effetti speciali, i costumi e le scenografie… due spiccioli per il trucco degli attori, per mostrare lo scorrere degli anni, no? E allora no). Tutto ciò rende il film incomprensibile a chi non conosce la storia, e noioso per chi la conosce. Si tratta di un difetto indiscutibile per un film storico.

Ed il terzo “orrore” sono le battaglie, propagandate come un affresco realistico (davvero?). Invece sono poche e ricostruite in maniera fantasiosa e a tratti ridicola. Gli eserciti sembrano comandati da ebeti (inglesi compresi), non si capisce nulla del modo di fare la guerra dell’epoca, delle grandi manovre, delle tattiche, della vita dei soldati meno che mai. Ma non serve di essere esperti militari: nella battaglia di Waterloo il regista ci propone la fanteria inglese fortificata dietro palizzate e trincee (no, non c’erano, ma vabbè) e la cavalleria francese lanciata da Napoleone a morire in un assalto frontale (boh) e qui l’assurdità totale: i fanti inglesi invece di respingere la cavalleria rimanendo al riparo delle loro fortificazioni si posizionano davanti alle stesse (ma che senso ha?), salvo poi disporsi in dei quadrati minuscoli. E la cavalleria napoleonica invece di passare oltre i quadrati e falcidiare l’artiglieria rimasta indifesa che fa: si aggira davanti ai moschetti per farsi trucidare. Neanche in Star Wars si sono viste battaglie così inverosimili. Realismo e credibilità ridotti allo zero assoluto. L’unica cosa che salvo è la resa grafica della guerra (sangue e mutilazioni non mancano). E Napoleone che bombarda le piramidi? Ma quando mai, ma perché, ma che fa? Boh. 

Un film brutto e in malafede, che Napoleone e l’occidente intero non si meritavano, ma che comunque è stato fatto.  

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