The Green Inferno |
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Un film di Eli Roth.
Con Lorenza Izzo, Ariel Levy, Kirby Bliss Blanton, Aaron Burns.
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Titolo originale The Green Inferno.
Horror,
durata 103 min.
- USA 2013.
- Koch Media
uscita giovedì 24 settembre 2015.
- VM 18 -
MYMONETRO
The Green Inferno ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Disturbante e provocante, come piace a noi
di shagrathFeedback: 5186 | altri commenti e recensioni di shagrath |
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martedì 31 dicembre 2024 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Eli Roth ci propone questo omaggio al genere cannibalico, riesumandolo direttamente dagli anni ’80, un filone quasi tutto italiano che fu controverso e dissacrante per le scene di inaudita violenza, perfino nel contesto dei film estremi.
Roth dimostra grande competenza nel reinterpretare i topoi classici del genere, omaggiando senza copiare i cineasti italiani, evitando cliché, trovando spunti innovativi che rendono la narrazione più moderna. Del tutto abbandonata, ad esempio, la tecnica ormai trita del “mockumentary” (ovvero di dare l’illusione che il girato sia tratto da immagini “reali” riprese dai protagonisti, scossoni e sfocature annesse), in favore di una fotografia patinata studiata con attenzione. La pellicola immerge così lo spettatore nella lussureggiante ma inquietante e labirintica giungla amazzonica, sfruttandone la bellezza naturale, i colori sgargianti, per enfatizzare il contrasto tra il mondo “ordinato” e quello "selvaggio". Come il body painting e gli ornamenti dei “primitivi”, curati nei dettagli con colori accesi, contrapposto alle tute da lavoro tutte uguali dei “civilizzati”, nonché ai loro grigi e anonimi tatuaggi. Il comparto tecnico si distingue anche per l'abilità nel creare un'atmosfera di estrema violenza e disgusto, con effetti speciali realistici e un sound design che amplifica l'angoscia delle sequenze più cruente. Non si tratta di un film ad alto budget, ma i pochi soldi a disposizione sono stati impiegati con abilità.
Tuttavia, "The Green Inferno" non si limita a scioccare, ma è da apprezzare anche la riflessione etica e morale che si accompagna, tipica in effetti del filone cannibal, ma qui rinnovata e modernizzata. Una implicita critica al “colonialismo culturale”, nonché all’ingenuo “pacifismo occidentale”, risuonano con forza, evidenziando l'ipocrisia di chi pretende di "salvare il mondo" senza comprenderne le complessità. L’arrogante pretesa di dare “diritti umani” non solo a chi non li vuole, ma a chi non li riconosce a te, porta a un sanguinario quanto inevitabile epilogo.
Pur non privo di imperfezioni, il film trova un equilibrio tra omaggio e originalità, facendo rivivere un genere assopito con uno stile che non rinuncia alla provocazione intellettuale.
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