Di questo film esistono due versioni: una mutilata per il cinema, l'altra director's cut dove sono state reinserite scene che cambiano di molto la resa di quest’opera magna, un capolavoro del genere storico.
Ridley Scott rispetto al suo precedente Gladiatore (già un grande film) adotta infatti un approccio nettamente più maturo, profondo e riflessivo. Il mondo del XII è ricostruito fedelmente nei dettagli: architettura, paesaggi, costumi, armi, battaglie, atmosfere, pensieri e contraddizioni. Il confronto con altri colossal del genere, vedi Braveheart, ma anche con lo stesso Gladiatore è impietoso: lì i legionari combattevano fuori formazione usando armi d'assedio contro gli alberi solo per fare boom. Qui gli eserciti ed i personaggi combattono e si muovono in maniera sensata, accurata, ma non meno spettacolare. L'antagonista non è rappresentato come il male assoluto (come in altri colossal). Qui gli antagonisti, il Saladino, ma anche Guido di Lusignano, sono sfumati, così come il protagonista Baliano di Ibelin, senza una netta distinzione tra bene e male. L’intreccio narrativo tra i personaggi, pur essendo avvincente, viene assottigliato per lasciare trasparire il vero protagonista: l'assurdità di voler ottenere felicità e redenzione attraverso violenza, intolleranza, ignoranza. Perché l'anti-ideale dell’odio in nome di Dio è il vero mostro messo magistralmente a nudo da Scott in tutto il suo abominio, con una cura nei dettagli storici e nei concetti sbalorditiva.
Non ci sono buoni contro cattivi: da ambo le parti, sia in campo cristiano che islamico, si formano infatti due tipi di personaggi: da un lato quelli che vorrebbero che il Regno di Gerusalemme fondato dai crociati (il titolo originale del film “Kingdom of Heaven”, ossia “Regno dei Cieli”, si riferisce proprio a questo regno) mantenesse l'equilibrio diplomatico e multietnico che lo aveva fatto prosperare per oltre un secolo, un Regno fatto da cavalieri leali e onesti lavoratori, rispettato, dedito allo scambio commerciale, allo sviluppo agricolo, ponte pacifico tra culture. Dall'altro ci sono invece quelli che sentono l’obbligo mistico di sterminare tutti gli infedeli dalla faccia della terra, incalzati dalle parole d’odio di personaggi ottusi e desiderosi solo di mettersi in mostra, che infine porteranno il Regno dei Cieli alla distruzione.
Ma tutti i personaggi sono e restano umani e perfettamente coerenti nelle loro idee, ognuno con la propria ragione nella Storia, la Storia con la S maiuscola, riprodotta magistralmente. Invece la storia con la s minuscola, ovvero la storia privata dei singoli personaggi (che sono tutti personaggi realmente esistiti) ha subito alcune manipolazioni da Ridley Scott. Ad esempio lo stesso protagonista Baliano di Ibelin viene fatto nascere in Francia ma non era nato in Francia, ma a Ibelin in Palestina per l’appunto. Ma si tratta di un espediente narrativo per far scoprire allo spettatore, per passi assieme al protagonista, il Regno di Gerusalemme nella sua complessità. Quindi non un errore ma piuttosto un’oculata scelta di sceneggiatura. Allo stesso modo si giustificano altre piccole imprecisioni secondarie, che non compromettono in nessun modo l’integrità di un racconto solido, di un affresco fedele e dettagliato sulla follia del fanatismo religioso e sulle sue indesiderabili conseguenze.
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