Si trasferisce ad Hong Kong nel 1966. Insieme all'oramai quasi naturalizzato americano John Woo, è il più famoso regista hongkonghese di tutti i tempi. Dotato di un grande senso estetico e di particolare originalità, reinventa alla fine degli anni 70 il cinema tradizionale basato sulle arti marziali, aggiungendovi effetti speciali e toni parodistici. La sua filmografia conferma un irrefrenabile eclettismo: Hark passa disinvoltamente dal dramma sociale, Dangerous Encounter (1980), al film d'azione come Aces go places 3 (1984), dal fantasy Zu: Warriors from the Magic Mountain (1983), all'omaggio al passato con Shangai blues (1984). Diventato produttore, in stile spielbergiano, firma quattro grandi successi che definiscono nuovi generi cinematografici e fanno conoscere il cinema orientale al grande pubblico: A Better Tomorrow (1986), girato da Woo, Storia di fantasmi cinesi (1987), di Ching Siu Tung, Swordsman (1990), diretto da lui stesso, e Once upon a time in China (1991) che lancia la star Jet Li. I film di Hark sono riconoscibili dalla cura maniacale per coreografie e scenografie, dal ritmo esasperato delle scene d'azione che spesso rasentano il barocco e dalla presenza di alcune forme espressive tipiche della cinematografia orientale, i rallenty, il montaggio alternato. Purtroppo la adattabilità del regista allo stile americano è difficile e la lunga parentesi a stelle e strisce degli anni 90, è dimenticabile, nonostante pseudo attori come Van Damme lo debbano comunque ringraziare per aver reso i loro film quanto meno decenti. Capace di accordare le ragioni del box office (in patria) con una estetica personale molto particolare, Hark resta tutt'oggi insuperato cantore di un cinema diverso e affascinante.