deh
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domenica 5 novembre 2023
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teste di legno e democrazia, film.
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Forse l'uomo d'un pezzo capace in mezza giornata non soltanto
di rovinare il paese, ma se il suo pensare di essersi
aggregato con le persone esatte, ossia il
nazifascismo, da un bel momento in
poi, quelle fesserie teatrali... con l'argomento che
laggiù, nel disastro che aveva portato sul pianeta
aveva affascinato le folle, con le persone da accogliere e altre
fesserie da baraccone erano prestiti che non avrebbe potuto
rendere se non con l'esercito alleato
sotto anche il bombardamento in caso e nonostante
i giri... e parole da shamano il suo cantare e parlare di
fesserie anche un bimbo ormai
sembrava essersi accorto di quelle assurdità, però da qualche parte del mondo
le risposte per quelli così non dovevano essere e non erano di quelle
che potesse pensare bistrattando quelle
che pensava in casa sua, con
una dittatura camuffata da democrazia, in qualche modo lo porterà alla
rovina di se stesso, hitler e mussolini insieme sembravano isolare
le persone, trattavasi solo di gente che non voleva mettersi con
le loro nefandezze che rappresentavano.
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Forse l'uomo d'un pezzo capace in mezza giornata non soltanto
di rovinare il paese, ma se il suo pensare di essersi
aggregato con le persone esatte, ossia il
nazifascismo, da un bel momento in
poi, quelle fesserie teatrali... con l'argomento che
laggiù, nel disastro che aveva portato sul pianeta
aveva affascinato le folle, con le persone da accogliere e altre
fesserie da baraccone erano prestiti che non avrebbe potuto
rendere se non con l'esercito alleato
sotto anche il bombardamento in caso e nonostante
i giri... e parole da shamano il suo cantare e parlare di
fesserie anche un bimbo ormai
sembrava essersi accorto di quelle assurdità, però da qualche parte del mondo
le risposte per quelli così non dovevano essere e non erano di quelle
che potesse pensare bistrattando quelle
che pensava in casa sua, con
una dittatura camuffata da democrazia, in qualche modo lo porterà alla
rovina di se stesso, hitler e mussolini insieme sembravano isolare
le persone, trattavasi solo di gente che non voleva mettersi con
le loro nefandezze che rappresentavano. Con navi, aerei,
sottomarini cannoni e unità militari dovunque e in tutto il mondo,
sembra che l'esercito alleato dimostrasse il disaccordo con le sue
manovre di palazzo e fare da damerini da salotto e il resto della storia,
senza pagare le conseguenze di scelte fatte da quelle
persone che si mettevano a
cercare l'ebreo perchè non avevano di
che pagare quei prestiti... che si prendevano senza alcun consenso,
e dicendo casomai sei bravo se trovi l'ebreo, pensando
che chiunque sarebbe stato a guardarli divertito da quei
sottomansionati e le loro fesserie, con scene
di guerriglia e il possibile spettacolo del film.
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lamax61�
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domenica 22 gennaio 2017
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la storia scritta dai vincitori
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a parte la straordinaria somiglianza di Steiger con il Duce e le mabientazioni, il resto mi lascia profondamente deluso.
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elgatoloco
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giovedì 12 gennaio 2017
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film storico molto pregnante di significato
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"Mussolini ultimo atto"di Carlo Lizzani(1974)è film storico forse nella migliore accezione del termine, in quanto rende con relativa compiutezza(quella che è possibile al cinema), con la consulenza storica di Fabio Pittorru, anche sceneggiatore, l'"ultimo atto", ossia la débacle del regime fascista, mostrando fin dall'inizio la viltà mascherata da coraggio dei gerarchi, ma anche i tentennamenti quasi"paranoici"del dittatore, capace di grandi"sfuriate eroiche"per poi tornare ad essere un vile, un opportunista, perlustrando, per così dire, tutto lo spettro comportamentale dell'uomo di stato dittatoriale, dalla decisione/dal decisionismo anche rispetto ai nazisti occupanti alla cedevolezza verso l'arrivo degli Americani, pur di aver salva la pelle, per poi tornare a dire che preferisce essere fucilato dai partigiani piuttosto che cadere in mano alla"barbarie"angloamericana.
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"Mussolini ultimo atto"di Carlo Lizzani(1974)è film storico forse nella migliore accezione del termine, in quanto rende con relativa compiutezza(quella che è possibile al cinema), con la consulenza storica di Fabio Pittorru, anche sceneggiatore, l'"ultimo atto", ossia la débacle del regime fascista, mostrando fin dall'inizio la viltà mascherata da coraggio dei gerarchi, ma anche i tentennamenti quasi"paranoici"del dittatore, capace di grandi"sfuriate eroiche"per poi tornare ad essere un vile, un opportunista, perlustrando, per così dire, tutto lo spettro comportamentale dell'uomo di stato dittatoriale, dalla decisione/dal decisionismo anche rispetto ai nazisti occupanti alla cedevolezza verso l'arrivo degli Americani, pur di aver salva la pelle, per poi tornare a dire che preferisce essere fucilato dai partigiani piuttosto che cadere in mano alla"barbarie"angloamericana. Tutto ciò è molto ben rilevato nell'interpretazione di Rod Steiger(una delle sue migliori interpretazioni, senza alcun dubbio), diretto intelligentemente da Lizzani, ottimo regista ma anche sempre uomo di cultura, attento a tutto il contesto culturale, dove la vicenda di Mussolini non viene parcellizzata"individualisticamente"(efficaci i flash-backs che mostrano il Mussolini insulsamente attaccato ai ricordi di presunta"grandezza", nelle pose tronfie accanto a Hitler etc.)ma contestualizzata nella chiave"oggettiva"di un'Italia debole per la fine della guerra, per la crisi politica ed economica data anche dalle indecisioni successive all'Otto Settembre etc., al "temporeggiare insulso"di Badoglio legato a doppio filo alle ambiguità colpevoli dei Savoia, dove(intelligentemente, secondo me), Lizzani mostra come le contraddizioni del Comitato di Liberazione Nazionale fossero invece legate alle difficoltà di uscire dalla guerra, senza cedere sic et simpliciter alle pretese USA e alle richieste di Churchill, comunque ancora condizionato da una sorta di"doppio filo"anticomunista aprioristicamente inteso che lo legava a Mussolini(si pensi al carteggio"Dear Winston, dear Benito"). Scene d'azione si alternano a scene in ambienti fissi, come necessario in un film di questo tipo, con un cast che vede, insieme a Steiger, la Gastoni(Claretta Petacci)e Franco Nero(comandante partigiano), in un ruolo che lo vedeva finalmente fuori dai ruoli di quegli anni, da "poliziotto duro"e/o da "Ringo"vel similia... El Gato
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fedeleto
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mercoledì 30 marzo 2016
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lizzani:atto eroico.
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Nell'aprile 1945 Mussolini prova a mettersi in salvo dirigendosi verso la Svizzera,ma i partigiani lo catturano e insieme alla sua amante lo fucilano.Carlo Lizzani (il processo di Verona,l'oro di Roma)dirige un film storico incentrato sugli ultimi giorni di vita del duce,e il risultato è parzialmente raggiunto.Rod Steiger nella parte di Mussolini sembra avere difficoltà a definire la personalità di questo uomo,e persino Lisa Gastoni nella parte della sua amante,nonostante la bravura rallenta parecchio il film.Ovviamente Lizzani è di parte nel suo antifascismo almeno ideologicamente,ma tenta di rimanere neutro fino alla fine.Contestato da parecchi,ed effettivamente l'impresa è fin troppo ardua,ma in ogni modo appare un film documento e nulla più che non ha il compito di esaurire l'argomento ma anzi di far interrogare lo spettatore che con la sua immaginazione fa affiorare la sua interpretazione.
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Nell'aprile 1945 Mussolini prova a mettersi in salvo dirigendosi verso la Svizzera,ma i partigiani lo catturano e insieme alla sua amante lo fucilano.Carlo Lizzani (il processo di Verona,l'oro di Roma)dirige un film storico incentrato sugli ultimi giorni di vita del duce,e il risultato è parzialmente raggiunto.Rod Steiger nella parte di Mussolini sembra avere difficoltà a definire la personalità di questo uomo,e persino Lisa Gastoni nella parte della sua amante,nonostante la bravura rallenta parecchio il film.Ovviamente Lizzani è di parte nel suo antifascismo almeno ideologicamente,ma tenta di rimanere neutro fino alla fine.Contestato da parecchi,ed effettivamente l'impresa è fin troppo ardua,ma in ogni modo appare un film documento e nulla più che non ha il compito di esaurire l'argomento ma anzi di far interrogare lo spettatore che con la sua immaginazione fa affiorare la sua interpretazione.Ritratto di un uomo finito e lacerato dalla guerra.Scritto da Pittore e Lizzani.Musiche ottime di Morricone dirette dal grande Nicolai.
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fabio57
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venerdì 29 gennaio 2016
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non il migliore di lizzani
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I film storico-biografici sono difficili,Lizzani ci provò con questo Mussolini ultimo atto,raccontando gli ultimi giorni della vita del dittatore,pur amando molto la storia non sono uno storico e non so se effettivamente la ricostruzione fatta dal regista fu fedele ai fatti accaduti,tuttavia la sensazione che si prova è che il lavoro pur essendo diligente,ha un carattere scolastico-didattico.Steiger grande in altre pellicole pare poco convincente in questo ruolo,peraltro molto difficile,forse affidarsi ad un attore italiano sarebbe stato meglio.Resta lodevole comunque il tentativo di riportare un pezzetto di storia quasi contemporanea all'attenzione della gente, che è portata a dimenticare facilmente fatti e persone.
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elgatoloco
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giovedì 1 ottobre 2015
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lizzani non sbaglia
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UN film, a meno che non sia corale(e i veri "film corali"in realtà sono pochi), è "fatalmente"incentrato sul protagonista, qui ovviamente Benito Mussolini, il dittatore e fondatore del fascismo, che però "non seppe mai pronunciarne il nome"(Gaetano Salvemini), aspetto che il regista Lizzani-uno dei grandi del cinema italiano, peraltro, autore di altri film storici, si pensi ad"Achtung, Banditi!"-sottolinea con intelligenza, sottolineando con il doppiatore italiano di Rod Steiger il pesante accento del "cavaliere"-maestro di Predappio; scelta giusta, quella dell'individualizzazione, dato che il fascismo=Mussolini, pur se dopo il "congresso di Verona"le cose non sono più così pacifiche.
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UN film, a meno che non sia corale(e i veri "film corali"in realtà sono pochi), è "fatalmente"incentrato sul protagonista, qui ovviamente Benito Mussolini, il dittatore e fondatore del fascismo, che però "non seppe mai pronunciarne il nome"(Gaetano Salvemini), aspetto che il regista Lizzani-uno dei grandi del cinema italiano, peraltro, autore di altri film storici, si pensi ad"Achtung, Banditi!"-sottolinea con intelligenza, sottolineando con il doppiatore italiano di Rod Steiger il pesante accento del "cavaliere"-maestro di Predappio; scelta giusta, quella dell'individualizzazione, dato che il fascismo=Mussolini, pur se dopo il "congresso di Verona"le cose non sono più così pacifiche...Ne emerge un Mussolini in piena crisi, incerto tra un fanatico eroismo e la resa pur di salvare la vita propria e della Petacci, che rivela la propria profonda natura anti-germanica ma non sa dire di no ai progetti di salvezza che Hitler ancora, contraddittoriamente, gli propone, che ritiene i suoi dei traditori ma non sa staccarsene del tutto, incerto tra prudenza"diplomatica"e tutt'altro che eroici furori... Reso con una fotografia tersa, dura, quasi implacabile, con l'ausilio di musiche d'epoca e di un soundtrack originale del Maestro Morricone, decisamente più"sobrio"del solito, tendente a ricostruire e documentare lo"spirito del tempo". A parte un ottimo Rod Steiger nel ruolo chiave, notevoli le interpretazioni di Lisa Gastoni, Franco Nero, Lino Capolicchio, di Henry Fonda nel ruolo(partecipazione)del cardinale Schuster. Un vero"parterre de rois"attorale, molto lontano da suggestioni neorealiste, per cui si sarebbero scelti, invece, persone"comuni", provenienti dalla"strada" El Gato
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gianni lucini
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lunedì 17 ottobre 2011
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il crepuscolo e la fine di un regime
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In Mussolini ultimo atto Carlo Lizzani punta l’obiettivo sugli ultimi giorni del fascismo e dell’occupazione tedesca dell’Italia. Li racconta e li fa vivere attraverso le vicende personali di Benito Mussolini. La scelta del regista è quella di non esagerare, ma di guidare la narrazione con grande misura, evitando sia le tinte vivide degli affreschi epici sia l’impostazione melodrammatica scelta undici anni prima per Il processo di Verona. Il Benito Mussolini descritto da Lizzani è un uomo confuso e incapace di prendere in mano il proprio destino che si aggira come un fantasma attraverso un regime in decomposizione. La sua vicenda personale diventa la trasposizione simbolica del crepuscolo del fascismo in agonia nei giorni della Liberazione.
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In Mussolini ultimo atto Carlo Lizzani punta l’obiettivo sugli ultimi giorni del fascismo e dell’occupazione tedesca dell’Italia. Li racconta e li fa vivere attraverso le vicende personali di Benito Mussolini. La scelta del regista è quella di non esagerare, ma di guidare la narrazione con grande misura, evitando sia le tinte vivide degli affreschi epici sia l’impostazione melodrammatica scelta undici anni prima per Il processo di Verona. Il Benito Mussolini descritto da Lizzani è un uomo confuso e incapace di prendere in mano il proprio destino che si aggira come un fantasma attraverso un regime in decomposizione. La sua vicenda personale diventa la trasposizione simbolica del crepuscolo del fascismo in agonia nei giorni della Liberazione. Tutto concorre a rafforzare questa identificazione, compresa la fotografia di Roberto Gerardi che svolge un ruolo decisivo. La vicenda, infatti, si svolge in aprile ma i colori degli esterni appaiono lividi e intonati più all’autunno che alla primavera, in sintonia con la rapida e penosa fine di un’epoca e dell’uomo che l’ha rappresentata. Anche i personaggi di contorno concorrono a rafforzare l’impressione di uno sfacelo inarrestabile. Molti tra gli sgherri del suo regime lo abbandonano al suo destino e pensano soltanto a riciclarsi, come l’agente dei servizi segreti fascisti che si mette a disposizione degli Stati Uniti perchè «Nell’Italia futura avrete bisogno di molti amici nella lotta contro il comunismo...». Le immagini dei palazzi del potere assediati e pieni di uomini in preda alla paura e in qualche caso alla disperazione raccontano più di tante parole il crollo la fine di un’epoca e di un uomo destinato a lasciare nella storia un segno diverso da quello che sognava. Quando il film inizia della passata gloria di Mussolini non resta già più nulla. Mussolini è il passato e la retorica con la quale s’era ammantato si sgretola di fronte alla realtà. Quando il dittatore esce dal palazzo del Cardinale Schuster qualcuno si chiede «In futuro come sarà ricordato?». Proprio il cardinale mostra la pochezza del personaggio di fronte alla storia rispondendo: «Come l’uomo che ha fatto arrivare i treni in orario».
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gianni lucini
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lunedì 17 ottobre 2011
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né simpatia né indulgenza per mussolini
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A differenza di altri registi che hanno affrontato l’argomento Carlo Lizzani non si fa mai catturare dalle vicende personali di Mussolini e Claretta Petacci. Non infierisce sui personaggi con la spada della retorica ma non si fa nemmeno catturare dall’alone romantico della loro storia d’amore. Non cede né alla simpatia né mostra alcuna indulgenza per il dittatore ormai vinto. In qualche caso ne ha pietà, ma non separa mai l’uomo da quello che è stato il suo ruolo neppure nei momenti di maggiore intensità emotiva. La vicenda personale di Mussolini non è mai disgiunta dalle responsabilità alle quali viene collegata in qualche caso da un uso misurato dei flashback e in altri dal fatto che le sue vicende incrociano quasi casualmente quelle delle vittime del suo regime.
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A differenza di altri registi che hanno affrontato l’argomento Carlo Lizzani non si fa mai catturare dalle vicende personali di Mussolini e Claretta Petacci. Non infierisce sui personaggi con la spada della retorica ma non si fa nemmeno catturare dall’alone romantico della loro storia d’amore. Non cede né alla simpatia né mostra alcuna indulgenza per il dittatore ormai vinto. In qualche caso ne ha pietà, ma non separa mai l’uomo da quello che è stato il suo ruolo neppure nei momenti di maggiore intensità emotiva. La vicenda personale di Mussolini non è mai disgiunta dalle responsabilità alle quali viene collegata in qualche caso da un uso misurato dei flashback e in altri dal fatto che le sue vicende incrociano quasi casualmente quelle delle vittime del suo regime. Come accade, per esempio, quando la partigiana che lo scorta sull’auto dopo la cattura apre il colletto della camicia mettendo in mostra orribili segni di tortura.
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irontato
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venerdì 10 dicembre 2010
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buona ricostruzione
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Non è stato difficile trarre un film interessante da questa storia che lo era già di suo.Staiger ha dipinto senza eccessi un duce braccato e conscio dell'inevitabile fine a cui le sue scelte lo avrebbero portato.Da un film biografico ci si aspetta attinenza ai fatti e qui il compito è stato eseguito alla lettera senza divagazioni.
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mic
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giovedì 8 gennaio 2009
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delusione
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Film assolutamente non all'altezza del tema trattato
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