
Dopo il 7 ottobre, un pianista di Tel Aviv accetta di comporre un inno patriottico. Ma di fronte all’abiezione la sua ignoranza diventa un crimine. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.
di Marzia Gandolfi
All’indomani del 7 ottobre, il governo israeliano chiede a Y. di comporre un nuovo inno nazionale alla gloria della schiacciante grandezza di Israele. Il suo quotidiano è un hangover senza fine che l’offensiva mortale di Hamas contro Israele e la successiva risposta dell’esercito israeliano sfiorano appena. Fino al giorno in cui dice “sì” e scrive una melodia patriottica e bellicosa, facendosi agente e complice della propaganda israeliana. Accomodato al pianoforte e in faccia all’orrore, compone il suo suicidio (artistico).
Lapid si interroga e interroga la posizione dell’artista in tempo di guerra, perché di fronte all’abiezione l’ignoranza diventa un crimine. Usa il cinema per decostruire la sua nazione – Israele, il suo potere, il suo governo, la sua violenza sorda e il suo nazionalismo immondo - e costruire immagini cinematografiche che si ergono come contro-discorsi. La terra promessa, dove tutto vale e più niente è intollerabile, non lascia altra scelta se non la fuga.