
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Italia |
Regia di | Susanna Nicchiarelli |
Attori | Luca Charles Brucini, Ettore Scarpa, Francesco Centorame, Nikolai Selikovsky Carla Signoris, Bebo Storti, Barbara Ronchi, Alessandro Tedeschi, David Paryla, Christian Dei, Gabriele Graham Gasco, Bruno Orlando, Elena Arvigo, Fabrizio Coniglio, Iris Fusetti, Giada Prandi, Paolo Briguglia, Giulio Cristini. |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 28 aprile 2025
La Val di Susa e diversi comuni delle Alpi piemontesi sono protagonisti assoluti della storia che mette al centro la grande avventura partigiana di quattro giovani sul finire della Seconda Guerra Mondiale.
CONSIGLIATO SÌ
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1943, Alpi piemontesi. Marta e suo fratello Davide sono sfollati dai nonni, mentre il fratello maggiore Matteo si è unito ai partigiani su per le montagne, prendendo il nome di battaglia di Jackie. Anche il padre dei ragazzi aiuta di nascosto i partigiani, mentre le truppe tedesche spadroneggiano nel paese vicino. La madre, insegnante di musica svizzero-tedesca, è invece lontana, e i figli non sanno bene perché. Marta e Davide, che ha sviluppato un talento da Giovane Marmotta per la decodificazione dei messaggi criptati, decidono di aiutare la Resistenza insieme a Sara, la migliore amica di Marta, e a Marco, un ragazzo coraggioso di cui Marta si invaghisce, ricambiata. Insieme formano un gruppo che chiamano Sandokan, e che è intenzionato a dare del filo da torcere ai tedeschi e ai fascisti locali.
Fuochi d'artificio si basa sul romanzo omonimo di Andrea Bouchard e racconta in modo inedito la Resistenza vista dalla parte dei ragazzini.
Adattato con grazia e precisione da Marianna Cappi insieme alla regista Susanna Nicchiarelli, il romanzo diventa una serie in sei puntate che si cimenta con un genere molto poco frequentato sia dal piccolo che dal grande schermo italiani, ovvero il prodotto per famiglie con un'attenzione particolare agli spettatori di età scuola media.
I giovanissimi protagonisti hanno "facce normali" non allineate ai modelli estetici televisivi, si muovono in scena con pari freschezza e impaccio - il che conferisce alla serie autenticità, ma anche un certo disagio, soprattutto nei primi episodi, identificati come capitoli. A controbilanciare l'inesperienza del cast giovanile c'è la recitazione esperta e sottile di Carla Signoris e Bebo Storti nei panni dei nonni, Alessandro Tedeschi e Iris Fusetti in quelli dei genitori, Paolo Briguglia nel ruolo di un eroico comandante della Resistenza, Francesco Centorame in quello dello studente di chimica Vittorio e Barbara Ronchi della partigiana Nene.
La serie prende quota di puntata in puntata, crescendo allo stesso ritmo dei suoi personaggi più giovani (la cui dimestichezza con la recitazione aumenta di pari passo) creando il ritratto di un momento storico italiano a metà fra fiaba e realtà (alimentata dai molti filmati d'archivio). C'è l'avventura alla "Emilio e i detective", ci sono i travestimenti e i sotterfugi, la nuova consapevolezza da parte dei protagonisti pre-teen di poter "fare cose che i grandi non possono fare", la loro avversione alla violenza che fa sì che le azioni di Sandokan tendano a salvare più che a condannare, nonostante il clima di delazione nel quale "non ti puoi fidare di nessuno". C'è perfino un ufficiale tedesco che "sembra diverso dagli altri" e ama la "musica proibita" degli afroamericani, e i partigiani verdi e rossi litigano fra loro. Infine ci sono le gelosie, le rivalità, l'amicizia fra coetanei, i primi batticuore e i battibecchi fra fratelli, con cui gli spettatori più giovani potranno identificarsi.
Il dato più interessante - forse è nel romanzo, forse no - è che le idee più risolutive e le iniziative più impavide provengono quasi tutte da Marta, cosa non frequente nella letteratura e nel cinema per ragazzi, soprattutto nella fascia di età 12-13 anni: se pensiamo ad alcuni titoli cinematografici di grande successo come Stand By Me o I Goonies i protagonisti erano solo maschietti coraggiosi, mentre alle ragazzine erano riservate le commedie scolastiche. Certo, poi ci sono state Stranger Things e Mercoledì, ma per l'Italia Fuochi d'artificio è una novità di rilievo. E il contesto storico-politico è insolito e coraggioso nell'attuale panorama istituzionale.
Anche la regia di Nicchiarelli sembra mescolare regolamentazioni da prima serata Rai e artigianalità intenzionale. La sceneggiatura rispetta le esigenze della serialità, a cominciare dal cliffhanger alla fine di ogni puntata, ma il passo non è quello veloce e sincopato cui ci ha abituati la messinscena da piattaforma internazionale: qui la storia si dipana secondo il ritmo dell'epoca che racconta, i pericoli in scena sono reali (compreso il confronto con la morte), la necessità di assumersi dei rischi è palpabile, così come la paura dei protagonisti, giovani e meno giovani. È costante la necessità di scegliere fra "mettersi al sicuro" e "mettersi nei guai" per una giusta causa.
Fuochi d'artificio è una serie vintage con molte ricadute sul presente, un "coming of age" che comporta un'acquisizione di consapevolezza anche politica da parte dei giovanissimi protagonisti, e un invito a decidere da che parte stare: possibilmente quella giusta della Storia. C'è anche l'amara costatazione dell'ingenuità dei protagonisti, che si illudono che "quando la guerra sarà finita le armi verranno distrutte". Ma forse "si può fare la guerra anche senza le armi", come dirà Vittorio, lo studente universitario prestato alla Resistenza.