Dagli sceneggiatori di The Order, il racconto di una New York contemporanea, dove si mescolano il successo dell'alta società con la criminalità urbana. Su Netflix.
di Gabriele Prosperi
La storia si apre con un brindisi che si incrina all'improvviso: la notte inaugurale di un ristorante-culto a Manhattan, un discorso di Jake Friedken e, subito dopo, un'irruzione armata che congela tutti sul posto. Da lì la serie torna indietro di un mese: Jake, ex musicista diventato imprenditore, sta preparando l'espansione del locale mentre suo fratello Vince riappare con addosso debiti, ricadute e vecchie dipendenze. Il loro ricongiungimento mette in moto una catena di favori, menzogne e accordi opachi.
La miniserie Netflix firmata dagli sceneggiatori di The Order, Zach Baylin e Kate Susman, punta a un crime da vetrina festivaliera, dichiaratamente prestigioso, e restringe il fuoco su una fratellanza interrotta, ostinata, che non trova valvole di sfogo fuori dal proprio perimetro.
Un racconto sull'attrito quotidiano di vite che si riparano alla meglio finché il meccanismo cede: per questo, e formalmente, Black Rabbit è una serie magnetica, grazie ai suoni curatissimi, a una fotografia pensata e una regia attenta alla psicologia dei personaggi.