| Titolo originale | Last night I conquered the city of Thebes |
| Anno | 2025 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Spagna, Portogallo |
| Durata | 106 minuti |
| Regia di | Gabriel Azorín |
| Attori | Santiago Mateus, António Gouveia, Oussama Asfaraah . |
| Tag | Da vedere 2025 |
| MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 3 settembre 2025
António e Jota provano l'esperienza dei bagni termali che sembrano avere proprietà speciali sull'umore degli uomini.
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ASSOLUTAMENTE SÌ
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Due ragazzi portoghesi, António e Jota, esplorano in compagnia di alcuni amici i resti di alcune terme romane immerse nella natura. Il sito archeologico attrae durante il giorno diversi visitatori e turisti, ma la calma del luogo e il calare della notte restituiscono un'atmosfera placida e silenziosa, che favorisce le confidenze e l'intimità tra i due giovani. Mentre trovano il coraggio di dirsi cose che prima erano nascoste, le acque termali diventano un luogo di incontro tra passato e presente, sospeso tra epoche storiche molto diverse.
Il primo lungometraggio del regista spagnolo Gabriel Azorín, che già vantava esperienza nei corti e mediometraggi, è una piccola perla di cinema meditativo e avanguardista, in grado di ripagare l'attenzione dello spettatore più paziente con un'originale riflessione sulle età di passaggio e sull'intimità emotiva dei giovani uomini.
Etereo e galleggiante in un'atmosfera quasi tarkovskijana, il film vive di pochi ma cruciali dialoghi, di quelli che quando escono fuori contano davvero: a loro si affida il regista per dare le coordinate di comprensione al pubblico, e per accompagnare le lunghe sequenze mute in cui sono il paesaggio, la notte e le acque termali a riconfigurare la percezione.
Un tale, suggestivo viaggio nello spazio-tempo - girato per immagini espansive e soffuse, e dall'eccellente fotografia notturna - è quintessenzialmente cinematografico; solo il racconto per immagini può usare un luogo sovrapponendovi realtà temporali multiple e costruirci sopra un parallelo capace di generare senso.
Azorín spoglia progressivamente i suoi personaggi, letteralmente e metaforicamente, fino a isolarne i corpi come unità essenziale, mentre un esperimento formale di alto livello, che inizia con sospetti di un futuro distopico, finisce poi a radicarsi in una storia millenaria. Sorprende che in tutto ciò non venga poi meno un senso genuino di tenerezza e vulnerabilità, che indaga lo specifico della mascolinità contemporanea mentre ne delinea anche un'essenza universale.
Scongiurato il rischio di un esercizio di stile che nasconde però poca anima, Anoche conquisté Tebas si rivela come l'opera di una voce autoriale senza compromessi, che chiede di essere seguita con scrupolo ma promette grandi ricompense per gli occhi e per l'animo.