Nel 1976 Donner dirigeva il primo capitolo di quello che sarebbe diventata una vera e propria serie cinematografica proseguita con “La maledizione di Damien” (1978), “Conflitto finale” (1981), “Omen IV – Presagio infernale” (1991) e il remake del 2006 “Omen – Il presagio” di John Moore.
Scritto dalla regista, l’esordiente Arkasha Stevenson, con Tim Smith e Keith Thomas, “Omen - L’origine del presagio” è un (riuscito) prequelche si lega alla suddetta serie basata sui personaggi creati da David Seltzer perché racconta come è nato Damien, l’Anticristo che il personaggio di Gregory Peck adottava all’inizio del primo film nel 1976.
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Nel 1976 Donner dirigeva il primo capitolo di quello che sarebbe diventata una vera e propria serie cinematografica proseguita con “La maledizione di Damien” (1978), “Conflitto finale” (1981), “Omen IV – Presagio infernale” (1991) e il remake del 2006 “Omen – Il presagio” di John Moore.
Scritto dalla regista, l’esordiente Arkasha Stevenson, con Tim Smith e Keith Thomas, “Omen - L’origine del presagio” è un (riuscito) prequelche si lega alla suddetta serie basata sui personaggi creati da David Seltzer perché racconta come è nato Damien, l’Anticristo che il personaggio di Gregory Peck adottava all’inizio del primo film nel 1976. Una giovane donna americana viene mandata a Roma per iniziare una vita al servizio della chiesa: qui entrerà in contatto con un'oscurità che la porta a mettere in discussione la sua stessa fede e a scoprire una terrificante cospirazione che spera di far nascere l'incarnazione del Male.
Quello che rende da subito questa pellicola interessante è l’elemento psicologico, nella fattispecie, il rapporto tra le due novizie nel momento in cui scoprono la propria femminilità e la loro vocazione attraverso una vicenda di maternità demoniaca (alla pari di “Rosemary’s Baby”: vedi la nascita dell’Anticristo) e quindi attraverso il loro corpo, dominato e controllato da ogni forma di Male (non soltanto soprannaturale, ma anche terreno, in quello cioè reso evidente dalla corruzione morale e ideologica dell’istituzione ecclesiastica). L’avvento dell’Anticristo è il fulcro di tutta la mitologia narrativa, allegorica e tematica, sulla quale si basa questo franchise, con le sue incursioni esoteriche nei meandri della fede cristiana. E quest’opera ci porta proprio alla narrazione dei fenomeni da cui si è originata la fondazione di quel Male; travolgendo così lo spettatore in una trama che è tesa ed inquietante al contempo.
Film solido nella messinscena e nella scrittura, nel complesso funziona come prequel ma anche come horror a se stante; e riesce soprattutto a ridar forza (e futuro) a questa sua mitologia demoniaca/apocalittica, arricchendola inoltre di nuovi sviluppi e approfondimenti tematici (quelli cioè legati al tessuto storico-politico, sociale, culturale e religioso dell’Italia negli anni ’70).
Notevole, è inoltre, l’accurato lavoro fatto sulle immagini (che rivisita l’iconografia del film di Richard Donner, rispettata e allo stesso tempo rielaborata in modo molto personale dalla regista), ed efficaci il cast e il modo di generare la suspense – anche attraverso l’uso delle musiche suggestive, delle atmosfere sinistre, del montaggio e di impressionanti sequenze orrorifiche (alcune davvero cruenti ed estreme).
Ma è proprio il senso di angoscia che permea (e rimane dopo la visione) a rendere questo horror psicologico incisivo, perché il film riesce a evocare e suggerire piuttosto che mostrare.
Dove però il film latita maggiormente è la parte narrativa, soprattutto in certi passaggi troppo macchinosi, approssimativi o forzati della sceneggiatura; però nel suo insieme è apprezzabile, funziona come horror e onora il franchise che ne è all’origine, andando ben oltre le aspettative. Voto (in decimi): 6.50 / 7
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