felicity
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martedì 14 maggio 2024
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avvincente, premuroso, sincero e arrabbiato
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The old oak è l'unico pub aperto in un ex cittadina mineraria nel Nord Est dell'Inghilterra ed è anche l'unico posto pubblico in cui ritrovarsi e connettersi con gli altri. Qualcosa rischia però di cambiare - e di sgretolarsi - quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani.
TJ Ballantyne, sua anima e gestore, rischia di perdere gli assidui frequentatori e comprende, non solo per sua necessità, che ha il dovere di fare in modo che le due comunità debbano conoscersi, confrontarsi e imparare a convivere.
In "The Old Oak" c'è un po' di retorica, un po' di didascalismo e un po' di manicheismo, però non sminuisce il problema degli inglesi che vedono arrivarsi in casa gli immigrati mentre intorno si sgretola buona parte del loro mondo.
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The old oak è l'unico pub aperto in un ex cittadina mineraria nel Nord Est dell'Inghilterra ed è anche l'unico posto pubblico in cui ritrovarsi e connettersi con gli altri. Qualcosa rischia però di cambiare - e di sgretolarsi - quando nel quartiere vengono accolti alcuni rifugiati siriani.
TJ Ballantyne, sua anima e gestore, rischia di perdere gli assidui frequentatori e comprende, non solo per sua necessità, che ha il dovere di fare in modo che le due comunità debbano conoscersi, confrontarsi e imparare a convivere.
In "The Old Oak" c'è un po' di retorica, un po' di didascalismo e un po' di manicheismo, però non sminuisce il problema degli inglesi che vedono arrivarsi in casa gli immigrati mentre intorno si sgretola buona parte del loro mondo. Semplicemente gli pone un limite invalicabile: lamentati finché vuoi, il sistema in effetti ti sta fottendo, e come dici ti fotte molto più di quelli che stanno nei quartieri alti, ma se pensi anche solo per un minuto che quei disgraziati scappati dalla guerra, coi parenti morti o incarcerati e con il mondo che gli è crollato tutto intorno siano più vittime di te, beh, allora sei un idiota.
La grande forza cinematografica sta tutta in quelle sequenze con una sala piena di facce di tutti i colori, che mangiano insieme, mentre dalle pareti li guardano, forti dell'epica del bianco e nero fotografico, i minatori che 40 anni prima rivendicarono i loro diritti e lottarono per dare un futuro che pensavano migliore ai loro figli. C'è l'identità di un'intera comunità nella sala di quel pub, che decenni dopo l'ultima volta apre le sue porte a una comunità nuova, che non dimentica quella vecchia.
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paolorol
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sabato 27 aprile 2024
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grazie loach ! addio..
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"Un'opera che resta nel cuore e nella mente di chi ancora conservi un minimo di sensibilità" dice Zappoli nella sua critica. Condivido. Non resterà di certo nei cuori aridi e nella mente povera di tanta povera gente che bollerà il film come un'opera "BUONISTA". Il lemma "bontà" dovrebbe essere esiliato dal dizionazio, ormai soppiantato dall'orrendo neologismo "buonismo". Loach dipinge un piccolo grande affresco dall'aspetto surreale, così lontano dalla rappresentazione del mondo attuale che conosciamo.
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"Un'opera che resta nel cuore e nella mente di chi ancora conservi un minimo di sensibilità" dice Zappoli nella sua critica. Condivido. Non resterà di certo nei cuori aridi e nella mente povera di tanta povera gente che bollerà il film come un'opera "BUONISTA". Il lemma "bontà" dovrebbe essere esiliato dal dizionazio, ormai soppiantato dall'orrendo neologismo "buonismo". Loach dipinge un piccolo grande affresco dall'aspetto surreale, così lontano dalla rappresentazione del mondo attuale che conosciamo. Ci sono parecchi "cattivisti", nati cattivi o diventati cattivi a seguito di disgrazie e sventure. Ci sono tanti poveri che lottano contro altri poveri, è vero, ma ci sono anche personaggi che, come il protagonista TJ Ballantine, si ostinano a restare umani e a non abbandonarsi all'odio ed all'astio.
Loach è vecchissimo e, prima di scomparire, ci ha voluto regalare questo film, che probabilmente potrà essere il suo ultimo, non tanto come un messaggio di speranza ("la speranza è oscena") quanto come un messaggio di disperazione e di sconforto. Nella vita reale di TJ e di Mimmi Lucani non ne esistono in gran numero. In compenso gli haters imperano, nei social e non solo. Il film è una bella fiaba dove succedono cose che normalmente succedono solo nelle fiabe. La storia è splendidamente raccontata ed è destinata ad essere considerata retorica solo da chi ha perso la rappresentazione della bontà. Grazie Loach !! E addio ! (forse)
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michele polito
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martedì 26 marzo 2024
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profughi siriani e aplomb inglese
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The Old Oak, di Ken Loach.
Il film descrive la situazione di Durham, una cittadina del nord Inghilterra, duramente provata dalla crisi economica.
I cambiamenti in atto, la crescente incertezza, lo scontento diffuso, vengono acuiti, per alcune persone, dall''arrivo di profughi siriani.
L''unico pub rimasto, di proprietà di T. J. Ballantine, raccoglie la variegata umanità del quartiere.
Emergono frustrazioni, rancori, nostalgie di un passato di minatori, buone intenzioni, ed anche gelosie e cattiverie.
Loach non si smentisce, infilando nel film alcuni proclami, mezzi comizi e slogan di cui avrei fatto a meno... il film ne avrebbe guadagnato, si reggeva comunque bene con la storia e le buone interpretazioni.
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The Old Oak, di Ken Loach.
Il film descrive la situazione di Durham, una cittadina del nord Inghilterra, duramente provata dalla crisi economica.
I cambiamenti in atto, la crescente incertezza, lo scontento diffuso, vengono acuiti, per alcune persone, dall''arrivo di profughi siriani.
L''unico pub rimasto, di proprietà di T. J. Ballantine, raccoglie la variegata umanità del quartiere.
Emergono frustrazioni, rancori, nostalgie di un passato di minatori, buone intenzioni, ed anche gelosie e cattiverie.
Loach non si smentisce, infilando nel film alcuni proclami, mezzi comizi e slogan di cui avrei fatto a meno... il film ne avrebbe guadagnato, si reggeva comunque bene con la storia e le buone interpretazioni.
Gli attori non sono professionisti, ma molto azzeccati.
Ben distinti i buoni, i "tiepidi" e i malvagi...
I primi piccoli gesti di solidarietà, di accoglienza, di attenzione da parte di alcuni volontari, generano man mano una bella trama di rapporti in particolare tra T. J. e Yara, ragazza siriana che spicca per intelligenza e maturità.
Altra cosa "furba" del film...
la ragazza, oltre ad essere carina, attraente, empatica, parlare fluent english, essere sveglia etc, è anche l''unica donna a non portare il velo, hijab chador etc. pur essendo di famiglia siriana osservante...
Notevole il risveglio umano di alcune persone che via via si coinvolgono.
Molto bello il passaggio in cui un''acida e brusca signora locale, chiede scusa a Yara per un malinteso, ed inizia un rapporto.
Emerge con naturalezza la possibilità di un cambiamento, quando non si parte da un pregiudizio.
A mio avviso le cose si sviluppano molto -troppo rapidamente (del resto il film è abbastanza breve) o almeno io non ho colto segni di quanto tempo passi... settimane? mesi? anni?
Alcune figure (T.J. in primis) lasciano intravvedere un trascorso, una storia, che
avrebbe meritato qualche approfondimento visivo, non solo un racconto verbale.
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steffa
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sabato 24 febbraio 2024
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mediocre
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un inutile film pieno di superficiali pregiudizi, stilisticamente un vero mattone
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(di paolorol)
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piema
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lunedì 15 gennaio 2024
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uno fra i film più retorici di ken loach
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Fra razzismo e solidarietà Ken Loach confeziona uno fra i film più retorici che abbia mai realizzato, dove la morale è chiara e anche recitata a parole con lunghi monologhi. Intendiamoci, ho preferito film come Paul, Mick e gli altri, dove la morale da trarre alla fine era lasciata a noi... il film è comunque godibile. Un villaggio di ex minatori si trova ad accogliere di malavoglia un gruppo di famiglie rifugiate siriane, fra cui spicca una fotografa che conosce perfettamente la lingua inglese. L'accoglienza è varia: buona sin dall'inizio da parte di alcuni volontari e del proprietario dell'unico scalcagnato pub ma diffidente da parte di alcuni locali che tentano di boicottare le iniziative caritatevoli messe in atto dal proprietario del pub, salvo poi riscattarsi nella catarsi finale.
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Fra razzismo e solidarietà Ken Loach confeziona uno fra i film più retorici che abbia mai realizzato, dove la morale è chiara e anche recitata a parole con lunghi monologhi. Intendiamoci, ho preferito film come Paul, Mick e gli altri, dove la morale da trarre alla fine era lasciata a noi... il film è comunque godibile. Un villaggio di ex minatori si trova ad accogliere di malavoglia un gruppo di famiglie rifugiate siriane, fra cui spicca una fotografa che conosce perfettamente la lingua inglese. L'accoglienza è varia: buona sin dall'inizio da parte di alcuni volontari e del proprietario dell'unico scalcagnato pub ma diffidente da parte di alcuni locali che tentano di boicottare le iniziative caritatevoli messe in atto dal proprietario del pub, salvo poi riscattarsi nella catarsi finale. Molto didascalico
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asia
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lunedì 15 gennaio 2024
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meraviglioso
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non capirà mai con quale coraggio si danno 4 stelle ad un film del genere e 3 a qualsiasi cagata italiana
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sabato 9 dicembre 2023
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non ho la tessera soci arci ma posso comprare lo stesso il biglieto e guardare il film?
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Buongiorno, vorrei chiedere se il film e' riservato solo ai soci Arci? Non ho la tessera soci Arci ma posso comprare lo stesso il biglieto e guardare il film?
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laura menesini
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domenica 26 novembre 2023
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speranza???
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Ken Loach, 87 anni, riesce ancora a coinvolgerci ed emozionarci con questo suo nuovo film sulla triste realtà di certe zone della ricca Inghilterra. Proprio qui vengono mandati dei rifugiati siriani, ma la gente del posto non è disposta ad accettarli e chi, come il signor Ballantyne, cercherà di fare qualcosa per integrarli, verrà ostracizzato perché considerato un nemico, uno che sta dalla loro parte, uno che dimentica che i veri paesani sono loro, quei relitti umani che non hanno più un futuro da quando le miniere sono state chiuse e a cui rimane solo la pinta, o meglio sarebbe usare il plurale, per ubriacarsi. La storia poi imbocca la via della speranza e della solidarietà, ma rimane l'impressione che questo voglia essere il "contentino" che un anziano regista vuol lasciare ai posteri, mentre nella realtà le situazioni rimangono difficili e l'ondata di voti alle varie destre europee ne è la testimonianza.
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gabriella
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domenica 26 novembre 2023
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if you eat together, we stick together
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Inossidabile Ken che a 87 anni mantiene ancora viva la speranza di un’umanità migliore e ci regala quello che definisce il suo ultimo film, per motivi anagrafici, ma io mi auguro non sia così, c’è bisogno del suo cinema necessario e sincero. Siamo nella contea di Duhran , un piccolo villaggio inglese un tempo zona mineraria, unica risorsa e fonte di reddito per il paese, prima che il governo Thatcher chiudesse tutto. Unico punto di ritrovo, un vecchio pub malandato con l’insegna traballante gestito da T. J. Ballantyne, un uomo di buon cuore nonostante i suoi guai familiari ed economici, non altrettanto gli avventori, uomini arrabbiati, polemici e critici contro tutti e tutto.
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Inossidabile Ken che a 87 anni mantiene ancora viva la speranza di un’umanità migliore e ci regala quello che definisce il suo ultimo film, per motivi anagrafici, ma io mi auguro non sia così, c’è bisogno del suo cinema necessario e sincero. Siamo nella contea di Duhran , un piccolo villaggio inglese un tempo zona mineraria, unica risorsa e fonte di reddito per il paese, prima che il governo Thatcher chiudesse tutto. Unico punto di ritrovo, un vecchio pub malandato con l’insegna traballante gestito da T. J. Ballantyne, un uomo di buon cuore nonostante i suoi guai familiari ed economici, non altrettanto gli avventori, uomini arrabbiati, polemici e critici contro tutti e tutto. Il fatto poi che alcune famiglie siriane , in fuga dalla guerra siano ospitate proprio in quel villaggio, esacerba ulteriormente gli animi, le frustrazioni vengono così scaricate su chi sta peggio, chi ha perso tutto,persone martoriate dalla guerra che trovano un altro conflitto, da chi, senza rendersene conto esercita il potere del più forte sui più deboli. Ma T.J. non è dello stesso parere, lui intende aiutare quella gente, creare un ponte di comunicazione , organizzando delle cene solidali proprio all’interno del pub, concretizzando così una scritta che si trova all’interno del locale, “ se mangiamo insieme , rimaniamo un gruppo unito”.naturalmente la frangia conservatrice cercherà di osteggiare il progetto. Ma la rivoluzione gentile di T.J. riuscirà a sfondare il muro della diffidenza e delle distanze. Ken Loach ha le idee chiare e uno sguardo partecipe che abbraccia tutti, perché sa bene che la disperazione e la miseria sono terreno fertile per il razzismo e la prevaricazione, genera paura, la working class è la fascia di popolazione con gli standard di vita più bassi, mentre il profitto dei ricchi cresce, lo sa bene il regista, quando una comunità si sente abbandonata è allo sbando. L’unica via d’uscita è la collettività e ci auguriamo tutti che la scena finale del film possa veramente realizzarsi, nel frattempo dobbiamo crederci senza mollare e impegnarci quotidianamente, basta un semplice gesto, una parola gentile, un sorriso. The old oak è un film solido come una quercia, Ken Loach è sempre animato da passione e da condivisibile sdegno verso le ingiustizie, però a differenza di altri suoi lavori, risulta più fluido, più morbido, e nella sua coerente direzione ostinata e contraria, commuove e accoglie.
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gianni quilici
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venerdì 24 novembre 2023
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un film emozionante
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Siamo nel 2016 nell’Inghilterra del Nord, in un paese minerario in piena decadenza economico sociale. Qui sopravvive ancora l’ultimo vecchio pub “The Old Oak” (La vecchia quercia), dove ristagnano alcuni vecchi clienti del pub, bevendo birra e lamentandosi . E in questo momento i loro lamenti stanno divenendo rabbia contro i nuovi arrivati: un pugno di rifugiati siriani, scappati dalla guerra, che il governo ha scaricato da quelle parti.
Un film necessario, diretto e emozionante assolutamente da vedere.
Un film necessario, perché il tema dell’accoglienza, difficile e complesso, è una delle questioni su cui si misurerà il futuro dell’Europa e farlo vivere, attraverso storie visive, è quanto mai utile, quando il film lo affronta con coscienza civile.
Un film diretto perché i sentimenti sono rappresentati nella loro diretta forza e semplicità.
Un film emozionante, perché Ken Loach riesce a creare quel calore che nasce tra gente del luogo e rifugiati siriani da un comune intento: risanare alla meglio uno spazio presente all’interno del pub, rimettendo in funzione la cucina, dove poter mangiare e fare altro. Ci sarà la reazione subdola di chi scarica ogni colpa sui nuovi arrivati, ma il finale sarà emozionante, forse utopico. Del resto Ken Loach con il suo ultimo film vuole lasciarci con una utopia. Infatti a 86 anni lo ha detto: “Stavolta vi do speranza, poi mi ritiro”
La forza del film è tuttavia nella figura di TJ (Dave Turner), il proprietario del pub, un omone pacifico, generoso e taciturno, con alle spalle il mito del padre minatore e delle sue lotte , la moglie che, a ragione, lo aveva abbandonato e che trova nei rifugiati siriani la motivazione per continuare ancora a vivere. Perché ciò avvenga assurge a ruolo quasi di co-protagonista una ragazza siriana (Ebla Mari) , che parla bene l’inglese, ha l’occhio fotografico da artista con cui stabilisce quella amicizia limpida, che consente all’uno e all’altra di manifestarsi.
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