
Titolo originale | The Genius of Gianni Versace |
Anno | 2023 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Salvatore Zannino, Scott Cardinal |
Attori | Eric Etebari, Vincent De Paul . |
Uscita | lunedì 24 febbraio 2025 |
Distribuzione | Wanted |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 21 febbraio 2025
Il documentario ci porta in profondità nella vita intima e al cuore del genio creativo di uno degli italiani più famosi di sempre. In Italia al Box Office Il genio di Gianni Versace ha incassato 731 .
CONSIGLIATO NÌ
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Due anni fa il documentario di Olivier Nicklaus (La saga dei Versace) confermava che Ryan Murphy, nella seconda stagione della sua serie antologica, The Assassination of Gianni Versace: American Crime Story, non aveva inventato nulla, o quasi. Salvatore Zannino, diversamente, elude la saga familiare e sceglie un punto di vista altro, meno insidioso.
Accomodati come in una galleria fotografica, gli ex modelli di Gianni Versace si avvicendano sullo schermo ripercorrendo quel paradiso tropicale che fu South Beach negli anni Ottanta e Novanta.
La croisette art déco di Miami, affollata di modelli, supermodelle, fotografi di moda, divi hollywoodiani, artisti, mondani e mafiosi immortalati da Brian De Palma (Scarface), è l'elettrica cornice in cui incontrarono Gianni Versace e la sua creatività debordante. Emblema di un'epoca e dio del massimalismo, non esitò a sfiorare il too much senza mai superarlo. Volume, materia, pastiche e flamboyant, il marchio Versace fu espressione di esuberanza e di libertà.
Il fermento dei tempi si rifletteva nel lavoro tessile dello stilista e nelle celebrità che scelsero di indossarlo, artisti saliti agli onori delle cronache per i loro scandali o per la loro partecipazione al processo di emancipazione dai costumi puritani. Prince, Bon Jovi, Elton John posarono per Richard Avedon e per la collezione primavera/estate 1995. Sul fronte femminile, Diana Spencer incarnò invece per Versace la femminilità oppressa da un universo protocollare. Dentro i suoi abiti la principessa poteva finalmente affermare la sua singolarità, in barba agli eventi personali e destabilizzanti ampiamente trattati dai media.
Per i suoi illustri clienti, Gianni Versace costruì una casa tra le palme della Florida, dove ci invita oggi Zannino, penetrando i fastosi saloni. Negli interni il Barocco flirta col Rinascimento e il Classicismo. Le sue creazioni del resto sono sempre state impregnate di una cultura artistica che divenne la luce guida del suo marchio. Delfini e tridenti stampati sulle pareti a mosaico come sulle sue sciarpe di seta, perché Versace era un visionario, amava i colori, lo sfarzo, la nudità. Amava soprattutto i suoi guys che ventotto anni dopo la sua morte raccontano il loro reclutamento e la loro carriera folgorante sotto il segno della Medusa, la testa di Gorgone scelta come logo da Versace, che fisserà per sempre la sua eredità.
In filigrana scorrono le sfilate e le campagne pubblicitarie che entreranno nella leggenda della moda insieme a Cindy Crawford, Naomi Campbell, Linda Evangelista, Christy Turlington, Helena Christensen, Claudia Schiffer, Carla Bruni e Kate Moss, dee contemporanee e indicatrici di un'aura mediatica potente. In un'epoca in cui le passerelle erano calcate da silhouette anonime, Gianni Versace arruolava supermodelle star, walchirie brune e bionde che interpretavano il suo marchio di pop e oro contro il tailoring minimalista di Giorgio Armani. Il resto lo faranno Richard Avedon, Helmut Newton o Bruce Weber, fotografi emblematici della maison Versace, che definiranno una mise en scène riconoscibile soprattutto per il creatore.
Catalogo dopo catalogo, Versace rivoluzionava l'immagine della donna e osava spogliare gli uomini che assumevano il loro corpo e invitavano a guardare la loro anatomia perfetta tra foulard e profumi, gioielli e occhiali. Come per la donna, lo stilista aveva una visione definita del corpo dell'uomo, una plasticità che doveva corrispondere a quella femminile, perfettamente proporzionata, ma con una muscolatura prominente.
Il genio di Gianni Versace si concentra, forse troppo, sulle parole dei modelli che fecero l'impresa. A colpi di fotoshooting gli intervistati parteciparono a un nuovo ordine glamour che si concluderà tragicamente con due colpi di pistola in fondo agli anni Novanta. Il documentario resta debitamente discreto sulla morte tragica dello stilista, ucciso davanti alla sua casa di Miami, provando a disegnare un'epoca e un profilo artistico attraverso testimonianze senza rilievo. Tra la gratitudine e la nostalgia, gli 'uomini' di Versace non scalfiscono mai il suo mistero di pelle e maglie metalliche. Bloccati nel ruolo e nei loro abiti griffati restano loro malgrado sulla superficie di questa creatura di genio che si ostinano a chiamare Johnny Versatchi.
Convenzionale e televisiva, la regia non riesce ad articolare la sua memoria e a dare forma (cinematografica) alla sua fantasia vestimentaria. Serve 'stoffa' per dire il genio di Gianni Versace.