| Anno | 2023 |
| Genere | Drammatico |
| Produzione | Marocco, Tunisia, Belgio, Francia, Qatar, Norvegia, Arabia Saudita |
| Durata | 97 minuti |
| Regia di | Afef Ben Mahmoud, Khalil Benkirane |
| Attori | Saleh Bakri, Abdallah Badis, Afef Ben Mahmoud, Sidi Larbi Cherkaoui . |
| MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
|
|
Ultimo aggiornamento martedì 5 settembre 2023
Una compagnia teatrale deve affrontare varie peripezie per cercare di portare in scena lo spettacolo.
|
CONSIGLIATO SÌ
|
Marocco. La compagnia di danza "Senza frontiere" sta per concludere la tournèe ma la sera prima dell'ultimo e importante spettacolo a Marrakech la danzatrice più importante, Aida, viene fatta cadere da Hedi, che è anche suo compagno nella vita. Il trauma non è di poco conto e rischia di mettere in forse l'ultima replica. Nella ricerca di un medico nella notte il pullman su cui la compagnia viaggia ha un incidente. Viene allora presa la decisione di proseguire a piedi inoltrandosi in un bosco per cercare di raggiungere il più vicino centro abitato.
Afef Ben Mahmoud porta sullo schermo, insieme a Khalil Benkirane, le dinamiche di una compagnia di artisti che ha avuto modo di conoscere nella realtà.
L'attrice e regista ci porta dietro le quinte di uno spettacolo di danza che viene sintetizzato nei primi minuti del film per mostraci l'intensità e la spettacolarità di una messa in scena che, in questa specifica occasione, non riesce a lasciare in camerino le tensioni che sono presenti tra gli interpreti. La bellezza della performance viene incrinata dal conflitto che si è venuto a creare tra Aida ed Hedi. Il pubblico però, grazie alla professionalità degli attori, non si accorge di nulla. A qualsiasi latitudine gli spettatori restano nel ruolo che già dai tempi della Commedia dell'Arte veniva loro assegnato dai teatranti: quello dell'"orbetto" cioè di colui che non riesce a vedere, se gli attori sono bravi, gli errori e le eventuali tensioni interne alla compagnia. È quanto accade in questo caso. La critica e il pubblico sono entusiasti mentre i danzatori debbono risolvere la situazione. Ma il successivo incidente fa venire allo scoperto il malessere che attraversa ognuno dei componenti per le ragioni più diverse.
In questo 'on the road' prevalentemente notturno chi per mestiere produce bellezza ed armonia mostra il suo versante disarmonico che gli impedisce di vivere appieno quei sentimenti che agli altri invece riesce a trasmettere. Afef Ben Mahmoud riesce a portare sullo schermo, con i lunghi silenzi e il lento procedere del gruppo, un mistero che nessuno riuscirà mai a chiarire fino in fondo. Il fatto cioè che l'arte supera coloro che la producono grazie al talento che va oltre le difficoltà ed anche i difetti dei singoli artisti. Le opere di pittori, scultori, attori di genio restano di valore inestimabile anche se la vita di chi le ha realizzate sembra non essere alla loro altezza. Questa compagnia di danzatori muove sul palcoscenico passi così naturali da sembrare assolutamente facili da realizzare. Nel backstage della vita l'andatura è invece interrotta non solo da traumi fisici, come accade ad Aida, ma da lividi sull'animo difficili da curare. A seguire il gruppo resta un pubblico insolito e da temere che però sembra avere intuito quanto sta accadendo. Sono delle scimmie che finiscono con l'acquisire un valore simbolico che i due registi sanno come sfruttare al di là delle semplici contingenze di ambientazione.
Afef Ben Mahmoud porta sullo schermo, insieme a Khalil Benkirane, le dinamiche di una compagnia di artisti che ha avuto modo di conoscere nella realtà. L’attrice e regista ci porta dietro le quinte di uno spettacolo di danza che viene sintetizzato nei primi minuti del film per mostraci l’intensità e la spettacolarità di una messa in scena che, in questa specifica occasione, non riesce a lasciare in camerino le tensioni che sono presenti tra gli interpreti.
In questo ‘on the road’ prevalentemente notturno chi per mestiere produce bellezza ed armonia mostra il suo versante disarmonico che gli impedisce di vivere appieno quei sentimenti che agli altri invece riesce a trasmettere. Riesce a portare sullo schermo, con i lunghi silenzi e il lento procedere del gruppo, un mistero che nessuno riuscirà mai a chiarire fino in fondo. Il fatto cioè che l’arte supera coloro che la producono grazie al talento che va oltre le difficoltà ed anche i difetti dei singoli artisti.
Mischiare due arti è sempre un rischio, perché l'una tende a mangiarsi l'altra o acquisirne invece il linguaggio e restituirlo depotenziato. Non è così per Backstage, o meglio, lo è in parte per Backstage, nel quale la danza si ritaglia momenti di poetica funzionali al cinema e coloro che la danzano, quando smettono di danzare e camminano l'andatura dei mortali, perdono grazia e si smarriscono nel [...] Vai alla recensione »