Bomb Squad

Las Cruces, New Mexico. Una bomba esplode in un parco pubblico. Un uomo perde la vita. È una vendetta? Un atto terroristico? Orlando Friar non lo sa, sono solo notizie sullo sfondo. È un ex-hacker, Orlando, scampato al carcere per aver fatto i nomi dei suoi complici. Adesso ha un normale impiego in una società di consulenza informatica, al decimo piano di un grattacielo cittadino. Siamo sotto Natale, è un giorno feriale e non c'è nessuno in ufficio. Orlando arriva, si siede nella sua postazione e una voce all'interfono lo avvisa di quello che sta per succedere: sotto la sua sedia è piazzato un ordigno che esploderà se lui proverà ad alzarsi; l'unico modo per cavarsela è violare i server di una banca per rubare dei codici. Inizia il conto alla rovescia.

Quante categorie di film si alternano nel cinema americano? C'è la serie A, tra Hollywood, festival maggiori e premium cable; la serie B, prodotti di genere che girano attorno al massimo campionato; la serie Z, scult amatoriali per gli spettacoli di mezzanotte e le rassegne ultra-indipendenti. E nel mezzo, tra le tante lettere dell'alfabeto e assegni per i compensi, c'è la serie H - quella di James Cullen Bressack e Randall Emmett, rispettivamente regista e produttore di questo Bomb Squad.

L'ha chiamata così lo stesso Emmett, centrando pienamente in quella "H" elisa dal resto della "Hollywood" che vorrebbe evocare il senso e i numeri di queste opere: produzioni da catena di montaggio, una, due, cinque all'anno, quasi sempre nelle stesse location e con la stessa troupe, pensate e distribuite direttamente in DVD e Blu-ray. L'upgrade inseguito e perfezionato da Emmett a questa formula codificata da decenni è stato duplice: da una parte lo schiudersi di nuovi metodi produttivi e distributivi grazie al video on-demand, dall'altra lo sfruttamento intensivo di star sulla via del tramonto che però, letteralmente, sono ancora nomi da cassetta (abbonamento).

Così Bressack, regista trentenne con alle spalle già intere filmografie, è una delle stelle polari di questo genere di produzioni, Stachanov post-capitalista dell'era digitale che ha lavorato per l'Asylum, ha girato To Jennifer con l'iPhone 5 e che per il suo Hate Crime ha fatto prendere al British Board of Film Classification per la sua prima volta nella storia la decisione di non dare nessuna certificazione al film.

Ed Emmett non è da meno, mogul in minore che da anni colleziona processi per comportamenti inappropriati e lavori non pagati, capace di attirare le partecipazioni di 50 Cent, Stallone e (purtroppo) l'ultimo Bruce Willis come di venire accreditato a due Scorsese - Silence e The Irishman. In questo modo la genesi del film è una delle tante, dal microbudget ad un piano di riprese di soli sette giorni, dallo sfruttamento di (quasi) un unico ambiente al coinvolgimento di nomi come Kevin Dillon, Mel Gibson e Shannon Doherty.

Bomb Squad - titolo italiano del ben più appropriato Hot Seat originale - è una lasagna affastellata da un cuoco da diner americano, mettendo assieme ingredienti pregiati nel modo più raffazzonato possibile, finendo per tirare fuori un mappazzone di barberiana memoria che mescola il colpo di scena alla Saw e l'intrigo de Il negoziatore, costringendo Mel Gibson a reiterare all'infinito il salvataggio di Arma letale 2 e senza saper divertirsi come Codice: Swordfish.

Niente di male nel battere queste strade anche dichiarando il percorso già fatto da altri, ma Bressack non scioglie il nodo di questo action-cyber-thriller che a volte strappa un accenno di sorriso, che in altre apprezzi per alcune insperate scelte narrative e che però non riesce mai e poi mai a provocare un brivido sulla schiena e sullo schermo dello spettatore. Una serie H, non un guilty pleasure. 