
Internet e smartphone hanno permesso a migliaia di giovani africani di connettersi con la cultura globale e costruire interessantissimi ponti tra scene e generi musicali.
di Giuseppe Pipitone
In questi anni la più grande novità in ambito musicale mainstream sta emergendo dal continente africano, da paesi come Nigeria, Ghana, Etiopia, Mozambico e Sud Africa. Si chiama Afrobeat ed è il sound che ha conquistato i club-in, le classifiche e le playlist radiofoniche in tutto il mondo. Artisti come Wizkid, Davido e Tiwa Savage sono divenuti i poster boy della rivoluzione dell'Afrobeat, genere divenuto oggi la principale esportazione culturale del continente africano, la musica di riferimento dei millennial.
Un documentario come Taxi Waves, co-prodotto da TIMVISION, vera e propria immersione nella scena musicale elettronica africana, rivela i segreti delle produzioni di tali successi e come questi influenzino artisti in America e in Europa.
Canzoni come "One Dance" di Drake e Wizkid, "Your Number" di Ayo Jay e Chris Brown, "Skeleku" di Davido sono solo alcuni dei successi che hanno imposto l'Afrobeat come l'ultima tendenza in ambito musicale. Nato dalla fusione di stili e sonorità tradizionali con elementi di urban music (Hip Hop, RnB, Dancehall), questo genere ha travalicato i confini dei singoli paesi trasformando semplici canzoni in hit internazionali capaci di far ballare i giovani da Lagos a Londra, da Addis Abeba a New York. Non è un caso, infatti, che gli artisti più in vista della scena pop statunitense - Drake, Rihanna, Chris Brown e Beyoncé, tra gli altri - stiano collaborando con produttori e cantanti africani.
Grazie alla diffusione dei software di produzione musicale e alla pervasività dei social network, queste hit vengono realizzate in personal home studio, modesti studi di registrazione casalinghi. Sebbene nella maggior parte delle megalopoli africane le scarse infrastrutture e la mancanza di risorse mettano a dura prova la vita quotidiana, internet e smartphone hanno permesso a migliaia di giovani africani non solo di connettersi con la cultura globale ma di costruire ponti tra scene e generi musicali. Riappropriandosi in modo unico e originale delle (sub)culture musicali nate nella diaspora, fondendole con la tradizione, si è stabilito un dialogo, uno scambio culturale che si estende dai bassifondi delle metropoli africane ai grandi centri urbani occidentali.
Il fenomeno dell'Afrobeat ha attirato l'attenzione non solo del mondo del business musicale, anche importanti quotidiani e riviste internazionali, dagli americani New York Times e New Yorker all'inglese The Guardian, gli hanno dedicato articoli e approfondimenti dando evidenza dell'importanza di questo fenomeno culturale. Fenomeno raccontato in maniera magistrale nel documentario Taxi Waves, miniserie che esplora la scena musicale elettronica in Africa seguendo il più iconico tra i mezzi di trasporto pubblici: il taxi. I tre episodi percorrono le strade di tre grandi metropoli africane, raccontando la nascita e l'evoluzione di un genere musicale che ormai domina le charts globali con un sound altamente contagioso per un pubblico locale ed internazionale, globalizzato.